Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 199 CAPIRE DANIELE G.HASEL 278 così spiega lo schema riportato sopra: “Mentre è mantenuta la sequenza dei generi femminile - maschile, c’è anche concordanza di numero tra le forme plurali del sostantivo maschile ‘cieli’ (shamayîm) e del suffisso pronominale maschile ‘essi’ (hem). L’aggettivo numerale ‘una’ (’achath) nel v. 9 a sua volta fa coppia con la forma femminile del sostantivo ‘venti’ (ruchôth) nel v. 8. “Questa costruzione sintattica - prosegue Hasel - è del tutto corretta sotto il profilo della grammatica ebraica e autorizza a ravvisare nel passo un parallelismo fra generi accoppiati... che ha l’equivalente nel parallelismo sinonimico secondo lo schema femminile + maschile - femminile + maschile caratteristico della poesia ebraica” (in nota l’Autore cita come esempi: Is 62:1b; 28:15; 42:4; 44:3b; Sl 57:6,11; 108:6; Gb 5:9; 18:10; Pr 5:5; 29:3). “In breve - osserva Hasel - abbiamo a che fare con una sintassi basata sull’accoppiamento dei generi la quale, per quanto attiene all’origine del ‘piccolo corno’, orienta verso uno dei punti cardinali...” E conclude, citando Shea: “Pertanto ‘risulta evidente da questa comprensione della sintassi di Dn 8:8,9 che nella visione il ‘piccolo corno’ entrò in scena provenendo da uno dei quattro venti del cielo’ e non dal corno seleucide o da una qualsiasi delle altre corna”. Questa comprensione di Dn 8:8,9 ha il pregio di rispettare l’integrità del testo, laddove l’esegesi storico-critica per adattarlo alla figura di Antioco Epifane ha dovuto alterarlo. Cambiando senza fondate ragioni il genere del pronome essa ha letto la frase iniziale del v. 8: “e dall’una di esse”, e l’ha collegata con l’espressione “quattro corna” del versetto precedente per fare uscire il quinto corno da una di quelle quattro corna. Anche la traduzione “un piccolo corno” ha richiesto un “aggiustamento” del testo originale. Come abbiamo visto l’ebraico dice letteralmente: “uscì un corno dalla piccolezza” (hfryi(:Cim taxa)-}ereq )fcæy yatza’ qeren ’achath mitztze‘îrah). Del vocabolo composto mitztze‘îrah, “dalla piccolezza”, è stato soppresso il prefisso min, “da”, per modo che ‘îrah da sostantivo (“piccolezza”) è diventato aggettivo (“piccolo”). Con un ulteriore emendamento si è modificato anche l’aggettivo numerale ’achath (“una”) inserendovi la lettera resh per trasformarlo in ’achereth (“un altro”). In definitiva l’espressione originale “un corno dalla piccolezza” si è tramutata in “un altro piccolo corno” 279, come si legge in molte versioni moderne. 278 - Op. cit., pp. 380-381. 279 - Cfr. G.H. HASEL, op.cit., p. 395, nota 44. 199

Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 200 CAPITOLO 8 Il raffronto fra 5 versioni italiane riportato sotto evidenzia delle variazioni nella traduzione della seconda parte del v. 9: 200 “...diventò molto grande verso il mezzogiorno, verso il levante e verso il paese splendido” (Luzzi) “... s’ingrandì verso il sud, verso l’ovest e verso il paese dello splendore” (Bernini) “... crebbe molto verso il mezzogiorno, l’oriente e verso la Palestina” (TOB) “... s’ingrandì assai verso mezzogiorno, verso oriente e verso lo splendore della terra” (Bibbia Concordata) L’ebraico dice: yibeCah-le)ºw xfrºziMah-le)ºw begåNah-le) retåy-laD:giTáw wattigddal-yether ’el hannegev we’el hammizrach we’el hatztzevî, letteralmente: “e s’ingrandì enormemente verso il sud, verso l’est e verso lo splendore”. Prima di prendere in esame l’ultima espressione del versetto, conviene soffermarsi sull’avverbio yeter. La Riveduta (Luzzi) e la TOB lo traducono “molto”, la Bibbia Concordata “assai”, Bernini lo omette addirittura. Rinaldi, con più aderenza all’originale, lo rende “enormemente”. È significativo che Daniele applichi con forza crescente il verbo gâdâl, “ingrandire”, al montone, al capro e al “piccolo corno”. a) In riferimento al montone persiano il profeta usa la forma attiva-riflessiva higdîl, che significa “si ingrandì”. b) Con la stessa forma verbale seguita dall’accrescitivo ’ad me’od, “molto”, “grandemente”, descrive la crescita del capro greco-macedone. c) Per rappresentare l’ingrandirsi del “piccolo corno” adopera una forma diversa dello stesso verbo seguita dall’avverbio yeter, “enormemente”, “smisuratamente”, (il verbo yatar significa “eccellere”, “essere preminente”, GESENIUS e DAVIDSON). Se Daniele, come sostiene l’esegesi moderna, avesse inteso davvero raffigurare Antioco Epifane col simbolo del “piccolo corno”, in sostanza ci avrebbe detto che il re di Siria sarebbe stato più potente dei re di Persia e di Alessandro e avrebbe dominato su un territorio più vasto di quello degli imperi persiano e macedone. Questo sarebbe stato assolutamente fuori della realtà storica perché Antioco non fu affatto più potente di Ciro, di Dario o di Serse e neanche di Alessandro e il territorio sul quale regnò fu soltanto una frazione di quello dell’Impero mace-

