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diluvio universale faccia da veejay london busker - Urban

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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />

LONDON BUSKER<br />

SE I SUONATORI DI STRADA NON SONO MUSICISTI PER CASO<br />

DILUVIO UNIVERSALE<br />

ISPIRATO DA MICHELANGELO CI HA PROVATO ANCHE DAVID LACHAPELLE<br />

FACCIA DA VEEJAY<br />

È QUELLA (DA SCHIAFFI) DI CARLO PASTORE: IN ONDA SU MTV<br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 01/10/07 • EURO zero<br />

62<br />

OTTOBRE


16<br />

20<br />

URBAN<br />

REDAZIONE<br />

Mensile - Anno VII, Numero 62 - 01.10.07<br />

www.urbanmagazine.it<br />

re<strong>da</strong>zione@urbanmagazine.it<br />

direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

caposervizio: FLORIANA CAVALLO<br />

f.cavallo@urbanmagazine.it<br />

segreteria di re<strong>da</strong>zione: ROSY SETTANNI<br />

r.settanni@urbanmagazine.it<br />

24<br />

presidente: GIORGIO GIANNINO VALERIO<br />

amministratore delegato: BRUNO LOMMI<br />

consiglieri: LUCA TRAVERSO<br />

URBAN via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

Testata del gruppo CITY ITALIA S.P.A.<br />

distribuzione: ALBATROS 2001 S.r.l. (tel. 02-45713752)<br />

fotolito: BODY&TYPE<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />

13<br />

(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />

#62<br />

URBAN<br />

OTTOBRE<br />

7 EDITORIALE 9 DREAMS 11 WOMEN<br />

13 LONDON BUSKER<br />

di Daniela de Rosa / foto: Beatrice Tartarone<br />

16 IL DILUVIO LACHAPELLE<br />

di Francesca Bonazzoli / foto: David LaChapelle<br />

20 SOTTO I WAYFARER<br />

di Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini<br />

24 PRATO ALL’INGLESE<br />

di Ciro Cacciola / foto: Alberto Bernasconi<br />

28 NAPOLI PRIDE<br />

di Ciro Cacciola / foto: Cesare Cicardini<br />

30 MODA TRA LE RIGHE<br />

foto: Marta Piazza<br />

39 HALLOWEEN SHOP<br />

di Maria Broch<br />

PUBBLICITÀ<br />

Direzione:<br />

sales manager:<br />

AUGUSTA ASCOLESE<br />

a.ascolese@urbanmagazine.it<br />

key account:<br />

ALFONSO PALMIERE<br />

a.palmiere@urbanmagazine.it<br />

GIORGIA FRACCAPANI<br />

g.fraccapani@urbanmagazine.it<br />

URBAN<br />

via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />

tel. 02-48519718<br />

fax 02-48518852<br />

Triveneto<br />

SANDRO CASTELLI, CINZIA FIORINI<br />

Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />

tel. 045-8003436 / fax 045-8015484<br />

mail: studiocastelli@email.it<br />

30<br />

cover: foto di David LaChapelle<br />

URBAN 5


53<br />

GUIDA<br />

50 FILM QUANDO A MENTIRE SONO I PROPRI OCCHI<br />

53 LIBRI LA REDAZIONE? È AI CARAIBI<br />

54 MUSICA LA RIBALTA È ANCORA DI DUE VECCHIE VOLPI<br />

57 TEATRO SUL PALCO LA STORIA<br />

59 ARTE SURPRISING LONDON<br />

61 NIGHTLIFE AL BRANCALEONE SI SUONA L’ELECTRO DOC<br />

62 FOOD MILANO UNO SHOW PER OCCHI E PALATO? LA PIASTRA<br />

64 FOOD ROMA NUOVA FUSION? SUSHI & CUCINA NAPOLETANA<br />

66 FOOD TORINO OZIO A TAVOLA? SE LO CHEF È CREATIVO<br />

67 FOOD VENETO LA REGOLA: NEL PIATTO MAI PIÙ DI TRE GUSTI<br />

68 FOOD BOLOGNA IN TAVOLA L’AFRICA CHE CI STA DI FRONTE<br />

69 FOOD NAPOLI sorbillo 3: la pizza è di origine divina<br />

71 UNURBAN SE NON NEVICA MAI<br />

59<br />

OTTOBRE 62<br />

hanno collaborato con noi:<br />

50<br />

alvvino<br />

alberto bernasconi<br />

francesca bonazzoli<br />

bruno boveri<br />

maria broch<br />

55<br />

ciro cacciola<br />

sasha carnevali<br />

cesare cicardini<br />

<strong>da</strong>niele coppi<br />

<strong>da</strong>niela de rosa<br />

URBANEDITORIALE<br />

BALZI IPERURBANI<br />

Questo mese <strong>Urban</strong> ha viaggiato come non mai. Tutto è<br />

cominciato a Napoli nel Bosco di Capodimonte, quando<br />

assistendo a una partita di cricket sdraiati su un impeccabile<br />

prato all’inglese abbiamo rilevato un varco spazio-temporale<br />

per Hyde Park. Siamo an<strong>da</strong>ti sul posto a in<strong>da</strong>gare e ci siamo<br />

ritrovati nei tunnel della metropolitana di Londra, dove abbiamo<br />

ascoltato i musicisti di stra<strong>da</strong>, che qui suonano <strong>da</strong> “professionisti”.<br />

Siamo quindi stati risucchiati <strong>da</strong>gli ultimi scatti del fotografo<br />

David LaChapelle, che firma la nostra copertina, e per una<br />

curiosa combinazione ci siamo ritrovati a rimirar la volta della<br />

Cappella Sistina a Roma. Poi il look <strong>da</strong>nnatamente Eighties<br />

del giovanissimo <strong>veejay</strong> Carlo Pastore ci ha fatto respirare<br />

nuovamente l’atmosfera bizzarra di quegli anni. In città, i confini<br />

e le distanze nello spazio ma anche nel tempo si fanno sempre<br />

meno scontati. Per non perdersi questi incredibili balzi iperurbani,<br />

basta salire sul numero di ottobre. Benvenuti a bordo!<br />

ALBERTO CORETTI<br />

a.coretti@urbanmagazine.it<br />

faust<br />

marco guerra<br />

paolo madeddu<br />

maurizio marsico<br />

cinzia negherbon<br />

mirta oregna<br />

marcella peluffo<br />

marta piazza<br />

igor principe<br />

leo rieser<br />

francesca rove<strong>da</strong><br />

laura ruggieri<br />

beatrice tartarone<br />

lorenzo tiezzi<br />

marta topis<br />

URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />

URBAN 7


A PELO<br />

D’ACQUA<br />

URBANDREAMS<br />

LA CITTÀ CHE NON C’È<br />

di Daniele Coppi<br />

New York, USA – Una torre-museo a sud di Manhattan per celebrare il carattere urbano e cosmopolita<br />

di New York: questa la sfi<strong>da</strong> lanciata <strong>da</strong> Arquitectum, geniale agenzia internazionale la cui mission<br />

è stimolare la creatività di architetti e designer per ottenere progetti d’eccellenza. Duecentottanta i<br />

partecipanti alla gara che poche settimane fa ha visto premiare le idee vincitrici. Tra queste, ha meritato<br />

una menzione speciale il gruppo italiano capitanato <strong>da</strong> Stefano Castagni: la loro torre panoramica,<br />

che a diverse altezze ospita biblioteca, auditorium, museo e terrazze, svetta sul molo come un<br />

faro marittimo, naviga leggera sullo skyline di New York e si erge in una maglia metallica color oro<br />

che ne esalta gli effetti luminosi. Celle foto-voltaiche che generano corrente elettrica e strutture sommerse<br />

che trasformano i moti ondosi in energia sono, insieme all’utilizzo di materiali di riciclo, alcuni<br />

degli accorgimenti pensati nell’ottica di un progetto eco-sostenibile.<br />

Delft, Olan<strong>da</strong> – Delft, l’affascinante<br />

ULTIMASTAZIONE<br />

cittadina dei Paesi Bassi, si tuffa nel<br />

futuro tutta vestita di vetro trasparente<br />

e tecnologico, così come l’hanno<br />

pensata gli ormai celeberrimi architetti<br />

dello Studio Mecanoo. Vittoriosi nel<br />

concorso indetto per la creazione dei<br />

nuovi uffici municipali e della nuova<br />

stazione ferroviaria della città, hanno<br />

<strong>da</strong>to vita a un progetto che esaltasse<br />

le due facce di Delft, il passato certamente,<br />

ma soprattutto il futuro. E se la<br />

storia riemerge <strong>da</strong>lle scene dipinte in<br />

blu “Delft” sul soffitto a volta che corona<br />

la struttura della stazione e <strong>da</strong>lle<br />

incisioni sulle vetrate che ricor<strong>da</strong>no<br />

gli intricati vicoli del centro antico, il<br />

domani è testimoniato <strong>da</strong>l vetro, trasparente<br />

e democratico, che circon<strong>da</strong> il<br />

complesso, lasciando intravedere spazi<br />

e attività interne, mentre un ticket digitale<br />

sulla <strong>faccia</strong>ta informa, tra i riflessi<br />

del cielo di Vermeer, i viaggiatori su<br />

orari e news.<br />

URBAN 9


© Marcella Peluffo<br />

URBANWOMEN<br />

di Faust<br />

CI SONO AMICI E AMICI<br />

All’occorrenza è sempre meglio<br />

avere qualcuno su cui contare<br />

Esistono veramente. E sempre più donne ne fanno<br />

ricorso. Sono gli amici che nel momento del bisogno<br />

– di quel bisogno – sono sempre pronti a <strong>da</strong>rti una<br />

mano. Perché purtroppo capita, anche tra le cacciatrici<br />

più esperte e fortunate, che in qualche periodo<br />

dell’anno la pre<strong>da</strong> sfugga e a furia di non cacciare si<br />

finisca che non si mangi. E la fame, allora, sale.<br />

Molte single che non ricorrono o non si accontentano<br />

di ricorrere all’autoaiuto per affrontare i tempi di<br />

carestia si sono attrezzate con un “vivaio personale”,<br />

costruito con sapienza, pazienza e costanza. Un vivaio<br />

formato <strong>da</strong> ex fi<strong>da</strong>nzati, con i quali ci si è lasciati in<br />

buoni rapporti, coltivati nel tempo come veri amici.<br />

E che, all’occorrenza, arrivano. Basta una telefonata<br />

d’allarme e il pronto soccorso erotico scatta meglio<br />

del 118. A domicilio, gentile, premuroso, fi<strong>da</strong>to, conosciuto<br />

e per giunta già collau<strong>da</strong>to. È una specie<br />

di telefono rosa, solo che chi chiama non denuncia<br />

molestie sessuali, ma l’opposto contrario. E funziona,<br />

perché quanti uomini si tirerebbero indietro <strong>da</strong>vanti a<br />

un’occasione ma che dico facile, assolutamente certa?<br />

Per di più senza dover trovare una scusa per sgattaiolare<br />

fuori <strong>da</strong>lle lenzuola e senza passare <strong>da</strong>lla corvée<br />

delle coccole?<br />

Telefono rosa risponde sempre. A volte suona anche.<br />

Nel senso che capitano anche a loro (gli uomini) periodi<br />

in cui hanno bisogno di “un’amica”. Ma noi siamo<br />

diverse, mica funzioniamo a comando, ci serve l’ispirazione.<br />

E se non c’è, basterà una piccola bugia per farli<br />

desistere: “Scusa, ma sono indisposta”.<br />

È un esempio di quello che è definito “win-to-win”: ci<br />

si gua<strong>da</strong>gna entrambi, noi decidiamo come e quando<br />

e loro hanno la conferma di quella che credono una<br />

delle leggi di natura per eccellenza, ovvero dominare<br />

l’universo femminile intero.<br />

Non è il tentativo di riscal<strong>da</strong>re una minestra. È una cena<br />

con i fiocchi, ma quando finisce, amici come prima.<br />

Anzi, più di prima.<br />

urbanfaust@libero.it<br />

URBAN 11


LONDONBUSKER<br />

Superare un’audizione, rispettare<br />

tempi e posti assegnati e a fine<br />

anno pagare le tasse. A Londra<br />

fare il musicista di stra<strong>da</strong> è un<br />

lavoro vero<br />

testo: Daniela de Rosa<br />

foto: Beatrice Tartarone<br />

Sono le dieci del mattino alla stazione della metropolitana<br />

di South Kensington, Piccadilly Line, centro di<br />

Londra. Impiegati e manager, almeno quelli che si alzano<br />

presto e alle otto sono già dietro le scrivanie, sono<br />

già transitati di qui. Ma Yohanna non è a loro che pensa,<br />

mentre timbra il cartellino, notando che è in ritardo di<br />

cinque minuti. È alle migliaia di turisti che <strong>da</strong> qui a poco<br />

passeranno <strong>da</strong>vanti a lei, diretti verso i musei. Sono<br />

loro, che non hanno fretta, che sono qui per assaporare<br />

Londra con tutta calma, la fonte del suo reddito. Perché<br />

saranno loro a essere irretiti <strong>da</strong>lla musica, a fermarsi<br />

per qualche secondo e a depositare qualche moneta nel<br />

piattino che sta sistemando insieme a cd in vendita, tastiera<br />

e amplificatore, gli usuali strumenti di lavoro.<br />

Yohanna è una degli oltre 400 <strong>busker</strong> che ogni giorno<br />

lavorano sotto la metropolitana di Londra, nei passaggi<br />

URBAN 13


<strong>da</strong> una stazione all’altra o nei corridoi che connettono le<br />

varie linee. Suona <strong>da</strong> quando era bambina, ha studiato<br />

al conservatorio di Vigo e ha deciso che la musica era il<br />

suo mestiere. Ma entrare in un’orchestra non è facile e in<br />

Spagna non aveva opportunità. È arrivata a Londra sette<br />

anni fa con l’idea di suonare per stra<strong>da</strong>, ma la madre,<br />

apprensiva come tutte le mamme mediterranee, non ne<br />

voleva sapere: troppo pericoloso per una ragazza sola.<br />

Poi un amico le ha parlato del progetto <strong>busker</strong>. Ha fatto<br />

un’audizione presso gli uffici competenti di Transport for<br />

London ed è stata accettata. Da tre anni suona in metropolitana,<br />

regolamentata secondo uno schema preciso<br />

che non ammette deroghe. Si possiede un cartellino di<br />

identificazione con nome e cognome, al mattino si accende<br />

il computer, si entra con la propria password e si<br />

vedono quali sono i posti liberi. I più richiesti vanno via<br />

per primi: Piccadilly Circus, Oxford Circus, Marble Arch<br />

sono sempre molto ambiti. South Kensington va bene,<br />

perché è nel Museum District. A Bank non vuole an<strong>da</strong>re<br />

nessuno perché è una stazione troppo polverosa, gli<br />

strumenti si deteriorano, Hammersmith è poco gradita<br />

<strong>da</strong>i <strong>busker</strong>, rimane quasi sempre vuota. Yohanna sceglie<br />

la sua postazione per la giornata e il turno in cui decide<br />

di lavorare. Due ore per volta, <strong>da</strong>lle 10 del mattino fino<br />

a sera, due turni al giorno per un totale di quattro ore,<br />

<strong>da</strong> svolgere, volendo, in momenti diversi e in posti diversi.<br />

Quando arriva deve an<strong>da</strong>re a timbrare il cartellino<br />

<strong>da</strong>l responsabile della stazione e lo stesso quando se ne<br />

va. Motivi di sicurezza: si dovesse evacuare la metropolitana,<br />

bisogna sempre sapere chi c’è e dove. Poi tutto<br />

il resto è nelle sue mani: la musica che vuole suonare,<br />

i soldi che gua<strong>da</strong>gna. Alla fine dell’anno paga le tasse<br />

come self employed, non se la passa male e, in Spagna,<br />

la mamma è contenta. Sta incidendo il suo primo cd e,<br />

chissà, potrebbe anche arrivare la tanto sognata orchestra.<br />

M. (non vuole dire il suo nome completo) ha 28 anni ed<br />

è italiano. Di sera suona il sax soprano nei locali e nei<br />

pub e di giorno viene a suonare in metrò per esercitarsi<br />

un po’. Dove abita i vicini si lamentano del rumore; qui,<br />

perlomeno, può suonare a piacimento e ci gua<strong>da</strong>gna<br />

anche. I suoi cd fatti in casa con il computer rendono<br />

bene. Li vende a 10 sterline e ogni giorno ne vanno via<br />

almeno cinque o sei. Tutti generosi, questi inglesi? O gi-<br />

rano la <strong>faccia</strong> <strong>da</strong>ll’altra parte come gli italiani di Milano e<br />

Roma, quando su una carrozza salgono i soliti rom con<br />

fisarmonica e piattino? “La gente ama un po’ di musica<br />

sotto il metrò, soprattutto se è buona musica”, spiega il<br />

supervisor della stazione di Green Park. “E questi sono<br />

bravi ragazzi, li conosciamo quasi tutti, non <strong>da</strong>nno mai<br />

problemi. Ogni tanto qualche passante viene a chiederci<br />

di fare abbassare un po’ il volume, tutto qui”. Ci<br />

mancherebbe: si rischia che l’autorizzazione a suonare<br />

non venga rinnovata dopo la scadenza annuale, e allora<br />

addio gua<strong>da</strong>gno. Joe Evans, che fa il <strong>busker</strong> <strong>da</strong> quattro<br />

anni e suona le tastiere, conferma che la gente, di fronte<br />

alla buona musica, svuota volentieri le tasche e si ricor<strong>da</strong><br />

ancora quella volta che un passante gli ha lasciato<br />

una banconota turca che non conosceva. Una volta in<br />

banca ha scoperto che valeva circa 90 sterline (130<br />

euro). Grace Solero, look un po’ <strong>da</strong>rk, chitarra rock e una<br />

voce come cristallo, sorride ma non può proprio fermarsi<br />

a parlare: il suo turno dura solo due ore e se smette,<br />

anche solo per cinque minuti, la gente non si fermerà<br />

ad ascoltare e il gua<strong>da</strong>gno della giornata ne risentirà. I<br />

suoi dischi – copertina in cartoncino, una presentazione<br />

quasi <strong>da</strong> negozio – parlano per lei. E poi su myspace c’è<br />

tutto: la musica <strong>da</strong> ascoltare o scaricare, le foto, le <strong>da</strong>te<br />

dei tour, il lancio del primo disco vero e proprio, New<br />

Moon, in ottobre.<br />

Emmanuel Okiai non suona sotto il metrò per assicurarsi<br />

una carriera: viene <strong>da</strong>l Ghana, ha un’età imprecisabile<br />

sicuramente sopra i 60 e si definisce musicista in pensione.<br />

Suonava per tenere allegre le truppe dei sol<strong>da</strong>ti<br />

in Vietnam ma anche in Germania, Austria, Finlandia.<br />

Adesso deve riempire la giornata e arriva tutti i giorni<br />

alla sua postazione con uno strumento diverso; oggi<br />

la chitarra, domani le tastiere, dopodomani, magari, la<br />

tromba. Il suo repertorio? Dalla bossa nova a O sole<br />

mio, a secon<strong>da</strong> di quello che la gente che lo conosce gli<br />

chiede.<br />

Okiai, con il busking, ci campa. Più o meno come tutti.<br />

Ma qualcuno riesce anche a sfon<strong>da</strong>re, visto che due<br />

<strong>busker</strong> hanno suonato <strong>da</strong>vanti alla regina Elisabetta<br />

e altri sono finiti nella band dei Simply Red o nella<br />

English National Opera. Arrivare a orecchie addirittura<br />

regali non è facile, ma tutti hanno l’opportunità di farsi<br />

ascoltare <strong>da</strong> un pubblico vasto tanto quello della rete.<br />

Da luglio 2007 una radio londinese, Capital 95.8, ha<br />

deciso di sponsorizzare il Busking Project e ha lanciato<br />

un sito web, www.buskear.com, nel quale si può vedere<br />

in tempo reale chi sta suonando e dove, si può cercare<br />

il nome del proprio <strong>busker</strong> preferito, vedere gli impegni<br />

dei prossimi giorni, ascoltare la sua musica e, perfino,<br />

donargli qualche spicciolo usando la carta di credito. E<br />

poi c’è qualcuno che li chiama ancora mendicanti…<br />

14 URBAN URBAN 15


Deluge, 2006, part.<br />

IL DILUVIO<br />

LACHAPELLE<br />

Dai seni al silicone di Pamela Anderson<br />

ai corpi dolenti del Diluvio <strong>universale</strong>.<br />

Tutto è iniziato con David LaChapelle<br />

in piedi <strong>da</strong> solo dentro la Cappella<br />

Sistina<br />

testo: Francesca Bonazzoli / foto: David LaChapelle<br />

In un magazzino poco lontano <strong>da</strong> Rebibbia si costruiscono tavole su ordinazione.<br />

Proprio come se fossimo alle Hawaii o in California<br />

Che botta! Trecentocinquanta foto di David LaChapelle,<br />

una dietro l’altra nell’intero piano terra del Palazzo Reale<br />

di Milano, con le loro cromie acide che passano <strong>da</strong>l fucsia<br />

al giallo limone, <strong>da</strong>l rosa all’azzurro come nel più caramelloso<br />

dei luna park disegnati nei libri per bambini, ti<br />

lasciano stordito come Uma Thurman nel film di Tarantino<br />

dopo aver provato ogni sorta di droga. Altro che Candie<br />

in the eye, zucchero per gli occhi, come recita il titolo del<br />

documentario dedicato al fotografo americano <strong>da</strong> Hilka<br />

Sinning. L’antologica di LaChapelle (fino al 6 gennaio, a<br />

cura di Gianni Mercurio e Fred Torres) è piuttosto “a blast”,<br />

una botta, un colpo che ti stordisce per i colori, il lusso, il<br />

sesso, la spettacolarità, l’eccesso, la trasgressione.<br />

A Hollywood, nel mondo ritratto tante volte <strong>da</strong> LaChapelle,<br />

lo chiamano il “Fellini della fotografia” per le sue esagerazioni,<br />

la sua fascinazione per il mondo dello spettacolo<br />

e dell’eccesso e per il suo modo di trasformare il reale in<br />

surreale, che alcuni giudicano kitsch, ma che funziona <strong>da</strong><br />

lente di ingrandimento e svela molte più cose di quante se<br />

ne possano vedere sotto la luce naturale del sole.<br />

Lui dice che delle persone che vengono alle sue sedute<br />

fotografiche non gli interessa molto cogliere l’anima,<br />

quanto piuttosto come sono vestiti o come portano i capelli:<br />

“Dentro siamo tutti uguali, tutti affermiamo di essere<br />

puri e buoni, ma quello che conta è ciò che buttiamo fuori:<br />

non sono interessato alle persone, ma a quello che fanno<br />

e proiettano nel mondo”.<br />

E questo, per quanto paradossale possa sembrare, è il<br />

segreto che lo rende capace di sollevare la maschera<br />

sull’anima dei suoi modelli: mettendo in evidenza i meccanismi<br />

dell’autorappresentazione dei personaggi famosi,<br />

esasperando i mezzi e gli espedienti della loro immagine<br />

pubblica, LaChapelle riesce a svelare l’assurdità e il carattere<br />

effimero, di <strong>faccia</strong>ta, della loro essenza umana.<br />

Così, prima o poi, doveva succedergli quello che gli è<br />

successo: stancarsi del glamour e, come chi abbia fatto<br />

indigestione, cambiare dieta, passare <strong>da</strong>ll’effimero all’eterno.<br />

Dai seni al silicone di Pamela Anderson ai “risvegliati”<br />

che emergono <strong>da</strong> un’acqua purificatrice; <strong>da</strong>lla nullità<br />

esistenziale di Paris Hilton alla potenza sterminatrice<br />

dell’acqua che travolge i templi del consumismo in un<br />

Diluvio <strong>universale</strong> ispirato, anzi quasi ricalcato, <strong>da</strong> quello<br />

dipinto <strong>da</strong> Michelangelo nel soffitto della Cappella Sistina,<br />

in Vaticano.<br />

Sembra un paradosso: il fotografo della leggerezza umana<br />

che si confronta con il pittore della terribilità divina.<br />

Eppure, quando il contatto c’è stato, un anno fa, ha scatenato<br />

il corto circuito.<br />

Le cose sono an<strong>da</strong>te così: <strong>da</strong> tempo LaChapelle rifletteva<br />

