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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 153<br />

CAPIRE DANIELE<br />

l’esito di far proclamare a un’<strong>in</strong>tera nazione pagana la supremazia dell’Iddio Altissimo<br />

(cfr. con 3:28, 29). Infatti il nuovo decreto del re Dario, a somiglianza<br />

dell’editto di Nabucodonosor nell’episodio della fornace ardente (cfr. 3:29), ord<strong>in</strong>a<br />

che si tema e si riverisca <strong>in</strong> tutto il regno l’Iddio di Daniele, sebbene a differenza<br />

di quello sia formulato <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i affermativi e soprattutto non abbia un<br />

tono brutale.<br />

Per l’<strong>in</strong>tonazione lirica della seconda parte, l’editto Dario ricorda un altro<br />

proclama di Nabucodonosor, quello relativo al racconto del sogno dell’albero<br />

(cfr. 4:3). In questa parte del documento Dario riconosce nel Dio d’Israele “l’Iddio<br />

vivente” (vedi il commento del v. 20) e ne proclama l’eternità (“... sussiste <strong>in</strong><br />

eterno”), l’<strong>in</strong>tramontabile dom<strong>in</strong>io (“il suo regno non sarà mai distrutto”) e il<br />

gran potere taumaturgico (“Egli libera e salva, opera segni e prodigi”) che si è<br />

manifestato nella liberazione di Daniele (“ha liberato Daniele dalle bocche dei<br />

leoni”). Questo non significa tuttavia, come si è notato a proposito del v. 16, che<br />

il re Dario si sia convertito all’Iddio d’Israele. In un ambiente pagano il fatto che<br />

si riconoscano gli attributi straord<strong>in</strong>ari di una div<strong>in</strong>ità straniera non implica affatto<br />

il r<strong>in</strong>negamento degli dèi nazionali.<br />

28 E questo Daniele prosperò sotto il regno di Dario, e sotto il regno<br />

di Ciro, il Persiano.<br />

“Questo Daniele...” Nota C.F.KEIL 216 che il pronome “questo” accentua l’identità<br />

del personaggio: colui che prospera è lo stesso Daniele che i nemici volevano<br />

mandare <strong>in</strong> rov<strong>in</strong>a.<br />

Poiché un evento soprannaturale ne ha dimostrato l’<strong>in</strong>nocenza, Daniele è<br />

subito re<strong>in</strong>tegrato nelle funzioni pubbliche dalle quali era stato destituito a seguito<br />

della condanna. Così riassume <strong>in</strong> pieno l’<strong>in</strong>carico a cui il re lo aveva promosso<br />

e ne svolge con grande competenza e successo le mansioni (“prosperò”)<br />

s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del regno di Dario, che peraltro non deve essere stato lungo, e ancora<br />

sotto il regno di Ciro.<br />

Se Dario il Medo si identifica con Ugbaru il conquistatore di Babilonia,<br />

com’è assai verosimile (vedi il commento del v. 1), il suo regno durò poco più<br />

di un anno. Poiché 1:21 c’<strong>in</strong>forma che l’attività pubblica di Daniele durò “f<strong>in</strong>o al<br />

primo anno del re Ciro” (il primo anno come re di Babilonia, vedi il commento<br />

del v. 1), bisogna supporre che egli svolgesse tale attività per almeno due anni<br />

ancora dopo l’episodio qui narrato. Il suo successo durante questo periodo è visto<br />

implicitamente come premio per la fedeltà al suo Dio.<br />

Da 6:28 sappiamo che il profeta ricevette l’ultima rivelazione nell’anno terzo<br />

di Ciro, ma non si dice <strong>in</strong> quel passo che egli fosse tuttora <strong>in</strong> carica come ufficiale<br />

pubblico del regno di Babilonia.<br />

Col racconto della liberazione miracolosa di Daniele e della sua re<strong>in</strong>tegrazione<br />

nelle mansioni di governo si chiude la sezione narrativa del libro ma non<br />

si <strong>in</strong>terrompe l’uso della l<strong>in</strong>gua aramaica.<br />

216 - Citato da H.C.LEUPOLD, op. cit., p. 274.<br />

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