Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 116 CAPITOLO 5 Il numero degli ospiti di Belsazar non è affatto iperbolico come può sembrare, se si pensa che i monarchi di allora avevano il gusto delle riunioni conviviali oceaniche. Una stele trovata a Nimrud, nell’antica Assiria, riferisce che il re Assurnasirpal II offrì cibo, vino e alloggio per 10 giorni a una folla di 69.574 persone in occasione dell’inaugurazione di un nuovo palazzo, e lo storico greco Ctesia dice che i re di Persia nutrivano ogni giorno 15.000 persone e che al banchetto di nozze di Alessandro il Grande presero parte 10.000 ospiti. Di fronte a queste cifre i 1.000 ospiti di Belsazar appaiono davvero un numero modesto! Di uno sfarzoso banchetto regale alla corte persiana abbiamo notizie in Et 1:3-7. 2 Belsatsar, mentre stava assaporando il vino, ordinò che si recassero i vasi d’oro e d’argento che Nebucadnetsar suo padre aveva portati via dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine se ne servissero per bere. IBabilonesi, come gli Assiri (cfr. Nahum 1:10), erano noti per essere forti bevitori. Peraltro nei banchetti delle corti orientali il vino era servito con regale munificenza (cfr. Et 1:7). Non fa dunque meraviglia che il re Belsazar e i suoi ospiti bevano abbondantemente durante il banchetto. Questo è precisamente il senso della frase aramaica tradotta da LUZZI “mentre stava assaporando il vino”. LEUPOLD la rende: “quando cominciava a gustare il vino”, ovvero quando Belsazar ne aveva bevuto abbastanza per cominciare ad apprezzarne il gusto. Più esplicitamente la Versione della C.E.I. traduce: “Quando Beltassar ebbe molto bevuto”, e RINALDI: “Un po’ brillo per il vino, Baldassarre ecc...” Con la mente annebbiata dal vino, dunque, Belsazar decide di compiere un gesto d’inaudita provocazione verso l’Iddio d’Israele: comandò che siano portati nella sala i sacri vasi del tempio di Yahweh, trasferiti molti anni prima da Gerusalemme a Babilonia, per profanarli. Accadeva spesso nell’antichità che nelle città espugnate durante le guerre rimanessero distrutti anche i templi, ma i simulacri delle divinità erano generalmente rispettati. Così si era comportato Nabucodonosor, “padre” di Belsazar, quando aveva parzialmente spogliato il tempio di Gerusalemme una prima volta nel 605 a.C. (Dn 1:2), una seconda volta nel 598 (2Cr 36:7) e una terza nel 587 (2Cr 36:18) prima di distruggere il sacro edificio. Il gran re aveva trattato con riguardo i sacri utensili riponendoli in un santuario di Babilonia (Dn 1:2). Secondo l’inventario riportato in Ed 1:10, 11 erano custoditi in Babilonia 5.400 utensili vari d’oro e d’argento già appartenuti al tempio gerosolimitano, fra i quali figuravano 440 calici. Quei calici mai sfiorati da labbra impure Belsazar ha deciso di profanare. “Il bere nei vasi consacrati a una divinità straniera - osserva G.RINALDI - ... ha un significato particolare sullo sfondo cortigianesco come affermazione di dominio” 167. 167 - Op. cit., p. 87. 116

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 117 CAPIRE DANIELE Al banchetto prendono parte anche le donne dell’harem reale, non si precisa dall’inizio o dal momento della libagione (sembra più probabile questa seconda evenienza: cfr. Et 1:3, 9). Il riferimento a Nabucodonosor come “padre” di Belsazar è stato uno degli argomenti utilizzati contro Daniele. È notorio, infatti, che Nabonide e non Nabucodonosor fu il padre di Belsazar. Si consideri però che nell’ambiente semitico “padre” aveva altri significati secondari oltre a quello principale di “genitore”. Nell’Antico Testamento “padre” significa in certi casi capostipite (vedi Ge 36:43; De 26:5), in altri antenato (I Re 2:10; Lamentazioni 5:7); qualche volta è un appellativo riverenziale (cfr. Gc 17:20, II Re 2:12). Nulla obbliga a prendere nel senso primitivo di “genitore” l’aramaico ’av in Dn 5:2. Fra le varie traduzioni possibili del termine in questo passo segnaliamo le seguenti: ● Avo. Nabonide può essere stato genero di Nabucodonosor per averne sposato una figlia. In questo caso il grande sovrano sarebbe stato nonno di Belsazar dalla parte della madre. Oppure: Nabucodonosor può essere stato considerato padre di Nabonide (quindi nonno di Belsazar) in quanto la madre dell’uno e nonna dell’altro avrebbe fatto parte dell’harem del re di Babilonia. ● Successore. Nabucodonosor può essere stato chiamato padre di Belsazar per il fatto che quest’ultimo si è seduto sul suo trono. L’uso del termine “figlio” col significato di successore è documentato in un testo assiro come si vedrà più avanti. Dalle fonti cuneiformi si sa che Nabonide era figlio di un principe di Haran di nome Nabû-balazû-iqbi e di una sacerdotessa del tempio di Sin nella stessa città. Vari indizi fanno pensare che quando Haran fu presa dai Medi e dai Babilonesi nel 610 a.C. la madre di Nabonide, Adda-guppi, fu portata in Babilonia come prigioniera di riguardo e introdotta nell’harem reale. Nabonide, allora fanciullo, sarebbe cresciuto alla corte di Nabucodonosor. Questo personaggio viene generalmente identificato con quel Labynetus che secondo ERODOTO (1, 74) svolse il ruolo di intermediario nella guerra fra Lidi e Persiani nel 585 a.C. L’essere stato prescelto per un incarico diplomatico cosi rilevante denota che il giovane Nabonide alla corte di Babilonia dovette godere del favore particolare del re. È probabile che la moglie di lui - quella Notocris che ERODOTO (I, 185, 188) descrive come donna scaltra e avveduta - fosse figlia di Nabucodonosor, come ha proposto R. P.DAUGHERTY 168. In questo caso, come già rilevato, Belsazar sarebbe stato nipote di Nabucodonosor attraverso la linea materna. 168 - Vedi S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, p. 807. 117

