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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 175<br />

CAPIRE DANIELE<br />

protestanti conservatori nel Vecchio e nel Nuovo cont<strong>in</strong>ente 260. Un espositore<br />

evangelico contemporaneo osserva: “...le confessioni luterane hanno visto giusto<br />

nell’identificare il papa con l’anticristo, anche se il loro punto di vista è stato ridicolizzato<br />

o m<strong>in</strong>imizzato. Siffatta svalutazione dipende dal non avere tenuto<br />

conto di quanto i ri<strong>formato</strong>ri avessero compreso a fondo il papato. L’odierna<br />

comprensione superficiale di questa realtà non poteva che condurre ad una <strong>in</strong>terpretazione<br />

superficiale” 261. La chiesa romana reagì a questa presa di posizione<br />

dei protestanti sull’identità dell’Anticristo e, rifiutata l’ermeneutica profetica storica,<br />

stravolse l’esegesi antica e <strong>in</strong>trodusse due sistemi <strong>in</strong>terpretativi rivoluzionari<br />

e contraddittori tra loro: l’ermeneutica futurista e l’ermeneutica preterista (vedi<br />

Introduzione, III, 4).<br />

Gli espositori avventisti di Daniele f<strong>in</strong> dal pr<strong>in</strong>cipio si sono attestati sulle<br />

posizioni dei primi esegeti cristiani privilegiando l’ermeneutica storica applicata<br />

dai Padri della Chiesa f<strong>in</strong>o al V secolo, riprist<strong>in</strong>ata da Gioacch<strong>in</strong>o da Fiore nell’XI<br />

secolo, ripresa dai Ri<strong>formato</strong>ri nel XVI secolo e mantenuta dai cont<strong>in</strong>uatori della<br />

Riforma f<strong>in</strong>o alle soglie dei tempi moderni. L’identificazione del persecutore di<br />

Dn 7:8,21-25 deve necessariamente tenere conto di tutte le <strong>in</strong>formazioni che fornisce<br />

il testo danielico: delle implicazioni spazio-temporali come dei caratteri<br />

dist<strong>in</strong>tivi e degli aspetti differenziati della sua attività.<br />

Consideriamo ad una ad una le suddette <strong>in</strong>formazioni e confrontiamole con<br />

lo sviluppo storico del papato.<br />

1. Il potere raffigurato dal “piccolo corno” sarebbe sorto quando già avrebbero<br />

regnato i “re” simboleggiati dalle dieci corna: “e dopo di quelli ne sorgerà<br />

un altro...” (v. 24). Questa <strong>in</strong>dicazione di ord<strong>in</strong>e temporale orienta al periodo<br />

post-romanico, quando nei territori dell’Impero d’Occidente già dom<strong>in</strong>avano i<br />

regni barbarici. Il potere temporale dei pontefici romani si affermò nel secolo<br />

VIII, quando i re franchi donarono al vescovo di Roma i territori italici tolti ai<br />

Longobardi. 262 Nacque così lo Stato della Chiesa sul quale i pontefici romani re-<br />

260 - Cfr. S.D.A.B.C., ibidem.<br />

261 - H.C. LEUPOLD, op.cit., p. 323.<br />

262 - Nel 752 Astolfo re dei Longobardi occupò Ravenna ponendo f<strong>in</strong>e al dom<strong>in</strong>io bizant<strong>in</strong>o<br />

nell’Italia del Nord. Poi marciò alla volta di Roma. Papa Stefano II, dopo avere <strong>in</strong>utilmente sollecitato<br />

l’<strong>in</strong>tervento di Costant<strong>in</strong>opoli, si rivolse ai Franchi. Nel 754 Pip<strong>in</strong>o il Breve scese <strong>in</strong> Italia<br />

alla testa di un esercito franco e sconfisse Astolfo, costr<strong>in</strong>gendolo a cedergli Ravenna e le altre<br />

terre occupate. Di quelle terre Pip<strong>in</strong>o fece dono al papa “che ormai senza più esitare cercava di<br />

sostituirsi <strong>in</strong> Italia all’Impero” (P. VILLARI, Le <strong>in</strong>vasioni barbariche <strong>in</strong> Italia, Milano 1905, p. 379).<br />

Pip<strong>in</strong>o dovette tornare <strong>in</strong> Italia due anni dopo, ancora su richiesta di papa Stefano, perché<br />

Astolfo m<strong>in</strong>acciò di nuovo Roma. Sconfitto per la seconda volta il Longobardo dovette consegnare<br />

al v<strong>in</strong>citore un numero maggiore di città di cui il re dei Franchi consegnò le chiavi a Stefano<br />

II <strong>in</strong>sieme con l’atto di donazione “a San Pietro, alla santa Repubblica romana ed a tutti i<br />

successivi pontefici” (P. VILLARI, ibidem, p. 374). Nacque così lo Stato della Chiesa sul quale i<br />

pontefici regnarono da veri sovrani.<br />

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