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bullettino dell' istituto di diritto romano - World eBook Library

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l'arbitrato pubblico presso I ROMANI 237<br />

prolungare, non <strong>di</strong> abbreviare il termine, usandone liberamente<br />

e per qualunque motivo <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento proprio, purché ne <strong>di</strong>a<br />

comunicazione alle parti. ^<br />

Più ancora che l'arbitrato privato, è sciolto da ogni vincolo<br />

<strong>di</strong> tempo il pubblico, principalmente nella forma sua internazio-<br />

nale e federale. La qual cosa, non meno che il luogo del giu<strong>di</strong>zio,<br />

<strong>di</strong>pende dalla circostanza, che, non fondandosi esso sopra un vero<br />

e formale compromesso, ma sul ricorso delle parti allo Stato ar-<br />

bitro, è naturale che quelle non abbiano facoltà <strong>di</strong> porre a questo<br />

un termine per la sentenza. Quanto al giu<strong>di</strong>zio innanzi al senato,<br />

se per altri negozi pubblici, e per gli stessi giu<strong>di</strong>zi penali trattati<br />

da esso, non vi è determinazione alcuna <strong>di</strong> tempo, ^ tanto meno<br />

vi sarà stato per la funzione arbitrale. Altrettanto si può affer-<br />

mare anche circa i giu<strong>di</strong>zi innanzi all' imperatore. ìN^on è impro-<br />

babile però che nell'arbitrato amministrativo, soprattutto quando<br />

il processo aveva luogo avanti all'imperatore o ai governatori<br />

delle Provincie, si siano più o meno strettamente seguite le<br />

stesse norme della procedura civile. Delle tre sentenze pronun-<br />

' « Labeo ait, sì arbiter, cum in compromisso cautUm esset, ut eadem<br />

<strong>di</strong>e de omnibus sententiam <strong>di</strong>ceret et ut posset <strong>di</strong>em proferre, de quibusdani<br />

rebus <strong>di</strong>eta sententia, de quibusdam non <strong>di</strong>eta <strong>di</strong>em protulit: valere prola-<br />

tionem sententiaeque eius posse impune non pareri, et Pomponius probat<br />

Labeonis sententiam, quod et mihi videtur : quia officio in sententia fun-<br />

ctus non est. Haec autem clausula <strong>di</strong>em compromissi proferre nullam<br />

aliam dat arbitro facultatem quam <strong>di</strong>em prorogan<strong>di</strong> : et ideo con<strong>di</strong>cionem<br />

primi compromissi neque minuere neque immutare potest » etc. (Dig. 4,<br />

8, 25 pr. § 1) cfr. Dig. 4, 8, 12; 4, 8, 16, 1 ; 4, 8, 83. Cic. ad fam. 12, 30.<br />

* A <strong>di</strong>fferenza che pei comizi, pel senato non v'erano giorni legalmente<br />

destinati alle sue adunanze, le quali potevano aver luogo cosi nei <strong>di</strong>es<br />

fastif come nei nefasti. Fu Augusto che introdusse una limitazione in ciò,<br />

stabilendo che per regola il sanato si radunasse due volte in ogni mese,<br />

al principio e alla metà (cfr. Mommsen, liàm. Staatsrecht 3 p. 921 segg.).

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