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ll Catalogo della mosta "LUMEN et SPLENDOR" - Allegra combriccola

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di Ettore A. Sannipoli<br />

Lucia Angeloni esibisce in questa mostra alcune sue opere recenti,<br />

quasi tutte inedite, che i<strong>ll</strong>ustrano e sviluppano il repertorio de<strong>ll</strong>’autrice,<br />

co<strong>ll</strong>ocandosi a<strong>ll</strong>’interno di tipologie da considerarsi ormai tipiche de<strong>ll</strong>a<br />

ceramista eugubina: brocche, vasi, ciotole e piatti fatti di striscioline<br />

sovrapposte, ‘fazzol<strong>et</strong>ti’, ‘fogli’, panne<strong>ll</strong>i su fondo d’oro e così via.<br />

Su<strong>ll</strong>a base di un percorso stilistico ricco di riferimenti e assai articolato,<br />

l’Angeloni è pervenuta negli ultimi anni a una ceramica contraddistinta<br />

da una gamma variegata di colori, dorature preziose e cangianze raffinate,<br />

da fogge morbide e piene, arricchite da applicazioni, frangiature,<br />

borchie, filamenti. Questa sovrabbondanza ornamentale, assieme a<strong>ll</strong>e<br />

forme a volte vistosamente manipolate, inquadra l’operare de<strong>ll</strong>’artista<br />

in una sorta di postmodernismo ispirato a lavori di maestri umbro-marchigiani<br />

quali Alberto Burri, Edgardo Mannucci e Oscar Piatte<strong>ll</strong>a.<br />

In un contesto di tal genere assume particolare rilievo l’uso di tecniche<br />

e materiali atti ad accentuare ogni asp<strong>et</strong>to di luminosità e splendore<br />

insito ne<strong>ll</strong>a maiolica de<strong>ll</strong>’Angeloni, da sempre affascinata da<strong>ll</strong>a<br />

lucentezza di smalti e vernici e da eff<strong>et</strong>ti di cangianza m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>ica o<br />

madreperlacea tipici de<strong>ll</strong>a ceramica a lustro di tradizione eugubina<br />

e gualdese. Un aiuto ne<strong>ll</strong>’applicazione di questi alchemici processi è<br />

venuto prima dal padre de<strong>ll</strong>a ceramista, che da tempo si cimenta in<br />

complicate e segr<strong>et</strong>e sperimentazioni sul «modo di far la fornace»<br />

(come avrebbe d<strong>et</strong>to Cipriano Piccolpasso), e poi da<strong>ll</strong>’amico Maurizio<br />

Tittare<strong>ll</strong>i Rubboli, che continua con risultati ecce<strong>ll</strong>enti la tradizione familiare<br />

dei lustri d’ispirazione mastrogiorgesca.<br />

Così, oltre a<strong>ll</strong>a lucentezza propria di certi smalti, vernici, crista<strong>ll</strong>ine,<br />

assistiamo ne<strong>ll</strong>e opere de<strong>ll</strong>a nostra artista a<strong>ll</strong>a frequente applicazione<br />

di lustri ai resinati, in genere soprammessi a<strong>ll</strong>e campiture cromatiche,<br />

ma anche a<strong>ll</strong>’uso ricorrente di lustri in vernice di tonalità ramata<br />

oppure dorata. Onnipresenti risultano inoltre i riflessi m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>ici d’oro<br />

e altre m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>izzazioni de<strong>ll</strong>o smalto ne<strong>ll</strong>e scale del grigio e del nero.<br />

