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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/7-8 28-07-2004 9:55 Pag<strong>in</strong>a 166<br />

CAPITOLO 7<br />

teso <strong>in</strong> senso collettivo (“regni”) e non <strong>in</strong> senso <strong>in</strong>dividuale. Il testo dice: “Le<br />

dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno” (v. 24). La preposizione<br />

aramaica m<strong>in</strong>, come la corrispondente preposizione italiana “da”, denota<br />

derivazione. Da uno stato unitario che si fraziona derivano stati m<strong>in</strong>ori, non regnanti.<br />

Quando Daniele vuole riferirsi al sorgere di regnanti <strong>in</strong>dividuali <strong>in</strong> una nazione,<br />

usa una preposizione aramaica diversa da m<strong>in</strong>, come <strong>in</strong> Dn 11:2: “Ecco,<br />

sorgeranno ancora <strong>in</strong> Persia tre re” (“<strong>in</strong>”, aramaico le).<br />

Con una schiera numerosa di espositori antichi e moderni 250, l’esegesi avventista<br />

sostiene che le 10 corna, alla stregua delle 10 dita nel cap. 2, rappresentano<br />

i regni romano-barbarici che s’<strong>in</strong>staurarono nei territori dell’Impero lat<strong>in</strong>o<br />

quando venne meno la sua unità nel V secolo (vedi commento a 2:41-43).<br />

166<br />

8 Io esam<strong>in</strong>avo quelle corna, ed ecco un altro piccolo corno spuntò<br />

tra quelle, e tre delle prime corna furono divelte d<strong>in</strong>anzi ad esso; ed<br />

ecco che quel corno avea degli occhi simili a occhi d’uomo, e una<br />

bocca che proferiva grandi cose.<br />

Un fatto nuovo cattura l’attenzione di Daniele mentre osserva le 10 corna: fra di<br />

esse ne spunta un undicesimo. Il nuovo corno cresce rapidamente e si fa spazio<br />

fra le altre abbattendone tre. Presto il veggente si accorge che questo corno è diverso<br />

dalle altre, ha qualcosa di umano: ha occhi e bocca. E dalla bocca gli<br />

escono “parole grandi”.<br />

9 Io cont<strong>in</strong>uai a guardare f<strong>in</strong>o al momento <strong>in</strong> cui furon collocati de’<br />

troni, e un vegliardo s’assise. La sua veste era bianca come la neve, e<br />

i capelli del suo capo eran come lana pura; fiamme di fuoco erano il<br />

suo trono e le ruote d’esso erano fuoco ardente. 10 Un fiume di fuoco<br />

sgorgava e scendeva dalla sua presenza; mille migliaia lo servivano,<br />

e diecimila miriadi gli stavan davanti. Il giudizio si tenne, e i libri furono<br />

aperti.<br />

Lo scenario cambia repent<strong>in</strong>amente. Un quadro di dimensione cosmica sovrasta<br />

e fa impallidire la figura del mostro dalle 10 corna col “piccolo corno” cresciuto<br />

che proferisce cose <strong>in</strong>audite. Daniele adesso vede “l’aula giudiziaria” del tribunale<br />

di Dio nella quale vengono collocati <strong>in</strong>numerevoli “troni” (aramaico korse’).<br />

Il vocabolo aramaico <strong>in</strong>dica un seggio speciale che era riservato a personaggi di<br />

riguardo e per circostanze eccezionali (H.C. Leupold).<br />

250 - Vedi Introduzione, III

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