16 URBAN URBAN 17


Awakened: Abel, 2007<br />

sulla paura di un’Apocalisse che si percepisce nel nostro<br />

tempo, sul timore di un <strong>diluvio</strong> del futuro che travolgerà<br />

il nostro mondo globalizzato. E così, essendo un fan di<br />

Michelangelo, “il più grande artista pop perché tutti riconoscono<br />

le sue opere”, dice, “ho chiesto di rivedere la<br />

Cappella Sistina, <strong>da</strong> solo, senza turisti. Un’esperienza che<br />

toglie il fiato”.<br />

Il privilegio gli viene concesso e lì avviene una specie di<br />

conversione definitiva, cominciata già con il film Rize. Le<br />

immagini cambiano. I corpi, per esempio: nel Diluvio che<br />

LaChapelle ripropone sul modello di quello michelangiolesco,<br />

non sono più statuari, tonici, contraffatti <strong>da</strong>l silicone e<br />

chirurgicamente modificati in nome della bellezza perfetta,<br />

ma c’è spazio per donne grasse, con i seni cadenti, altre<br />

deformate <strong>da</strong>lla gravi<strong>da</strong>nza, uomini vecchi con la pelle<br />

grinzosa sulla pancia, insomma un’umanità reale e dolente<br />

che cerca di scampare al flagello tendendosi braccia<br />

e mani l’uno verso l’altra. Si aiutano e si chiedono aiuto,<br />

così diversi <strong>da</strong>i Narcisi autoreferenziali del mondo della<br />

mo<strong>da</strong> e dello spettacolo fotografati fino a ora.<br />

“Ho smesso con le foto di mo<strong>da</strong>. È stato divertente nei<br />

miei 20 e 30 anni ma ora la mo<strong>da</strong> non contiene più le<br />

mie idee che sono troppo grandi per una stanza di scarpe<br />

e vestiti. Il feeling se ne è an<strong>da</strong>to e non sento più la<br />

passione. Del resto non sono mai stato veramente parte<br />

di quel mondo: ho sempre tentato di mettere delle storie<br />

e dei concetti nelle mie foto, mentre la mo<strong>da</strong> è ossessionata<br />

<strong>da</strong>lla citazione, ti chiede di imitare gli anni ’60<br />

o ’70, mentre io voglio seguire le mie idee, esprimere i<br />

miei sentimenti e le mie passioni. Insomma ho sempre<br />

voluto essere me stesso e non scherzo quando dico che<br />

non ero amato <strong>da</strong>l fashion system”.<br />

A sentirlo parlare, così serio, vengono i brividi: David<br />

e Michelangelo hanno attraversato un’esperienza simile!<br />

Un periodo giovanile trascorso a inseguire la<br />

bellezza, a vagheggiare la perfezione umana nei nudi<br />

maschili illudendosi di catturarne l’essenza divina attraverso<br />

l’immortalità dell’arte. Poi il periodo di crisi,<br />

che in Michelangelo fu suscitato <strong>da</strong>lla predicazione del<br />

Savonarola e <strong>da</strong>lla frequentazione di amici, come Vittoria<br />

Colonna, che volevano anche a Roma una riforma religiosa<br />

simile a quella attuata nel Nord Europa, che portasse<br />

“DENTRO SIAMO TUTTI UGUALI, TUTTI AFFERMIAMO DI ESSERE PURI E BUONI, MA QUEL CHE CONTA È CIÒ CHE BUTTIAMO FUORI”<br />

a una Chiesa meno corrotta, mon<strong>da</strong>na e venale.<br />

Anche David, stanco della mo<strong>da</strong> e delle bellezze dello<br />

spettacolo, mette in scena e fotografa un suo Diluvio dove<br />

i simboli del piacere e del consumismo crollano a terra: il<br />

tempio casinò di Las Vegas, la città del peccato; il Burger<br />

King, simbolo di un cibo fasullo; Gucci simbolo della vanità,<br />

tutti edifici travolti <strong>da</strong>ll’acqua.<br />

In tar<strong>da</strong> età Michelangelo rinnegò la bellezza e tutta la vita<br />

spesa a riprodurla in statue e dipinti; rinnegò l’arte e si<br />

dedicò a comporre sonetti contorti e involuti come il suo<br />

nuovo dolente stato d’animo. A 43 anni David si mette a<br />

fotografare la serie Museum: musei con i quadri dei grandi<br />

artisti del passato lambiti <strong>da</strong> una misteriosa inon<strong>da</strong>zione<br />

che insidia anche la purezza del marmo di statue neoclassiche,<br />

immagini che richiamano alla mente i sonetti del<br />

genio cinquecentesco toscano quando, riconosciuta la vanità<br />

dell’arte, pregava Dio di fargli avere in odio i beni del<br />

mondo e quelle sue bellezze che tanto coltivava, così <strong>da</strong><br />

poter conquistare la salvezza prima di morire.<br />

Per fortuna David mostra di non saperne niente. Quando<br />

gli spieghiamo la vertiginosa analogia delle sue foto<br />

con i sentimenti del genio fiorentino si limita a dire:<br />

“Michelangelo si faceva sempre domande ed ecco perché<br />

la sua arte è rimasta ancora oggi. Chi ha creato una<br />

bellezza così profon<strong>da</strong> deve essersi fatto delle domande.<br />

Io comunque pensavo all’arte che oggi è diventata un<br />

investimento economico, mentre il suo valore è solo negli<br />

occhi di chi guar<strong>da</strong> e non nel prezzo. Tutto quello che<br />

possediamo in questa vita è preso in prestito a termine:<br />

quando arriverà il <strong>diluvio</strong> i tuoi quadri, i tuoi diamanti, i<br />

tuoi soldi non varranno più niente”.<br />

A questo punto è scontato il richiamo a Michelangelo<br />

anche per la serie Awakened, i risvegliati, che sembra ispirata<br />

anch’essa alla Sistina, questa volta alla grande parete<br />

del Giudizio Universale. Nella parte in basso, <strong>da</strong>nnati e<br />

beati risalgono verso l’alto liberandosi <strong>da</strong> un involucro<br />

immateriale di morte come i risvegliati di LaChapelle risalgono<br />

<strong>da</strong>lla vasca d’acqua dove sono stati immersi.<br />

Allora la doman<strong>da</strong> finale è: potrà David LaChapelle aspirare<br />

a un nome eterno nella storia dell’arte, come quello di<br />

Michelangelo?<br />

URBAN 19<br />

Awakened: Daniel, 2007


SOTTO I<br />

WAYFARER<br />

C’è Carlo Pastore. Calciatore e clarinettista<br />

pentito. Animatore di webzine e festival di musica<br />

alternativa. E, soprattutto, il più giovane vj di Mtv<br />

testo: Maurizio Marsico<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

Se gli <strong>da</strong>i del giovane quasi quasi si offende (“non<br />

sono mica un quattordicenne in giro a far <strong>da</strong>nni con la<br />

mia baby gang”) ma per finta, perché lo sa anche lui di<br />

essere il volto più in erba di Mtv-Italia. Carlo Pastore, di<br />

padre novarese e madre gallurese, classe 1985, poche<br />

primavere dietro le spalle e tante cose <strong>da</strong> fare nell’immediato<br />

futuro. Imprinting lacustre (ha vissuto nei pressi<br />

del Lago Maggiore fino ai 18 anni) e un effervescente<br />

pedigree. Ex calciatore (ha frequentato la scuola calcio<br />

Parma AC), ex musicista (ha studiato clarinetto per otto<br />

anni), ex studente (Mr Liceo del suo istituto), Carlo non è<br />

soltanto un bel faccino <strong>da</strong>lla parlantina sciolta, capace di<br />

farsi tanto piacere e di intortarti con la battuta fulminante,<br />

è soprattutto uno che lo capisci subito che di musica<br />

se ne intende parecchio e che di dischi ne ha macinati<br />

tanti. Uno di quei tipi di cui pensavamo si fosse perso lo<br />

stampino e che per fortuna invece no, esistono ancora.<br />

Insomma un <strong>veejay</strong> (<strong>da</strong> poco più di sei mesi) che conosce<br />

bene ciò di cui parla, e scusate se è poco. Un <strong>veejay</strong><br />

(<strong>da</strong> poco più di sei mesi) che è già stato conduttore dell’Mtv<br />

Day 2007, ossia della manifestazione che qualche<br />

settimana fa ha festeggiato il primo glorioso decennio<br />

dell’emittente con la emme maiuscola. Un <strong>veejay</strong> (<strong>da</strong> poco<br />

più di sei mesi) che è già titolare di una striscia quotidiana<br />

(Your Noise). Una persona con qualcosa <strong>da</strong> dire<br />

che è piacevole stare ad ascoltare. Anche senza video.<br />

Dalla provincia a Mtv com’è avvenuto l’approdo…<br />

“La voglia di fuggire <strong>da</strong>lla provincia è cominciata a 15<br />

anni con i primi concerti e le prime collaborazioni a una<br />

webzine (Rockit) che negli anni è diventata punto di riferimento<br />

di certa musica alternative. Poi dopo le superiori<br />

sono arrivato a Milano e mi sono iscritto alla facoltà<br />

di Storia che ho frequentato per modo di dire perché le<br />

collaborazioni part-time nel frattempo erano diventate<br />

full e tra le varie cose organizzavo pure MiAmi, il festival<br />

culto della musica indipendente milanese. Poi la telefonata<br />

di un amico che mi annunciava il casting di Mtv per<br />

un volto nuovo di una trasmissione indie-oriented ma<br />

non troppo e che non scorderò mai: man<strong>da</strong> il tuo curriculum,<br />

man<strong>da</strong> la tua foto e… non si scherza più”.<br />

A quale <strong>veejay</strong> della Old School ti senti particolarmente<br />

affine?<br />

“A tutti e a nessuno. Quando ero ragazzino ho ammirato<br />

molto il modo di condurre Brand New di Massimo<br />

Coppola. Ma stimo anche altri. Paola Maugeri per l’impegno,<br />

Enrico Silvestrin insuperabile nei live e il NonGio,<br />

vero intrattenitore rock ‘n’roll”.<br />

20 URBAN URBAN 21


La musica e i modi di riprodurla sono in continua<br />

evoluzione…<br />

“Si è ormai affermata la cultura del random, fortemente<br />

legata al formato mp3 e alla generazione iPod.<br />

Ascoltiamo più musica, ma ne conosciamo meno; conosciamo<br />

più artisti, ma solo per due-tre canzoni. Questo è<br />

buono per le band che vogliono emergere, e che prima<br />

avevano le strade sbarrate: internet ne ha moltiplicato<br />

le potenzialità. Da ascoltatori poi abbiamo potuto scoprire<br />

molta più musica, anche bella, spesso purtroppo<br />

nascosta. Ma sul fatto che ne avessimo bisogno non ne<br />

sono poi tanto convinto... È opportuno invece saper parlare<br />

il linguaggio del proprio tempo. Band come Arctic<br />

Monkeys o dj come Calvin Harris hanno saputo emergere<br />

lo stesso, perché il talento in fondo è più importante<br />

dei mezzi con il quale viene diffuso. Se mi permetti,<br />

però, vorrei dire che io amo la musica e penso che nessuno<br />

e nessun discorso su mercato e balle varie potrà<br />

togliere al disco, inteso come percorso di canzoni, il suo<br />

ruolo e il suo fascino”.<br />

Ma a te come piace ascoltarla?<br />

“La ascolto in qualsiasi condizione, ma sono <strong>da</strong>vvero<br />

infastidito <strong>da</strong>gli impianti che tagliano frequenze e restituiscono<br />

le canzoni come fossero un’immagine pixelata.<br />

Hai presente? Adoro gli estremi e passo con somma<br />

gioia <strong>da</strong>lla dimensione intima dove si esplorano i dettagli<br />

della cuffia, fino all’impianto hi-fi esagerato e sparato<br />

“POI LA TELEFONATA DI UN AMICO CHE MI ANNUNCIAVA IL CASTING DI MTV PER UN VOLTO NUOVO E CHE NON SCORDERÒ MAI”<br />

a tutto volume che stimola gli esercizi di air guitar”.<br />

Non mi dirai che ti sei comprato il game…<br />

“Guar<strong>da</strong> che io le mie belle esecuzioni di air guitar me<br />

le sono sempre fatte senza gioco, poi quando è uscito<br />

l’ho provato in trasmissione. È fortissimo, un gioco che<br />

spacca”.<br />

In un certo senso <strong>da</strong> ascoltatori ci stiamo trasformando<br />

in prosumer e vogliamo interagire con tutto.<br />

Second Life, Wikipedia eccetera. Com’è fare il <strong>veejay</strong><br />

nell’epoca di You Tube ?<br />

“Non posso fare paragoni con il passato perché io nel<br />

passato non facevo il <strong>veejay</strong>. Devo dire che è sempre<br />

un piacere, questo sì. Anche se la gente che gira su Mtv<br />

non si sintonizza più soltanto per il videoclip, ma per<br />

qualcosa in più. Questa è stata la forza di questo canale:<br />

saper offrire non solo la musica, ma i valori e i contenuti<br />

che la sorreggono e che permettono alla gente di aggregarvisi<br />

e affezionarvisi. Ormai tutti possono trovare<br />

la musica ovunque: vai su YouTube e hai tutti i clip che<br />

vuoi in ogni momento che vuoi. È per questo che è giusto<br />

che Mtv offra molto più di una semplice rotazione<br />

musicale e allarghi il proprio tiro”.<br />

Per questo Mtv oggi guar<strong>da</strong> oltre la musica...<br />

“Questa doman<strong>da</strong> mi ricor<strong>da</strong> una delle canzoni che amo<br />

di più di una delle mie band preferite, i Maximo Park. La<br />

canzone si chiama The coast is always changing e fa più<br />

o meno: “We look out upon the sea / the coast is always<br />

changing”. Mi struggo. La verità è che Mtv si è fatta<br />

ormai grande e sta guar<strong>da</strong>ndo oltre quelli che erano i<br />

suoi confini. Piano piano ha saputo affrontare il duopolio<br />

televisivo tutto italiano ed è diventata – esclusivamente<br />

per suoi meriti – confidenziale per il pubblico italiano. Ci<br />

pensi? Prima erano i ragazzini a scoprire la potenza della<br />

musica e del videoclip; ora anche le mamme, durante il<br />

loro zapping quotidiano, fanno uno stop... Spero dunque<br />

che questo passaggio verso una visione generalista della<br />

televisione contribuisca a portare ulteriori meriti e non<br />

invece a livellarsi sullo stan<strong>da</strong>rd mediocre e facilone della<br />

televisione italiana per fare audience”.<br />

L’ultimo disco di Prince è uscito come allegato a un<br />

quotidiano inglese in milioni di copie... non è che le<br />

case discografiche d’un tratto siano diventate obsolete?<br />

“Certamente hanno perso la loro centralità, e questo secondo<br />

me è un bene. Però sono convinto che non siano<br />

le case discografiche a essere diventate obsolete, ma è<br />

il loro modo di lavorare a esserlo. Soprattutto in Italia. In<br />

un mercato che cambia i propri modi di fruizione è fon<strong>da</strong>mentale<br />

che un’impresa punti sull’aggiornamento e sulla<br />

capacità di lanciare nuovi business. Se ci pensiamo bene,<br />

la musica, in realtà, è sempre più centrale nelle nostre<br />

vite. La acquistiamo comprando suonerie dei telefonini, la<br />

troviamo nelle pubblicità, nelle metropolitane, nelle macchine,<br />

nei posti di lavoro, sul computer, in tv: è ovunque,<br />

produce fatturato e aiuta a farne. Quello che si è perso<br />

è il significato sociale che aveva il mercato discografico, i<br />

dischi. Ma gli artisti hanno bisogno di qualcuno che lavori<br />

con loro e per loro: perché oggi l’arte, come qualsiasi<br />

cosa, per incidere ha bisogno di avere una propria collocazione<br />

nel mercato”.<br />

Sei un feticista di art work, copertine, edizioni limitate<br />

o non te ne frega un beneamato… ?<br />

“Sono un feticista in generale. Poi ognuno ha il suo ambito.<br />

A una mia amica piacciono i piedi, io in effetti provo un<br />

particolare orgasmo psicologico quando mi imbatto in art<br />

work stilosissimi e digipack che esaltano il tatto. Per non<br />

parlare delle edizioni limitate con quella canzone bonus<br />

o quel remix inutile ma così “speciale”. Tendenzialmente,<br />

scarico tantissimi dischi perché mi piace ascoltare e tenermi<br />

aggiornato e scoprire canzoni e band nuove. Ma<br />

quando compro la musica, cerco anche l’oggetto. Perché<br />

il comprare presume necessariamente l’oggetto, mentre<br />

l’ascoltare presume solo la musica – non so se mi spiego.<br />

È per questo che l’oggetto cd non funziona: non ha fascino,<br />

cosa che il vinile invece mantiene tutt’ora”.<br />

La tua idea di video perfetto…<br />

“Ti faccio due esempi. Uno è Around the world dei Daft<br />

Punk, del genio Grondy, regista che amo. Risponde esattamente<br />

ai requisiti di cui sopra: ritmo, colore, balletto,<br />

figaggine assoluta di soggetto, stile incredibile di balletto.<br />

Ma d’altronde Michel sa sempre come stupirci. L’altro è<br />

amore puro, sesso, poesia. Ed è I just don’t know what to<br />

do with myself, dei White Stripes, girato <strong>da</strong> Sofia Coppola,<br />

altra regista che amo e che come me ama il rock’n’roll.<br />

Bianco e nero, un palo e la musa Kate Moss che ci si avvinghia<br />

sinuosa. Per me un video è significativo quando<br />

riesce a colpire il nostro immaginario esaltando il valore,<br />

il ritmo e i contenuti della canzone. In un videoclip, sono<br />

determinanti la qualità estetica delle immagini e il ritmo<br />

come per il balletto”.<br />

In quanto personaggio pubblico quali responsabilità<br />

ritieni di avere nei confronti dei tuoi telespettatori?<br />

“Le responsabilità devono essere, innanzitutto, nei confronti<br />

di se stessi. Ognuno deve essere a posto con la<br />

propria coscienza, coi propri valori e coi propri contenuti.<br />

Il resto, poi, lo decide la gente”.<br />

Che idea ti sei fatto del tuo pubblico?<br />

“Lavoro in televisione <strong>da</strong> sei mesi, ancora non ho ben<br />

realizzato. Quello che ho visto è che il pubblico di Your<br />

Noise è attento, interattivo, vuole partecipare, interagire,<br />

essere protagonista. La cosa che più apprezzo, però, è<br />

l’entusiasmo che mi regalano e che adottano nel fare le<br />

cose: è bellissimo vederli contenti quando andiamo a<br />

parlare di un gruppo nuovo o quando <strong>faccia</strong>mo l’ennesimo<br />

viaggio tra i meandri della tv”.<br />

Come ti vedi tra dieci anni?<br />

“Ancora a spingere”.<br />

Per la location si ringrazia Le Trottoir – Milano<br />

URBAN 23


La distesa di verde è immensa, il prato sembra appena<br />

tagliato. Sotto i piedi, scalzi, l’erba è soffice e fresca. Gli<br />

alberi intorno alti e rigogliosi. Che parco è? La metropoli<br />

c’è, all around, ma non si vede, non si parla, non si<br />

sente. No clacson. Niente sirene. Solo esseri più umani.<br />

All’ombra di vertiginosi cipressi un gruppo di giovani<br />

radical freak tenta di seguire un maestro <strong>da</strong>lle trecce<br />

rasta in una serie di acrobazie a testa in giù. L’impresa<br />

sembra non facile. I ragazzi a torso nudo ci riescono,<br />

quasi. Le ragazze, più che altro, stanno a guar<strong>da</strong>re.<br />

Certo a quelli sul lungomare di San Salvador de Bahia<br />

certe cose gli vengono naturali. Ma ormai un collettivo<br />

di capoeira non fa notizia neppure <strong>da</strong> queste parti. Un<br />

suonatore di berimbau, forse. Globalizzazione? Sì, quella.<br />

Qua e là, in disordine sparso ma nel rispetto delle<br />

quote di privacy convenzionate, nuclei apparentemente<br />

familiari (dico: potrebbero essere coppie di fatto) con<br />

bambini armati di bici, palle e racchette <strong>da</strong> prato fan-<br />

no ping pong, bla bla bla e pic-nic, raccogliendo rifiuti<br />

differenziati. Lì accanto una squadra di calcio femminile<br />

si riposa dopo i palleggiamenti del caso a cantare uno<br />

degli ultimi album di… Amy Winehouse (però, a tratti<br />

sembrerebbe Gianna Nannini: Dolente Pia…), mentre<br />

l’arbitro, di sesso maschile, suona la chitarra con gran<br />

concentrazione. Il canto ha vita breve. Tempo di meren<strong>da</strong><br />

anche per lor signore sportive. Sporty Spice? Coppie<br />

di fi<strong>da</strong>nzati, single (etero/omo/bi/eccetera) e bande di<br />

adolescenti everbrown sono quasi in costume a prendere<br />

il sole. Alcuni su teli <strong>da</strong> prato improvvisati (una t-shirt,<br />

una sweat-shirt, un bel niente), altri su enormi fazzoletti<br />

griffati e molto sprint. Roba <strong>da</strong> Regent’s Park, insomma.<br />

Sulla distesa di prato più grande, piatta e larga, in<br />

continuo movimento ma senza arrecare troppo disturbo<br />

alla quiete incredibilmente anglosassone eppur aprica<br />

del parco, decine di persone che, per tratti somatici,<br />

accento e gentilezza dichiarano provenienza <strong>da</strong>l lontano<br />

Sri Lanka, giocano al più inglese degli sport, il cricket.<br />

Anche i bianchi si fermano a guar<strong>da</strong>re. I ragazzi giocano<br />

bene. La comunità indiana, sempre più numerosa in<br />

PRATO<br />

ALL’INGLESE<br />

Sarà per l’atmosfera rarefatta della collina, sarà per la miscela etnica di<br />

chi lo frequenta o per la cura maniacale con cui ci si dedica al verde, ma al<br />

