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ll Catalogo della mosta "LUMEN et SPLENDOR" - Allegra combriccola

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di Cesare Coppari<br />

“Tu, Šerfo Marzio, e tu, Prestota Šerfia di Šerfo Marzio, impaurisci e<br />

fa tremare, sconfiggi e distruggi, uccidi e annienta, ferisci e trafiggi,<br />

imprigiona e m<strong>et</strong>ti in catene la Città di Tadino, que<strong>ll</strong>i del territorio di<br />

Tadino”. Nel dare un fondamento storico a<strong>ll</strong>a tensione e a<strong>ll</strong>a diffidenza<br />

che l’incontro tra eugubini e gualdesi ancora oggi spesso produce,<br />

la purificazione lustrale de<strong>ll</strong>’esercito tota iouina descritta ne<strong>ll</strong>e celebri<br />

Tavole Eugubine parrebbe rendere poco felice la scelta di Lucia Angeloni<br />

da Gubbio di far lustrare alcune sue ceramiche a Maurizio Tittare<strong>ll</strong>i<br />

Rubboli da Gualdo e, ancor più, la decisione dei due maiolicari<br />

di esporre insieme parte de<strong>ll</strong>a loro recente produzione. Senza contare<br />

che, più ancora de<strong>ll</strong>e cerimonie de<strong>ll</strong>a lustrazione, l’arte del lustrare le<br />

ceramiche ha a lungo rappresentato un terreno di sfida e di reciproco<br />

sosp<strong>et</strong>to tra le due città. Storia di misteri e di scoperte, di spie e di<br />

agenti doppi, que<strong>ll</strong>a del lustro è però anche una storia di relazioni e di<br />

co<strong>ll</strong>aborazioni, di cooperazioni e di incontri, di contatti e di ibridazioni<br />

culturali, tanto più proficui quanto più improbabili e inasp<strong>et</strong>tati. Tale<br />

appare l’esperienza fondamentale per lo sviluppo del lustro in Italia,<br />

e perciò capace di assumere carattere esemplare per generazioni di<br />

maiolicari eugubini e gualdesi, que<strong>ll</strong>a di Mastro Giorgio Andreoli.<br />

Mastro Giorgio e Gubbio, un incontro felice<br />

Carola Fiocco e Gabrie<strong>ll</strong>a Gherardi (1996; 1998) hanno portato ulteriori<br />

prove a<strong>ll</strong>’ipotesi secondo cui i ceramisti eugubini padroneggiavano<br />

la tecnica del lustro prima che i frate<strong>ll</strong>i di Intra, Giorgio e Salimbene, si<br />

stabilissero in terra umbra attraverso la probabile esperienza pavese,<br />

dove avrebbero appreso ad impreziosire le maioliche con rivestimenti<br />

dorati e argentati ottenuti a fumaggio. Una precocità ne<strong>ll</strong>a sperimentazione<br />

de<strong>ll</strong>e iridesenze alchemiche testimoniata da documenti<br />

di scavo e di archivio, oltre che da<strong>ll</strong>’emergenza del nome di Giacomo<br />

di Paoluccio, il vasaio di Gubbio già perito ne<strong>ll</strong>’arte de<strong>ll</strong>e m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>iche<br />

cangianze con cui i due lustratori lombardi si associarono da<strong>ll</strong>a fine<br />

degli anni ottanta del Quattrocento. Se è possibile che l’importanza<br />

iniziale di Giorgio sia stata un po’ esagerata, non bisogna tuttavia cadere<br />

ne<strong>ll</strong>’eccesso opposto, facendo del lustro un prodotto totalmente<br />

autoctono. Al pari di ogni autentica riuscita est<strong>et</strong>ica, l’arte di Mastro<br />

Giorgio non è che l’esito d’un felicissimo incontro tra una personalità<br />

straordinariamente dotata e una situazione particolarmente sensibile<br />

e favorevole a<strong>ll</strong>o sviluppo de<strong>ll</strong>a maiolica a lustro.<br />

La ripresa storicistica: dal primato eugubino a que<strong>ll</strong>o gualdese<br />

