Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 169 CAPIRE DANIELE nuta (2Te 2:8). Anche Giovanni predice la distruzione di questo sistema mediante il fuoco (Ap 19:20), e d’accordo con Paolo la associa alla seconda venuta di Cristo (vv. 11-16). La quarta bestia dunque è annientata nel giudizio finale. E delle altre che ne sarà? Con una rapida proiezione retrospettiva Daniele le rintraccia e nota che ad esse è stato dato di sopravvivere per un certo tempo dopo che hanno perso il dominio. Difatti se gli imperi di Babilonia, di Medo-Persia e di Macedonia scomparvero l’uno dopo l’altro, non scomparvero i popoli che ad essi avevano dato vita: i Babilonesi, i Persiani ed i Greci continuarono ad esistere ciascuno con la propria lingua, le proprie tradizioni, la propria cultura, dopo il tramonto dell’entità politica dentro la quale erano vissuti. Per Roma fu diverso. Ad essa non succedette un quinto impero universale. Roma, sia pure sotto una forma diversa, ha continuato e continua a imperare. 13 Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliuol d’uomo; egli giunse fino al vegliardo, e fu fatto accostare a lui. 14 E gli furon dati dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno, un regno che non sarà distrutto. “Io guardavo nelle visioni notturne...” Questa formula nelle visioni apocalittiche introduce un cambiamento di scena. La “parentesi” terrena si è chiusa, si apre di nuovo lo scenario celeste e appare un quadro diverso dal precedente: “...ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figliol d’uomo” (aramaico $ænE) rab:K kevar ‘enash, letteralmente “come un figlio d’uomo”). Gli espositori della scuola storica sono unanimi nell’identificare in questa figura celeste dall’aspetto umano il Figlio di Dio. L’espressione “un figlio d’uomo” è indeterminata. Il S.D.A.B.C. (vol. IV, p. 829) osserva che l’aramaico, alla stregua di altre lingue antiche, omette l’articolo davanti al nome quando l’enfasi è posta sulla qualità, e lo adopera quando si vuole sottolineare l’identità. Su questa enfatizzazione differenziata il Commentario avventista offre vari esempi: “ quattro bestie” in Dn 7:3, “tutte le bestie” nel v. 7; “un antico di giorni” (7:9), “ l’antico di giorni” nei verss. 13 e 22. Se la figura che viene sulle nuvole fosse stata nominata una seconda volta, probabilmente sarebbe comparsa preceduta dall’articolo. “... ecco venire sulle nuvole del cielo...”. Nell’Antico Testamento le nuvole sono spesso collegate alla presenza divina (Es 13:21; 14:24; 16:10; Le 16:2; Sl 97:2; 104:3). Nel Nuovo Testamento la nuvola è associata al Cristo glorificato in terra (Mt 17:5; At 1:8) e più sovente al Cristo che viene dal cielo (Mt 21:27; 26:64; Mr 169

Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pagina 170 CAPITOLO 7 13:26; 1Te 4:17; Ap 1:7; 14:4). In Dn 7:13 il simile a un figlio d’uomo non discende sulla terra, si ferma presso l’Antico di giorni. Non si descrive qui, dunque, il secondo avvento di Cristo, ma la sua investitura regale al termine del ministero sacerdotale nel santuario del cielo (Eb 9: 11,12). Questo evento celeste si compirà tra la fine del giudizio pre-avvento descritto in Dn 7:9-10 e il giudizio esecutivo quando Cristo tornerà “per rendere a ciascuno secondo l’opera sua” (Mt 16:27; Rm 16:6). Il dominio di cui sarà investito il Figlio di Dio tra le due fasi del giudizio sarà un dominio universale (“tutti i popoli, tutte le nazioni e lingue” lo serviranno) e la sua signoria sarà eterna (il suo regno sarà “un regno che non sarà distrutto”; non ci sarà più un “dopo” come nel caso dei regni terreni). Con questo colpo d’occhio sull’eternità si chiude la stupenda visione del cap.7 di Daniele. 170 15 Quanto a me, Daniele, il mio spirito fu turbato dentro di me, e le visioni della mia mente mi spaventarono. 16 M’accostai a uno degli astanti, e gli domandai la verità intorno a tutto questo; ed egli mi parlò, e mi dette l’interpretazione di quelle cose: Un fugace cenno autobiografico s’interpone fra la descrizione della visione e la sua interpretazione. Daniele declina il suo nome, quasi a volere attestare l’autenticità di quanto ha esposto finora. Il profeta confessa il profondo turbamento che ha suscitato in lui la visione ed esterna il forte desiderio che ha provato di “conoscere la verità” sulle cose che ha visto. Presso il profeta stanno alcuni personaggi non identificati. L’aramaico )æYamA)fq qa’amayya’ è tradotto “gli astanti” dalla Riveduta, “quelli che stanno là” da G.Rinaldi, “i vicini” dalla versione della C.E.I. È opinione generale fra gli espositori che si tratti di angeli. Non è detto se essi siano stati presenti fin dal principio della visione o se siano comparsi alla fine di essa. Daniele si avvicina ad uno degli angeli e gli domanda “la verità” sulle cose viste nella visione; la sua richiesta è accolta prontamente: “ed egli mi parlò e mi dette l’interpretazione di quelle cose”. 17 “Queste quattro grandi bestie, sono quattro re che sorgeranno dalla terra; 18 poi i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per sempre, d’eternità in eternità”. L’interpretazione fornita dall’angelo è estremamente laconica. Le 4 grandi bestie sono identificate come 4 re (nel vv. 23 sono dette “regni”) che debbono ancora venire sulla terra (sulla loro identità vedi il commento ai vv. 4-7).