Bosco di Capodimonte sei a Napoli e ti senti a Londra<br />

testo: Ciro Cacciola<br />

foto: Alberto Bernasconi<br />

24 URBAN URBAN 25


metropoli, sembra aver adottato questa specie di bosco<br />

quale luogo di ritrovo sportivo e domenicale. Basta<br />

poco per capire che gli srilankesi si allenano per il campionato<br />

annuale di cricket intitolato a Ranjith Jayasuriya<br />

(celebrità d’oriente) che mette in campo India, Pakistan<br />

e Sri Lanka. “Oltre alla coppa per la squadra vincitrice<br />

– recita un volantino affisso su una delle tabelle info del<br />

parco – ci sono trofei anche per il miglior battitore, il miglior<br />

lanciatore e il miglior giocatore in campo”. Mentre<br />

gli uomini giocano, o fanno il tifo, le donne si occupano<br />

dei bambini (quanti!) e preparano le vivande: rospan<br />

(fette di pane abbrustolito), wade (frittelle di lenticchie),<br />

ma soprattutto rotty (involtini ripieni di carne o di pesce)<br />

e rolls (con le uova). Rotty and rolls? L’atmosfera è<br />

straniante. Sogno o son desto? E dove sono? Potrebbe<br />

essere un parco londinese. Un pezzo di Hyde Park.<br />

Hampstead, tipo. Zona di vip, quella. Ci abitano Boy<br />

George e il cantante dei Coldplay. Come si chiama?<br />

Due ragazzi si allenano a giocolieri con un trio di birilli<br />

bianchi e, apparentemente, enormi. La tradizione del<br />

circo non sembra voler tramontare <strong>da</strong> queste parti. E, a<br />

dirla tutta, non sarebbe <strong>da</strong> escludere una performance<br />

di birilli & company al centro di un club post-elettronico<br />

aldilà oppure aldiquà della City.<br />

A fronte di tanto attivismo, c’è anche chi se la prende<br />

como<strong>da</strong>: passeggia, si sdraia, legge, riflette, fa yoga.<br />

Perlomeno ci prova. Qualcuno proprio decide di isolarsi.<br />

E allora, oltre al leggibile, si tappa i buchi dell’audio con<br />

un iPod di nuova generazione. Easy Jet, Alitalia, Ryan<br />

Air, Lufthansa, British Airways, come no: decine di aerei<br />

spaccano in due lo spazio aereo del parco, denunciando<br />

un traffico di velivoli sempre crescente e la presenza di<br />

aeroporti a poche miglia di distanza. Luton? Gatwick?<br />

Heathrow?<br />

Il gruppo in arrivo è straniero <strong>da</strong>vvero. Appena scaricati<br />

<strong>da</strong> un rosso bus a due piani stile sightseeing, una<br />

cinquantina fra uomini e donne sembrano compiacersi<br />

di cotanto verde e cotanti prati. Perché un po’ si sentono<br />

come a casa. You from? Manchester, Sir. Gente<br />

d’oltremanica. In vacanza, certo. A Londra? Beh, forse è<br />

meglio tornare coi piedi per terra. Perché non di Regno<br />

Unito si tratta, né d’Inghilterra. Troppe palme, in fondo.<br />

Troppa vivacità. Siamo a Napoli, cari lettori. Nel Bosco di<br />

Capodimonte. L’area verde che circon<strong>da</strong> l’omonimo museo<br />

è il parco più grande della città, uno dei più estesi<br />

d’Italia. Non ci si passa. Ci si viene apposta. Come una<br />

cosa <strong>da</strong> fare.<br />

Un cartello defilato a sinistra dell’ingresso principale<br />

vieta ufficialmente per volere del Ministero competente,<br />

complice la Sovrintendenza, tutto quello che praticamente<br />

e quotidianamente si svolge all’interno del parco<br />

per volere del popolo napoletano (quando si dice: popolo<br />

sovrano...): vietato introdurre e giocare a pallone;<br />

vietato introdurre cani o altri animali; vietato produrre<br />

rumori molesti; vietato manomettere in alcun modo alberi<br />

e piante; vietato calpestare i prati; vietati anche cibi<br />

o bevande. E vietato l’ingresso ai minori di 14 anni se<br />

non accompagnati <strong>da</strong> un genitore!<br />

Tra olmi, lecci, tigli, pini, aceri, roverelle, sambuchi e un<br />

simpatico sottobosco di edere, rovi, ortiche, pungitopo,<br />

tarassaco e ciclamini, i napoletani diventano (o forse<br />

giocano a diventare) un po’ inglesi. Certo, non oltre il<br />

tempo di un pic-nic, di una passeggiata, di una corsa a<br />

piedi o in bicicletta.<br />

Il museo? Quest’anno compie 50 anni, con grandi mostre,<br />

concerti, eventi. Ma la maggior parte degli esseri<br />

più umani viene qui solo per godere di un rarissimo<br />

colore: il verde.<br />

CHE PARCO È? LA METROPOLI C’È, ALL AROUND, MA NON SI VEDE, NON SI PARLA,<br />

NON SI SENTE. NO CLACSON. NIENTE SIRENE. SOLO ESSERI PIÙ UMANI<br />

URBAN 27


A Napoli per una ragazza così abbiamo una chiara definizione:<br />

“tosta”. Nel caso di Valeria Parrella, scrittrice,<br />

madre, moglie, magra e bicipitosa, trenta e qualcosa e,<br />

soprattutto, del Capricorno, potremmo concludere: “bella<br />

tosta”. A parlare bene di lei, del suo modo di essere e di<br />

sentire, di interpretare la realtà (leggi: la complessa realtà<br />

metropolitana di Napoli), di raccogliere la verità e di trasformarla<br />

in fiction, ci sono già due libri di successo, di<br />

grande e meritato successo. Il primo, Mosca più balena,<br />

ha conosciuto svariate edizioni, vinto il Premio Campiello<br />

Opera Prima, ma soprattutto ha distratto la critica nazionale<br />

<strong>da</strong>l torpore di certa letteratura italiana. Il secondo,<br />

Per grazia ricevuta, è entrato nella cinquina finale dello<br />

Strega. E ha fatto di Valeria uno degli autori più interessanti<br />

della nuova generazione.<br />

Sposata a un docente universitario perugino, mamma di<br />

un bimbo che ha <strong>da</strong> poco festeggiato il suo primo compleanno,<br />

Valeria vive a Napoli in una bella casa colorata e<br />

piena di panorama e di sole, dove zappetta le piante del<br />

terrazzino. Ufficialmente, cambia lavoro in media ogni 18<br />

mesi. Intanto scrive. Non solo racconti.<br />

Ci incontriamo alle quattro del pomeriggio in piazza<br />

Bellini, ci sistemiamo ai tavoli in ombra del Caffè Arabo.<br />

“Ti anticipo, guar<strong>da</strong>, e te lo dico subito. Vivo a Napoli e<br />

sono felice di viverci. Ormai tutti mi fanno domande del<br />

tipo: ma tu ci vivi bene qua? Persino quelli <strong>da</strong> cui non me<br />

lo aspetterei mai! Ieri è venuto a trovarmi un caro amico,<br />

uno intelligente, colto, che lavora in una casa editrice importante.<br />

L’ho invitato a vongole in terrazza. Un’atmosfera<br />

fantastica. Tutto perfetto. Ma lui comunque non ce l’ha fatta<br />

e…: tu ci vivi bene qua? Basta. Ho deciso: la prossima<br />

volta mi offendo!”.<br />

Ma è innegabile che Napoli stia attraversando un momento<br />

imbarazzante e difficile.<br />

“Certo. Ma è altrettanto innegabile che bisogna fare dei<br />

distinguo. Molte delle cose che si leggono sui giornali o si<br />

vedono in tv non riguar<strong>da</strong>no la maggior parte dei napoletani.<br />

La camorra, i rifiuti: se m’informo mi sento coinvolta,<br />

e allora mi indigno, come dovrebbe fare ogni cittadino<br />

italiano. Ma spetta soprattutto a noi, ai napoletani, non<br />

abbassare la guardia, parlarne, avere la coscienza vigile.<br />

Napoli conta una serie di problemi a mio avviso endemici.<br />

Ma cosa dovremmo fare? An<strong>da</strong>r via tutti, e lasciarci a vivere<br />

solo i disperati?”.<br />

Dunque non vivresti altrove.<br />

“Premetto che a me piacciono solo le grandi città.<br />

Barcellona. Berlino. Manhattan in assoluto. In Italia un’altra<br />

città dove vivo bene è Milano. Le cittadine tranquille non<br />

mi interessano. Preferisco un posto anche difficile, come<br />

Napoli, ma dove in una sola sera posso scegliere tra un<br />

concerto di Cesaria Evora, un live di Battiato o un dj set<br />

dei Gotan Project”.<br />

Credi nell’impegno civile della letteratura? Roberto<br />

Saviano, l’autore di Gomorra, ha suscitato polemiche<br />

dichiarando che oggi per lui non esiste altra letteratura<br />

se non quella che denuncia e si impegna.<br />

“Credo sia una possibilità. Non una necessità”.<br />

Perché ti piace tanto Napoli?<br />

“Perché in assoluto mi incuriosiscono le persone. In questo<br />

senso, Napoli è un punto di osservazione straordinario.<br />

Una fonte inesauribile di personaggi. Naturalmente, se<br />

guardi le persone, cerchi di farlo anche con lente critica.<br />

Un destino che nasce storto al 99% muore storto. Se un<br />

mio personaggio nasce, chessò, a Scampia, allora nel suo<br />

percorso troverà al 99% la droga o la delinquenza. È più<br />

logico”.<br />

Senti molto la fisicità della tua città?<br />

“Il corpo di Napoli è prepotente. Perché la città è diversa<br />

<strong>da</strong> parte a parte. La gente è diversa <strong>da</strong> parte a parte.<br />

Uno nato e cresciuto a Posillipo, arrivato nella zona della<br />

Stazione Centrale si sente uno straniero, ed è riconosciuto<br />

<strong>da</strong>gli abitanti della zona in quanto essere ‘altro’. A Napoli<br />

ogni quartiere è un mondo, e io mi sento un po’ meticcia:<br />

papà era dei Quartieri Spagnoli ma di formazione universitaria<br />

(persino mia nonna era laureata), mamma era im-<br />

piegata in una lavanderia del centro, abitavamo al Vomero<br />

ma per dieci anni abbiamo vissuto in provincia, a Nocera<br />

Inferiore. Un viaggio. Con qualche approdo a Posillipo.<br />

Quando faccio visita a una mia amica, l’attrice Cristina<br />

Donadio, che ci abita, e usciamo di casa in costume per<br />

fare un bagno sotto casa… vedo il costone tufaceo, il<br />

Vesuvio <strong>da</strong>ll’altro lato, le ville e le rovine romane, il mare<br />

blu in mezzo a tutto questo, e penso che la borghesia che<br />

vive a Posillipo è la più fortunata d’Europa”.<br />

C’è un posto di Napoli che non ti piace.<br />

“Detesto via Toledo. Non la sopporto. Mi sembra un manifesto<br />

di consumismo malinteso. Cerco di evitare di attraversarla<br />

in tutti i modi”.<br />

Come nascono i tuoi personaggi. Attingi alla vita vera?<br />

“Diciamo che i personaggi sono veri e le storie sono inventate”.<br />

Come hai cominciato a scrivere?<br />

“Da piccola facevo i titoli, titoli di romanzi che avrei voluto<br />

scrivere. Ero rimasta affascinata <strong>da</strong> una trilogia di Liala:<br />

Lalla, Dormire e non sognare e Lalla che torna. Sì, lo so,<br />

sarebbe più facile dire che leggevo Tolstoj. Ma Liala <strong>da</strong><br />

NAPOLI<br />

PRIDE<br />

Un figlio, tanti consensi nel<br />

mondo letterario, un libro fresco<br />

di stampa e un romanzo già<br />

pronto in uscita a febbraio.<br />

Valeria Parrella è una donna<br />

serena. Ma non chiedetele se vive<br />

bene nella sua città<br />

testo: Ciro Cacciola<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

bambina mi affascinava. In classe al liceo ero bravissima<br />

in italiano. Facevo i finali dei temi a tutti. Poi mi sono<br />

laureata in Lettere Classiche. E un giorno mi sono iscritta<br />

a un seminario, Imparare a scrivere per imparare a leggere:<br />

bisognava riscrivere i finali di racconti famosi. Dopo<br />

l’esperienza al liceo, fui bravissima. Ma la verità è che sono<br />

stata fortunata. Avevo scritto un racconto, e l’ho spedito<br />

a Minimum Fax. Gli è piaciuto. Me ne hanno chiesti altri.<br />

Ho allargato cose già accennate, lasciando intatti l’inizio e<br />

la fine. Glieli ho man<strong>da</strong>ti. E così è nato Mosca più balena.<br />

Ripeto: un’esperienza molto fortunata. Di solito è molto,<br />

molto più difficile”.<br />

Perché il racconto?<br />

“È un fatto di lingua. La misura di un testo non è legata<br />

al plot, ma alla lingua usata per scrivere. Un racconto non<br />

può essere un romanzo, e viceversa. In un racconto tutto<br />

dev’essere utilizzato al meglio, ogni parola, ogni spazio<br />

diventa prezioso”.<br />

Eppure il tuo prossimo libro sarà un romanzo.<br />

“Sì, uscirà a febbraio per Einaudi, nei Coralli. Chissà che<br />

succede… È già consegnato e ho già il titolo: Lo spazio<br />

bianco. Non sarà enorme, un centinaio di pagine. Avevo<br />

una storia che non volevo sacrificare. Avevo bisogno di<br />

più spazio. La protagonista è una quarantenne che lavora<br />

a Napoli in una scuola serale. Nel libro la città sarà il più<br />

possibile uguale a una qualunque altra metropoli. Anche<br />

se a un certo punto la protagonista osserva e dice: ‘I giardinetti<br />

<strong>da</strong> poco rifatti sono già vecchi, oppure non finiti…’<br />

come succede a tutte le cose di questa città”.<br />

Come ci si sente dopo aver venduto tante copie, le traduzioni,<br />

le critiche (positive), i premi?<br />

“È come avere la tessera della P2… Scherzo.”<br />

Altri progetti?<br />

“Sarò a teatro in una lettura combinata con Cristina<br />

Donadio, tratta <strong>da</strong>l mio ultimo libro, Il verdetto, pubblicato<br />

in settembre <strong>da</strong> Bompiani. Una crudele storia d’amore<br />

ispirata ad Agamennone e Clitemnestra. Sto lavorando a<br />

una sceneggiatura top secret per il cinema. Mi diverto a<br />

fare la Word Jockey in giro per l’Italia. Ma soprattutto vorrei<br />

vincere lo Strega. Non mi comprerò la casa a Posillipo,<br />

ma un po’ la vita cambia di sicuro!”.<br />

Per grazia ricevuta.<br />

28 URBAN URBAN 29


abito Anna Molinari / bomber fake fur Blugirl / décolleté Miu Miu<br />

abito Anna Molinari / bomber fake fur Blugirl / decollete Miu Miu<br />

TRA LE RIGHE<br />

foto: Marta Piazza<br />

mo<strong>da</strong>: FM<br />

hair: Franco Chessa@Victoria’s<br />

make up: Roman Gasser@Victoria’s per Lancôme<br />

modella: Irina Gorban@Major<br />

30 URBAN URBAN 31


dolcevita Benetton / mantella pelliccia patchwork Emilio Pucci<br />

maglia con cappuccio Gas / dolcevita Emilio Pucci / gonna e cintura Paule Ka / san<strong>da</strong>li Fendi<br />

32 URBAN URBAN 33


pelliccia D&G / abito in jersey di lana Toy G / stivaletti con zeppa Anna Molinari<br />

canotta Just Cavalli / gonna Jean Paul Gaultier / cintura Fendi / stivaletti con zeppa Anna Molinari<br />

34 URBAN URBAN 35


maxi pull senza maniche Pepe Jeans / reggiseno Miu Miu / calze Pra<strong>da</strong> / san<strong>da</strong>li Fendi<br />

maglia Missoni / gonna, décolleté Miu Miu<br />

36 URBAN URBAN 37


HALLOWEENSHOP<br />

Non fatevi cogliere impreparati nella notte<br />

più lunga e stravagante dell’anno, in cui tutto si traveste<br />

e si trasforma in un’atmosfera <strong>da</strong> brivido...<br />

Per la festa dedicata al mondo <strong>da</strong>rk<br />

Miss Sixty Jewels propone questi orecchini,<br />

il cui tocco noir è <strong>da</strong>to <strong>da</strong>i teschietti<br />

e <strong>da</strong>lla finitura vintage.<br />

Euro 118. Info: 0871-5891<br />

Dedicate a coloro che si risvegliano<br />

al calar del sole le sneaker con teschio ricamato in<br />

bianco e profili argentei.<br />

Targate Von Dutch Originals, costano euro 90.<br />

Info: 041-5952883<br />

All’uomo che vuole celebrare Halloween con ironia<br />

e divertimento, Intimissimi consiglia il boxer<br />

“pipistrello” con stampa viola e lurex sul retro.<br />

Euro 13,90. Info: 045-8604111<br />

Se la paura di incontrare<br />

mostri è troppo forte... puoi rimanere a casa,<br />

con ai piedi le comode e calde Toffole.<br />

Attenzione però agli scheletri nell’armadio!!!<br />

Euro 46. Info: www.toffole.it<br />

di Maria Broch<br />

Il teschio è ovviamente protagonista<br />

assoluto nella speciale collezione nata<br />

<strong>da</strong>lla collaborazione artistica<br />

tra l’inglese Damien Hirst e la Levi’s.<br />

Prezzo su richiesta. Info: 02-290231<br />

Per gli zombie che si spostano <strong>da</strong> una festa<br />

all’altra il trolley giusto è quello disegnato<br />

<strong>da</strong> Alexander McQueen per Samsonite Black Label.<br />

Con guscio in ABS che riproduce il torace umano,<br />

costa euro 569. Info: 02-760411<br />

WITCHTIME 1) L’orologio “Skull Old Style” di Toywatch, euro 300. Info: www.toy-watch.it 2) Cronografo di Breil Watches, euro 215. Info: Bin<strong>da</strong> 02-392451<br />

3) Della linea Sport di Boss Watches, euro 430. Info Lorenz 800-909316 4) Orologio della linea Wave di Morellato, euro 188. Info: 049-9323777 5) Cronografo digitale<br />

di Niketiming, euro 89. Info: www.niketiming.com 6) Di Tendence Nolimits, l’orologio “Bubble Square”, euro 99. Info: www.tendence-nolimits.com<br />

7) Il modello “Better Off Dead” di Marc Ecko, euro 169. Info: 02-76394678<br />

3)<br />

2)<br />

4)<br />

1)<br />

5)<br />

7)<br />

6)<br />

URBAN 39


OLYMPIC GLAM URBAN<br />

foto: Marta Piazza<br />

mo<strong>da</strong>: Francesca Merlo<br />

hair: Valentina Morabito@Atomo<br />

make up: Tiziana Raimondo@Atomo<br />

modella: Yulia Coumak@Major<br />

per FREESOUL


URBAN per FREESOUL


URBAN per FREESOUL


URBAN per FREESOUL


GUIDAOTTOBRE<br />

FILM 50<br />

LIBRI 53<br />

MUSICA 54<br />

Brazilian Girls<br />

LA STAR DEL MESE: Amy Winehouse. Milano, Rolling<br />

Stone, 26 ottobre. www.indipendente.com<br />

BUONI E CATTIVI<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÉ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era <strong>da</strong>vvero difficile<br />

Parola d’ordine: creatività senza confini. Si apre a<br />

Firenze, alla Fortezza <strong>da</strong> Basso (25-28 ottobre) il poliedrico<br />

Festival della Creatività, un moderno guazzabuglio<br />

che sta bene lì dov’è (recita lo slogan) con oltre<br />

400 eventi a ingresso gratuito dedicati alle arti, alla<br />

ricerca e all’innovazione, seguendo il fil rouge delle<br />

reti. Tra gli ospiti più attesi il nobel Dario Fo, Roy Paci<br />

e il guru mediatico De Kerckhove.<br />

www.festivaldellacreativita.it<br />

Patti Smith: a dream of life<br />

© David Lynch, courtesy Fon<strong>da</strong>tion Cartier pour l’art contemporain<br />

TEATRO 57 FOOD: Milano 62<br />

ARTE 59<br />

Roma<br />

Torino<br />

64<br />

66<br />

NIGHTLIFE 61 Veneto<br />

Bologna<br />

67<br />

68<br />

Napoli 69<br />

IN SALA E IN PIAZZA<br />

ROMA | Cinema – Festa Internazionale di Roma<br />

La capitale si mette in moto per la secon<strong>da</strong> edizione della Festa del Cinema (18-27 ottobre): questa volta meno polemiche<br />

e più glamour, a partire <strong>da</strong>gli ospiti più attesi tra cui, uno per tutti, il grande Francis Ford Coppola che ritorna al<br />

cinema dopo dieci anni con Youth without youth. Tanti i film selezionati in anteprima internazionale <strong>da</strong> tutto il mondo, secondo<br />

criteri di originalità, emozione e libertà d’espressione, <strong>da</strong> Have dreams, will travel di Brad Isaacs alla pellicola fuori<br />

concorso Patti Smith: a dream of life di Steven Sebring, mentre una rosa di eventi farà vivere la festa fuori <strong>da</strong>lle sale, in più<br />

luoghi della città, per coinvolgere tutti. Da non perdere l’Indian Day del 19 ottobre, omaggio all’India, a Bollywood e alla<br />

sua cultura, e l’installazione-cantiere di 80 metri di Patrick Tuttofuoco, che con la sua Future City crea un landmark urbano<br />

