Testo in formato pdf - Testimonigeova

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Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 106 CAPITOLO 4 sione del profeta Isaia e possiamo ben immaginare quanto giustificato fosse l’orgoglio del re, che traspare dalle parole messegli in bocca da Daniele” 145. La storiografia antica, da Erodoto a Ctesia a Berosso, si è compiaciuta di tramandare ai posteri l’immagine di grandezza e di splendore di questa metropoli orientale con i suoi palazzi superbi, i suoi templi maestosi, le sue vie spaziose, le sue mura possenti. Il vanto che ne trae Nabucodonosor: “... la gran Babilonia che io ho edificata... con la forza della mia potenza...” non è ingiustificato sul piano della realtà storica. Poche cose si potevano vedere in Babilonia che non fossero opera del grande sovrano e si dice che quasi non c’è mattone che affiora dalla sabbia nell’area dell’antica metropoli che non rechi l’impronta di Nabucodonosor. Nondimeno le sue parole trasudano arroganza e vanagloria! 146. Nabucodonosor, proseguendo i lavori di restaurazione iniziati da suo padre Nabopolassar, ingrandì Babilonia raddoppiandone le dimensioni, circondò la città di un secondo muro di cinta, l’arricchì di pregevoli opere architettoniche; tuttavia non ne fu il fondatore. L’origine di Babilonia quasi si perde nella notte dei tempi. Per Berosso essa fu il primo dei centri urbani sorti prima del diluvio 147, per la Bibbia fu la prima città fondata dopo il diluvio (Ge 11:1-9). “... per la gloria della mia maestà”, fu questo il movente di fondo che spinse Nabucodonosor a realizzare i suoi faraonici progetti edilizi: esaltare, dare lustro alla sua maestà regale. Vari testi di questo sovrano quasi riecheggiano le parole che Daniele mette sulla sua bocca. Uno di essi dice: “Poi edificai il palazzo, sede della mia regalità, legame della razza degli uomini, dimora dell’esultanza e della gioia” 148. Un altro testo recita: “In Babilonia, la mia città prediletta, la città che io amo, ha sede il palazzo, la meraviglia dei popoli, il legame del paese, il palazzo splendente, la sede della maestà sul suolo di Babilonia” 149. Gli storici greci parlano della grandezza e magnificenza di Babilonia ma non sanno che Nabucodonosor ne fu l’artefice. Questa circostanza è venuta in luce nei tempi moderni a seguito degli scavi archeologici. Di fronte a tale evidenza un critico contemporaneo che pone la composizione di Daniele nel II secolo a.C., il prof. Pfeiffer, ammette onestamente: “Forse non sapremo mai come il nostro autore sia venuto a conoscenza del fatto che la nuova Babilonia fu una creazione di Nabucodonosor come hanno attestato gli scavi” 150. 145 - G. PETTINATO, op. cit., p. 99. 146 - Vedi S.D.A. Bible Commentary. vol. IV, p. 793. 147 - G. PETTINATO, op. cit., p. 149. 148 - Cilindro di Grotefend in E. SCHRADE, Keilinschriftliche Bibliotheke, vol. III, parte II, p. 39. 149 - Ibidem, p. 25, da S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, p. 793. 150 - R. H. PFEIFFER, Introduction to the Old Testament, New York, 1941, pp. 758, 759; citato da S.D.A. Bible Commentary, ibidem, p. 807. 106

Daniele/1-6 28-07-2004 9:52 Pagina 107 CAPIRE DANIELE 31 Il re aveva ancora la parola in bocca, quando una voce discese dal cielo: “Sappi, o re Nebucadnetsar, che il tuo regno t’è tolto; 32 e tu sarai cacciato di fra gli uomini, la tua dimora sarà con le bestie de’ campi; ti sarà data a mangiare dell’erba come ai buoi, e passeranno su di te sette tempi, finché tu non riconosca che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e lo dà a chi vuole”. In Dio giustizia e misericordia sono indissolubilmente congiunte (cfr. Es 34:6, 7), onde in ogni circostanza Egli sceglie il momento giusto per intervenire coi suoi giudizi: al peccatore è lasciato tutto il tempo per ravvedersi (cfr. 2Pie 3:9 u.p.). Dio attese centoventi anni prima di mandare il diluvio sulla terra ai giorni di Noè (Ge 6:3) e nel tempo dei Patriarchi sopportò per 430 anni l’iniquità degli Amorrei prima di punirli (Ge 15:13,16). Non si può però sfidare indefinitamente la pazienza di Dio! Viene per tutti il momento della resa dei conti in cui ognuno raccoglie quel che ha seminato (Ga 6:7). Allora non ci saranno più indugi e dilazioni da parte del Giudice celeste. Così avvenne per il re di Babilonia sordo all’appello di Dio: “Il re aveva ancora la parola in bocca” quando in quel medesimo istante quella parola (la sentenza divina) “si adempì su Nebucadnetsar”. “Una voce discese dal cielo...”. In altre circostanze ancora fu dato a dei mortali di udire la voce discendente dal cielo. Al battesimo di Cristo, per esempio (Mt 3:17), o quando per la prima volta dei pagani vollero vedere Gesù (Gv 12:28-30), o ancora nel tempo della prima persecuzione dei cristiani (At 9: 4). La voce che discende dal cielo avverte Nabucodonosor che è giunta per lui l’ora della resa dei conti. La lezione che l’orgoglioso re di Babilonia non ha voluto trarre dal sogno mandatogli dall’Iddio del cielo, dovrà impararla attraverso un’esperienza dura e umiliante. La voce celeste ripete parola per parola quanto Nabucodonosor aveva udito un anno prima dalla bocca di Daniele, non più però come un avvertimento e un appello, bensì come una sentenza irrevocabile che già si attua: “Sappi, o re Nebucadnetsar, che il tuo regno t’è tolto”. Non appartiene più al vanaglorioso monarca quanto egli aveva appena vantato di possedere in virtù della propria forza e potenza! 33 In quel medesimo istante quella parola si adempì su Nebucadnetsar. Egli fu cacciato di fra gli uomini, mangiò l’erba come i buoi, e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché il pelo gli crebbe come le penne alle aquile, e le unghie come agli uccelli. La parola, annunciata un anno prima da Daniele, si compie. In un istante la sorte del superbo signore di Babilonia si capovolge: dal sommo della potenza e della gloria terreni egli precipita nell’abisso di un’esistenza miserevole che non ha più niente di umano. La descrizione del tragico evento segue passo passo il quadro profetico che ne aveva tracciato Daniele dodici mesi prima (v. 25), tranne che per un dettaglio omesso (la dimora con le bestie dei campi) ed uno aggiunto (la 107