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CAPITOLO 5<br />

Il numero degli ospiti di Belsazar non è affatto iperbolico come può sembrare,<br />

se si pensa che i monarchi di allora avevano il gusto delle riunioni conviviali<br />

oceaniche. Una stele trovata a Nimrud, nell’antica Assiria, riferisce che il re<br />

Assurnasirpal II offrì cibo, v<strong>in</strong>o e alloggio per 10 giorni a una folla di 69.574 persone<br />

<strong>in</strong> occasione dell’<strong>in</strong>augurazione di un nuovo palazzo, e lo storico greco<br />

Ctesia dice che i re di Persia nutrivano ogni giorno 15.000 persone e che al banchetto<br />

di nozze di Alessandro il Grande presero parte 10.000 ospiti. Di fronte a<br />

queste cifre i 1.000 ospiti di Belsazar appaiono davvero un numero modesto! Di<br />

uno sfarzoso banchetto regale alla corte persiana abbiamo notizie <strong>in</strong> Et 1:3-7.<br />

2 Belsatsar, mentre stava assaporando il v<strong>in</strong>o, ord<strong>in</strong>ò che si recassero<br />

i vasi d’oro e d’argento che Nebucadnetsar suo padre aveva<br />

portati via dal tempio di Gerusalemme, perché il re, i suoi grandi, le<br />

sue mogli e le sue concub<strong>in</strong>e se ne servissero per bere.<br />

IBabilonesi, come gli Assiri (cfr. Nahum 1:10), erano noti per essere forti bevitori.<br />

Peraltro nei banchetti delle corti orientali il v<strong>in</strong>o era servito con regale munificenza<br />

(cfr. Et 1:7).<br />

Non fa dunque meraviglia che il re Belsazar e i suoi ospiti bevano abbondantemente<br />

durante il banchetto. Questo è precisamente il senso della frase aramaica<br />

tradotta da LUZZI “mentre stava assaporando il v<strong>in</strong>o”. LEUPOLD la rende:<br />

“quando com<strong>in</strong>ciava a gustare il v<strong>in</strong>o”, ovvero quando Belsazar ne aveva bevuto<br />

abbastanza per com<strong>in</strong>ciare ad apprezzarne il gusto. Più esplicitamente la Versione<br />

della C.E.I. traduce: “Quando Beltassar ebbe molto bevuto”, e RINALDI: “Un<br />

po’ brillo per il v<strong>in</strong>o, Baldassarre ecc...”<br />

Con la mente annebbiata dal v<strong>in</strong>o, dunque, Belsazar decide di compiere un<br />

gesto d’<strong>in</strong>audita provocazione verso l’Iddio d’Israele: comandò che siano portati<br />

nella sala i sacri vasi del tempio di Yahweh, trasferiti molti anni prima da Gerusalemme<br />

a Babilonia, per profanarli.<br />

Accadeva spesso nell’antichità che nelle città espugnate durante le guerre rimanessero<br />

distrutti anche i templi, ma i simulacri delle div<strong>in</strong>ità erano generalmente<br />

rispettati. Così si era comportato Nabucodonosor, “padre” di Belsazar,<br />

quando aveva parzialmente spogliato il tempio di Gerusalemme una prima volta<br />

nel 605 a.C. (Dn 1:2), una seconda volta nel 598 (2Cr 36:7) e una terza nel 587<br />

(2Cr 36:18) prima di distruggere il sacro edificio. Il gran re aveva trattato con riguardo<br />

i sacri utensili riponendoli <strong>in</strong> un santuario di Babilonia (Dn 1:2).<br />

Secondo l’<strong>in</strong>ventario riportato <strong>in</strong> Ed 1:10, 11 erano custoditi <strong>in</strong> Babilonia<br />

5.400 utensili vari d’oro e d’argento già appartenuti al tempio gerosolimitano, fra<br />

i quali figuravano 440 calici. Quei calici mai sfiorati da labbra impure Belsazar ha<br />

deciso di profanare. “Il bere nei vasi consacrati a una div<strong>in</strong>ità straniera - osserva<br />

G.RINALDI - ... ha un significato particolare sullo sfondo cortigianesco come affermazione<br />

di dom<strong>in</strong>io” 167.<br />

167 - Op. cit., p. 87.<br />

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