nella centralissima piazza del Popolo.<br />

Info: www.romacinemafest.org<br />

NELLO STUDIO DI LYNCH<br />

BOLOGNA | La civiltà<br />

dei Superluoghi<br />

Le città che cambiano, i costumi metropolitani<br />

che si evolvono: una mostra<br />

con libro fotografico e contorno<br />

di tavole rotonde oltre a una rassegna<br />

di film s’interrogano sui nuovi spazi<br />

urbani (<strong>da</strong>ll’outlet all’aeroporto passando<br />

per i centri commerciali). Tra il<br />

13 ottobre e il 7 novembre, Bologna<br />

ospita così le voci di celebri architetti<br />

e l’esposizione multimediale UFO.<br />

Superluoghi in mostra, con i “pedinamenti<br />

fotografici” di Francesco Jodice<br />

allestiti in modo futuristico.<br />

www.superluoghi.it<br />

MILANO | Eccellenti Letture<br />

Un’Alfa 147 che invita i giovani alla<br />

lettura: in suggestive location periferiche<br />

autori e giovani attori di grido<br />

leggono brani estratti <strong>da</strong>i romanzi<br />

del momento, per far apprezzare la<br />

lettura anche a chi proprio non ci<br />

aveva mai pensato. In programma<br />

a ottobre Il Segreto di Ortelia di<br />

Andrea Vitali interpretato <strong>da</strong>lla coppia<br />

Rubini/Buy (10 ottobre, Chiesa<br />

Rossa) e Omaggio a Terzani con il<br />

figlio Folco, Alessandro Preziosi e<br />

Olivia Magnani (24 ottobre, Hangar<br />

Bicocca).<br />

www.alfaromeo.it<br />

Autore di culto per il pubblico e altrettanto osannato<br />

<strong>da</strong>lla critica, David Lynch arriva in Italia per<br />

presentare l’altra sua <strong>faccia</strong>: quella di artista. Negli<br />

spazi della Triennale di Milano lo studio di Lynch<br />

prende forma fisica in un’installazione <strong>da</strong> lui stesso<br />

concepita, tra cartelle e faldoni d’archivio stracolmi<br />

di disegni e quadri sospesi a montanti metallici,<br />

mentre un film d’animazione viene proiettato in<br />

una sala in miniatura. Disegni, schizzi e dipinti<br />

conservati sin <strong>da</strong>ll’adolescenza aprono così una<br />

finestra sul misterioso mondo del regista americano.<br />

Dal 9 ottobre al 13 gennaio. www.triennale.it<br />

TORINO | Dal cucchiaio alla città<br />

Lo chiamano negozio/shop ma non lo<br />

è, pur avendo una vetrina vera e propria<br />

af<strong>faccia</strong>ta sul quartiere Spina 3, in<br />

corso Mortara 48, ex zona industriale,<br />

ex-villaggio per i media durante le<br />

scorse Olimpiadi. Qui merci e idee sulla<br />

progettazione globale dell’ambiente<br />

non si vendono, ma circolano, coinvolgendo<br />

architetti, designer e appassionati,<br />

in vista di Torino 2008 Capitale<br />

mondiale del Design. Il “negozio” è<br />

inoltre sede di Archiworld Channel,<br />

rete di televisioni via web dedicate ad<br />

architettura, design, paesaggio.<br />

www.fromspoontocity.tv<br />

URBAN 49<br />

Have dreams, will travel Giorni e nuvole


DVD<br />

Prima di L’odio di Kassovitz<br />

c’era stato Babylon di Franco<br />

Rosso, cult film che si svolge<br />

nella Londra thatcheriana<br />

e ha per protagonisti dei<br />

giovani rasta disoccupati e<br />

oppressi <strong>da</strong>lle draconiane<br />

leggi anticrimine. Mai uscito<br />

in Italia, quando debuttò<br />

nelle sale inglesi nel 1980<br />

non si gua<strong>da</strong>gnò solo la<br />

stima di tutta la critica, ma<br />

anche un’attenzione insperata<br />

<strong>da</strong> un pubblico che<br />

aveva comunque bisogno di<br />

vederlo sottotitolato (lo slang<br />

caraibico era troppo stretto<br />

per i più). Fu il caso cinematografico<br />

dell’anno, ma sparì<br />

totalmente <strong>da</strong>lla circolazione<br />

per timore che galvanizzasse<br />

la rabbia della comunità<br />

nera (cosa che successe<br />

puntualmente con i moti di<br />

Notting Hill): non per niente<br />

si chiama RaroVideo la casa<br />

che ne distribuisce l’ottimo<br />

dvd corre<strong>da</strong>to di extra illuminanti,<br />

fra cui il documentario<br />

dello stesso Rosso sul poeta<br />

Linton Kwesi Johnson.<br />

IPSE DIXIT<br />

– “Amo recitare, ma non sono<br />

una diva. Non mi piace la<br />

vanità che ne deriva”. Julie<br />

Delpy (Io Donna, 25 agosto<br />

2007).<br />

– “Per me invecchiare non è<br />

una tragedia, nonostante nel<br />

mio lavoro la giovinezza sia<br />

una vera ossessione”. Sarah<br />

Jessica Parker (Grazia, 4 settembre<br />

2007).<br />

– “È buono. Continuano a<br />

piacerci le cose semplici”.<br />

Rebecca Gayheart sul rapporto<br />

che lei e il marito Eric<br />

Dane intrattengono con il<br />

successo. (Anna, 6 settembre<br />

2007).<br />

– “Vivo nel tempo sbagliato.<br />

Persino il mio corpo appartiene<br />

al passato. Gambe lunghe,<br />

vita stretta e un gran bel<br />

paio di tette”. Rose McGowan<br />

(Ciak, settembre 2007).<br />

50 URBAN<br />

FILM<br />

DI SASHA CARNEVALI<br />

QUANDO A MENTIRE<br />

SONO I PROPRI OCCHI<br />

Una vicen<strong>da</strong> intricata tratta <strong>da</strong><br />

un capolavoro<br />

ESPIAZIONE<br />

Joe Wright<br />

Aspirante scrittrice desiderosa di mettere<br />

ordine a tutte le cose che la circon<strong>da</strong>no,<br />

la 13enne Briony (l’eccellente Saoirse<br />

Ronan) in un afoso pomeriggio del 1935<br />

lascia viaggiare troppo la sua immatura<br />

immaginazione e scambia il sesso dei<br />

grandi per violenza. Quando la stessa<br />

sera assiste a uno stupro vero, usa l’intuizione<br />

al posto degli occhi e accusa un<br />

innocente dell’orrendo crimine, rovinando<br />

per sempre la sua stessa vita, quella<br />

della sorella maggiore Cecilia (Keira<br />

Knightley) e del suo innamorato Robbie<br />

(James McAvoy, in un’interpretazione <strong>da</strong><br />

statuetta d’oro). Scontro di classe, amori<br />

contrastati, erotismo, suspence, senso<br />

di colpa: è uno dei film più attesi della<br />

stagione, la versione cinematografica che<br />

lo sceneggiatore Christopher Hampton<br />

(Le relazioni pericolose, The quiet american)<br />

e il regista Joe Wright (Orgoglio e<br />

pregiudizio) hanno tratto <strong>da</strong> Espiazione,<br />

il romanzo di McEwan che il Times ha in-<br />

narrante e il ritmo originali allo sguardo<br />

della macchina <strong>da</strong> presa. Ma in un caso<br />

come quello di Espiazione, che dopo<br />

300 e rotte pagine rivela in un lancinante<br />

epilogo di essere in realtà una matrioska<br />

di piani narrativi e una meditazione sulla<br />

nostra cieca, istintuale fiducia nella voce<br />

che sta raccontando la storia ora-e-qui…<br />

beh, l’impresa è <strong>da</strong>vvero ardua. Nel film<br />

la “matrioska-mamma”, la più grande,<br />

viene necessariamente a mancare, anche<br />

se Wright spera di indicarcela affiancando<br />

alle sequenze sullo schermo il ticchettio<br />

di una macchina <strong>da</strong> scrivere – un espediente<br />

per farci riflettere meglio, a visione<br />

ultimata, sul fatto che questo è un film<br />

sul potere della narrazione e sulla natura<br />

degli happy ending; in altre parole<br />

quel ticchettio non è, come qualcuno ha<br />

scritto alla Mostra del Cinema di Venezia,<br />

un fronzolo imputabile al fatto che “si<br />

tratta di un film tratto <strong>da</strong> un libro”.<br />

Per il resto, la regia di Wright funziona<br />

molto bene nella prima parte del film,<br />

mentre nella secon<strong>da</strong> ha più difficoltà a<br />

restituire l’espressione secca, crudele (e<br />

più efficace) di McEwan: si ve<strong>da</strong> il piano<br />

sequenza di quattro minuti che abbraccia<br />

tutta la tragedia dell’evacuazione <strong>da</strong><br />

Dunkerque, in cui Robbie, ora sol<strong>da</strong>to,<br />

si trova coinvolto cinque anni dopo quel<br />

fatale pomeriggio d’estate – un virtuosismo<br />

così megalomane e melodrammatico<br />

che mal si a<strong>da</strong>tta al tono del resto della<br />

pellicola. Se la cava invece egregiamente<br />

l’ossessiva, bellissima musica di Dario<br />

Marianelli, l’elemento del film che più si è<br />

appropriato di quell’incombente senso di<br />

destino (o di arbitrio cieco?) che pervade<br />

il romanzo.<br />

MICHAEL CLAYTON<br />

Tony Gilroy<br />

George Clooney è lo spazzino<br />

Michael Clayton – no, non<br />

elimina le cicce <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong>,<br />

ma prove in grado di compromettere<br />

la reputazione dei<br />

facoltosi clienti dello studio<br />

legale per cui lavora e del<br />

quale dispera di diventare<br />

socio. Quella che si è ricavato,<br />

come gli dice l’avvocato-capo<br />

Sydney Pollack, è una nicchia,<br />

e le nicchie sono preziose.<br />

Perché tornare a discutere<br />

cause in tribunale come tutti<br />

quando la sua specializzazione<br />

si rende così indispensabile<br />

allo studio? È un ricatto a<br />

cui Michael, indebitato e con<br />

una vita sentimentale inesistente,<br />

cede ancora una volta<br />

quando gli viene chiesto di<br />

ripulire i casini di un collega<br />

che, sull’orlo di chiudere un<br />

patteggiamento in grado di<br />

salvare la <strong>faccia</strong> a una multinazionale<br />

che ha avvelenato<br />

quasi 500 persone, cambia<br />

idea e passa alla parte civile.<br />

Un’occasione anche per<br />

Michael di recuperare la sua<br />

coscienza? Sarebbe un legalthriller<br />

superiore alla media<br />

se non patisse un paio di<br />

incongruenze ingiustificabili<br />

<strong>da</strong> parte di uno sceneggiatore<br />

come Gilroy, che ha firmato<br />

tutta la serie Bourne. Lodevoli<br />

però gli ultimi 10 minuti.<br />

Per tre maschi l’età di<br />

passaggio può essere<br />

veramente dura<br />

MOLTO INCINTA<br />

Judd Apatow<br />

Alison (Katherine Heigl) festeggia<br />

un po’ troppo un’insperata<br />

promozione ubriacandosi,<br />

an<strong>da</strong>ndo a letto con<br />

il simpatico fancazzista Ben<br />

(Seth Rogen, cosceneggiatore),<br />

appena conosciuto in discoteca,<br />

e rimanendo incinta.<br />

Possono una stangona bion<strong>da</strong><br />

destinata al successo e un pacioso<br />

ebreo disoccupato imparare<br />

a volersi bene, quando<br />

hanno sotto gli occhi l’esempio<br />

del nevrotico matrimonio<br />

dei cognati? Chi vivrà vedrà,<br />

per una volta tanto <strong>da</strong>lla parte<br />

di Marte quanto <strong>da</strong> quella di<br />

Venere. In America è stato<br />

scritto che è la migliore commedia<br />

dell’anno, che, dopo<br />

40 anni vergine dello stesso<br />

regista-sceneggiatore, Molto<br />

incinta conferma l’avvento di<br />

un nuovo genere: la commedia<br />

romantica per uomini, diversa<br />

<strong>da</strong> quelle per donne per il realismo<br />

delle situazioni e perché<br />

si concede parole e immagini<br />

sessualmente molto esplicite.<br />

Sicuramente usa in modo<br />

nuovo e intelligente le regole<br />

del genere, lascia lo spettatore<br />

avvolto in un caldo abbraccio,<br />

con un grande affetto per i<br />

personaggi. Ma vedremo solo<br />

più avanti se diventerà un<br />

classico e se cambierà la storia<br />

del cinema. Speriamo di sì.<br />

BECOMING JANE<br />

Julian Jarrold<br />

Prima che Jane Austen diventasse<br />

Jane Austen, la sua vita<br />

di figlia di un pastore anglicano<br />

nella campagna di inizio<br />

’800 scorreva senza grosse<br />

emozioni. Cosa o chi riuscì a<br />

catalizzare le sue abbozzate<br />

ambizioni di scrittrice facendone<br />

una degli autori più letti<br />

al mondo? Molto probabilmente<br />

l’amore per un giovane<br />

irlandese di nome Tom Lefroy,<br />

una simpatica canaglia <strong>da</strong>lle<br />

vedute protofemministe con<br />

il quale si sa per certo che<br />

abbia avuto un appassionato<br />

epistolario (poi bruciato), e<br />

che sarebbe stato pronto a<br />

sposarla. Come si vede nel<br />

film, i due però erano molto<br />

giovani e senza risorse economiche…<br />

Migliora man mano<br />

che avanza questo bio-pic<br />

romanzato, che parte inscenando<br />

ambienti e personaggi<br />

facilmente riconducibili alle<br />

pagine della Austen (l’arte che<br />

imita la vita!), e che prende<br />

veramente cuore solo negli<br />

ultimi 20 minuti, quando si<br />

comincia finalmente a sentire<br />

un po’ di attrazione tra i due<br />

protagonisti James McAvoy e<br />

Anne Hathaway. La scelta dell’attrice,<br />

in quanto americana,<br />

ha inutilmente scan<strong>da</strong>lizzato<br />

le vestali austeniane. C’è anche<br />

Maggie Smith.<br />

28 SETTIMANE DOPO<br />

Juan Carlos Fresnadillo<br />

Non è necessario aver visto il<br />

perfetto 28 giorni dopo per<br />

calarsi nel sequel 28 settimane<br />

dopo – anzi: il film inizia<br />

prepotentemente in medias<br />

res con 10 minuti folgoranti,<br />

in cui vediamo Don (Robert<br />

Carlyle) e la moglie Alice<br />

(Catherine McCormack) sbaciucchiarsi<br />

a lume di candela<br />

e struggersi di nostalgia per i<br />

figli, fortunatamente man<strong>da</strong>ti<br />

all’estero prima che esplodesse<br />

l’epidemia di “rabbia” che<br />

trasforma gli umani in zombie<br />

<strong>da</strong>lla ferocia inaudita. Come gli<br />

infettati irrompono nel cottage<br />

dove si nascondono, Don non<br />

esita però a lasciare la moglie<br />

a fare <strong>da</strong> snack ai cannibali<br />

per salvarsi la pelle. A 28<br />

settimane <strong>da</strong>ll’inizio della catastrofe<br />

l’esercito americano,<br />

che ha preso “in gestione” l’Inghilterra,<br />

permette ad alcuni<br />

civili di rientrare a Londra, e<br />

tra questi ci sono i figli di Don.<br />

Dov’è la mamma, gli chiedono.<br />

Beh, nonostante le apparenze,<br />

la mamma non è morta tra le<br />

fauci degli zombie… Più sanguinolento,<br />

veloce e politico<br />

del suo predecessore, punta<br />

più sull’angoscia generale che<br />

sui personaggi: prende allo<br />

stomaco, ma in modo diverso.<br />

Grande colonna sonora di<br />

John Murphy.<br />

TERRIBILMENTE VERGINI<br />

PREMIÈRE<br />

Hairspray: la riscossa<br />

dei musical alla Grease<br />

Se vi piacciono i film di<br />

John Waters e i musical non<br />

perdete Hairspray, in sala<br />

in questi giorni. Schiumoso<br />

come i maxi milk shake che<br />

si trangugiavano a Baltimora<br />

negli anni ’60, Hairspray<br />

regala due ore di trascinante<br />

cinema old-style, del tipo che<br />

non si vedeva <strong>da</strong>i tempi di<br />

Grease. Saranno una coincidenza<br />

il titolo shampista e la<br />

presenza di John Travolta? La<br />

promozione del film è stata<br />

comprensibilmente centrata<br />

sulla figura extra-large di<br />

Danny Zuko versione drag,<br />

ma la realtà è che si tratta<br />

di un’opera corale (ci sono<br />

anche Christopher Walken<br />

e Michelle Pfeiffer), dove<br />

brilla particolarmente il cast<br />

giovane, Nikki Blonsky, Elijah<br />

Kelley e Zac Efron in testa.<br />

Ora, se non avete fratelli e<br />

sorelle minori in casa siete<br />

giustificati nel credere quest’ultimo<br />

un talentuoso astro<br />

nascente. Il giovane Zac è<br />

invece un fenomeno mediatico<br />

senza pari per gli under<br />

20 <strong>da</strong> quando ha vestito i<br />

calzoncini di un atleta che i<br />

compagni prendono in giro<br />

perché ha voglia di cantare in<br />

High School Musical, film tv<br />

che Disney Channel mandò<br />

in on<strong>da</strong> per la prima volta<br />

un anno e mezzo fa e che <strong>da</strong><br />

allora, solo negli Usa, ha prodotto<br />

l’album più venduto nel<br />

2006; uno spettacolo esaurito<br />

in tutte le 42 città che ha<br />

toccato; e 4,5 milioni di copie<br />

di libri sui suoi personaggi.<br />

Hairspray, HSM e HSM2<br />

(che ha debuttato sul Disney<br />

Channel nostrano il 29 settembre;<br />

il dvd sarà disponibile<br />

<strong>da</strong>l 28 novembre) sono<br />

il nuovo corso: divertimento<br />

pulito, dolce e colorato come<br />

lo zucchero filato.<br />

CONVERSE CONVERSE TWEED TWEED serito nella top 100 dei capolavori della<br />

SUXBAD – TRE MENTI<br />

SOPRA IL PELO<br />

Greg Mottola<br />

le bottiglie in mano. C’è il<br />

meglio di American graffiti,<br />

Fuori orario e Animal House in<br />

Suxbad, la migliore commedia<br />

del genere “passaggio d’età”<br />

che si sia vista in tanto tempo:<br />

sempre onesta, vivi<strong>da</strong> (una<br />

credibilità dovuta la fatto che<br />

la prima stesura risale ai 13 CONVERSE TWEED<br />

letteratura inglese.<br />

Il liceo volge al termine per<br />

anni degli sceneggiatori Seth<br />

Non siamo qui per dirvi “leggete il libro<br />

Seth e Evan, amici del cuore po sfigato anche per loro, si è scricciolo Fogell passa per il Rogen e Evan Goldberg), spor-<br />

e lasciate perdere il film” perché il film<br />

che andranno in università procurato una carta d’identità 25enne hawaiano donatore ca e teneramente volgare (se<br />

(peraltro un a<strong>da</strong>ttamento molto letterale,<br />

diverse dopo l’estate. Sono falsa che permetterà al trio di di organi McLovin funziona, non sai niente del sesso, come<br />

quasi scolastico) è più che discreto. Ma<br />

due sfigati nel senso etimo- comprare dei superalcolici, di ma per una serie di incidenti puoi parlarne in modo sofisti-<br />

la fonte gioca proprio in un altro campiologico<br />

del termine (oltre che presentarsi a una festa vera (di esilaranti e imprevedibili i tre cato e non riempirtene la bocnato.<br />

Ora, è veramente, veramente molto<br />

lato), terrorizzati <strong>da</strong>ll’idea di quelle a cui non sono mai stati passeranno la notte a vagare ca ogni secondo?). Il rapporto<br />

difficile rendere giustizia a un grande<br />

arrivare al college con la ver- invitati), di far ubriacare delle separati l’uno <strong>da</strong>ll’altro, intral- tra Seth e Evan è il cuore del<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

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libro. Perché un conto è trasporre una<br />

vicen<strong>da</strong> e il carattere dei personaggi,<br />

ginità intatta. Hanno però un<br />

barlume di speranza: l’amico<br />

ragazze e di portarsele a letto.<br />

Incredibile ma vero, il falso<br />

ciati <strong>da</strong> due indimenticabili<br />

poliziotti dementi, cercando<br />

film, ma è Christopher Mintz-<br />

Plasse/Fogell a rubare la sce-<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

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un conto è riuscire ad a<strong>da</strong>ttare la voce<br />

Fogell, così sfigato che è trop- documento in cui l’occhialuto di arrivare alla festa con delna. McLovin è già un’icona.<br />

URBAN 51


DI MARTA TOPIS<br />

CARAIBICO-METROPOLITANO<br />

LA REDAZIONE? È AI CARAIBI<br />

Giornalisti scalcinati se la<br />

spassano a Portorico tra risse<br />

e generosi bicchieri di rum<br />

CRONACHE DEL RUM<br />

Hunter S. Thompson<br />

Baldini Castoldi Dalai, 2007<br />

280 pp., 17,50 euro<br />

“…Il mondo in cui ero capitato aveva<br />

qualcosa di strambo e irreale. Era allo<br />

stesso tempo spassoso e vagamente<br />

deprimente. Eccomi qua, accampato in<br />

un hotel a cinque stelle, in giro per una<br />

città meticcia con una macchinetta che<br />

sembrava uno scarafaggio ma faceva il<br />

casino di un jet, a scappare lungo i vicoli e<br />

a scopare in spiaggia, a procacciarmi <strong>da</strong><br />

mangiare in acque infestate <strong>da</strong>gli squali,<br />

con alle calcagna una massa di rivoltosi<br />

che sbraitavano in una lingua sconosciuta,<br />

e tutto questo nella cara vecchia Portorico<br />

spagnola, dove tutti scialacquavano dollari<br />

americani e gui<strong>da</strong>vano macchine yankee<br />

e ciondolavano alla roulette credendo di<br />

essere a Casablanca. Una parte della città<br />

sembrava Tampa e un’altra un manicomio<br />

medievale. Tutti quelli che conoscevo si<br />

atteggiavano come se fossero reduci <strong>da</strong>l<br />

provino della loro vita. E io venivo pagato<br />

una miseria per girovagare e sorbirmi di<br />

tutto, ‘cercare di capire l’an<strong>da</strong>zzo’.<br />

Volevo scrivere a tutti i miei amici per farli<br />

venire qui. Pensavo a Phil Rollins, che<br />

si faceva il mazzo a New York, dietro a<br />

metropolitane in avaria e risse tra gang<br />

a Brooklyn; Duke Peterson, appollaiato<br />

al White Horse senza un cazzo <strong>da</strong> fare;<br />

Carl Browne a Londra, che si lamentava<br />

del tempo e bussava a tutte le porte; Bill<br />

Minnish, che trincava come una bestia a<br />

Roma. Ci voleva un telegramma: ‘Corri qui<br />

stop c’è ancora posto nel barile del rum<br />

stop non si fa un cazzo stop soldi a palate<br />

stop si sbevazza tutto il giorno stop si<br />

chiava tutta la notte stop corri perché potrebbe<br />

durare poco’.<br />

…Nella casa accanto le voci si alzavano e<br />

morivano e <strong>da</strong> un bar sulla stra<strong>da</strong> è partito<br />

il suono rauco di un jukebox. I suoni di<br />

una notte a San Juan, che si perdono attraverso<br />

la città negli strati di aria umi<strong>da</strong>;<br />

suoni di vita e di movimento, gente che si<br />

prepara e gente che si arrende, il suono<br />

di chi spera e il suono di chi tiene duro, e<br />

dietro a tutto questo, il placido mortale<br />

ticchettio di migliaia di migliaia di orologi,<br />

il suono solitario del tempo che passa in<br />

una lunga notte caraibica…”.<br />

Fine anni Cinquanta. Niente pc o telefonini,<br />

solo taccuini per gli appunti e<br />

macchine <strong>da</strong> scrivere. Un manipolo di<br />

scalcinati giornalisti, tra cui Paul Kemp il<br />

protagonista, se la spassa nella re<strong>da</strong>zione<br />

portoricana del Daily News, quotidiano<br />

locale in lingua inglese. Le giornate tipo<br />

trascorrono indisturbate con tabelle<br />

alquanto “rigorose” annaffiate <strong>da</strong> generose<br />

sorsate di rum: sveglia in tar<strong>da</strong><br />

mattinata, doccia e colazione nel locale<br />

di tale “Al”, poi in re<strong>da</strong>zione più o meno<br />

fino alle otto di sera quando tornano <strong>da</strong>l<br />

medesimo “Al” per la cena e finiscono al<br />

casinò o a una festa fino a che, sbronzi,<br />

non strisciano nel letto. Una routine che<br />

rasenterebbe la noia se non venisse interrotta<br />

<strong>da</strong> risse in stile saloon western, e<br />

sortite alla spiaggia per bagni ristoratori.<br />

Fil rouge del racconto Chenault, focosa<br />

ragazza newyorchese che sigla l’inizio e<br />

la fine dell’esilarante avventura caraibica<br />

del giovane Kemp, con tanto di mattanza<br />

finale. Si mormora che Johnny Depp abbia<br />

già acconsentito a vestire i panni dello<br />

scalcinato giornalista nella versione cinematografica<br />

del libro. A noi l’idea piace:<br />

leggetene la storia (scritta <strong>da</strong> Thompson<br />

a soli 22 anni) e giudicate <strong>da</strong> voi.<br />

PAROLE AFFILATE COME COLTELLI<br />

Storie controcorrente<br />

per nuovi autori<br />

LA GUERRA IN CUCINA<br />

Francesco Locane<br />

Eumeswil, 2007<br />

192 pp., 12 euro<br />

La giovane casa editrice<br />

Eumeswil, cacciatrice di<br />

talenti esordienti, inaugura<br />

una nuova collana intitolata<br />

a Ubermensch Belasco, mitico<br />

editore delineato <strong>da</strong>lla<br />

penna di Gianluca Morozzi,<br />

che ne assume la direzione:<br />

una collana che va controcorrente,<br />

irriverente e un<br />

tantino scomo<strong>da</strong>, nata per<br />

<strong>da</strong>re spazio ai giovani che<br />

vogliono raccontare storie.<br />

Come quelle di Francesco<br />

Locane, speaker e autore<br />

della radio, esperto di<br />

cinema e letteratura, che<br />

si è cimentato in una raccolta<br />

di racconti minimal,<br />

assolutamente slegati l’uno<br />

<strong>da</strong>ll’altro, ma con il comune<br />

denominatore di un linguaggio<br />

secco e tagliente, molto<br />

diretto.<br />

LIBRI<br />

Si inizia con un funambolo<br />

in pensione, che percorre<br />

l’ultimo filo della sua vita;<br />

si passa alla guerra vista <strong>da</strong><br />

un bambino di 12 anni, a un<br />

esilarante incontro di amanti<br />

tra dermatiti e licheni, fino a<br />

una Venezia immersa nella<br />

nebbia, teatro di droghe e<br />

commerci illegali, che chiude<br />

il libro.<br />

immagine tratta <strong>da</strong>lla copertina di: Hunter S. Thompson, Cronache del rum, Baldini Castoldi Dalai, 2007<br />

