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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 16 INTRODUZIONE identifica il re di Siria, Antioco IV Epifane, nel “piccolo corno” di Daniele 8; sempre nel libro X (208-210) vede Roma nel 4° regno di Dn 2. Ancora nel X libro di Antichità Giudaiche (276), come pure in Guerre Giudaiche (VI, 212-213), riferisce alla sua epoca gli eventi finali della profezia danielica delle settanta settimane (Dn 9:24-27). B. L’apocrifo IV Libro di Esdra, quasi contemporaneo degli scritti di Flavio, identifica i 4 regni danielici alla stessa maniera di Giuseppe: Babilonia, Persia, Macedonia, Roma. L’aquila come simbolo di Roma è l’equivalente della 4 bestia di Dn 7. C. Nel secondo secolo l’apologista giudeo Trifone, che dialoga col cristiano Giustino, allo stesso modo che quest’ultimo vede il “piccolo corno” di Dn 7:25 come un potere persecutorio futuro che dovrà dominare per tre tempi e mezzo, da Trifone interpretati come tre secoli e mezzo. D. Sempre nel II secolo il Seder ‘Olam, attribuito generalmente a RABBI JOSE BEN HALAFTA, nei capitoli 29 e 30 si richiama a Dn 9:24-27 (in pratica è una specie di midrash di questo passo). La cronologia della distruzione del primo e del secondo tempio è fatta coincidere coi numeri sabbatici di Dn 9: si sostiene che da Nabucodonosor fino a Tito trascorsero 10 giubilei, equivalenti a 70 cicli sabbatici, a loro volta equivalenti a 490 anni. E. Nel IV secolo RABBI JOSEF in uno dei suoi scritti identifica i Persiani nell’orso di Dn 7:5. I rabbini di quest’epoca vedono concordemente la Persia e Roma rispettivamente nel secondo e nel quarto regno di Dn 2 e 7. È evidente l’interesse del giudaismo per il libro di Daniele nei primi secoli dell’era cristiana. Più documentato ancora è l’interesse dei cristiani. A. Il Nuovo Testamento ha due riferimenti diretti al libro di Daniele come profezia in Mt 24:15 e in Mr 13:14, e un riferimento indiretto come fonte storica in Eb 11:33-34. Evidenti contatti col libro di Daniele si scorgono in altri punti del Nuovo Testamento. L’Anticristo preannunciato in 2Te 2:3-8 è una figura parallela del “piccolo corno” di Dn 7 e 8. Le 4 bestie di Dn 7 ricompaiono riunite in un’unica figura in Ap 13:2. In Ap 12:14 ritornano i 3 tempi e mezzo di Dn 7:25, e ricompaiono ancora enunciati in termini diversi in Ap 11:3; 12:6 e 13:5. B. I riferimenti alle profezie di Daniele sono frequenti nella letteratura patristica dei primi 4 secoli dell’era cristiana. a) Il riferimento più antico fuori del libro di Daniele lo si coglie nell’ Epistola di Barnaba. In questo documento cristiano risalente al 130 circa la quarta bestia di Dn 7 e le sue 10 corna sono viste come figure di eventi presenti e futuri b) GIUSTINO, morto martire intorno al 165, nel Dialogo col giudeo Trifone vede 16

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 17 CAPIRE DANIELE nel futuro l’apparizione del piccolo corno di Dn 7:25 e pensa che il suo dominio durerà 3 anni e mezzo letterali. c) Ancora nel II secolo IRENEO vescovo di Lione (circa 130-200) in uno scritto apologetico (Adversus Haereses) identifica Roma nel quarto regno di Dn 2 e 7 e pensa che essa sarà divisa in 10 parti. Per Ireneo il “piccolo corno”, identificato con l’Anticristo, deve ancora manifestarsi, e quando si sarà manifestato regnerà per 3 anni e mezzo letterali. d) Fra il II e il III secolo, TERTULLIANO (160-240) usa Dn 9:24-27 per convincere i Giudei che essi debbono riconoscere Gesù di Nazareth come il Messia predetto da Daniele. e) CLEMENTE, il dotto filosofo cristiano di Alessandria (circa 150-220), usa Dn 9:24-27 nel contesto di un’ampia cronologia fra l’epoca israelitica e l’età romana. Clemente fa decorrere dall’anno II di Dario I re di Persia le 70 settimane di Dn 9 ed estende le 62 settimane fino al tempo del battesimo di Gesù. La 70° settimana la colloca fra Nerone, secondo Clemente il responsabile della “abominazione della desolazione”, e Vespasiano, il distruttore di Gerusalemme. f) Delle 70 settimane s’interessa pure il cronografo cristiano GIULIO AFRICANO (160-240). Egli pone nel 444 a.C., sotto Artaserse I di Persia e Nehemia, l’inizio di questo periodo profetico e lo fa terminare nell’anno 31 con la crocifissione di Cristo. g) Daniele attrasse anche l’attenzione di ORIGENE (185-254), lo scrittore alessandrino responsabile di avere introdotto nel pensiero cristiano concetti fuorvianti con la sua esegesi allegorica della Scrittura. Commentando Dn 8, Origene applica i vv. 23-25 ad un ipotetico anticristo futuro. Le 70 settimane di Dn 9:24-27 le equipara fantasiosamente a 4900 anni che estende da Adamo fino alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 d.C.. h) Per quanto riguarda l’esposizione cristiana antica di Daniele, IPPOLITO RO- MANO (m. nel 235) merita una menzione speciale come autore del più esteso commentario del libro pervenutoci dall’antichità cristiana. Composto tra il 202 e il 204 in greco, il commentario di Ippolito comprende 4 libri. “Storicista” (ante litteram) su Dan 2 e 7, Ippolito si rivela “futurista” (ante litteram) sul cap. 9 e sui periodi profetici dei capitoli 7 e 8 che estende fino al tempo della fine. Nei 4 regni danielici Ippolito vede Babilonia, Medio-Persia, Grecia e Roma; nella “pietra” che distrugge la statua (cap.2) ravvisa il Cristo, e nel “piccolo corno” del cap.8, primo fra i cristiani, identifica Antioco Epifane. Questo antico commentatore cristiano applica storicamente anche l’ultima fase della quarta bestia di Dn 7: le 10 corna sono 10 regni che debbono ancora sorgere; il “piccolo corno” è l’Anticristo che dovrà nascere tra i 10 regni e sarà vinto e giudicato da Gesù Cristo alla sua venuta. Ippolito identifica con Cristo anche la “pietra” del cap.2 che distrugge la statua dai 4 metalli. Le 62 settimane di Dn 9:26 le colloca tra il tempo dell’esilio e la nascita di Cristo. La settantesima settimana la stacca dal contesto e la proietta nel tempo della fine precorrendo i moderni dispensazionalisti. 17

