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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 167<br />

CAPIRE DANIELE<br />

Sullo scanno centrale prende posto il Giudice dell’universo che Daniele descrive<br />

come un “vegliardo” (aramaico }yimOy qyiTa( ’attîq yomîn, letteralmente “un<br />

antico di giorni”). Il candore dei capelli (“come lana pura”) è <strong>in</strong>dice di età veneranda.<br />

Non è una descrizione letterale della Maestà del cielo, ma una sua figurazione<br />

antropomorfica. Nessun occhio umano ha mai visto Dio nella realtà (1Tm<br />

6:16; Gn 6:46; Es 33:20). Il biancore niveo delle vesti è simbolo di purezza,<br />

qu<strong>in</strong>di di equità assoluta.<br />

Il “trono” sul quale siede l’”antico di giorni” è composto di sostanza eterea:<br />

“fiamme di fuoco” (Leupold). Le “ruote” (cfr. Ez 1:16,26) evocano l’idea di movimento<br />

rapido e cot<strong>in</strong>uo, qu<strong>in</strong>di di onnipresenza e onniveggenza (<strong>in</strong> Ez 1:18 le<br />

“ruote” del trono di Dio sono “piene di occhi”). Lo splendore <strong>in</strong>sostenibile che<br />

irradia dalla maestosa Figura centrale è descritto dal profeta come un accecante<br />

torrente di fuoco. Daniele non identifica la moltitud<strong>in</strong>e di esseri che stanno davanti<br />

all’ìantico di giorni”, ma è chiaro che questi esseri sono angeli. Delle due<br />

cifre “mille migliaia” (}yip:la) vele) ’elef ‘alfîn) e “diecimila miriadi” (}fw:bir OBir ribbô<br />

rivwan), la seconda sembra voler rettificare la prima stimata al di sotto della<br />

realtà, oppure si tratta semplicemente di parallelismo poetico.<br />

Gli angeli stanno <strong>in</strong> presenza dell’Onnipotente pronti ad eseguire i suoi ord<strong>in</strong>i.<br />

“Il giudizio si tenne e i libri furono aperti” (così la versione Riveduta). L’aramaico<br />

Uxyit:P }yir:pisºw bitºy)æ nyiD d<strong>in</strong>â’ yetîv wesifrîn petîchîn è resa dalla versione<br />

TOB: “ La corte sedette e i libri furono aperti” (lo stesso G. R<strong>in</strong>aldi). Questa traduzione<br />

è migliore: dd<strong>in</strong>â’ è un pronome dimostrativo (“questi”, “costoro”), e<br />

yetîv è un verbo che significa “sedettero”. Il testo descrive precisamente una<br />

grande assise giudiziaria nella quale gli angeli fungono <strong>in</strong>sieme da testimoni e<br />

da giurati 251. Quello che descrive Daniele <strong>in</strong> questo punto è il giudizio che precede<br />

il secondo avvento di Cristo, ovvero la prima fase del giudizio f<strong>in</strong>ale, la<br />

quale per gli eletti di Dio costituirà un’azione liberatoria.<br />

La seconda fase sarà rappresentata dal giudizio esecutivo il quale avrà per<br />

oggetto la punizione dei reprobi 252.<br />

Quando siede la corte i libri si aprono (una scena analoga è descritta <strong>in</strong><br />

Apocalisse 20:12 dove pure si dice: “ed i libri furono aperti”).<br />

Le Scritture alludono a tre libri celesti nei quali sono accuratamente registrati<br />

i nomi e le azioni degli uom<strong>in</strong>i:<br />

1) Il libro della vita, dove sono scritti i nomi degli eletti di Dio (Es 32:32;<br />

Sl 69:28). Nel libro della vita resteranno scritti i nomi degli eletti che avranno<br />

perseverato f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e (Ap 3:5). I nomi degli eletti che avranno apostatato saranno<br />

cancellati e la sorte di costoro sarà “lo stagno di fuoco” (Ap 20:15).<br />

251 - Cfr. S.D.A.B.C., IV, p. 828.<br />

252 - Cfr. S.D.A.B.C., ibidem.<br />

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