SHORT<br />

Le due facce di Milano<br />

LA LUNA SOTTO CASA<br />

– MILANO TRA RIVOLTA<br />

ESISTENZIALE E<br />

MOVIMENTI POLITICI<br />

Primo Moroni – John Martin<br />

Edizioni Shake, 2007<br />

224 pp. + CD, 16 euro<br />

“Il grande libro che Primo<br />

Moroni (alias il fon<strong>da</strong>tore della<br />

mitica Libreria Calusca al<br />

Ticinese) voleva scrivere e che<br />

per varie ragioni non è mai<br />

riuscito a fare”… così ci hanno<br />

pensato altri (l’architetto John<br />

Martin), sbobinando registrazioni<br />

e trascrivendo racconti<br />

di una Milano che non c’è più,<br />

<strong>da</strong>ll’immediato dopo-guerra ai<br />

primi anni Ottanta. Una città in<br />

continuo fermento, sociale e<br />

politico, che vedeva le Colonne<br />

di San Lorenzo e la Vetra<br />

luoghi infestati <strong>da</strong>ll’eroina, ma<br />

anche sede di attivi circoli politici.<br />

Una Milano disegnata a<br />

triangoli il cui vertice s’incunea<br />

nel centro storico, ma i cui lati<br />

si disperdono nelle periferie,<br />

e diventano direttive per convogliare<br />

chi è fuori (artigiani,<br />

proletari, diversi) verso il centro<br />

del potere. Impegnato e<br />

impegnativo.<br />

A NOZZE CON IL DELITTO<br />

Lucia Tilde Ingrosso<br />

Kowalski, 2007<br />

320 pp., 14 euro<br />

Un giallo coi fiocchi nella<br />

Milano più pettinata e <strong>da</strong><br />

bere che ci sia: lei bella e<br />

capricciosa, patinata giornalista<br />

in carriera, lui avvocato<br />

super-perfettino e di buona<br />

famiglia, pronti a convolare a<br />

nozze in una sfarzosa magione<br />

di Toscana. Peccato che<br />

all’altare l’uomo non sia mai<br />

arrivato: rimasto stecchito in<br />

casa propria per mano ignota.<br />

A in<strong>da</strong>gare sul caso il prode<br />

Sebastiano Rizzo, ispettore<br />

<strong>da</strong>lla scorza dura ma cuore<br />

tenero, coadiuvato <strong>da</strong>l fido<br />

De Carlo, alle prese con una<br />

girandola di sospetti e alibi<br />

mancanti. Ameno e rigenerante<br />

<strong>da</strong> buttar giù come un<br />

bicchiere d’acqua.<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

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URBAN 53


HOT HIT<br />

Le più scaricate a fine<br />

settembre <strong>da</strong> iTunes<br />

Music Store − Italia<br />

1. JAMES BLUNT<br />

1973<br />

“Simona, you’re getting older”.<br />

2. TAZENDA<br />

Domo mia<br />

“E t’amo, e t’amo, ses sa vi<strong>da</strong> mea”.<br />

3. LUCIANO PAVAROTTI<br />

Nessun dorma<br />

“E noi dovrem, ahimè, morir”.<br />

4. LILI ROCHA<br />

Yemanjà<br />

“Eyo eyeyeyo eyo”.<br />

5. MIKA<br />

Relax, take it easy<br />

“It’s as if I’m scared. It’s as if I’m<br />

terrified. It’s as if I’m scared. It’s as<br />

if I’m playing with fire”.<br />

6. TOKIO HOTEL<br />

Monsoon<br />

“Through the monsoon, just me<br />

and you”.<br />

7. SIMONE<br />

Niente <strong>da</strong> perdere<br />

“Quante notti intere a piangere e a<br />

fissarmi nel specchio di un cesso”.<br />

8. SEAN KINGSTON<br />

Beautiful Girls<br />

“You’ll have me suici<strong>da</strong>l, suici<strong>da</strong>l,<br />

suici<strong>da</strong>l”.<br />

9. RIHANNA FEAT. JAY-Z<br />

Umbrella<br />

“Under my umbrella. Ella ella eh eh<br />

eh. Under my umbrella. Ella ella eh<br />

eh eh”.<br />

10. BIAGIO ANTONACCI<br />

Sognami<br />

“E se…mi sognerai…<strong>da</strong>l cielo…cadrò…E<br />

se…domanderai…<strong>da</strong><br />

qui…risponderò”.<br />

CONVERSE TWEED<br />

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54 URBAN<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MADEDDU<br />

DVD<br />

LA RIBALTA È ANCORA<br />

DI DUE VECCHIE VOLPI<br />

Elton John ha 60 anni. È del<br />

1947, come Giulio Tremonti.<br />

Però non ama gli anziani: secondo<br />

lui i Rolling Stones sono<br />

vecchi, non fanno grandi cose<br />

<strong>da</strong> parecchio tempo (mentre<br />

lui), e si dovrebbero ritirare.<br />

Per l’ultimo concerto <strong>da</strong> lui<br />

tenuto in Italia, quest’anno a<br />

Lucca, i posti più vicini al palco<br />

costavano 115 euro. I più<br />

economici, 46 euro. Per i suoi<br />

fans, li vale tutti. Questo dvd è<br />

la cronaca della sua più recente<br />

autocelebrazione: lo show<br />

al Madison Square Garden per<br />

il suo 60esimo compleanno. Il<br />

presentatore era Bill Clinton. Il<br />

concerto è stato, come prevedibile,<br />

una passerella di successi<br />

e di ospiti; subito dopo,<br />

sir Elton ha <strong>da</strong>to una festa <strong>da</strong><br />

un milione di sterline alla cattedrale<br />

di St. John the Divine<br />

Vent’anni fa i Talking Heads<br />

descrissero le convention politiche<br />

con un brano intitolato<br />

Democratic circus. Diceva: “Sta<br />

arrivando un circo in città…<br />

rubano i nostri sogni, li mettono<br />

in vendita, li rivendono<br />

a noi”. Che voi siate di destra,<br />

di sinistra, o cerchiate di barcamenarvi<br />

come potete tra la<br />

manopola dell’acqua cal<strong>da</strong> e<br />

quella dell’acqua fred<strong>da</strong>, il mese<br />

di ottobre ci regala come evento<br />

principale le primarie del<br />

nascente Partito Democratico.<br />

Che sballo, no? Okay, no – ma è<br />

(nota bene) con 450 invitati,<br />

cui ha regalato un libro per<br />

bambini (A boy called Elton).<br />

In scaletta niente Candle in the<br />

wind, però ha fatto Funeral for<br />

a friend e poi Empty garden<br />

per John Lennon, quindi tutti<br />

contenti, chi ama vederlo in<br />

pompa magna e chi ama vederlo<br />

in pompe funebri. Sul<br />

palco ha <strong>da</strong>to tanto (tre ore),<br />

eppure i suoi concerti “de<br />

luxe” ricor<strong>da</strong>no le impeccabili<br />

pacchianerie dell’ultimo Elvis<br />

o di Frank Sinatra. Una differenza<br />

stridente con la parte di<br />

dvd in cui lo si vede negli anni<br />

’70, quando sia lui che le sue<br />

canzoni erano vive e scalcianti,<br />

e vederlo allora forse le valeva,<br />

novantamila lire. Ma cosa conta<br />

qualche contraddizione: quando<br />

si è eroi del rock, celebrarsi<br />

è un dovere.<br />

inutile sottrarsi: quando il circo<br />

arriva in città, la musica ti entra<br />

in casa. Il problema è che è una<br />

musica raccapricciante: la recente<br />

storia degli inni di partito<br />

è tempestata di disastri, con<br />

l’unica eccezione dell’eccellente<br />

inno dell’Udeur, che spakkava<br />

di brutto. I brani presi a prestito<br />

<strong>da</strong> cantautori compiacenti,<br />

se non sono deprimenti già<br />

in partenza come la Canzone<br />

popolare di Fossati o la Vita<br />

<strong>da</strong> mediano di Ligabue, lo diventano<br />

quando arruolati (vedi<br />

il caso di Il cielo è sempre più<br />

blu di Rino Gaetano, in cui ha<br />

pensato di identificarsi l’Ulivo).<br />

Alla fine rischia di essere più<br />

David Gilmour ha 61 anni.<br />

È del 1946, come George W.<br />

Bush. Però non ama gli anziani:<br />

secondo lui i Rolling Stones sono<br />

vecchi, non fanno grandi cose<br />

<strong>da</strong> parecchio tempo (mentre<br />

lui), e si dovrebbero ritirare. Ai<br />

suoi ultimi concerti italiani, nel<br />

tour del 2006, i posti più vicini<br />

al palco costavano 109 euro.<br />

I più economici, 46 euro. Per i<br />

suoi fans, li vale tutti. Questo<br />

dvd è la cronaca della sua più<br />

recente autocelebrazione: tre<br />

concerti alla Royal Albert Hall<br />

di Londra, con ospiti a profusione,<br />

a fianco di David Gilmour<br />

appaiono David Bowie e David<br />

Crosby (una vera Davidopoli,<br />

mancavano solo David<br />

Trezeguet e David Gnomo<br />

Amico Mio). Recentemente<br />

Gilmour ha dichiarato: “So che<br />

questa storia dei Pink Floyd<br />

accattivante un’eventuale, grandiosa<br />

co-produzione firmata <strong>da</strong><br />

Beppe Grillo e Marco Masini,<br />

e intitolata – ok, lo sapete. Più<br />

fortunati gli elettori Usa: come<br />

dimostra questa playlist fatta di<br />

brani utilizzati nelle campagne<br />

a stelle e strisce, la qualità è<br />

molto migliore (e se in America<br />

hanno certi stan<strong>da</strong>rd, non dubitiamo<br />

che Walter The Man<br />

ne terrà conto). Ah, non fatevi<br />

ingannare: l’antifascista Woody<br />

Guthrie fu usato <strong>da</strong> George<br />

Bush, mentre We are family,<br />

<strong>da</strong>lla storia ondivaga (<strong>da</strong> canzone<br />

femminista a inno gay), non<br />

è stato usato a destra per difendere<br />

i valori familiari, ma <strong>da</strong>l<br />

significa molto per tante persone,<br />

ma per me non conta più<br />

di tanto. Siamo stati solamente<br />

un gruppetto pop”. Poi, nella<br />

sua band c’è Richard Wright,<br />

tastierista del gruppetto pop, e<br />

metà dei brani in scaletta sono<br />

tratti <strong>da</strong>gli album del gruppetto<br />

pop. E con grosso scorno di<br />

Gilmour, che sicuramente sarà<br />

furibondo per la cosa, grazie<br />

alla sua mirabile chitarra e alla<br />

sua mirabile voce il suo concerto<br />

è molto più simile al suono<br />

dei Pink Floyd di quanto non<br />

lo sia lo show di Roger Waters,<br />

l’autore delle canzoni del gruppetto<br />

pop – quelle canzoni che<br />

permettono a David Gilmour di<br />

mettere i biglietti a novantamila<br />

lire. Ma cosa conta qualche<br />

contraddizione: quando si è<br />

eroi del rock, celebrarsi è un<br />

dovere.<br />

SOTTOFONDO<br />

PRIMARIE SOUNDTRACK<br />

Quando a “rubare” la<br />

musica è la politica<br />

compagno John Kerry. Mentre<br />

<strong>da</strong> noi, lo usa la compagna<br />

Vo<strong>da</strong>fone. Tutto fa brodo.<br />

• Sisters Sledge, We are family<br />

• Chuck Berry, Johnny B. Goode<br />

• Simon & Garfunkel, Bridge<br />

over troubled water<br />

• Fleetwood Mac, Don’t stop<br />

thinking about tomorrow<br />

• U2, Beautiful <strong>da</strong>y<br />

• Woody Guthrie, This land is<br />

your land<br />

• Bruce Springsteen, No<br />

surrender<br />

• The Call, Let the <strong>da</strong>y begin<br />

• Bachman Turner Overdrive,<br />

You ain’t seen nothing yet<br />

• Fatboy Slim, Praise you<br />

RAIZ<br />

Uno<br />

Universal<br />

WHO: Gennaro Della Volpe,<br />

ex voce degli Almamegretta,<br />

muezzin partenopeo.<br />

WHERE: Al disco numero due.<br />

Quindi il titolo è un omaggio a<br />

una vettura che ha impregnato<br />

di sé la cultura mediterranea.<br />

WHY: A dire il vero non c’è<br />

molto di nuovo, sono gli stessi<br />

ingredienti rapduborientalnapoletani<br />

ricombinati. Ma piacevano<br />

a tanta gente, quindi chi<br />

siamo noi per cavillare.<br />

WHAT: “Quando canti in<br />

dialetto la gente non riesce<br />

a capire subito di dove sei e<br />

comincia a farsi delle domande<br />

ed è qua che inizia il divertimento”.<br />

WHEN: Alle 2 di notte, tornando<br />

a casa alticci. Sentir salmodiare<br />

in napoletano su una<br />

base giamaicana vi sembrerà<br />

perfettamente logico.<br />

ANNIE HALL<br />

Cloud cuckoo land<br />

Audioglobe<br />

WHO: Quattro nerd tipo<br />

Woody Allen, essendo Annie<br />

Hall l’intellettuale fricchettona<br />

ma bona interpretata <strong>da</strong> Diane<br />

Keaton in Io e Annie. Sapete,<br />

la premessa di Manhattan, con<br />

la battuta “La masturbazione?<br />

Beh, è fare sesso con qualcuno<br />

che stimo”.<br />

WHERE: Da Brescia. Sì, è vero<br />

quel che dite – ma ci sono posti<br />

peggiori.<br />

WHY: Sono tipo i Wilco, ma<br />

meno noiosi. E tipo Badly<br />

Drawn Boy, ma meno umorali.<br />

WHAT: “Un album che suona<br />

come una partita di squash<br />

giocata <strong>da</strong> 4 freak in completini<br />

Sergio Tacchini classe<br />

1972”. (<strong>da</strong>lla loro cartella<br />

stampa) (sì, gli vale una stellina<br />

in meno nel giudizio).<br />

WHEN: Quando vi tocca fare<br />

qualcosa che no, non vi va.<br />

STEREOPHONICS<br />

Pull the pin<br />

V2<br />

WHO: Kelly Jones, 33 anni,<br />

gallese. E altri due tizi. Perché<br />

a Kelly Jones, 33 anni, gallese,<br />

non piace avere troppa gente<br />

tra i piedi.<br />

WHERE: All’ennesimo disco<br />

che forse avrebbe potuto fare<br />

meglio. Ma d’altra parte, forse<br />

non è affatto vero che avrebbe<br />

potuto, visto che è l’ennesimo.<br />

WHY: Perché ha deciso di<br />

assecon<strong>da</strong>re il suo lato tormentoso<br />

e tagliente. Per sua<br />

disgrazia, dà il meglio quando<br />

assecon<strong>da</strong> il suo lato melodico.<br />

WHAT: “Se ascoltate le parole<br />

delle nostre canzoni e cambiano<br />

la vostra vita, bene. Ma se<br />

vi portano fuori <strong>da</strong>lla fabbrica<br />

per 5 minuti, abbiamo fatto il<br />

nostro mestiere”.<br />

WHEN: Verso la fine del mese,<br />

quando il clima si fa gallese.<br />

SIOUXSIE<br />

Mantaray<br />

Universal<br />

WHO: Susan Janet Ballion, nata<br />

50 anni fa a Londra. O forse<br />

31 anni fa, nel programma tv<br />

in cui i Sex Pistols fecero saltare<br />

sulle sedie l’Inghilterra a<br />

suon di insulti, i primi dei quali<br />

per difenderla <strong>da</strong>lle avance del<br />

presentatore porcellone.<br />

WHERE: Al primo disco senza<br />

i Banshees e senza l’orrido<br />

marito batterista. Va bene il<br />

gusto per gli incubi – ma che<br />

diamine.<br />

WHY: Perché è il disco che i<br />

suoi fans non si aspettavano<br />

più.<br />

WHAT: “Dormo un sacco.<br />

Cerco di copiare i miei gatti.<br />

Mangio, dormo e giocherello”.<br />

WHEN: Quando siete in una<br />

casa felice dove dimenticare<br />

voi stessi e fingere che tutto<br />

va<strong>da</strong> bene e non esista l’inferno<br />

– wohooo!<br />

THE LAST GOODNIGHT<br />

Poison kiss<br />

Capitol<br />

WHO: Quattro tizi e un cantante<br />

con un taglio alla mohicana che<br />

sarebbe stato <strong>da</strong> sfigato anche<br />

nel 1979.<br />

WHERE: Da Enfield,<br />

Connecticut, <strong>da</strong> dove sono<br />

partiti col nome Renata. Con<br />

cui hanno inciso due dischi. Ma<br />

voi capite che se sale uno sul<br />

palco e fa: “E ora, Renata!”, e la<br />

gente applaude aspettandosi<br />

una tipa e invece appare il<br />

taglio di capelli più sfigato del<br />

mondo – non poteva continuare<br />

a lungo.<br />

WHY: Per quella canzone onnipresente<br />

delle Pictures of you,<br />

pictures of me. E per il resto del<br />

cd che è un po’ meglio.<br />

WHAT: “È tutta fortuna. Pura<br />

fortuna”.<br />

WHEN: Quando volete dimostrare<br />

a qualcuno che non vi conosce<br />

che avete una sensibilità.<br />

THE THRILLS<br />

Teenager<br />

Virgin<br />

WHO: Cinque irlandesi estimatori<br />

dei solari Beach Boys e<br />

del lunare Neil Young – tutta<br />

gente che grazie a un primitivo<br />

sistema di viaggi low-cost si<br />

trovava su corpi celesti assai<br />

lontani ben prima che loro<br />

nascessero.<br />

WHERE: Più vicini a Dublino<br />

che non alla California cui<br />

inneggiavano nei primi due dischi.<br />

Non stupisce che il disco<br />

sappia meno di crema solare.<br />

WHY: Sono dolciastri e carucci<br />

e forse un filo stucchevoli.<br />

Però vi possono alleggerire la<br />

giornata.<br />

WHAT: “Non siamo piaciuti a<br />

NME e agli altri giornali musicali<br />

inglesi. Non gli sei simpatico<br />

se non sniffi cocaina”.<br />

WHEN: Quando indossate il<br />

primo maglione della stagione.<br />

Che trauma, no?<br />

MUSICA<br />

DI PAOLO MADEDDU<br />

GIULIANO PALMA &<br />

THE BLUEBEATERS<br />

Boogaloo<br />

V2<br />

WHO: Il cantante dei Casino<br />

Royale, più altri sapienti tardoni<br />

raccattati <strong>da</strong> altre band.<br />

WHERE: In una cantina polverosissima,<br />

dove hanno<br />

ripescato pezzi di Equipe 84,<br />

Iva Zanicchi, Industry, Peter<br />

Frampton, Aztec Camera e<br />

addirittura La Union, che Lobo<br />

hombre en Paris ce la ricor<strong>da</strong>vamo<br />

in quattro.<br />

WHY: Perché sia Palma che gli<br />

altri si sono spaccati la testa<br />

per fare cose alternative, poi<br />

sono arrivati alle radio suonando<br />

pezzi altrui in chiave ska. C’è<br />

una lezione in tutto ciò. Forse.<br />

WHAT: “Il boogaloo sta alla<br />

musica latina come lo ska alla<br />

Giamaica”.<br />

WHEN: Quando non avete proprio<br />

alcuna pretesa. Nemmeno<br />

per sbaglio.<br />

ATHLETE<br />

Beyond the neighbourhood<br />

Parlophone<br />

WHO: Quattro giovani con<br />

un’aria <strong>da</strong> dissociati molto<br />

cool.<br />

WHERE: Da Londra − che palle,<br />

no? Non cominciate a non<br />

poterne più di Londra? Alla<br />

fine, cosa ci si trova? Prezzi altissimi,<br />

giovani che se la tirano,<br />

italiani che vanno là e quando<br />

tornano se la tirano, i gossip,<br />

il Chelsea, i biscotti digestive<br />

– toh, gli Athlete suonano<br />

come suonerebbero i biscotti<br />

digestive. Buoni, ok, ma 70<br />

calorie l’uno.<br />

WHY: Perché ogni tanto sono<br />

troppo moscini (d’altronde, oh,<br />

vengono <strong>da</strong> Londra), ma non<br />

c’è pezzo in cui scelgano la<br />

stra<strong>da</strong> più facile.<br />

WHAT: “Se vende più dell’ultimo<br />

disco, non faremo storie”.<br />

WHEN: Quando toglieranno<br />

l’ora legale. Che trauma, no?.<br />

CONCERTI<br />

THE ARK<br />

10 ottobre<br />

Roma – Jailbreak<br />

11 ottobre<br />

Milano – Transilvania<br />

ANI DIFRANCO<br />

14 ottobre<br />

Milano – Rolling Stone<br />

GWEN STEFANI<br />

16 ottobre<br />

Milano – Datchforum<br />

MIKA<br />

19 ottobre<br />

Torino – Maz<strong>da</strong> Palace<br />

20 ottobre<br />

Bologna – Paladozza<br />

22 ottobre<br />

Rimini – 105 Stadium<br />

MICHAEL BUBLÉ<br />

21 ottobre<br />

Padova – Fiera<br />

24 ottobre<br />

Roma – Palalottomatica<br />

26 ottobre<br />

Milano – Datchforum<br />

TAKE THAT<br />

22 ottobre<br />

Casalecchio di Reno<br />

– Palamalaguti<br />

24 ottobre<br />

Milano – Datchforum<br />

VOLBEAT<br />

25 ottobre<br />

Torino – United Club<br />

DREAM THEATER<br />

25 ottobre<br />

Bologna – Paladozza<br />

26 ottobre<br />

Roma – Palalottomatica<br />

29 ottobre<br />

Milano – Datchforum<br />

30 ottobre<br />

Padova – Palasport<br />

TOKIO HOTEL<br />

30 ottobre<br />

Milano – Datchforum<br />

Info concerti<br />

www.milanoconcerti.net<br />

www.barleyarts.com<br />

www.indipendente.com<br />

www.friendsandpartners.it<br />

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www.footlocker.eu<br />

URBAN 55


TEATRO<br />

DI IGOR PRINCIPE<br />

SUL PALCO LA STORIA<br />

Il teatro per nutrire la memoria<br />

condivisa<br />

AVIGLIANA (TO)<br />

Malafestival<br />

Negli ultimi dieci anni l’idea di “teatro<br />

civile” si è affermata con connotati molto<br />

ben definiti: un attore in solitaria sul<br />

palco, una scenografia scarna o inesistente,<br />

una drammaturgia costruita sulla<br />

forza del racconto. L’esempio più noto è<br />

Marco Paolini nel suo Vajont. Quell’idea,<br />

intrigante e fascinosa, ha però offuscato<br />

un concetto connaturato all’arte<br />

del palcoscenico, e cioè che il teatro, in<br />

quanto specchio della società, è di per<br />

sé “civile”.<br />

Il Malafestival, giunto alla sesta edizione,<br />

recupera quel concetto offrendo un<br />

ventaglio di spettacoli a forti contenuti<br />

socio-politici. Per di più, l’organizzazione<br />

e gli autori li ritengono “necessari” per<br />

poter ragionare su dove va<strong>da</strong> il mondo in<br />

questo momento storico.<br />

Dopo l’anticipazione di luglio a Torino<br />

– Hipermembrana, spettacolo creato<br />

apposta per il festival <strong>da</strong>l fon<strong>da</strong>tore della<br />

