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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 168<br />

CAPITOLO 7<br />

2) Il libro delle memorie, nel quale sono registrate con cura le azioni giuste<br />

dei santi (Ml 3:16), ovvero le opere della fede (Ga 5:6).<br />

3) Il libro della morte, sul quale sono riportate le opere malvage degli uom<strong>in</strong>i<br />

che si chiusero all’appello di Dio. Questo “libro” è presupposto <strong>in</strong> Ap 20:12<br />

dove il giudizio e la sorte f<strong>in</strong>ale degli uom<strong>in</strong>i sono fatti dipendere “dalle cose<br />

scritte nei libri” <strong>in</strong> base alle loro azioni.<br />

Poiché il dest<strong>in</strong>o f<strong>in</strong>ale degli uom<strong>in</strong>i sarà la vita eterna o la morte eterna<br />

(cfr. Dn 12:2; Mt 25:46; Gn 5:28,29; Rm 2:6-8), i “libri” debbono contenere le memorie<br />

delle opere giuste dei santi (il libro delle memorie) e il ricordo delle azioni<br />

perverse dei ribelli (il libro della morte) I libri celesti non debbono essere immag<strong>in</strong>ati<br />

come oggetti materiali 253..<br />

168<br />

11 Allora io guardai a motivo delle parole orgogliose che il corno<br />

proferiva; guardai, f<strong>in</strong>ché la bestia non fu uccisa, e il suo corpo distrutto,<br />

gettato nel fuoco per esser arso. 12 Quanto alle altre bestie, il<br />

dom<strong>in</strong>io fu loro tolto; ma fu loro concesso un prolungamento di vita<br />

per un tempo determ<strong>in</strong>ato.<br />

A metà dell’<strong>in</strong>terludio celeste si apre una parentesi. Lo sguardo del veggente ritorna<br />

sullo scenario terreno, dove si svolge l’atto f<strong>in</strong>ale del dramma com<strong>in</strong>ciato<br />

con l’uscita delle bestie dal mare agitato. Echeggiano ancora, nelle orecchie di<br />

Daniele, le parole arroganti proferite dal “piccolo corno” e sono esse che lo<br />

sp<strong>in</strong>gono a rivolgere di nuovo lo sguardo verso quella figura nefanda.<br />

“Guardai f<strong>in</strong>ché...” (aramaico da( ty¢wAh hawêth ‘ad): questa frase presuppone<br />

una cont<strong>in</strong>uazione dell’azione riferita precedentemente, ossia del parlare tracotante<br />

del corno. Probabilmente, Daniele ha visto anche l’attività devastante del<br />

corno descritta nel v. 25 e può avere omesso di menzionarla volendo subito mostrare<br />

l’<strong>in</strong>tervento risolutivo della giustizia div<strong>in</strong>a.<br />

Il corno agisce e la bestia viene punita. Evidentemente c’è una solidarietà<br />

organica fra i due per cui la distruzione dell’una comporta quella dell’altro. La<br />

bestia <strong>in</strong>carna più specificamente il potere secolare ostile a Dio ed al suo popolo,<br />

il corno rappresenta un’entità politico-ecclesiastica.<br />

L’<strong>in</strong>cenerimento della bestia con le sue corna, compreso l’undicesimo, richiama<br />

l’attenzione sull’annientamento radicale e def<strong>in</strong>itivo del sistema di potere<br />

che questi simboli rappresentano (Ap 19:20). E’ lo stesso sistema che Paolo <strong>in</strong><br />

2Te 2:3-4 designa con le espressioni “l’uomo del peccato”, “il figlio della perdizione”,<br />

“ l’avversario”; è l’Anticristo che il Signore Gesù annienterà alla sua ve-<br />

253 - Sui libri celesti vedi S.D.A.B.C., ibidem, p. 329; E.G.WHITE, The Great Controversy, pp.<br />

480-481.

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