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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 193<br />

CAPIRE DANIELE<br />

che “canale” sarebbe la traduzione più appropriata di ’uval. In effetti presso le<br />

rov<strong>in</strong>e dell’antica Susa, riportate alla luce da Marcel e Jane Dieulafoy e Jacques<br />

de Morgan fra il 1884 e il 1897, sono ancora visibili le tracce di un ampio canale<br />

che nell’antichità congiungeva i fiumi Choaspes e Coprates (oggi Kerka e Abdizful)<br />

che scorrevano ai due lati dell’altura allungata sulla quale sorgeva Susa. Il<br />

Boutflower identifica quel canale con l’Ulai di Daniele (l’Eulaeus degli antichi<br />

scrittori greci).<br />

Come via di traffici fluviali l’Ulai deve essere stato per Susa una fonte di ricchezza.<br />

L’Ulai appare dunque come un simbolo dell’immensa ricchezza del futuro<br />

Impero persiano (BOUTFLOWER).<br />

3 Alzai gli occhi, guardai, ed ecco, ritto davanti al fiume, un montone<br />

che aveva due corna; e le due corna erano alte, ma una era più alta<br />

dell’altra, e la più alta veniva su l’ultima.<br />

Nell’ebraico il sostantivo ’ayil, “montone”, è seguito dall’aggettivo numerale<br />

’echad, “uno” (dfxe) léya)), come a voler sottol<strong>in</strong>eare la s<strong>in</strong>golarità della figura che<br />

per prima appare nella visione: un s<strong>in</strong>golo animale ne occupa tutto il campo. Il<br />

montone è dunque il simbolo di una potenza egemone, quale fu appunto l’Impero<br />

dei Medi e dei Persiani con cui l’animale è espressamente identificato (v. 20).<br />

A differenza delle visioni parallele dei capitoli 2 e 7, <strong>in</strong> questo capitolo la<br />

serie dei regni com<strong>in</strong>cia con la Medo-Persia. La ragione è ovvia: Babilonia è <strong>in</strong><br />

pieno decl<strong>in</strong>o, sette anni la separano dal tracollo. Essa appartiene oramai alla<br />

storia, non è più oggetto di anticipazione profetica.<br />

Mentre nel cap.7 le monarchie universali sono rappresentate da belve selvagge<br />

- simboli che evocano il carattere violento della conquista e del dom<strong>in</strong>io -<br />

nel cap. 8 le stesse entità politiche sono raffigurate con animali domestici, segno<br />

che <strong>in</strong> questa rivelazione esse sono viste da un’ottica diversa.<br />

Il montone e il capro che verrà dopo <strong>in</strong>troducono ad un contesto culturale<br />

ebraico; nell’ord<strong>in</strong>amento liturgico d’Israele <strong>in</strong>fatti questi animali figuravano fra<br />

le vittime sacrificali (cfr. Le 5:15; 16:5; Nu 28:22,27 ecc...). In effetti il centro focale<br />

della visione è l’offesa che sarà arrecata al culto di Jahvé nel suo santuario e<br />

il riprist<strong>in</strong>o di esso <strong>in</strong> capo a 2300 “sere-matt<strong>in</strong>e” (vv. 11-14). Gli altri simboli che<br />

compaiono nella visione sono figure di contorno.<br />

Il montone “aveva due corna”. Nella simbologia apocalittica le corna rappresentano<br />

regni e nazioni (confrontare il commento a 7:24). Poiché il montone<br />

è identificato con “i re di Media e di Persia” (v. 20), le due alte corna dell’animale<br />

raffigurano le due nazioni - i Medi e i Persiani - sulle quali regnarono i d<strong>in</strong>asti<br />

achemenidi dopo che Ciro II nel 549 a.C. le ebbe unificate.<br />

“...una era più alta dell’altra, e la più alta veniva su l’ultima” (ebr.<br />

hænorAxa)fB hflo(h fhob:Gahºw wehaggevohah ‘olah ba’acharonah) “il (corno) più alto sa-<br />

193

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