Fura dels Baus, Antúnez Roca – ottobre<br />

vedrà in scena nomi quali Moni Ovadia,<br />

Jango Edwards, Peter Ercolano, Ulderico<br />

Pesce, Krypton, La Città del Teatro, Tam<br />

Teatro Musica + East Rodeo. Gli spettacoli<br />

si alternano tra il drammatico e<br />

l’ironico, con incursioni nel grottesco, e<br />

hanno come scenario luoghi bizzarri, più<br />

che alternativi: una ex casa di produzione<br />

cinematografica o addirittura una vecchia<br />

fabbrica di dinamite. Proprio in questa<br />

struttura, un tempo dedicata ad Alfred<br />

Nobel, Moni Ovadia e Ulderico Pesce presenteranno<br />

Avanti Pop: 15 artisti che, tra<br />

musica e teatro, raccontano di lavoratori<br />

e industria partendo <strong>da</strong>lla storia della<br />

fabbrica in cui si trovano. Il 14 ottobre<br />

l’intero pomeriggio sarà dedicato ai disabili<br />

e al loro modo di fare teatro, rivelato<br />

con uno spettacolo ad hoc.<br />

vari luoghi cittadini<br />

<strong>da</strong>ll’11 al 28 ottobre<br />

www.opusrt.it<br />

È DI NUOVO GENDER BENDER<br />

Film, musica e due<br />

anteprime nazionali<br />

BOLOGNA<br />

Gender Bender<br />

L’evento di punta quest’anno<br />

è un film: Rara, di<br />

Sylvano Bussotti (che però è<br />

uno dei massimi musicisti del<br />

Novecento), fresco di restauro<br />

I CLASSICI, UN POETA E REZZA<br />

TORINO<br />

Andromaque<br />

Sono due classici in uno: il primo<br />

è l’Andromaca di Euripide,<br />

VI secolo a.C.; il secondo è<br />

la rilettura che ne dà Jean<br />

Racine, <strong>da</strong>tata 1667. A Torino<br />

arriva in prima nazionale<br />

diretta <strong>da</strong> Declan Donnellan,<br />

che ha un obiettivo preciso:<br />

esaltare il lato miserabile dell’uomo,<br />

ma senza buttarla in<br />

tragedia. Anzi, ironia e umorismo,<br />

a tal scopo, si rivelano le<br />

armi migliori di cui un regista<br />

può disporre.<br />

Teatro Astra<br />

29 e 30 ottobre<br />

<strong>da</strong> parte della Cineteca di<br />

Bologna. Ma anche sul versante<br />

teatrale non mancano i<br />

momenti di rilievo. In apertura<br />

di rassegna, al teatro San<br />

Martino, arrivano due anteprime<br />

nazionali. La prima è<br />

Frans Poelstra, his dramaturg<br />

and Bach, ovvero un mix della<br />

<strong>da</strong>nza dell’austriaco Poelstra,<br />

della musica bachiana e dei<br />

testi del drammaturgo olan-<br />

ROMA<br />

È vietato digiunare in<br />

spiaggia<br />

Renato Sarti e Franco Però (che<br />

è anche il regista) dipingono un<br />

ritratto teatrale di Danilo Dolci,<br />

passato a miglior vita dieci anni<br />

fa. Chi era? Un attivista triestino<br />

che, diviso tra la scrittura<br />

di poesie e la pe<strong>da</strong>gogia, si è<br />

gua<strong>da</strong>gnato il titolo di “nuovo<br />

Gandhi”. Candi<strong>da</strong>to più volte<br />

al Nobel, non lo vinse mai. In<br />

compenso, <strong>da</strong> buon attivista,<br />

collezionò un discreto numero<br />

di processi e con<strong>da</strong>nne.<br />

Teatro Valle<br />

Dal 16 al 28 ottobre<br />

dese Robert Steijn: l’idea è<br />

rappresentare la bellezza con<br />

la complicità, anche dei sensi,<br />

di drammaturgo e <strong>da</strong>nzatore,<br />

che agiscono insieme sulla<br />

scena. L’altra è Snow White,<br />

dove Ann Liv Young prende<br />

l’omonima fiaba dei fratelli<br />

Grimm e ne fa una rilettura<br />

lesbo-punk piuttosto ardita<br />

(tanto che lo show è vietato<br />

ai minori di 18). Il resto della<br />

MILANO<br />

Angels in America<br />

Elio De Capitani e Ferdinando<br />

Bruni tornano alla regia congiunta<br />

per un testo di Tony<br />

Kushner che, negli Usa, ha fatto<br />

incetta di premi. “Fantasia<br />

gay su temi nazionali” è il<br />

sottotitolo, tuttavia riduttivo.<br />

Il vero tema, che più attuale<br />

non si può, è l’identità, scan<strong>da</strong>gliata<br />

non soltanto sotto la<br />

lente del sesso ma anche della<br />

razza, della religione, della<br />

cultura. Risultato? Il mondo<br />

che oggi ci sta <strong>da</strong>vanti.<br />

Teatro dell’Elfo<br />

Dal 23 ottobre<br />

rassegna si sno<strong>da</strong> tra altri<br />

momenti di cinema, un salotto<br />

letterario, una mostra d’arte.<br />

In mezzo a tutto ciò, anche un<br />

paio di dj set: quello del 31<br />

ottobre, con i Kids on Tv, è un<br />

concentrato di installazioni<br />

video e performance live.<br />

vari luoghi cittadini<br />

<strong>da</strong>l 30 ottobre<br />

www.genderbender.it<br />

MILANO<br />

Quadrilogica<br />

Una dietro l’altra, Antonio<br />

Rezza mette in scena le pièce<br />

scritte e dirette a quattro<br />

mani con Flavia Mastrella:<br />

Pitecus, Io, Fotofinish e<br />

Bahamut. Da non perdere per<br />

chi ama la comicità surreale di<br />

un artista cui basta un niente<br />

per creare un mondo tutto<br />

suo. Memorabile l’interpretazione<br />

di Sandro Mazzola, l’ex<br />

calciatore, che Rezza fa rivivere<br />

affi<strong>da</strong>ndosi alla propria<br />

cascata di riccioli neri.<br />

Teatro Out-Off<br />

Dal 4 ottobre<br />

Crazy Shakespeare<br />

FOYER<br />

MILANO<br />

Teatri aperti<br />

Il successo di pubblico dell’anno<br />

scorso ha sorpreso tutti<br />

– gli organizzatori per primi.<br />

Quindi, anche quest’anno<br />

si ripropone una tre giorni di<br />

teatro sparso generosamente<br />

in 200 luoghi tra Milano,<br />

Sesto San Giovanni, Monza<br />

e Assago. Il programma è<br />

ancora top-secret (trapela un<br />

nome: Pippo Del Bono); si sa,<br />

invece, che la scena non sarà<br />

solo quella dei teatri, ma anche<br />

di posti come l’Acquario<br />

Civico, il Museo Archeologico<br />

e la Stazione Centrale.<br />

Vari luoghi cittadini<br />

Dal 26 al 28 ottobre<br />

NAPOLI<br />

Teatro Festival Italiano<br />

Napoli ha battuto Genova<br />

nell’aggiudicarsi un festival<br />

che sta al teatro come<br />

Venezia al cinema. A ottobre<br />

ne vedremo solo il prologo;<br />

l’evento tout court sarà nell’estate<br />

2008. Oltre al teatro<br />

Merca<strong>da</strong>nte e al Madre, scena<br />

della rassegna è la vecchia<br />

stazione marittima, in un tratto<br />

delimitato <strong>da</strong> due pontili<br />

cui saranno attraccate due<br />

navi-albergo. In una andranno<br />

gli artisti; nell’altra, parte del<br />

pubblico.<br />

Vari luoghi cittadini<br />

Dal 9 al 14 ottobre<br />

ROMA<br />

Il mondo delle cose senza<br />

nome<br />

Tratto <strong>da</strong>ll’omonimo libro di<br />

Daniela Rossi, è il racconto di<br />

una madre che guar<strong>da</strong> il figlio<br />

crescere nella sordità e pian<br />

piano ne accetta la condizione.Tra<br />

gli ostacoli di questo<br />

percorso c’è anche una sanità<br />

pubblica poco vicina al paziente.<br />

Ma tutto è raccontato<br />

con la grazia della prosa, della<br />

<strong>da</strong>nza e della musica. Che è<br />

quella di Bach.<br />

Teatro Nazionale<br />

20 e 21 ottobre<br />

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URBAN 57


SURPRISING<br />

ARTE<br />

DI FLORIANA CAVALLO<br />

>> Gilbert & George, Three Dozen Streets, 2003<br />

TORINO Due interi piani del Castello di Rivoli densi di colori, ironia e provocazione, 150 immagini che formano un grande mosaico<br />

dedicato all’arte di Gilbert & George. Una coppia all’unisono, <strong>da</strong>lla vita all’arte: s’incontrano a Londra nel 1967 e <strong>da</strong> allora sono<br />

inseparabili. La mostra, progettata personalmente, e già allestita alla Tate Modern di Londra e a Monaco, pronta a ripartire dopo<br />

Torino per San Francisco e New York, è un tributo a 40 anni di carriera. Imperdibili le enormi opere come Three Dozen Streets, di<br />

oltre tre metri per sette, ispirate ai segni urbani dell’East End londinese, a due passi <strong>da</strong> casa loro, o gli ultimi lavori segnati <strong>da</strong>gli<br />

attentati e <strong>da</strong>lle bombe, riflesso di un tempo più incerto. Dal 17 ottobre al 13 gennaio. www.castellodirivoli.org<br />

>> 1 >> 2<br />

>> 1 Nalini Malani, Mother India: transactions in the construction of pain, 2005<br />

MILANO Racconti e idee <strong>da</strong>ll’India contemporanea: sbarcano<br />

all’Hangar Bicocca il 19 ottobre nelle diverse visioni di 15 artisti di<br />

casa. Stereotipi culturali, tradizione e denuncia coesistono nelle loro<br />

sculture, pitture e film, <strong>da</strong>lle installazioni con oggetti quotidiani di<br />

Subodh Gupta ai video di Nalini Malani sulle violenze subite <strong>da</strong>lle<br />

donne indiane e pachistane. E sempre a Milano, l’India è protagonista<br />

anche allo spazio Ober<strong>da</strong>n con la mappa degli autori e delle tendenze<br />

più interessanti. Fino al 6 gennaio. www.hangarbicocca.it<br />

>> 2 Anne Hathaway by Timothy Greenfield-Sanders<br />

ROMA Cinema, arte, musica, senza dimenticare la politica: non si<br />

è star fino in fondo se almeno una volta nella vita non si è passati<br />

sotto l’obiettivo di Timothy Greenfield-Sanders, il ritrattista vip dei<br />

vip. Il suo specialissimo “who’s who” è in mostra in ottobre al Museo<br />

Bilotti, per la “prima” del fotografo americano a Roma. Cinquanta le<br />

immagini tra il 1976 e il 2007, tutte dedicate alle celebrity del grande<br />

schermo. La chicca? Uno scatto ad hoc rubato a Woody Allen.<br />

Dal 17 ottobre al 13 gennaio. www.museocarlobilotti.it<br />

>> 3 Olaf Metzel, Best, 2006 (part)<br />

TORINO Ecco nove video <strong>da</strong> non perdere, <strong>da</strong> poco entrati a far<br />

parte della collezione Sandretto Re Rebaudengo. Storie forti, a firma<br />

di nomi più o meno emergenti della scena internazionale. Il memoriale<br />

della leggen<strong>da</strong> del football George Best per il tedesco Olaf Metzel,<br />

i confini del nord dell’India come territorio di meditazione per Amar<br />

Kanwar, la <strong>da</strong>nza solista di Trisha Brown per Babette Mangolte. E<br />

poi ancora Gordon/Parreno, Hugonnier, Wolfson, Von Wedemeyer,<br />

Sullivan, Calderòn. Dal 23 ottobre al 6 gennaio. www.fondsrr.org<br />

>> 3<br />

ART SAFARI<br />

MILANO<br />

Itaku − Italian Cosplay<br />

Sono appassionatissimi di<br />

anime e manga, tanto <strong>da</strong><br />

sentire il bisogno di travestirsi<br />

come i loro eroi preferiti,<br />

con costumi autoprodotti e<br />

accessori originali fatti arrivare<br />

<strong>da</strong>l Giappone. Il cosplay <strong>da</strong> un<br />

po’ ha fatto irruzione anche<br />

in Italia e conta ormai i suoi<br />

adepti. Così Camilla Micheli<br />

si è messa sulle tracce della<br />

community per immortalare<br />

i tipi più significativi. Il<br />

risultato? Un campionario di<br />

stravaganze, <strong>da</strong> scoprire alla<br />

Fabbrica del Vapore.<br />

Dal 29 ottobre al<br />

9 novembre<br />

www.polifemo.org<br />

ROMA<br />

Dzine<br />

Effetti grafici abbaglianti ed<br />

energia che viene <strong>da</strong>i graffiti<br />

e <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong>, conditi <strong>da</strong><br />

dj music. Funzionano così<br />

le mostre e le installazioni<br />

di Dzine e l’idea piace<br />

parecchio. Alla Contemporary<br />

Arts Society di via del<br />

Babuino arrivano molti<br />

dei suoi pezzi forti, tra<br />

cui Classic Dub Classics e,<br />

direttamente <strong>da</strong>lla Biennale<br />

di Venezia, la Dnipro, una<br />

barca customizzata con 22<br />

speaker, otto amplificatori,<br />

nove schermi al plasma e la<br />

macchina per il fumo. One<br />

boat show!<br />

Dal 10 ottobre al 4 gennaio<br />

Tel. 06-6990832<br />

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URBAN 59


AL BRANCALEONE SI<br />

SUONA L'ELECTRO DOC<br />

Le sonorità d’avanguardia di<br />

Berlino e Tokyo passano <strong>da</strong> qui<br />

ROMA<br />

Brancaleone<br />

Visto che di sgombero, finalmente, al<br />

Brancaleone non si parla più, chi lo vive<br />

ha il tempo di dedicarsi a qualcosa di<br />

diverso, più frivolo. Per esempio, fare<br />

cultura diventando uno dei pochissimi<br />

club italiani in cui si balla sempre elettronica<br />

d’avanguardia. Niente Bob Sinclar<br />

& David Guetta, per capirsi, ma suoni<br />

duri, soprattutto tedeschi e londinesi. Si<br />

comincia venerdì 5 ottobre col live degli<br />

Swayzak, guar<strong>da</strong> caso un inglese e uno<br />

scozzese che incidono su una delle label<br />

LA FESTA DECOLLA AL KINKI<br />

Sabato fortissimo<br />

col giusto mix di<br />

ritmo e melodia<br />

BOLOGNA<br />

Kinki Club<br />

“Il venerdì è dedicato alla<br />

minimal, ai ragazzi di 22,<br />

23 anni piace, sono nati con<br />

quella battuta lì. Il sabato<br />

invece mi diverto anche io<br />

perché i dj suonano canzoni,<br />

come negli anni ’80”. Micaela<br />

Zanni è socia del club sotto<br />

simbolo di Berlino, !K7. Il loro ultimo<br />

disco Some Other Country attraversa con<br />

disinvoltura vari generi di groove, senza<br />

aver paura di utilizzare melodie e testi<br />

comprensibili. Il 12 arriva invece Basti<br />

dei Tiefschwarz, guest in Italia anche il 3<br />

ottobre a Milano (Pervert): i suoi dj set,<br />

più che minimal, sono ipnotici e a tratti<br />

devastanti. Dopo un venerdì di questa<br />

portata ci si aspetterebbe un sabato molle<br />

e invece il 13 c’è il live degli Alter Ego,<br />

quelli di Rocker, inno del 2004, il dj duo<br />

in cui milita una delle figure chiave dell’elettronica<br />

<strong>da</strong> ballo, Roman Flügel.<br />

Il mese si chiude il 31 con una Halloween<br />

night stellare, visto che prima suona e poi<br />

fa il dj il <strong>da</strong>nese Trentemøller, artista duro<br />

ma anche malinconico, che ha dedicato il<br />

singolo Moan a Laika, la cagnetta lanciata<br />

<strong>da</strong>i russi in orbita nel 1957. Ma chia-<br />

le due torri <strong>da</strong> una ventina<br />

d’anni ma <strong>da</strong> buona emiliana<br />

al proprio divertimento notturno<br />

ci pensa ancora. O forse<br />

è la magia d’uno spazio che<br />

nel ’75 diventò ritrovo gay,<br />

ma già faceva ballare prima,<br />

quando si chiamava Whisky<br />

a go-go e ci suonavano Patty<br />

Pravo, i Giganti ecc. Oggi è il<br />

posto giusto per chi ha voglia<br />

di passare una serata in un<br />

club <strong>da</strong> 800 persone, un posto<br />

in cui ovviamente si fa un<br />

po’ di selezione all’ingresso.<br />

Ma niente di preoccupante.<br />

Il venerdì è in mano ai fratelli<br />

NIGHTLIFE<br />

Scardia (Samuele è al microfono,<br />

Ricky ai piatti) coadiuvati<br />

<strong>da</strong> Alessandro Bolognese. Il<br />

sabato invece i dj li seleziona<br />

Stefano Noferini, spesso in<br />

console anche in prima persona<br />

(in ottobre manca solo<br />

il 20). L’anima musicale della<br />

serata l’ha già raccontata<br />

Micaela, ma la riassume bene<br />

pure I don’t want you anymore,<br />

canzone <strong>da</strong> ballo che<br />

Noferini e Kortezman hanno<br />

affi<strong>da</strong>to alla voce e al cuore di<br />

Jocelyn Brown. Niente revival,<br />

intendiamoci, ma quel mix di<br />

ritmo e melodia che all’estero<br />

ramente non è tutto: il 19, 20, 26 e 27 ci<br />

sono ben quattro eventi legati alla Festa<br />

del Cinema di Roma. Il più innovativo è<br />

forse il primo, quando dietro al mixer audio<br />

video si mettono gli Addicted Tv, artisti<br />

d’avanguardia usati anche <strong>da</strong>lle major<br />

hollywoodiane per produrre trailer diversi<br />

<strong>da</strong>l solito (imperdibile quello di Take the<br />

Lead con Antonio Banderas, su addictive.<br />

com). Insieme a loro, gli Hexstatic legati<br />

alla label Ninja tune, alfieri di un’electro<br />

solare e divertente. La sera dopo suonano<br />

i dischi dell’elegante Kruder, il 50%<br />

di K&D, mentre la settimana successiva si<br />

esibiscono live M.a.n.d.y. e poi Miss Kittin<br />

& The Hacker.<br />

LORENZO TIEZZI<br />

via Levanna, 11<br />

www.brancaleone.eu<br />

suonano tra gli altri Morillo<br />

e Sanchez. “Può sembrare<br />

paradossale, ma oggi in Italia<br />

picchiare di meno non è facile.<br />

Poi però quando i dj lo fanno<br />

la festa decolla”, spiega il dj<br />

fiorentino. Chi ancora non<br />

si fi<strong>da</strong> e vuol sentire con le<br />

proprie orecchie clicchi su<br />

stefanonoferini.it, ogni mese<br />

c’è un’ora intera di set. Poi<br />

scendere le scale del Kinki<br />

sarà un attimo.<br />

LORENZO TIEZZI<br />

via Zamboni, 1<br />

www.kinkidisco.com<br />

CLUB<br />

TORINO<br />

Xo’ Café<br />

È in posizione strategica ed<br />

è <strong>da</strong>vvero un locale a uso<br />

quotidiano visto che l’ingresso<br />

è sempre libero. Ma la<br />

qualità è superiore a quella<br />

di tante care disco. Si riparte:<br />

il sabato è Vibe, si balla con<br />

l’hip hop di dj Fede e chi indossa<br />

il bracciale della serata<br />

evita code e compra cd con<br />

lo sconto. Il venerdì il suono<br />

è globale con i Mostricci Of<br />

Sound, il giovedì è alternative<br />

pop rock.<br />

Via Po, 42<br />

Tel. 011-876433<br />

TOUR<br />

Replay: Freeplay<br />

Alessio Bertallot a Radio<br />

Deejay si sposta spingendo<br />

un carrello del supermercato<br />

pieno dei cd perché “c’è<br />

troppa roba bella in giro<br />

per fermarsi su un genere”.<br />

Questa volta i suoi dischi li<br />

suona nei club. E prima dei<br />

suoi set c’è l’elettronica live<br />

di Trentemøller (all’Estragon<br />

di Bologna il 26 ottobre, ai<br />

Magazzini Generali di Milano<br />

il 27, e il 31 a Roma al<br />

Brancaleone). Oppure i suoni<br />

acustici di Fink e Sinigallia<br />

(allo spazio 211 di Torino il<br />

15 novembre).<br />

www.replay.it<br />

MILANO<br />

In_Put@Leoncavallo<br />

Roma è piena di situazioni<br />

in cui ballare con gli occhi?<br />

Milano risponde con In_Put,<br />

one night mensile di cultura<br />

elettronica. Il 13 ottobre<br />

Geronimo, Vladi Elz, Master<br />

e Luca Doobie, ovvero gli<br />

Electricalz, pensano al suono.<br />

Abbominevole, 2501 e LAB9<br />

che fanno parte del B_Team<br />

portano i loro computer<br />

e pensano alle immagini.<br />

Spesso arrivano guest internazionali,<br />

ma il groove è di<br />

Milano.<br />

Via Watteau, 7<br />

Tel. 347-1019712<br />

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in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