È dunque facendo aggio su una realtà ben più complessa che l’otto-<br />

2<br />

centesco interesse storico-artistico e antiquario per le misteriose iridescenze<br />

del Rinascimento ha consegnato ai nostri giorni un Mastro<br />

Giorgio solitario e geniale iniziatore de<strong>ll</strong>a celebre fabbrica di lustri eugubina.<br />

“E se egli non fu l’inventore dei riflessi m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>ici, giacché li troviamo<br />

su<strong>ll</strong>e stoviglie arabe, Mastro Giorgio seppe spingere quest’arte<br />

al suo maggior splendore. Aumentò il numero de<strong>ll</strong>e tinte, perfezionò<br />

la doratura, e nei colori a iride ebbe una mirabile specialità. Le sue<br />

opere così erano ricercatissime e il fanatismo che si è svegliato in questi<br />

ultimi tempi verso le maioliche di Gubbio ha il suo perché ne<strong>ll</strong>’abilità,<br />

da tutti riconosciuta, di Mastro Giorgio”.<br />

Così Alfredo Melani nel secondo volume del suo Decorazione e industrie<br />

artistiche, uno dei tanti manuali diffusi a<strong>ll</strong>a fine del XIX secolo,<br />

quando non rimaneva che il ricordo di quei XII viri eugubini arti Geogii<br />

restituendae che erano riusciti ne<strong>ll</strong>’impresa di riaccendere per primi in<br />

Italia, insieme a Giusto Giusti de<strong>ll</strong>a Ginori di Doccia, i fuochi alchemici<br />

del loro i<strong>ll</strong>ustre concittadino. Un primato figlio anch’esso d’un felice<br />

incontro: da Giovanni Spinaci ad Antonio Passalboni, alcuni dei protagonisti<br />

de<strong>ll</strong>a ripresa storicistica locale erano, al pari di Mastro Giorgio,<br />

forestieri fattisi eugubini.<br />

E proprio dai risultati dei concittadini de<strong>ll</strong>’Andreoli trasse vantaggio il<br />

marchigiano Paolo Rubboli nel consegnare a Gualdo Tadino il grido<br />

in que<strong>ll</strong>’arte in cui Gubbio aveva a lungo tenuto il campo. Forse da<br />

Luigi Carocci, indubbiamente da<strong>ll</strong>o stesso Passalboni, anche se è ad<br />

un altro eugubino, Marino Pieri, che le recenti indagini di Marine<strong>ll</strong>a<br />

Caputo (2010) impongono di assegnare un ruolo d<strong>et</strong>erminante ne<strong>ll</strong>a<br />

formazione di Paolo, ben prima del suo definitivo trasferimento nel<br />

centro umbro con la moglie Daria, verso la m<strong>et</strong>à de<strong>ll</strong>’ottavo decennio<br />

de<strong>ll</strong>’Ottocento.<br />

Aldo Ajò e la Soci<strong>et</strong>à Ceramica Umbra “Paolo Rubboli”<br />

Ciò che l’iniziatore de<strong>ll</strong>a ceramica a lustro gualdese prese da Gubbio,<br />

i successivi membri de<strong>ll</strong>a famiglia seppero restituire con gli interessi<br />

ne<strong>ll</strong>a complessa personalità di uno dei più grandi ceramisti italiani del<br />

Novecento, Aldo Ajò. Fu Lorenzo Rubboli a volere il giovane eugubino<br />

dir<strong>et</strong>tore artistico de<strong>ll</strong>a gualdese Soci<strong>et</strong>à Ceramica Umbra “Paolo<br />

Rubboli”. Frequentatore dei Vase<strong>ll</strong>ari eugubini “Mastro Giorgio” del<br />

salernitano Ilario Ciaurro, testimone de<strong>ll</strong>e sperimentazioni di Polidoro<br />

Benveduti e al corrente de<strong>ll</strong>e vicende de<strong>ll</strong>a sede eugubina de<strong>ll</strong>a stessa<br />

SCU, chiusa ne<strong>ll</strong>a prima m<strong>et</strong>à degli anni venti del Novecento, Ajò<br />

dov<strong>et</strong>te probabilmente avere già avuto modo di apprezzare ceramiche<br />

decorate con la tecnica del lustro m<strong>et</strong>a<strong>ll</strong>ico prima del soggiorno

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