Talvolta (ad esempio in una be<strong>ll</strong>a brocca del 2008) l’Angeloni ricorre<br />

addirittura a<strong>ll</strong>’uso di ‘puntature’ con veri e propri fili di rame, così<br />

come alcuni panne<strong>ll</strong>i risultano posati con delicatezza su tavole lignee<br />

col fondo interamente ricoperto di foglie d’oro.<br />

Le iridescenze madreperlacee, i riverberi, le riflessature e le cangianze<br />

m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>iche si estendono a volte a<strong>ll</strong>’intera superficie de<strong>ll</strong>’opera, in altri<br />

casi occupano campiture più o meno grandi, non sempre lisce, anzi<br />

spesso caratterizzate da segni impressi oppure da fitti ornati eseguiti<br />

con la tecnica de<strong>ll</strong>o ‘scanso’. Lustri rosso rame e riflessi dorati fanno<br />

risplendere anche inserti filiformi e minuti, applicazioni, borchie, o<br />

4<br />

rendono vibrante il frastaglio dei bordi di queste ceramiche preziose.<br />

Gli eff<strong>et</strong>ti de<strong>ll</strong>a rifrazione e de<strong>ll</strong>a riflessione de<strong>ll</strong>a luce su superfici con<br />

lucentezza m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>ica si combinano con i colori dominanti e accessori<br />

degli smalti, di forte impatto timbrico, e più di una volta si sovrappongono<br />

ad essi, originando così sfavi<strong>ll</strong>ii improvvisi e delicati veli madreperlacei<br />

su una policromia accesa, vivace, splendente.<br />

La brocca<br />

Per intendere le qualità di questo lavoro bisogna rifarsi al suo mode<strong>ll</strong>o,<br />

vale a dire a<strong>ll</strong>e brocche elaborate da<strong>ll</strong>’autrice per l’edizione 2003<br />

di ‘Brocche d’Autore’, poi rip<strong>et</strong>ute con varianti e reinterpr<strong>et</strong>ate in successive<br />

occasioni.<br />

In tutti questi casi Lucia Angeloni ha trasformato la brocca dei Ceri in<br />

un manufatto ricchissimo e raffinato, la cui decorazione abbondante<br />

sembra riecheggiare il clamore de<strong>ll</strong>a festa. I partiti e gli elementi<br />

ornamentali si richiamano generalmente a<strong>ll</strong>a tradizione e a<strong>ll</strong>a storia<br />

eugubina; la tecnica ‘a scanso’, peculiare de<strong>ll</strong>’autrice, è utilizzata per<br />

simulare e interpr<strong>et</strong>are modernamente i decori ‘par enlevage’ de<strong>ll</strong>a<br />

maiolica cinquecentesca di Gubbio. A<strong>ll</strong>a tradizione del riverbero a<strong>ll</strong>udono<br />

i lustri ai resinati e i riflessi dorati. La brocca, pur mantenendo<br />

la sua forma usuale, è sottoposta a strappi, lacerazioni, deformazioni<br />

plastiche e, successivamente, a vere e proprie ricuciture, quasi sia<br />

stata frammentata e poi ricomposta. Si vuole, insomma, prefigurare<br />

la sorte ineluttabile di questo contenitore, destinato a essere rotto in<br />

mi<strong>ll</strong>e pezzi al momento de<strong>ll</strong>’‘alzata’.<br />

Tale sovrabbondanza ornamentale e tale frastuono perc<strong>et</strong>tivo vengono<br />

meno ne<strong>ll</strong>a brocca ora esibita da<strong>ll</strong>’Angeloni. La foggia è sempre animata<br />

da lacerazioni, sfrangiature, irregolarità che rendono singolare<br />

e avvincente il ‘contenitore rituale’. Anzi, a<strong>ll</strong>a forma de<strong>ll</strong>e brocche già<br />

prodotte si aggiungono nel nostro esemplare que<strong>ll</strong>e specie di frappature<br />

che invadono il ventre del vaso, complicandone mirabilmente la t<strong>et</strong>tonica<br />

e rendendone vibrante di chiaroscuri la tormentata superficie.<br />

L’eff<strong>et</strong>to che ne sortisce è sorprendente. La brocca sembra fatta di<br />

‘stracci dorati’, e proprio per questo esibisce, come una Cenerentola,<br />

tutta la sua regalità. La superficie lustrata in oro ci appare come una<br />

preziosa landa desertica, di natura quasi siderale, ne<strong>ll</strong>a quale le ribo<strong>ll</strong>iture<br />

richiamano i crateri di una luna lontana, ed i frastagli sembrano<br />

i canyon irraggiungibili di qualche sperduto pian<strong>et</strong>a.

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