URBAN 61


PRIMA&DOPO<br />

NORWEGIAN HAPPY HOUR<br />

Che ne dite di stoccafisso,<br />

baccalà e altre specialità norvegesi<br />

invece delle solite pizzette<br />

o paste dell’happy hour?<br />

Ci ha pensato la Norwegian<br />

Seafood Export Council che<br />

in ottobre sponsorizza alcuni<br />

aperitivi metropolitani con<br />

le sue delikatessen marinare<br />

in forma di finger food. Si<br />

comincia al Noy (2-5 ottobre),<br />

si prosegue al mitico Bar<br />

Magenta (9-12), ci si sposta al<br />

Palo Alto (16-19) e ancora al<br />

Victoria Cafè (23-26 ottobre)<br />

per concludere il tour aperoittico<br />

in corso Sempione al<br />

Wish (6-9 novembre). Il costo<br />

dei drink, diversi <strong>da</strong> locale a<br />

locale, rimane invariato.<br />

Info: www.seafoodfromnorway.it<br />

EXQUISITE SHU<br />

02-58325223<br />

Riapre lo Shu: nuovo nome<br />

(ispirato alla vodka Wyborowa<br />

Exquisite), nuovo arre<strong>da</strong>mento<br />

di design firmato nientepopodimeno<br />

che <strong>da</strong> Fabio<br />

Novembre (con tanto di divani<br />

Moroso e Zanotta) e infine,<br />

ma soprattutto, tutti i giovedì<br />

sera, oltre al solito aperitivo<br />

(8/10 euro), chi prenota tavolo<br />

con champagne assiste al<br />

sabrage, rito napoleonico che<br />

prevede il taglio del collo della<br />

bottiglia con sciabolata...<br />

Via Molino delle Armi ang.<br />

via della Chiusa<br />

Sempre aperto<br />

STARDUST GRILL & CAFÉ<br />

02-87396991<br />

Recente apertura nelle retrovie<br />

di piazzale Piola che si fa<br />

notare per gli arredi minimal<br />

e il bancone retro-illuminato,<br />

come dettano le mode attuali.<br />

Un locale all <strong>da</strong>y, con dehors<br />

etno-chic in vimini, dove<br />

consumare a 7 euro cocktail<br />

classici e un margarita fatto<br />

come si deve. Per chi ha fame<br />

si cena con grigliata argentina.<br />

Via Sansovino, 30<br />

Sempre aperto<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

62 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

MILANO<br />

DI MIRTA OREGNA<br />

UNO SHOW PER OCCHI<br />

E PALATO? LA PIASTRA<br />

Seduti a tavola assistendo<br />

allo spettacolo della cucina<br />

nipponica alla piastra<br />

Negli Stati Uniti come nell’Oriente più alla<br />

mo<strong>da</strong> (Singapore, Hong Kong, Shanghai<br />

e via dicendo) i ristoranti teppanyaki<br />

sono un must <strong>da</strong> tempo, così il giovane<br />

imprenditore italo-cinese Giuliano Xia, con<br />

il consiglio di una cugina di sangue misto<br />

giapponese ha cominciato aprendone uno<br />

a Torino nel lontano 1995. Dopo qualche<br />

sushi-tappa di avvicinamento (un locale a<br />

Brescia e uno a Novara) finalmente è appro<strong>da</strong>to<br />

a Milano e ha inaugurato il primo<br />

teppanyaki restaurant della città. Non che<br />

gli altri giapponesi non facessero i suddetti<br />

piatti alla piastra, ma qui parliamo di una<br />

sala dedicata con sei isole-piastra in piena<br />

attività, attorno alle quali sedersi, assistere<br />

alla cottura dei piatti e poi mangiare.<br />

L’insegna scelta, Feng Shui, oltre che<br />

essere facilmente orecchiabile, ha un suo<br />

perché: è composta <strong>da</strong> due ideogrammi,<br />

vento e acqua, sui quali aleggiano tre vele<br />

stilizzate, a ricor<strong>da</strong>re le palette che i cuochi<br />

roteano come sciabole sulle piastre; l’arre<strong>da</strong>mento,<br />

invece, firmato <strong>da</strong>gli architetti<br />

già autori dello Zen e di Spice Settecupole,<br />

è pulito, lineare e luminoso, dominato al<br />

piano superiore <strong>da</strong> un bancone-sushi curvo<br />

come un’on<strong>da</strong>, sul quale pendono lampade<br />

colorate, e <strong>da</strong> un soffitto sul quale si<br />

intrecciano bastoni di legno chiaro su fondo<br />

scuro, per un sicuro effetto suggestivo.<br />

Il cuore del locale, la sala teppan, si raggiunge<br />

scendendo qualche scalino, lungo<br />

un corridoio che riprende i motivi del<br />

soffitto. È qui che si svolge lo spettacolo<br />

condotto <strong>da</strong> giovani chef-samurai che<br />

indossano un cinturone con fondina dove<br />

tengono, a portata di mano, gli strumenti<br />

(palette e coltelli) per cuocere sulle lastre<br />

d’acciaio incandescenti. Accomo<strong>da</strong>ti sulle<br />

sedie che circon<strong>da</strong>no le isole di cottura,<br />

potrete indossare un kimono ricamato o<br />

una sorta di tovagliolo-bavaglio in cotone<br />

più per scena e che per ripararvi <strong>da</strong><br />

eventuali schizzi, e poi procedere con le<br />

ordinazioni.<br />

Il vostro chef, con fascia rossa sulla fronte,<br />

comincerà come un provetto bartender<br />

freestyler a far volteggiare palette e condimenti<br />

per far sfrigolare il riso, poi farà<br />

rotolare un uovo fino a romperlo con maestria<br />

sulla piastra, e infine passerà a salare<br />

e pepare il tutto battendo rumorosamente<br />

il manico di un coltello sui contenitori<br />

metallici. Idem con la carne, il pesce, le<br />

verdure e persino con il gelato, che viene<br />

avvolto all’interno di una crêpe fumante<br />

ricoperta in croccante sesamo.<br />

La carta della sala-teppan include piatti<br />

che rappresentano un menu completo (con<br />

antipasto, insalata, zuppa, riso e verdure)<br />

tra i 35 euro (con pollo) e i 60 euro (con<br />

vitello e astice), ma si possono scegliere<br />

piatti singoli <strong>da</strong>i 13 ai 17 euro, non proprio<br />

a buon mercato ma lo show è incluso<br />

nel prezzo; i sushi fatti al piano superiore<br />

viaggiano invece sulle solite cifre (16-35<br />

euro) con la specialità del sushi scottato<br />

alla fiamma ossidrica... Dobbiamo ammettere<br />

che a questi chef piace giocare con il<br />

fuoco!<br />

FENG SHUI<br />

via Botta, 4<br />

tel. 02-55199565<br />

sempre aperto<br />

DANNATAMENTE AMERICANO<br />

In Sempione ha aperto<br />

Spirit: locale made in<br />

Usa, con cocktail list<br />

d’eccezione<br />

Un altro, l’ennesimo, eppure<br />

capace di farsi notare: è lo<br />

Spirit, famiglia del vicino<br />

Wish, ultimo nato della pletora<br />

di insegne notturne che<br />

costeggiano gli Champs-<br />

Élysées milanesi, ovvero<br />

corso Sempione. Aperti i battenti<br />

poco prima dell’estate,<br />

solo ora si mette in pista con<br />

tutte le sue attività. Spirit è<br />

restaurant & american bar in<br />

stile american-decò con tanto<br />

di bancone anni Quaranta<br />

in mogano e foglia d’oro<br />

su cui pende un originale<br />

lampa<strong>da</strong>rio fatto con corna<br />

d’alce. Tutt’intorno specchi<br />

ambrati, pareti nere, colonne<br />

in pelle dorata, poltroncine<br />

di velluto e l’immancabile<br />

e piacevole dehors oltre le<br />

grandi vetrate. Al ristorante,<br />

nella zona sopraelevata,<br />

pura cucina americana (hamburger,<br />

steak e patatine nel<br />

cartoccio), ma la chicca sta<br />

al bar, nelle estrose mani di<br />

Tommy Cecca che sciorina<br />

una lista d’eccezione: altro<br />

che gin tonic e Cuba libre.<br />

Qui la scelta (6-8 euro)<br />

spazia <strong>da</strong>ll’aperitivo vero e<br />

proprio (un originale Se<strong>da</strong>no<br />

Sour con vodka, centrifugato<br />

di se<strong>da</strong>no e sweet&sour) ai<br />

no alcool drink (come il dolce<br />

“Banshee Banana”, con<br />

cola<strong>da</strong> mix, banana e panna<br />

fresca); <strong>da</strong>i fashionable drink<br />

(con ampia scelta di Ice Tea<br />

fatti secondo regola) fino ai<br />

salutari, magari pomeridiani,<br />

vegetable/energy drink (<strong>da</strong><br />

provare “Popeye” con spinaci,<br />

yogurt e latte di mandorla,<br />

e “Honey Wood” con latte di<br />

soia, mela, frutti di bosco e<br />

miele). Non c’è <strong>da</strong> annoiarsi!<br />

SPIRIT<br />

corso Sempione, 11<br />

tel. 02-34593668<br />

sempre aperto<br />

ALTA, SOFFICE E AL TRANCIO<br />

Per gli estimatori della pizza in teglia, quattro indirizzi imperdibili. Da gustare in loco o a casa, naturalmente<br />

SPONTINI<br />

02-2047444<br />

Dal 1953, <strong>da</strong>ta d’inaugurazione,<br />

il “trancio Spontini” è per i<br />

milanesi la pizza al taglio per<br />

eccellenza: lo testimoniano le<br />

code che ogni santo giorno<br />

si formano all’ingresso, <strong>da</strong>to<br />

che non accettano prenotazioni.<br />

Code che più che attese<br />

sono vie crucis vere e proprie<br />

perché mentre aspettate vi<br />

passano sotto il naso le teglie<br />

fumanti sommerse <strong>da</strong> mozzarella<br />

filante che escono <strong>da</strong>l<br />

forno a legna in bella vista. Il<br />

gioco vale la candela, perché<br />

il trancio Spontini (4 euro normale,<br />

4,50 abbon<strong>da</strong>nte), solo<br />

esclusivamente mozzarella e<br />

pomodoro, è <strong>da</strong>vvero paradisiaco<br />

tanto è soffice e gustoso.<br />

A importarlo furono dei signori<br />

venuti in città a inizio secolo<br />

<strong>da</strong>lla Toscana, regione dove<br />

si era maestri nell’inventare<br />

trattorie di cucina popolare: il<br />

locale infatti è rimasto fedele<br />

alle origini, semplice, pulito,<br />

con pareti piastrellate bianche,<br />

piccoli lampioncini e i ceppi di<br />

legno impilati in ordine vicino<br />

ai forni, pronti all’uso come le<br />

bilance spesso e volentieri infarinate.<br />

Unica concessione al<br />

trancio, lasagne e mozzarella,<br />

ma solo a pranzo.<br />

Corso Buenos Aires 60,<br />

ang.via Spontini<br />

Chiuso lunedì<br />

ANTICA PIZZERIA<br />

FIORENTINA<br />

02-58306292<br />

Una “f” al neon verde applicata<br />

alla vetrata d’ingresso<br />

contraddistingue l’insegna<br />

di questa “Antica pizzeria” in<br />

zona Bocconi, che il biglietto<br />

<strong>da</strong> visita recita aperta “<strong>da</strong>l<br />

1927”. All’interno due sale e<br />

un forno in piena attività <strong>da</strong><br />

cui escono le teglie fumanti<br />

di “Fiorentina” (ovvero margherita)<br />

al trancio in versione<br />

normale (4 euro) o abbon<strong>da</strong>nte<br />

(5,80 euro), morbide<br />

al punto giusto, ma con una<br />

base croccante leggermente<br />

unta, che è un piacere addentare.<br />

Pomodoro e mozzarella<br />

in giusta quantità ricoprono<br />

questo impasto divino per il<br />

quale non è difficile trasgredire<br />

una dieta. Seduti ai tavolini<br />

quadrettati in bianco e verde,<br />

si butta l’occhio alla lavagna<br />

su cui compaiono le alternative<br />

giornaliere alla pizza: oggi<br />

un bel piatto di roast-beef<br />

freddo con verdure alla griglia,<br />

domani le lasagne al ragù, seguite<br />

<strong>da</strong> un piatto di salsicce<br />

accompagnate <strong>da</strong> una saporita<br />

farinata di ceci. Niente Coca<br />

ma solo Pepsi. A fianco del<br />

vostro tavolo un giorno potreste<br />

trovarvi seduto Elio delle<br />

Storie tese. Buongustaio!<br />

Viale Bligny, 41<br />

Chiuso lunedì sera e martedì<br />

CERRO ARDENTE<br />

02-55194974<br />

Subito una nota distintiva: il<br />

legno che utilizzano e che dà il<br />

nome al locale è proprio quello<br />

di cerro, un tipo di quercia,<br />

leggermente profumato, che<br />

una volta bruciato nel forno<br />

esala un fumo che la mozzarella<br />

assorbe in cottura e rende la<br />

sua pizza ancor più speciale.<br />

Mozzarella compatta e poco<br />

acquosa, e passata fatta in<br />

casa di pomodori pelati San<br />

Marzano completano il trancio<br />

del Cerro, che resiste sulla<br />

cresta dell’on<strong>da</strong> <strong>da</strong> oltre tre<br />

decenni. Oggi alla margherita<br />

d’ordinanza (4,40 euro il taglio<br />

normale, 5,80 quello più<br />

abbon<strong>da</strong>nte) si aggiungono<br />

delle pizze gourmet come la<br />

Gustosa con porcini, crudo e<br />

grana (9,70 euro); quella ai<br />

carciofi e parmigiano reggiano,<br />

la serie delle rosse e quella con<br />

bufala e pomodorini. Accanto,<br />

insalate e taglieri di salumi per<br />

accontentare chi la pizza non<br />

può mangiarla ma vuole fare<br />

felice il compagno di desco.<br />

Altro punto a favore del Cerro,<br />

novità dell’anno, la possibilità<br />

di usufruire del parcheggio<br />

gratuito per un’ora quando si<br />

ordina la pizza al tavolo. Niente<br />

male.<br />

Viale Monte Nero, 16<br />

Chiuso mercoledì sera e<br />

i festivi a pranzo<br />

GULP<br />

02-5390050<br />

Da 30 anni una garanzia:<br />

prima c’era il sciur Giuliano,<br />

poi sono arrivati dei soci pugliesi,<br />

infine oggi sul ponte<br />

di comando è appro<strong>da</strong>to un<br />

cinese pluri-masterizzato. Ma<br />

sulla spianatoia in marmo le<br />

abili mani che viaggiano sono<br />

quelle di Andrea e del suo<br />

aiuto egiziano, e il risultato è<br />

quello che conta. Oltre 160<br />

i coperti <strong>da</strong> sfamare a suon<br />

di tranci di pizza, distribuiti<br />

su tre salette (una mega e<br />

due micro) senza tanti orpelli.<br />

Menu lunghissimo che apre<br />

con la classica margherita<br />

(2,80 euro al trancio normale,<br />

1 euro in più per la versione<br />

maggiorata), prosegue con<br />

must come marinara senza<br />

mozzarella, quattro stagioni,<br />

include curiosità come la pizza<br />

al gorgonzola, ai gamberetti,<br />

e specialità ormai riconosciute<br />

come la Fantasia con prosciutto<br />

crudo e cotto, olive, funghi<br />

e rucola. Rigorosamente cotta<br />

nel forno a legna, e condita<br />

con pomodori pelati e mozzarella<br />

fiordilatte (olio solo nella<br />

teglia!), è una pizza che non<br />

alleggerisce il portafoglio: il<br />

trancio più dispendioso non<br />

supera i 6,50 euro. Per chi<br />

vuole fanno pure cucina.<br />

Corso Lodi, 72<br />

Chiuso domenica a pranzo<br />

STASERA TUTTI A CENA DA ME<br />

Per far colpo in cucina<br />

su amici e colleghi<br />

affittate il ristorante<br />

Caro-vita, affitti alle stelle,<br />

mutui che galoppano e mattoni<br />

d’oro: oggi si vive in monolocali<br />

striminziti o si condivide<br />

uno straccio d’appartamento<br />

con altri 15 inquilini. Morale:<br />

cucinare per gli amici è cosa<br />

sempre più rara, invitare a<br />

cena a casa propria un’operazione<br />

ardua o pressoché<br />

impossibile.<br />

Eppure a ogni problema<br />

c’è una soluzione, o per lo<br />

meno qualcuno che ci prova:<br />

questa volta il merito va<br />

a quel Gianburrasca delle<br />

pentole che è Rico Guarnieri,<br />

chef-scenografo che <strong>da</strong>gli<br />

studi di Cinecittà è passato al<br />

palcoscenico dell’Isola dove<br />

ogni giorno, dietro il bancone<br />

vetrato del suo ristorante, il<br />

Teatro 7, recita i piatti scaturiti<br />

<strong>da</strong>ll’incontro degli ingredienti<br />

di mercato con la sua indomita<br />

fantasia.<br />

Se già in passato Rico e staff<br />

con “Chef per una sera” mettevano<br />

la loro cucina a disposizione<br />

di chiunque volesse<br />

esibire la propria bravura gastronomica,<br />

inserendo in menu<br />

il piatto creato <strong>da</strong>ll’ospite<br />

di turno, oggi hanno fatto un<br />

passo in più: il personaggio in<br />

questione, sempre desideroso<br />

di mostrare le proprie doti ai<br />

fornelli, o più semplicemente<br />

di fare l’anfitrione con i propri<br />

amici, ma senza possedere<br />

adeguati spazi casalinghi, può<br />

affittare l’intero ristorante per<br />

sé e combriccola per l’intera<br />

serata, concor<strong>da</strong>re con Teatro<br />

7 gli ingredienti e che cosa<br />

vorrebbe cucinare e il gioco è<br />

fatto! Il costo dell’operazione<br />

si aggira intorno ai 60 euro a<br />

persona (certo che se volete<br />

esibirvi con astice e tartufi le<br />

cifre lievitano di conseguenza)<br />

e porta con sé una serie di<br />

interessanti vantaggi: primo,<br />

non sarete voi a rigovernare la<br />

sala e lavare i piatti; secondo,<br />

qualcuno vi aiuta a servire gli<br />

amici in tavola; terzo, potrete<br />

avvalervi comunque dell’aiuto<br />

(più o meno nascosto)<br />

dello chef e dei suoi segreti.<br />

Un’ottima idea per fare un<br />

figurone con amici, colleghi<br />

o clienti. Se poi pensate di<br />

aver bisogno di rinfrescare le<br />

vostre conoscenze, sono già<br />

partiti i nuovi corsi di cucina<br />

al Teatro 7 Lab: basta chiedere…<br />

TEATRO 7<br />

via Civerchio, 9<br />

tel. 02-69900702<br />

www.teatro7.com<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Tutti a scuola di vino<br />

Cavatappi e calice alla mano,<br />

è tempo di tornare sui banchi<br />

della cantina, non tanto per<br />

sgobbare ma per imparare a<br />

trangugiare i migliori nettari<br />

di Bacco.<br />

La storica enoteca N’ombra<br />

de vin che <strong>da</strong>l lontano 1973<br />

occupa gli spazi di un antico<br />

refettorio agostiniano di fianco<br />

alla chiesa di San Marco,<br />

baluardo di estimatori e avvinazzati,<br />

l’8 ottobre dà il via al<br />

classico corso base <strong>da</strong>l titolo<br />

La degustazione: tecnica e<br />

filosofia?, cinque lezioni (250<br />

euro) <strong>da</strong> seguire il lunedì sera.<br />

Si inizia con l’introduzione alla<br />

tecnica di degustazione e ai<br />

tre sensi coinvolti, ciascuno <strong>da</strong><br />

approfondire di volta in volta:<br />

seguono infatti la lezione sul<br />

riconoscimento dei vini a occhi<br />

ben<strong>da</strong>ti per la vista, gli esercizi<br />

con essenze profumate per<br />

l’olfatto e gli assaggi veri e<br />

propri per il gusto, fino alla valutazione<br />

del vino a punteggio.<br />

Ma i corsi non sono il solo cavallo<br />

di battaglia dell’enoteca,<br />

che vanta circa 3mila etichette<br />

tra vini italiani e stranieri (con<br />

preferenza per la Francia),<br />

champagne e distillati: <strong>da</strong><br />

poco più di due anni ha inaugurato<br />

al piano terra il Bistrot,<br />

ameno spazio riservato ad<br />

aperitivi, pranzi o cene, con vino<br />

protagonista. Niente happy<br />

hour, per carità, bensì al banco<br />

la mescita di una cinquantina<br />

di vini al calice che ruotano<br />

nell’arco di un mese (prezzi <strong>da</strong>i<br />

5 ai 20 euro), mentre ai tavoli<br />

la possibilità di ordinare taglieri<br />

e piatti sfiziosi come il nido<br />

di asparagi, spinacini e uova di<br />

quaglia con salsa di lampone.<br />

La chicca: se siete invitati a<br />

cena e sprovvisti di bottiglia,<br />

scendete in cantina e scegliete<br />

quella che volete: grazie al fast<br />

chiller otterrete immediatamente<br />

la temperatura richiesta!<br />

N’OMBRA DE VIN<br />

via San Marco, 2<br />

tel. 02-6599650<br />

chiuso domenica<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

URBAN 63


PRIMA&DOPO<br />

LATO B<br />

06-68801269<br />

Si chiama Lato B perché<br />

accanto c’è il capostipite, il<br />

Gonfalone, ristorante vero e<br />

proprio, mentre qui si fa sul<br />

serio per tutto quello che è il<br />

versante aperitivi, drink, bevute<br />

dopo cena, lounge bar.<br />

Apre verso le 6 del pomeriggio<br />

e va a oltranza oltre la<br />

mezzanotte con calici di vino<br />

a 4 euro e aperitivi al buffet a<br />

8. Tra gli sfizi, tutto il meglio<br />

della napoletanità: mini parmigiane<br />

di melanzane, pizza<br />

con la scarola, crocchettine.<br />

Via del Gonfalone, 7<br />

Sempre aperto<br />

JONATHAN’S ANGELS<br />

06-6893426<br />

Un proprietario piuttosto<br />

estroso, ex cascatore e acrobata,<br />

e un locale altrettanto<br />

originale, ormai celeberrimo<br />

a Roma, <strong>da</strong>gli arredi eccentrici<br />

e una toilette che non<br />

si scor<strong>da</strong>. Margarita a go go,<br />

sangria in varie versioni, birra<br />

alla spina e qualche sfizio <strong>da</strong><br />

bancone. Dopo cena l’atmosfera<br />

si scal<strong>da</strong> assai con musica<br />

e tequila in libertà.<br />

Via della Fossa, 16<br />

Sempre aperto<br />

L’ANGOLO DELLE BONTÀ<br />

06-52279122<br />

Al Torrino, periferia <strong>da</strong>ll’aria<br />

residenziale già in odore di<br />

mare (sulla via per Ostia), un<br />

locale come questo è veramente<br />

una rarità: <strong>da</strong>l mattino<br />

fino alle 2 si fa colazione,<br />

si prende un aperitivo, si<br />

mangia un piatto caldo, si<br />

degustano formaggi e salumi<br />

con qualche vino. Scaffali con<br />

marmellate e conserve e un<br />

frigo dove ci si autogestisce<br />

con i dolci appena fatti. Drink<br />

e happy hour al bancone, feste<br />

di compleanno.<br />

Via del Pianeta Terra, 103<br />

Chiuso domenica<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

64 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

ROMA<br />

DI LAURA RUGGIERI<br />

NUOVA FUSION? SUSHI<br />

& CUCINA NAPOLETANA<br />

Come conciliare il crudo<br />

giapponese con la tradizione<br />

partenopea<br />

Dopo una laurea in ingegneria, corre<strong>da</strong>ta<br />

di master e seguita <strong>da</strong> sette anni in<br />

giro per l’Italia a visitare aziende offrendo<br />

consulenze strategiche, Emilia, 32 anni,<br />

ha deciso di <strong>da</strong>re spazio soprattutto<br />

alle passioni e alle emozioni. E in un batter<br />

d’occhio ha creato Mia Sushy&Style<br />

nel cuore del rione Monti. Un locale che è<br />

come una casa, un salotto allargato con<br />

tanti angoli diversi e oggetti sparsi ovunque,<br />

tutti rigorosamente in vendita, <strong>da</strong>i<br />

tessuti ai decori francesi, alle collezioni<br />

di piatti e posate di Pandora Design ai<br />

bicchieri in plastica di Fine Factory.<br />

Da ottobre la proposta gastronomica si<br />

è allargata: non più solo aperitivi tutte le<br />

sere (10 euro) ma a qualsiasi ora la possibilità<br />

di scegliere una composizione di<br />

sushi e sashimi preparata <strong>da</strong> Tomoko, accompagnandola<br />

con un calice di bianco<br />

suggerito <strong>da</strong> Oroya, enologa <strong>da</strong>gli occhi<br />

a mandorla, per la particolare affinità con<br />

il pesce crudo. O passare per il brunch<br />

(18 euro) della domenica per provare<br />

l’assiette di finger food, <strong>da</strong>i minimuffin<br />

farciti di fontina e pomodorini secchi ai<br />

bocconcini di riso alla noce di cocco con<br />

cetriolo e salsa satay. Ma le origini partenopee<br />

di Emilia non tradiscono e allora<br />

non ci sta male anche qualche minipeperone<br />

farcito, o ‘mbuttonato per dirla tutta,<br />

i moscardini in guazzetto o le briciole<br />

di frisella al pomodoro e alici marinate<br />

preparate al momento. Molto amate le<br />

fughe <strong>da</strong>lla tradizione, tipo la zucca arrostita<br />

con miele, zenzero e cumino o l’involtino<br />

di gamberetto con bresaola e mela.<br />

Per minidessert, <strong>da</strong> degustare in tutto<br />

relax anche nel pomeriggio, una mousse<br />

di pistacchi o un dolce giapponese al<br />

ginger. Per un sushi base (per esempio 7<br />

pezzi) seduti o <strong>da</strong> portar via spendete 7<br />

euro, per il sashimi misto 9 euro, mentre<br />

si arriva a 30 euro per un gigantesco<br />

vassoio <strong>da</strong> 24 pezzi. Possibilità anche<br />

di consegne e piccoli buffet a domicilio,<br />

senza costi aggiuntivi.<br />

MIA SUSHI&STYLE<br />

via Panisperna, 225<br />

tel. 06-47824611<br />

chiuso domenica e lunedì<br />

DEGUSTAZIONE CON DELITTO<br />

Bianchi e rossi tutti i<br />

giorni, Giallo una volta<br />

al mese<br />

VI (ci) NO è l’ultimo nato tra<br />

i locali del Pigneto, con un<br />

nome giocato sul vino che (ci)<br />

avvicina perché Alessandro,<br />

Carlo e Yuri, tre amici che<br />

insieme non fanno 100 anni,<br />

dopo varie esperienze l’hanno<br />

aperto proprio per lavorare<br />

insieme, uno dietro i fornelli,<br />

uno tra i vini e l’ultimo a scegliere<br />

e organizzare eventi e<br />

mostre che cambiano ogni<br />

mese. La cucina è random,<br />

come la definisce Alessandro:<br />

prodotti e piatti semplici a secon<strong>da</strong><br />

di quello che si trova la<br />

mattina. Tonno fresco con le<br />

patate, funghi porcini, verdure<br />

solo di stagione, mozzarella<br />

di bufala quando arriva <strong>da</strong>l-<br />

l’Agro Pontino. Molta attenzione<br />

per il Lazio, a tavola ma<br />

soprattutto tra gli scaffali dei<br />

vini: circa 130 le etichette,<br />

con una certa passione per<br />

i piccoli produttori. Qualche<br />

rum, un po’ di buoni distillati<br />

<strong>da</strong> apprezzare dopo cena,<br />

magari cercando di risolvere<br />

il giallo che una volta al mese<br />

va in scena tra i tavoli, quell’Invito<br />

a cena con delitto a cui<br />

lavora Yuri con giovani attori<br />

del quartiere. Thriller compreso<br />

non si spendono più di 25<br />

euro, di cui 10 al massimo per<br />

un primo e 12 per una tartare<br />

o un tagliere di formaggi e<br />

salumi.<br />

VI(CI)NO<br />

via del Pigneto, 25<br />

tel. 06-45441867<br />

chiuso martedì<br />

LA GRIGLIA HA I SUOI CULTORI<br />

Bistecche, cacciagione, ma anche pesce e verdure. A fuoco vivo è tutta un’altra cosa. Anche alla mongola<br />