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sione del profeta Isaia e possiamo ben immag<strong>in</strong>are quanto giustificato fosse l’orgoglio<br />

del re, che traspare dalle parole messegli <strong>in</strong> bocca da Daniele” 145.<br />

La storiografia antica, da Erodoto a Ctesia a Berosso, si è compiaciuta di tramandare<br />

ai posteri l’immag<strong>in</strong>e di grandezza e di splendore di questa metropoli<br />

orientale con i suoi palazzi superbi, i suoi templi maestosi, le sue vie spaziose, le<br />

sue mura possenti.<br />

Il vanto che ne trae Nabucodonosor: “... la gran Babilonia che io ho edificata...<br />

con la forza della mia potenza...” non è <strong>in</strong>giustificato sul piano della realtà<br />

storica. Poche cose si potevano vedere <strong>in</strong> Babilonia che non fossero opera del<br />

grande sovrano e si dice che quasi non c’è mattone che affiora dalla sabbia<br />

nell’area dell’antica metropoli che non rechi l’impronta di Nabucodonosor. Nondimeno<br />

le sue parole trasudano arroganza e vanagloria! 146.<br />

Nabucodonosor, proseguendo i lavori di restaurazione <strong>in</strong>iziati da suo padre<br />

Nabopolassar, <strong>in</strong>grandì Babilonia raddoppiandone le dimensioni, circondò la<br />

città di un secondo muro di c<strong>in</strong>ta, l’arricchì di pregevoli opere architettoniche;<br />

tuttavia non ne fu il fondatore. L’orig<strong>in</strong>e di Babilonia quasi si perde nella notte<br />

dei tempi. Per Berosso essa fu il primo dei centri urbani sorti prima del diluvio<br />

147, per la Bibbia fu la prima città fondata dopo il diluvio (Ge 11:1-9).<br />

“... per la gloria della mia maestà”, fu questo il movente di fondo che sp<strong>in</strong>se<br />

Nabucodonosor a realizzare i suoi faraonici progetti edilizi: esaltare, dare lustro<br />

alla sua maestà regale. Vari testi di questo sovrano quasi riecheggiano le parole<br />

che Daniele mette sulla sua bocca.<br />

Uno di essi dice: “Poi edificai il palazzo, sede della mia regalità, legame<br />

della razza degli uom<strong>in</strong>i, dimora dell’esultanza e della gioia” 148.<br />

Un altro testo recita: “In Babilonia, la mia città prediletta, la città che io<br />

amo, ha sede il palazzo, la meraviglia dei popoli, il legame del paese, il palazzo<br />

splendente, la sede della maestà sul suolo di Babilonia” 149.<br />

Gli storici greci parlano della grandezza e magnificenza di Babilonia ma<br />

non sanno che Nabucodonosor ne fu l’artefice. Questa circostanza è venuta <strong>in</strong><br />

luce nei tempi moderni a seguito degli scavi archeologici. Di fronte a tale evidenza<br />

un critico contemporaneo che pone la composizione di Daniele nel II secolo<br />

a.C., il prof. Pfeiffer, ammette onestamente: “Forse non sapremo mai come<br />

il nostro autore sia venuto a conoscenza del fatto che la nuova Babilonia fu una<br />

creazione di Nabucodonosor come hanno attestato gli scavi” 150.<br />

145 - G. PETTINATO, op. cit., p. 99.<br />

146 - Vedi S.D.A. Bible Commentary. vol. IV, p. 793.<br />

147 - G. PETTINATO, op. cit., p. 149.<br />

148 - Cil<strong>in</strong>dro di Grotefend <strong>in</strong> E. SCHRADE, Keil<strong>in</strong>schriftliche Bibliotheke, vol. III, parte II, p. 39.<br />

149 - Ibidem, p. 25, da S.D.A. Bible Commentary, vol. IV, p. 793.<br />

150 - R. H. PFEIFFER, Introduction to the Old Testament, New York, 1941, pp. 758, 759; citato<br />

da S.D.A. Bible Commentary, ibidem, p. 807.<br />

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