Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 144 CAPITOLO 6 9 Il re Dario quindi firmò il decreto e il divieto. 10 E quando Daniele seppe che il decreto era firmato, entrò in casa sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in ginocchi, pregava e rendeva grazie al suo Dio, come soleva fare per l’addietro. Questo versetto è più comprensibile nella traduzione del Prof. G.Rinaldi: “In seguito a ciò il re Dario fece scrivere il documento col divieto”. La vile congiura a danno di Daniele ha funzionato. Senza sospettare quello che sta dietro la proposta dei suoi ministri, il re Dario ha fatto redigere il divieto che diventa subito legge irrevocabile. Presto scatterà per Daniele una trappola mortale. Come sia venuto a conoscenza del decreto la vittima designata, il racconto non lo dice. Certo è che il divieto ha messo Daniele in una situazione estremamente difficile. Quale sarebbe stata la sua scelta non c’era da dubitarne, si trattava comunque di una scelta sofferta. Fin dai tempi della sua attività di governo alla corte di Nabucodonosor, quest’uomo di Dio aveva tenuto un contegno di assoluto rispetto verso il re e la legge del paese che serviva. Tanto più gli sarà premuto rispettare la volontà di un sovrano come Dario che gli è amico. Comunque Dio occupa e occuperà sempre il primo posto nella considerazione di Daniele. La severità e inflessibilità delle leggi di Media e di Persia gli sono note per cui egli è ben consapevole della sorte a cui va incontro, ma non modifica le sue abitudini religiose: “Come soleva fare per l’addietro”, tre volte al giorno si genuflette davanti alle finestre della sua camera superiore spalancate in direzione di Gerusalemme e prega il suo Dio, verosimilmente a voce alta. Il principio: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (At 5:29) è stato applicato cinque secoli prima che fosse enunciato. Le case nell’Oriente antico avevano generalmente il tetto piatto e non di rado in un angolo del tetto avevano una piccola stanza dove ci si poteva isolare per il riposo o la preghiera. Le finestre probabilmente erano munite di una grata. Daniele dunque prega davanti alle finestre della sua stanza superiore che guardano a ponente. Per gli israeliti lontani dalla loro terra volgersi in direzione di essa nel momento della preghiera doveva essere una consuetudine molto antica se ne allude Salomone nella cerimonia di dedicazione del Tempio (1Re 8:44, 48). Sull’attitudine corporale durante la preghiera, il S.D.A. Bible Commentary nota: “La Bibbia allude a svariate posizioni nella preghiera. Incontriamo dei servi di Dio che pregano seduti, come Davide (1Sam 7:18), inchinati, come Eliezer (Ge 24:26) ed Elia (1Re 18:42) e spesso in piedi, come Anna (1Sam 1:26). L’attitudine più comune nella preghiera sembra essere stata la genuflessione, come attestano gli esempi seguenti: Esdra (9:25), Gesù (Lc 22:41), Stefano (At 7:60)” 211. La consuetudine degli israeliti di pregare tre volte al giorno è attestata altrove nella Bibbia (vedi Sl 55:17). Nel tardo giudaismo tale consuetudine di- 211 - Ibidem. 144

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 145 CAPIRE DANIELE venne una norma quotidiana per i pii giudei. I tre momenti della preghiera erano l’ora terza, l’ora sesta e l’ora nona a partire dal sorgere del sole (grosso modo le 9 a.m., mezzodì e le 3 p.m.). La prima e la terza preghiera erano fatte in coincidenza con l’offerta del sacrificio del mattino e della sera 212. Ci si potrebbe chiedere se non sarebbe stata una ragionevole misura di prudenza da parte di Daniele pregare in segreto finché non fossero trascorsi i trenta giorni, e se il non averlo fatto non sia stata un’inutile sfida al potere e un’altrettanta inutile esposizione della propria vita. Niente di tutto questo. Se Daniele in quel frangente avesse agito diversamente di come agì, avrebbe dato modo ai pagani di credere che i servi dell’Iddio Altissimo in fondo non credono nel suo potere salvifico e di conseguenza lo servono finché non corrono grossi rischi. 213 Con la sua scelta coraggiosa e coerente Daniele ha dimostrato tutto il contrario! 11 Allora quegli uomini accorsero tumultuosamente, e trovarono Daniele che faceva richieste e supplicazioni al suo Dio. “... accorsero tumultuosamente” o “vennero accalcandosi” (Leupold). Daniele non si è lasciato intimidire dall’iniquo decreto. Per i suoi avversari non è stato difficile coglierlo in flagrante violazione di esso. 12 Poi s’accostarono al re, e gli parlarono del divieto reale: “Non hai tu firmato un divieto, per il quale chiunque entro lo spazio di trenta giorni farà qualche richiesta a qualsivoglia dio o uomo tranne che a te, o re, deve essere gettato nella fossa de’ leoni?” Il re rispose e disse: “La cosa è stabilita, conformemente alla legge dei Medi e de’ Persiani, che è irrevocabile”. Gli avversari di Daniele procedono con sottile scaltrezza per prevenire un tentativo in extremis del re di sottrarre alla pena capitale il loro odiato ‘concorrente’. Non denunciano subito l’accaduto di cui sono stati spettatori, ma interpellano il sovrano sul decreto che ha promulgato, in modo da ottenere da lui una piena conferma del divieto che esso impone e della sanzione che prevede per i trasgressori. L’intrigo è stato tramato con cura per modo che Daniele non abbia scampo. Questi ignobili individui recitano davanti al re la parte di zelanti tutori della legge e dell’autorità del sovrano. E ancora una volta il re Dario li asseconda in perfetta buona fede, stavolta col confermare solennemente il decreto e la sua irrevocabilità. Senza rendersene conto, Dario convalida una sentenza di morte a carico del più fidato e stimato dei suoi ministri. 212 - Cfr. S.D.A. Bible Commentary, ivi. 213 - Osserva J.DOUKHAN: “... quando la preghiera è di moda, è tempo di pregare in segreto, ma quando è proscritta, pregare di nascosto significherebbe temere il re più di Dio” (op. cit., p. 128). 145