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CAPITOLO 7<br />

13:26; 1Te 4:17; Ap 1:7; 14:4). In Dn 7:13 il simile a un figlio d’uomo non discende<br />

sulla terra, si ferma presso l’Antico di giorni.<br />

Non si descrive qui, dunque, il secondo avvento di Cristo, ma la sua <strong>in</strong>vestitura<br />

regale al term<strong>in</strong>e del m<strong>in</strong>istero sacerdotale nel santuario del cielo (Eb 9:<br />

11,12).<br />

Questo evento celeste si compirà tra la f<strong>in</strong>e del giudizio pre-avvento descritto<br />

<strong>in</strong> Dn 7:9-10 e il giudizio esecutivo quando Cristo tornerà “per rendere a<br />

ciascuno secondo l’opera sua” (Mt 16:27; Rm 16:6).<br />

Il dom<strong>in</strong>io di cui sarà <strong>in</strong>vestito il Figlio di Dio tra le due fasi del giudizio<br />

sarà un dom<strong>in</strong>io universale (“tutti i popoli, tutte le nazioni e l<strong>in</strong>gue” lo serviranno)<br />

e la sua signoria sarà eterna (il suo regno sarà “un regno che non sarà distrutto”;<br />

non ci sarà più un “dopo” come nel caso dei regni terreni).<br />

Con questo colpo d’occhio sull’eternità si chiude la stupenda visione del<br />

cap.7 di Daniele.<br />

170<br />

15 Quanto a me, Daniele, il mio spirito fu turbato dentro di me, e le<br />

visioni della mia mente mi spaventarono. 16 M’accostai a uno degli<br />

astanti, e gli domandai la verità <strong>in</strong>torno a tutto questo; ed egli mi<br />

parlò, e mi dette l’<strong>in</strong>terpretazione di quelle cose:<br />

Un fugace cenno autobiografico s’<strong>in</strong>terpone fra la descrizione della visione e la<br />

sua <strong>in</strong>terpretazione. Daniele decl<strong>in</strong>a il suo nome, quasi a volere attestare l’autenticità<br />

di quanto ha esposto f<strong>in</strong>ora.<br />

Il profeta confessa il profondo turbamento che ha suscitato <strong>in</strong> lui la visione<br />

ed esterna il forte desiderio che ha provato di “conoscere la verità” sulle cose<br />

che ha visto. Presso il profeta stanno alcuni personaggi non identificati.<br />

L’aramaico )æYamA)fq qa’amayya’ è tradotto “gli astanti” dalla Riveduta, “quelli<br />

che stanno là” da G.R<strong>in</strong>aldi, “i vic<strong>in</strong>i” dalla versione della C.E.I. È op<strong>in</strong>ione generale<br />

fra gli espositori che si tratti di angeli.<br />

Non è detto se essi siano stati presenti f<strong>in</strong> dal pr<strong>in</strong>cipio della visione o se<br />

siano comparsi alla f<strong>in</strong>e di essa. Daniele si avvic<strong>in</strong>a ad uno degli angeli e gli domanda<br />

“la verità” sulle cose viste nella visione; la sua richiesta è accolta prontamente:<br />

“ed egli mi parlò e mi dette l’<strong>in</strong>terpretazione di quelle cose”.<br />

17 “Queste quattro grandi bestie, sono quattro re che sorgeranno<br />

dalla terra; 18 poi i santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno<br />

per sempre, d’eternità <strong>in</strong> eternità”.<br />

L’<strong>in</strong>terpretazione fornita dall’angelo è estremamente laconica. Le 4 grandi bestie<br />

sono identificate come 4 re (nel vv. 23 sono dette “regni”) che debbono ancora<br />

venire sulla terra (sulla loro identità vedi il commento ai vv. 4-7).

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