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366 BULLETTINO DELL' ISTITUTO DI DIRITTO ROMANO ' c. Senatus consuUum hoc factum est: A(nte) d{iem) XVII kal{endas) Nov{emhres) in comitio. Scrihendo adfuerunt T. Maenius T. f{ìlnis) Lem{onia)^ Q. Ran- cius Q. f(ilius) Claud{ia), C. Visellius C. f{iUus) Quir(ina) Varrò. Quod M. Liicullus C. Cassrus co{n)s{ules) causa cognita rei- tiderunt de agro Oropio et publicanis cognovisse se: Oropiorum quoque agrum exceptum videri esse ex ìege locationis^ non videri puhlicanos eis frui, ita, ut eis e re publica fideque sua visum esset, censuere. MoMMSEN, Hermes XX [1885] p. 268 segg. Bruns, Fontes etc. p. 162 segg. ViERECK, Sermo graecus n. XVIII. Dal documento (B II Un. 42-51) appare che Sulla, trovandosi in Grecia, emanò un decreto, col quale, sciogliendo un voto fatto per la vittoria e il futuro dominio dei Komani, donava al tempio d'Amphiaraus in Oropus non solamente il territorio intorno per la misura di 1000 piedi quadrati, ma anche il tributo e i dazi d'en- trata, che gli Oropii avrebbero dovuto altrimenti pagare a Roma. La qual cosa importava che i pubblicani romani della provincia dell'Achaia non avessero più diritto di prendere in appalto quelle rendite. Queste poi eran destinate, per lo stesso decreto, ad una festa annua di sacrifici e spettacoli in onore di quella divinità. Erano pure eccettuate le rendite delle possessioni spettanti ad Her- modoros, sacerdote di Amphiaraus, come colui che personalmente amicus del popolo Romano, godeva della immunità. Che questo decreto sia da porsi nel 668-86 a. Cr., cioè nell'anno in cui Sulla, portando guerra a Mithridates, lo vinse nella battaglia di Chaeronea (Appian. Mithrid. 41. Plut. Sulla 15 segg.VELL. 2, 23 etc), è più che probabile; tanto maggiormente che nello stesso anno, dopo la presa d'Atene e quella vittoria, vediamo Sulla donare ai templi di
l'arbitrato pubblico presso I ROMANI 367 Giove in Olympia, d'Apollo in Delphi e di Esculapio in Epidauro la metà del territorio di Tebe (Plut. Sulla 12. 19. Appian. Mi- thrid. 54. Paus. 9, 7). Pochi anni più tardi, nel 674-80 a. Cr. essendo consoli lo stesso Sulla e Q. Caecilius Metellus Pius (Cic. Verr, 3, 50. Gell. 15, 28. Appian. heìl. civ. 1, 103 etc), quel decreto fu presentato al senato e dal medesimo ratificato (B II lin. 52-59), senza dubbio per im- pedire che fosse revocato dal governatore della provincia. Ma essendo sorta una controversia tra la città di Oropus e i publicani romani circa l'interpretazione di quel decreto (ciò risulta implicitamente dal documento), gli Oropii inviano ai consoli e al senato in Roma tre legati, il suddetto sacerdote Hermodorus, Alexi- demus e Demaenetus, per far valere le loro ragioni. Ciò avvenne nell'anno 680-74 a. Cr., come si vede dal documento (A lin. 3-5), che ci dà i nomi di quei due consoli, L. Licinius (LucuUus) e M. Aurelius (Cotta) (Cic. Verr. 2, 5, 13. Edtrop. 6, 6. Plut. LucuìI. 5 etc), e mostra come essi avessero allora dal senato la delegazione di giudicare con la riserva, che la sentenza fosse poi ratificata dal senato stesso. E nell'anno seguente, 681-73 a. Cr., essendo consoli M. Teren- tius Varrò Lucullus e C. Cassius Longinus (Cic. prò Cluent. 49; Verr. 3, 23. Oros. 5, 24 etc), nominati al principio della iscrizione, ai 14 d'ottobre, nella basilica Porcia al foro Romano, i medesimi consoli, assistiti da un consiglio di 15 senatori, procedono alla tratta- zione della lite, di cui quella ci conserva il contenuto insieme coi documenti prodotti dalle parti, compreso lo stesso decreto di Sulla e il senatoconsulto che lo confermava (.V lin. 5-59). I legati di Oropus si appellano al contratto di appalto dei publicani, da cui erano esclusi il territorio donato da Sulla al tempio e il tributo fondiario (A lin. 16-23). D'altra parte L. Domitius Ahenobarbus, quello che fu poi console nel 700-54 a. Cr. (Diumann, Ge,sch. Jiouis 3 p. 17), come avvocato dei publicani si appella anch'esso a quel contratto d'appalto e sostiene (A lin. 24-29), che dal medesimo erano esclusi solo i territori concessi da Sulla agli dei immortali (cioè quelli di
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