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CAPIRE DANIELE<br />

G.HASEL 278 così spiega lo schema riportato sopra:<br />

“Mentre è mantenuta la sequenza dei generi femm<strong>in</strong>ile - maschile, c’è anche<br />

concordanza di numero tra le forme plurali del sostantivo maschile ‘cieli’ (shamayîm)<br />

e del suffisso pronom<strong>in</strong>ale maschile ‘essi’ (hem). L’aggettivo numerale<br />

‘una’ (’achath) nel v. 9 a sua volta fa coppia con la forma femm<strong>in</strong>ile del sostantivo<br />

‘venti’ (ruchôth) nel v. 8.<br />

“Questa costruzione s<strong>in</strong>tattica - prosegue Hasel - è del tutto corretta sotto il<br />

profilo della grammatica ebraica e autorizza a ravvisare nel passo un parallelismo<br />

fra generi accoppiati... che ha l’equivalente nel parallelismo s<strong>in</strong>onimico secondo<br />

lo schema femm<strong>in</strong>ile + maschile - femm<strong>in</strong>ile + maschile caratteristico<br />

della poesia ebraica” (<strong>in</strong> nota l’Autore cita come esempi: Is 62:1b; 28:15; 42:4;<br />

44:3b; Sl 57:6,11; 108:6; Gb 5:9; 18:10; Pr 5:5; 29:3).<br />

“In breve - osserva Hasel - abbiamo a che fare con una s<strong>in</strong>tassi basata<br />

sull’accoppiamento dei generi la quale, per quanto attiene all’orig<strong>in</strong>e del ‘piccolo<br />

corno’, orienta verso uno dei punti card<strong>in</strong>ali...”<br />

E conclude, citando Shea: “Pertanto ‘risulta evidente da questa comprensione<br />

della s<strong>in</strong>tassi di Dn 8:8,9 che nella visione il ‘piccolo corno’ entrò <strong>in</strong> scena<br />

provenendo da uno dei quattro venti del cielo’ e non dal corno seleucide o da<br />

una qualsiasi delle altre corna”. Questa comprensione di Dn 8:8,9 ha il pregio di<br />

rispettare l’<strong>in</strong>tegrità del testo, laddove l’esegesi storico-critica per adattarlo alla figura<br />

di Antioco Epifane ha dovuto alterarlo. Cambiando senza fondate ragioni il<br />

genere del pronome essa ha letto la frase <strong>in</strong>iziale del v. 8: “e dall’una di esse”, e<br />

l’ha collegata con l’espressione “quattro corna” del versetto precedente per fare<br />

uscire il qu<strong>in</strong>to corno da una di quelle quattro corna.<br />

Anche la traduzione “un piccolo corno” ha richiesto un “aggiustamento” del<br />

testo orig<strong>in</strong>ale. Come abbiamo visto l’ebraico dice letteralmente: “uscì un corno<br />

dalla piccolezza” (hfryi(:Cim taxa)-}ereq )fcæy yatza’ qeren ’achath mitztze‘îrah). Del<br />

vocabolo composto mitztze‘îrah, “dalla piccolezza”, è stato soppresso il prefisso<br />

m<strong>in</strong>, “da”, per modo che ‘îrah da sostantivo (“piccolezza”) è diventato aggettivo<br />

(“piccolo”).<br />

Con un ulteriore emendamento si è modificato anche l’aggettivo numerale<br />

’achath (“una”) <strong>in</strong>serendovi la lettera resh per trasformarlo <strong>in</strong> ’achereth (“un altro”).<br />

In def<strong>in</strong>itiva l’espressione orig<strong>in</strong>ale “un corno dalla piccolezza” si è tramutata<br />

<strong>in</strong> “un altro piccolo corno” 279, come si legge <strong>in</strong> molte versioni moderne.<br />

278 - Op. cit., pp. 380-381.<br />

279 - Cfr. G.H. HASEL, op.cit., p. 395, nota 44.<br />

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