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Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pag<strong>in</strong>a 111<br />

CAPIRE DANIELE<br />

sere tornato <strong>in</strong> sé, poi deve avere rivolto il pensiero all’Altissimo che ha umiliato<br />

la sua alterigia. Ma non era necessario ricorrere a questa <strong>in</strong>versione delle frasi<br />

per avere una successione logica dei fatti. Un barlume di lucidità sufficiente a far<br />

prendere coscienza a Nabucodonosor del suo stato miserevole e a far nascere <strong>in</strong><br />

lui il bisogno di supplicare quel Dio del cielo che lo ha umiliato, può avere preceduto<br />

il ritorno pieno della ragione. Risulta comunque abbastanza chiaro che il<br />

riconoscimento della sovranità eterna dell’Altissimo da parte del re viene dopo il<br />

ricupero delle facoltà psichiche. A tale riconoscimento fa seguito l’esaltazione e<br />

la glorificazione, con accenti lirici, di “Colui che vive <strong>in</strong> eterno, il cui dom<strong>in</strong>io è<br />

un dom<strong>in</strong>io perpetuo”.<br />

A sue spese e attraverso un’esperienza durissima, giova ribadirlo, Nabucodonosor<br />

ha dovuto imparare una lezione che avrebbe potuto e non ha voluto<br />

acquisire pacificamente nello stato della prosperità.<br />

“Tutti gli abitanti della terra sono da lui reputati come un nulla...”: non significa<br />

che Dio non abbia alcuna considerazione per gli esseri umani, vuol dire<br />

semplicemente che di fronte alla sua <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita grandezza gli uom<strong>in</strong>i appaiono <strong>in</strong>significanti.<br />

“Egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della<br />

terra...”, ciò che equivale a dire che non v’è alcuna creatura né <strong>in</strong> cielo né <strong>in</strong><br />

terra che possa frustrare i suoi disegni. Il riconoscimento della supremazia<br />

dell’Altissimo è totale e <strong>in</strong>condizionato.<br />

36 In quel tempo la ragione mi tornò; la gloria del mio regno, la mia<br />

maestà, il mio splendore mi furono restituiti; i miei consiglieri e i<br />

miei grandi mi cercarono, e io fui ristabilito nel mio regno, e la mia<br />

grandezza fu accresciuta più che mai.<br />

Col ricupero delle facoltà psichiche, Nabucodonosor rientra <strong>in</strong> possesso del suo<br />

fasto (“la gloria del mio regno”), della dignità regale (“la mia maestà”) e del suo<br />

lustro (“il mio splendore”), ma non per sua virtù personale (“mi furono restituiti”:<br />

il re ha imparato la lezione).<br />

“In quel tempo la ragione mi tornò”. Con la ripetizione di questa osservazione<br />

viene a stabilirsi un nesso con ciò che è detto nel v. 34 dopo la stessa<br />

frase. Dunque la dignità regale e la grandezza sono stati restituiti a Nabucodonosor<br />

perché egli si è umiliato davanti all’Iddio del cielo e ne ha riconosciuto il potere<br />

illimitato e imperituro.<br />

Durante la vacanza del trono il governo di Babilonia è stato retto verosimilmente<br />

da un consiglio di reggenza. In questo periodo tuttavia il re non deve essere<br />

stato abbandonato a se stesso; i suoi m<strong>in</strong>istri debbono averlo seguito sia<br />

pure a distanza, nell’attesa che egli tornasse alla vita normale (Daniele aveva<br />

predetto che quella triste condizione sarebbe durata per un tempo determ<strong>in</strong>ato).<br />

Adesso che il sovrano è tornato <strong>in</strong> sé, gli ufficiali che compongono il suo<br />

consiglio privato (“i miei consiglieri”) e gli alti funzionari dello stato (“i miei<br />

grandi”) lo avvic<strong>in</strong>ano, lo riconducono nel palazzo e lo re<strong>in</strong>tegrano nei suoi<br />

pieni poteri sovrani (“fui ristabilito nel mio regno”).<br />

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