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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 120<br />

CAPITOLO 5<br />

Belsazar stesso fosse la prima autorità di Babilonia, si poteva solo ipotizzare<br />

l’identità della seconda presupposta dalla nom<strong>in</strong>a a terza promessa a chi avesse<br />

letto e <strong>in</strong>terpretato lo scritto. Le congetture andavano dalla madre alla moglie al<br />

figlio di Belsazar.<br />

Oggi, conoscendosi con precisione il ruolo politico di Belsazar quale correggente<br />

col padre Nabonide, non ci sono dubbi che era lui, Belsazar, la seconda<br />

autorità nel governo del regno, per cui egli non poteva conferire altro<br />

grado di autorità che il terzo 172.<br />

Vari espositori hanno supposto che Nabonide pensasse a un governo a tre,<br />

o triumvirato, ma la tesi precedente ci sembra preferibile; essa è condivisa fra altri<br />

da DOUGHERTY, uno specialista nell’ambito degli studi danielici.<br />

8 Allora entrarono tutti i savi del re; ma non poteron leggere lo<br />

scritto, né darne al re l’<strong>in</strong>terpretazione. 9 Allora il re Belsatsar fu<br />

preso da grande spavento, mutò di colore, e i suoi grandi furono costernati.<br />

La presenza dei professionisti della div<strong>in</strong>azione nella sala del convito sembra essere<br />

presupposta già nel verso precedente ove si dice che il re, dopo avere gridato<br />

forte che si facessero entrare “gli <strong>in</strong>cantatori, i caldei e gli astrologi” “prese a dire ai<br />

savi ecc...” Ma secondo il v. 8 costoro entrano nella sala dopo che il re ha fatto “ai<br />

savi di Babilonia” (v. 7) la promessa di ambite onorificenze se qualcuno di loro<br />

avesse risolto l’enigma. Una <strong>in</strong>congruenza? Solo <strong>in</strong> apparenza se si ammette che<br />

nel v. 7 Belsazar si rivolgesse ad alcuni sapienti già presenti fra gli ospiti 173. L’entrata<br />

successiva di “tutti i savi del re” sembra corroborare questa tesi.<br />

Dunque per la terza volta entrano <strong>in</strong> scena gli specialisti babilonesi dell’arte<br />

div<strong>in</strong>atoria (cfr. 2:2 e 4:6, 7) e per la terza volta si deve prendere atto di un loro<br />

completo fallimento: non ce n’è uno che riesca a decifrare lo scritto consegnato<br />

all’<strong>in</strong>tonaco della parete dalla mano-fantasma. Il silenzio degli <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>i delude le<br />

aspettative di Belsazar e ne accresce lo sgomento che traspare nel pallore del<br />

volto; una grande costernazione si diffonde tra i suoi mille ospiti.<br />

Sul perché gli <strong>in</strong>dov<strong>in</strong>i non riuscissero a decifrare lo scritto si può solo fare<br />

congetture dato il silenzio del testo. Le tre parole erano sicuramente aramaiche<br />

(vedi commento al v. 25) e poiché il caldaico era molto aff<strong>in</strong>e all’aramaico, non<br />

doveva essere difficile per i sapienti leggere quelle parole. Si è pensato che esse<br />

fossero scritte con gli antichi caratteri ebraici sconosciuti <strong>in</strong> Babilonia, un’ipotesi<br />

che sembra verosimile, ma che il S.D.A. Bible Commentary scarta ritenendo<br />

poco probabile che gli uom<strong>in</strong>i colti di Babilonia non conoscessero l’antica scrittura<br />

ebraica usata dai Fenici e da altri popoli dell’Asia occidentale oltre che dagli<br />

Ebrei. Il commentario avventista pensa piuttosto che le tre parole formassero<br />

una sorta di criptogramma per cui anche leggendole sarebbe stato impossibile<br />

172 - S.D.A. Bible Commentary, ivi, p. 803.<br />

173 - Ibidem.<br />

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