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CAPIRE DANIELE<br />

nel futuro l’apparizione del piccolo corno di Dn 7:25 e pensa che il suo dom<strong>in</strong>io<br />

durerà 3 anni e mezzo letterali.<br />

c) Ancora nel II secolo IRENEO vescovo di Lione (circa 130-200) <strong>in</strong> uno scritto<br />

apologetico (Adversus Haereses) identifica Roma nel quarto regno di Dn 2 e<br />

7 e pensa che essa sarà divisa <strong>in</strong> 10 parti. Per Ireneo il “piccolo corno”,<br />

identificato con l’Anticristo, deve ancora manifestarsi, e quando si sarà manifestato<br />

regnerà per 3 anni e mezzo letterali.<br />

d) Fra il II e il III secolo, TERTULLIANO (160-240) usa Dn 9:24-27 per conv<strong>in</strong>cere<br />

i Giudei che essi debbono riconoscere Gesù di Nazareth come il Messia<br />

predetto da Daniele.<br />

e) CLEMENTE, il dotto filosofo cristiano di Alessandria (circa 150-220), usa Dn<br />

9:24-27 nel contesto di un’ampia cronologia fra l’epoca israelitica e l’età romana.<br />

Clemente fa decorrere dall’anno II di Dario I re di Persia le 70 settimane<br />

di Dn 9 ed estende le 62 settimane f<strong>in</strong>o al tempo del battesimo di<br />

Gesù. La 70° settimana la colloca fra Nerone, secondo Clemente il responsabile<br />

della “abom<strong>in</strong>azione della desolazione”, e Vespasiano, il distruttore di<br />

Gerusalemme.<br />

f) Delle 70 settimane s’<strong>in</strong>teressa pure il cronografo cristiano GIULIO AFRICANO<br />

(160-240). Egli pone nel 444 a.C., sotto Artaserse I di Persia e Nehemia,<br />

l’<strong>in</strong>izio di questo periodo profetico e lo fa term<strong>in</strong>are nell’anno 31 con la<br />

crocifissione di Cristo.<br />

g) Daniele attrasse anche l’attenzione di ORIGENE (185-254), lo scrittore alessandr<strong>in</strong>o<br />

responsabile di avere <strong>in</strong>trodotto nel pensiero cristiano concetti fuorvianti<br />

con la sua esegesi allegorica della Scrittura. Commentando Dn 8, Origene<br />

applica i vv. 23-25 ad un ipotetico anticristo futuro. Le 70 settimane di<br />

Dn 9:24-27 le equipara fantasiosamente a 4900 anni che estende da Adamo<br />

f<strong>in</strong>o alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70 d.C..<br />

h) Per quanto riguarda l’esposizione cristiana antica di Daniele, IPPOLITO RO-<br />

MANO (m. nel 235) merita una menzione speciale come autore del più<br />

esteso commentario del libro pervenutoci dall’antichità cristiana.<br />

Composto tra il 202 e il 204 <strong>in</strong> greco, il commentario di Ippolito comprende<br />

4 libri. “Storicista” (ante litteram) su Dan 2 e 7, Ippolito si rivela “futurista”<br />

(ante litteram) sul cap. 9 e sui periodi profetici dei capitoli 7 e 8 che<br />

estende f<strong>in</strong>o al tempo della f<strong>in</strong>e. Nei 4 regni danielici Ippolito vede Babilonia,<br />

Medio-Persia, Grecia e Roma; nella “pietra” che distrugge la statua<br />

(cap.2) ravvisa il Cristo, e nel “piccolo corno” del cap.8, primo fra i cristiani,<br />

identifica Antioco Epifane. Questo antico commentatore cristiano applica<br />

storicamente anche l’ultima fase della quarta bestia di Dn 7: le 10 corna<br />

sono 10 regni che debbono ancora sorgere; il “piccolo corno” è l’Anticristo<br />

che dovrà nascere tra i 10 regni e sarà v<strong>in</strong>to e giudicato da Gesù Cristo alla<br />

sua venuta. Ippolito identifica con Cristo anche la “pietra” del cap.2 che distrugge<br />

la statua dai 4 metalli. Le 62 settimane di Dn 9:26 le colloca tra il<br />

tempo dell’esilio e la nascita di Cristo. La settantesima settimana la stacca<br />

dal contesto e la proietta nel tempo della f<strong>in</strong>e precorrendo i moderni dispensazionalisti.<br />

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