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CAPITOLO 6<br />

9 Il re Dario qu<strong>in</strong>di firmò il decreto e il divieto. 10 E quando Daniele<br />

seppe che il decreto era firmato, entrò <strong>in</strong> casa sua; e, tenendo le f<strong>in</strong>estre<br />

della sua camera superiore aperte verso Gerusalemme, tre<br />

volte al giorno si metteva <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhi, pregava e rendeva grazie al<br />

suo Dio, come soleva fare per l’addietro.<br />

Questo versetto è più comprensibile nella traduzione del Prof. G.R<strong>in</strong>aldi: “In seguito<br />

a ciò il re Dario fece scrivere il documento col divieto”. La vile congiura a<br />

danno di Daniele ha funzionato. Senza sospettare quello che sta dietro la proposta<br />

dei suoi m<strong>in</strong>istri, il re Dario ha fatto redigere il divieto che diventa subito<br />

legge irrevocabile. Presto scatterà per Daniele una trappola mortale.<br />

Come sia venuto a conoscenza del decreto la vittima designata, il racconto<br />

non lo dice. Certo è che il divieto ha messo Daniele <strong>in</strong> una situazione estremamente<br />

difficile. Quale sarebbe stata la sua scelta non c’era da dubitarne, si trattava<br />

comunque di una scelta sofferta. F<strong>in</strong> dai tempi della sua attività di governo<br />

alla corte di Nabucodonosor, quest’uomo di Dio aveva tenuto un contegno di<br />

assoluto rispetto verso il re e la legge del paese che serviva. Tanto più gli sarà<br />

premuto rispettare la volontà di un sovrano come Dario che gli è amico. Comunque<br />

Dio occupa e occuperà sempre il primo posto nella considerazione di<br />

Daniele. La severità e <strong>in</strong>flessibilità delle leggi di Media e di Persia gli sono note<br />

per cui egli è ben consapevole della sorte a cui va <strong>in</strong>contro, ma non modifica le<br />

sue abitud<strong>in</strong>i religiose: “Come soleva fare per l’addietro”, tre volte al giorno si<br />

genuflette davanti alle f<strong>in</strong>estre della sua camera superiore spalancate <strong>in</strong> direzione<br />

di Gerusalemme e prega il suo Dio, verosimilmente a voce alta. Il pr<strong>in</strong>cipio: “Bisogna<br />

ubbidire a Dio anziché agli uom<strong>in</strong>i” (At 5:29) è stato applicato c<strong>in</strong>que secoli<br />

prima che fosse enunciato.<br />

Le case nell’Oriente antico avevano generalmente il tetto piatto e non di<br />

rado <strong>in</strong> un angolo del tetto avevano una piccola stanza dove ci si poteva isolare<br />

per il riposo o la preghiera. Le f<strong>in</strong>estre probabilmente erano munite di una grata.<br />

Daniele dunque prega davanti alle f<strong>in</strong>estre della sua stanza superiore che guardano<br />

a ponente.<br />

Per gli israeliti lontani dalla loro terra volgersi <strong>in</strong> direzione di essa nel momento<br />

della preghiera doveva essere una consuetud<strong>in</strong>e molto antica se ne allude<br />

Salomone nella cerimonia di dedicazione del Tempio (1Re 8:44, 48).<br />

Sull’attitud<strong>in</strong>e corporale durante la preghiera, il S.D.A. Bible Commentary<br />

nota: “La Bibbia allude a svariate posizioni nella preghiera. Incontriamo dei servi<br />

di Dio che pregano seduti, come Davide (1Sam 7:18), <strong>in</strong>ch<strong>in</strong>ati, come Eliezer<br />

(Ge 24:26) ed Elia (1Re 18:42) e spesso <strong>in</strong> piedi, come Anna (1Sam 1:26). L’attitud<strong>in</strong>e<br />

più comune nella preghiera sembra essere stata la genuflessione, come<br />

attestano gli esempi seguenti: Esdra (9:25), Gesù (Lc 22:41), Stefano (At 7:60)” 211.<br />

La consuetud<strong>in</strong>e degli israeliti di pregare tre volte al giorno è attestata altrove<br />

nella Bibbia (vedi Sl 55:17). Nel tardo giudaismo tale consuetud<strong>in</strong>e di-<br />

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