MÒ MÒ<br />

06-5373087<br />

Quattrocento metri quadri<br />

distribuiti su due piani, un<br />

immenso giardino, salotti,<br />

veran<strong>da</strong> e ovunque un’aria<br />

decisamente mo<strong>da</strong>iola. Qui<br />

<strong>da</strong>lle otto di sera fino all’una<br />

di notte, e nel weekend fino<br />

alle due, si mangia di tutto:<br />

antipasti e primi di gusto<br />

mediterraneo, qualche ricetta<br />

romana. Ma soprattutto i secondi:<br />

carne (<strong>da</strong>nese) e pesce<br />

sono tutti alla brace (e che<br />

brace!). Perché il punto forte<br />

è proprio l’immensa griglia al<br />

centro di uno degli ambienti al<br />

piano terra: quattro postazioni<br />

con altrettanti “fuochisti” all’opera<br />

tutta la sera per cuocere<br />

tagli di bisteccone appese<br />

nel gigantesco frigo a vista,<br />

lombate, filetti, spiedini, tranci<br />

di pesce spa<strong>da</strong>, tonno, gamberoni.<br />

E poi ancora verdure,<br />

scamorze: insomma alla griglia<br />

qui va proprio tutto. Se avevate<br />

un’idea diversa, la cottura<br />

a vista invoglierà poi di sicuro<br />

anche il fedelissimo del crudo.<br />

Tra i dessert, la torta ricotta e<br />

pere, il melange di fragoline e<br />

ribes o l’irresistibile tenerezza<br />

al cioccolato. Il conto non supera<br />

mai i 30/35 euro.<br />

Piazza Forlanini, 10<br />

Chiuso lunedì<br />

Sapori malesi e<br />

giapponesi con<br />

contorno vip<br />

Sempre fitto di mon<strong>da</strong>nità<br />

capitolina, l’ultima novità della<br />

regina del food orientale a<br />

Roma, Anna Chang, in società<br />

con Nathalie Caldonazzo,<br />

RUBBAGALLINE<br />

06-65000137<br />

Da sempre, almeno 55 anni,<br />

al fuoco c’è la stessa famiglia,<br />

i Papili. Ormai alla secon<strong>da</strong> o<br />

terza generazione sono loro a<br />

vantare una maestria che non<br />

teme confronti: altro che bisteccherie<br />

e griglierie appena<br />

nate. La specialità per cui ci<br />

si spinge fino a Maccarese è il<br />

pollo, una sorta di rivisitazione<br />

della diavola la cui ricetta<br />

la conserva Dante, l’anziano<br />

di casa. Poi ci sono le carni<br />

degli allevamenti locali scelte<br />

direttamente <strong>da</strong>l bancone come<br />

foste in macelleria, pesate<br />

a vista prima del “lancio” sulla<br />

griglia. Abbacchio, salsicce, fegatelli,<br />

ma soprattutto lombate<br />

e bistecche, fiorentine. Non<br />

si scherza, i pesi si aggirano<br />

tutti almeno intorno al mezzo<br />

chilo, dopo di che resta ben<br />

poco spazio per il resto. Il<br />

consiglio è invertire l’ordine<br />

per evitare di non farcela,<br />

anche se per le pappardelle<br />

cacio e pepe o per una amatriciana,<br />

per quanto casalinga<br />

e gustosa, c’è sempre tempo.<br />

Un buco per le crostate di<br />

Fiorella però tenetevelo, fi<strong>da</strong>tevi!<br />

Spesa sui 30 euro.<br />

Via della Muratella,<br />

535-537<br />

Chiuso lunedì<br />

declina cucina giapponese<br />

e malese insieme. Tocchi<br />

d’oriente ovunque, tra teak,<br />

intarsi e lanterne, lacche e<br />

incensi profumati, divani in<br />

bamboo e cuscinoni, candele<br />

e tavoli bassi. Cinque ambienti<br />

diversi, un’affascinante area<br />

tatami con le piccole piastre al<br />

centro di ogni tavolo per una<br />

GIRARROSTO TOSCANO<br />

06-39725717<br />

L’astinenza <strong>da</strong> fiorentina qui<br />

è stato un vero caso drammatico:<br />

i clienti si aggiravano<br />

sperduti, patron e camerieri<br />

imbarazzati. Insomma la<br />

situazione era seria: qui nel<br />

lontano 1938 la fiorentina<br />

era sbarcata a Roma per la<br />

prima volta proprio grazie<br />

a Pietro Bruni, arrivato <strong>da</strong><br />

Poggibonsi. Ora che la mitica<br />

è tornata ad ardere sullo<br />

spettacolare girarrosto a<br />

vista è festa ogni sera. Lo<br />

spessore della carne varia<br />

<strong>da</strong>i 3 ai 5 centimetri e le<br />

cotture sono naturalmente<br />

ineccepibili. A parte la<br />

griglia, gli arrosti non sono<br />

<strong>da</strong> meno, così come i primi<br />

di tradizione: la ribollita, le<br />

pappardelle alla cacciagione<br />

o coi funghi.<br />

Per i fritti si può peccare<br />

senza pentimento alcuno:<br />

ricotta, fiori di zucca, carciofi<br />

e supplì <strong>da</strong> molti bis. Tanto<br />

per finire in gloria, sappiate<br />

che con i primi freddi si<br />

comincia a sfornare il castagnaccio<br />

che insieme alle<br />

frittelle di riso, <strong>da</strong> bere con<br />

un buon vinsanto, sono tra i<br />

dolci migliori.<br />

Via Germanico, 58/60<br />

Chiuso lunedì<br />

cucina divertente e “fai <strong>da</strong> te”<br />

e una terrazza ambita anche<br />

con il freddo. Al sushi provvede<br />

Zhou, mentre in cucina la<br />

mano è quella di Lau Kok Kit,<br />

malese con lunga esperienza<br />

a Singapore. La cucina è ricca<br />

di profumi, erbe e spezie: ma<br />

attenzione al piccante, sempre<br />

in agguato. Molte le contami-<br />

MONGOLIA BARBECUE<br />

06-8547388<br />

La tradizione mongola vuole<br />

che siate voi a decidere cosa<br />

mettere nel piatto servendovi<br />

<strong>da</strong> soli e passando poi alla<br />

griglia. Sappiatelo e organizzatevi<br />

perché al primo piano<br />

di questo locale (al secondo<br />

un ristorante alla carta) troverete<br />

un vivacissimo e ricco<br />

buffet che cambia ogni giorno:<br />

dodici tipi di antipasti, due<br />

primi e molti ingredienti crudi…<br />

<strong>da</strong> combinare secondo<br />

fantasia. Vari tagli di carne,<br />

(piccole striscioline di pollo,<br />

vitello, cervo, spuntature di<br />

maiale e altro), pesce, verdure,<br />

germogli di soia, porri,<br />

peperoni, carote. Affi<strong>da</strong>tele<br />

a Chu, il cuoco mongolo che<br />

buttandole su una grande piastra<br />

rovente roton<strong>da</strong> le cuoce<br />

al barbecue <strong>da</strong>vanti ai vostri<br />

occhi, e conditele poi con le<br />

tante salse a disposizione.<br />

Niente male gli spiedini di<br />

agnello. Accomo<strong>da</strong>tevi quindi<br />

al tavolo dove vi porteranno<br />

solo <strong>da</strong> bere. Con soli 15 euro<br />

(bevande escluse) mangerete<br />

a oltranza, tornando se ce la<br />

fate più volte al buffet e alla<br />

piastra.<br />

Viale Regina Margherita,<br />

19-21<br />

Chiuso lunedì<br />

FAR EAST A TUTTO TEAK<br />

nazioni thailandesi e indonesiane,<br />

qualche suggestione<br />

indiana e tante cinesi: zuppa<br />

aromatizzata alla citronella,<br />

tagliatelle malesi saltate con<br />

i gamberi e salsa di uova (10<br />

euro), riso servito dentro la<br />

foglia di loto (10 euro), pollo<br />

in salsa di mango thai (11<br />

euro). Chi ama il gusto pulito<br />

e minimale va<strong>da</strong> sul menu<br />

tepanyaki dove tutto è saltato<br />

alla piastra o su quello giapponese,<br />

tra i più ricchi in città.<br />

Da provare l’uramaki special<br />

avocado, 4 pezzi a 11 euro,<br />

o il temaki california, coni di<br />

alga con granchio, cetrioli,<br />

avocado, maionese e tobiko<br />

a 4,50 euro. Per chiudere<br />

provate le palline dolci con<br />

arachidi, sesamo o cocco.<br />

CHIKUTEI<br />

via Luigi Luciani, 21<br />

tel. 06-3225139<br />

sempre aperto<br />

ROSSO&BIANCO<br />

Piemonte mangia&bevi<br />

Piemonte <strong>da</strong> bere e <strong>da</strong> mangiare,<br />

e per Roma è una rarità.<br />

L’idea l’hanno avuta Andrea<br />

e Maria, lui di Torino, lei di<br />

Bari. Tra più di 200 etichette<br />

almeno 40 arrivano <strong>da</strong>lle<br />

colline piemontesi, con alcune<br />

eccellenze selezionate tra<br />

nebbiolo, barbera, dolcetto,<br />

barolo e perfino ottimi bianchi.<br />

Rappresentate quasi tutte<br />

le regioni italiane ma non solo.<br />

In mescita (al massimo 8 euro)<br />

tutte le sere due bollicine, dieci<br />

bianchi, una dozzina di rossi,<br />

due rosati. Interessante la<br />

carta delle birre artigianali con<br />

le Baladin e quelle del Borgo.<br />

Dalle sette di sera, l’aperitivo<br />

è alla “torinese” e cioè quasi<br />

una vera e propria cena a 7<br />

euro, assicura Andrea, a cominciare<br />

<strong>da</strong>i risotti.<br />

Dal regno sabaudo arriva<br />

infatti una sterminata selezione<br />

di ghiottonerie dolci e<br />

salate: come incita lo slogan<br />

a mo’ di sottotitolo, “liberate<br />

la gola”. E allora via con una<br />

delle griffe più famose dell’arte<br />

cioccolatiera torinese,<br />

Guido Gobino. Poi i mitici<br />

nocciolini di Chiasso, i crumiri<br />

rossi. Eccellenti le selezioni di<br />

riso, il tartufo, le giardiniere,<br />

i formaggi. Da non perdere a<br />

novembre la serata della bagnacau<strong>da</strong>.<br />

Da Fafiuchè, che in torinese<br />

vuol dire letteralmente “colui<br />

che fa nevicare”, ma anche<br />

quello che fa cose meravigliose<br />

e straordinarie, tutto<br />

ciò che si degusta si acquista.<br />

Anzi, invertendo l’ordine, non<br />

si compra se prima non si è<br />

assaggiato fermandosi nel<br />

coloratissimo locale. A terra<br />

piccoli sampietrini come fosse<br />

una stra<strong>da</strong>, alle pareti arancio,<br />

azzurro intenso, rosso, cassettoni<br />

in legno sul soffitto. In<br />

fondo una sorta di grottino<br />

per le degustazioni e piccoli<br />

concerti jazz.<br />

FAFIUCHÈ<br />

via Madonna dei Monti, 28<br />

tel. 06-6990968<br />

sempre aperto<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

URBAN 65


PRIMA&DOPO<br />

AZUCAR CAFÉ<br />

349-0896146<br />

Non ci sono scuse, venerdì e<br />

sabato sera l’aperitivo si prende<br />

all’Azucar Café. Perché?<br />

An<strong>da</strong>teci già solo per il posto,<br />

il Cortile del Maglio, così bello<br />

e ancora così stranamente poco<br />

frequentato. E per la carineria<br />

dei ragazzi che lo gestiscono,<br />

cubani veraci. An<strong>da</strong>teci per<br />

i cocktail caraibici e la musica<br />

di sottofondo. Per le ghiottonerie<br />

che vi renderanno ancora<br />

più felici: pizzette, focaccia di<br />

patate e formaggio, affettati<br />

vari, paella, sfiziosità cubane e<br />

altro ancora. An<strong>da</strong>teci…<br />

Via Andreis, 18/10 – Cortile<br />

del Maglio<br />

Aperto venerdì e sabato<br />

LA RHUMERIE 7<br />

011-6509660<br />

Se vi piace il rum, qui siete in<br />

paradiso. Contro la parete dietro<br />

al bancone, una serie incredibile<br />

di bottiglie (oltre 150),<br />

<strong>da</strong> perderci la testa. Scegliete<br />

e accanto al vostro bicchiere<br />

eccone un altro pieno d’acqua<br />

e ghiaccio e un piattino colmo<br />

di delizie al cioccolato. Poi,<br />

se vi concedete una “grande”<br />

bottiglia e non la consumate<br />

tutta, ve la conservano in un<br />

mobile apposito, nel salottino<br />

al piano di sotto. Sarà vostra<br />

quando tornerete, senza più<br />

sborsare un euro. Questa è<br />

civiltà!<br />

Via Ormea, 2<br />

Sempre aperto<br />

BRASILIAN BAR<br />

011-758211<br />

La formula prevede qualche<br />

buon gruppo musicale e cocktail<br />

fino a tardi. Insomma anche<br />

senza mundial il Brasilian Bar,<br />

dopo cena, non è un ripiego.<br />

Meno gente all’ora dell’aperitivo,<br />

eppure gli stuzzichini sono<br />

abbon<strong>da</strong>nti, i prezzi assolutamente<br />

abbor<strong>da</strong>bili e il grande<br />

dehors con ombrelloni bianchi<br />

notevole.<br />

Piazza Rivoli, 7<br />

Sempre aperto<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

66 URBAN<br />

MANGIARE & BERE<br />

TORINO<br />

DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />

OZIO A TAVOLA? SE<br />

LO CHEF È CREATIVO<br />

Ambiente sofisticato, cucina<br />

intrigante: l’ozio vizia!<br />

Magari il nome non è troppo fantasioso,<br />

ma rende bene il concetto: si chiama<br />

Otium il neonato “polo del lusso” di<br />

Torino, oltre 800 metri quadri, <strong>da</strong> poco a<br />

pieno regime in Crocetta, vicino a Largo<br />

Orbassano. Qualità, grande cura estetica<br />

e design, manco a dirlo, sono il tratto comune<br />

delle cinque realtà ad hoc coinvolte:<br />

la storica libreria Druetto, il floral designer<br />

bresciano Nicola Falappi, lo shop di casalinghi<br />

Zani & Zani, il ristorante Otium e la<br />

IL TEMPO DELLE LUMACHE<br />

Sono lente, anzi lentissime, ma se siete golosi di chiocciole e simili non perdete tempo e mettetevi a tavola<br />

GRANGE DI NOLE (TO)<br />

LA TAVERNA DEL FREDONÈ<br />

335-6762050<br />

Qui la lumaca è l’incontrastata<br />

regina. Non per nulla la vineria<br />

è annessa all’azien<strong>da</strong> elicicola<br />

Mon<strong>da</strong>cion di Nole. Il titolare,<br />

Leandro Possio, è anche<br />

produttore di vino a Santo<br />

Stefano Belbo e, <strong>da</strong> qui, il<br />

nome della taverna: Fredonè,<br />

un mix di Freisa, Dolcetto e<br />

Nebbiolo, loro cavallo di battaglia.<br />

Si mangiano la galantina<br />

e il salame di lumaca, prodotti<br />

<strong>da</strong>ll’Azien<strong>da</strong> San Giuliano<br />

e naturalmente le lumache di<br />

casa. Per chi proprio volesse<br />

altro… pesce e carne ci sono<br />

sempre. Difficile spendere più<br />

di 30 euro.<br />

Stra<strong>da</strong> della Chiesa, 58<br />

Chiuso mercoledì<br />

CHERASCO (CN)<br />

PANE E VINO<br />

0172-489108<br />

pasticceria-cioccolateria di Ernst Knam.<br />

Tedesco d’origine ma milanese d’adozione,<br />

Ernst è salito ai vertici dell’arte dolciaria<br />

in Lombardia. Qui, per ora, ritroviamo<br />

alcuni dei prodotti che lo hanno reso<br />

famoso nella capitale meneghina: torte al<br />

cioccolato 90% e alla frutta, e ammiccanti<br />

sacchetti con bonbon e dragée; già ampia<br />

la scelta di vini <strong>da</strong> dessert tra cui spicca<br />

un Barolo Chinato, griffato Knam.<br />

Il ristorante, cuore del complesso, è stato<br />

affi<strong>da</strong>to a Nathan Cavadini, giovanissimo<br />

(24 anni) allievo di Gualtiero Marchesi.<br />

Otto i tavoli (l’arre<strong>da</strong>mento è di Driade)<br />

tutti diversi l’uno <strong>da</strong>ll’altro, sia nella<br />

Cherasco condivide con<br />

Borgo san Dalmazzo il titolo<br />

di capitale piemontese della<br />

lumaca. Da Pane e Vino, bella<br />

la sala ristorante, ampia<br />

e onesta la carta dei vini e<br />

intrigante il menu “tutto lumache”.<br />

Da quelle in umido a<br />

quelle alla parigina, passando<br />

per i tajarin con il sugo insieme<br />

ai porri e concludendo<br />

con un fritto, la soddisfazione<br />

è sempre garantita. Ottimo il<br />

carrello dei formaggi e classica<br />

la proposta di dessert<br />

(bonet, panna cotta, crema<br />

di moscato). Si spendono<br />

25/30 euro, vini esclusi.<br />

Via Moglia, 12<br />

Chiuso lunedì e martedì<br />

CHERASCO (CN)<br />

OSTERIA DELLA ROSA<br />

ROSSA<br />

0172-488133<br />

Sempre a Cherasco, l’Osteria<br />

della Rosa Rossa ha fatto<br />

naturalmente della lumaca<br />

il pezzo forte del suo menu,<br />

accanto a tante altre ghiottonerie<br />

locali. Volendo potete<br />

fare un tutto-lumache,<br />

partendo con gli spiedini<br />

e la frittata, passando alle<br />

tagliatelle per finire con<br />

le lumache alla diavola, al<br />

verde e al rosmarino. Un po’<br />

di insalata russa prima, e<br />

una panna cotta dopo, una<br />

buona bottiglia langarola e<br />

il gioco è fatto. 30 euro vini<br />

esclusi.<br />

Via San Pietro, 31<br />

Chiuso mercoledì e giovedì<br />

forma, sia nelle sedie, che nella relativa<br />

mise-en-place. Splendi<strong>da</strong> la cucina, completamente<br />

a vista.<br />

Il lusso, evidentemente, si paga. Il menu<br />

degustazione costa 80 euro e alla carta<br />

si supera agevolmente questa cifra. Un<br />

esempio di degustazioni va <strong>da</strong>l fassone<br />

piemontese battuto a coltello con funghi<br />

porcini – classico della cucina piemontese<br />

qui eseguito con ottime materie prime – ai<br />

pizzoccheri con rucola, zucchine, menta<br />

e toma magra piemontese. Molto buono<br />

al palato il filetto di tonno scottato in<br />

crosta di patate e rafano, ricetta ormai<br />

inflazionata, ma qui piuttosto intrigante in<br />

accoppiata con il piccante tubero. In conclusione<br />

la Babilonia di cioccolato bianco<br />

e lamponi al balsamico, che dà veramente<br />

prova del talento del pasticcere italo-tedesco.<br />

Interessanti anche i menu tematici<br />

più limitati, ma più accessibili.<br />

La giovane età dello chef fa sperare che<br />

l’inventiva prosegua sui binari di questa<br />

originalità. La carta dei vini è ancora in<br />

costruzione, ma dovrebbe raggiungere<br />

presto le 350 etichette, in parte suggerite<br />

come abbinamento ai piatti in menu. E<br />

per chi l’ozio lo vuole vincere? Nessun<br />

problema. Presto Nathan ed Ernst inizieranno<br />

dei corsi di cucina. Di lusso,<br />

ovviamente.<br />

OTIUM BOTTEGO 6<br />

via Bottego, 6<br />

tel. 011-5702307<br />

chiuso domenica<br />

MONCALIERI (TO)<br />

LA TAVERNA DI FRA<br />

FIUSCH<br />

011-8608224<br />

Ugo Fontanone fa una delle<br />

migliori cucine di territorio del<br />

torinese (e non solo), quindi si<br />

torna sempre con entusiasmo.<br />

Anche perché ci si degustano<br />

le più buone lumache dell’anno,<br />

morbidissime, profumate<br />

di timo e porro, splendi<strong>da</strong>mente<br />

amalgamate <strong>da</strong>lla<br />

patata e qualche scheggia di<br />

Castelmagno. Una vera leccornia,<br />

<strong>da</strong> fare il bis e il tris, non<br />

ci fosse la solita finanziera <strong>da</strong><br />

urlo, le rane in umido, agnolotti<br />

d’asino e… fermiamoci qui<br />

per carità. 30 euro più vini.<br />

Via Beria, 32 – Fraz.<br />

Revigliasco<br />

Chiuso lunedì


Ambienti raffinati e, in<br />

cucina, una rivisitazione del<br />

Mediterraneo tutta <strong>da</strong> scoprire<br />

PADOVA<br />

Viale 19<br />

Il biglietto <strong>da</strong> visita di questo locale<br />

spuntato di recente in uno dei quartieri<br />

très chic di Padova è raffinatezza: domina<br />

il minimal style d’ispirazione newyorchese,<br />

frutto del design di Aldo Parisotto<br />

e Massimo Formenton, noti creatori di<br />

spazi mo<strong>da</strong> prestati con successo alla<br />

ristorazione. Accostando tre diversi materiali,<br />

come resina naturale, pietra scura e<br />

rovere, hanno saputo creare un piacevole<br />

gioco chiaroscurale, sottolineato <strong>da</strong> un’illuminazione<br />

discreta.<br />

I due soci Alberto e Andrea non hanno<br />

lasciato nulla al caso, anche e soprattutto<br />

nella scelta del giovane chef,<br />

Federico Cattoni, con un’esperienza più<br />

che decennale alle spalle maturata alla<br />

corte di Daniel Boulud a New York o di<br />

Alain Solivérès a Parigi. L’ars culinaria<br />

di Cattoni, che varia stagionalmente per<br />

garantire la freschezza dei prodotti, non<br />

contempla mai più di due o tre sapori a<br />

portata, nell’ottica di un’originale rivisitazione<br />

della cucina mediterranea. Ecco<br />

quindi che le capesante condite e appena<br />

dorate in padella sono accompagnate <strong>da</strong><br />

una crema di zucca alla vaniglia di Tahiti,<br />

che ne addolcisce la sapidità, servite con<br />

una fetta di crudo di Parma tagliato a<br />

julienne, che esalta l’apparente contrasto<br />

di sapori, e riso croccante condito con<br />

cubetti di parmigiano e timo (22 euro);<br />

le lasagne di pasta fresca, a base di grano<br />

saraceno, vengono stese e alternate<br />

a strati di fonduta di bitto valtellinese,<br />

coste, patate sbollentate e condite con<br />

burro, aglio e salvia, infine gratinate (26);<br />

un meno elaborato riso acquerello viene<br />

mantecato con crescione e vongole,<br />

aggiunti solo a cottura ultimata (12); il<br />

piccione, le cui interiora sono state precedentemente<br />

sminuzzate finemente e<br />

rosolate con aceto e scalogno per ottene-<br />

MANGIARE & BERE<br />

VENETO<br />

DI FRANCESCA ROVEDA<br />

LA REGOLA: NEL PIATTO<br />

MAI PIÙ DI TRE GUSTI<br />

re una gustosa salsa, viene servito su una<br />

purea di patate dolci di Anguillara Veneta,<br />

guarnito <strong>da</strong> olive taggiasche (22), <strong>da</strong><br />

abbinare magari a un Badia a Passignano<br />

2001. Per concludere, mousse di fichi e<br />

zenzero o strüdel di pere, frutta secca e<br />

salsa alla vaniglia (6).<br />

Se vi frenano i prezzi, c’è la formula pausa<br />

pranzo: piatto unico insieme a un buon<br />

bicchiere di vino e caffè a 12,50 euro.<br />

viale Arcella, 17/c<br />

tel. 049-8649268<br />

chiuso domenica<br />

FUNGHI? COGLI L'ATTIMO<br />

Finferli, porcini, chiodini. Nel risotto, trifolati, in zuppa, con la carne. Quattro posti giusti al momento giusto<br />

VERONA<br />

ANTICA TRATTORIA<br />

DALL’AMELIA<br />

045-8005526<br />

In questa antica trattoria nel<br />

cuore di Verona vi sembra di<br />

essere in provincia pur trovandovi<br />

a due passi <strong>da</strong>lla centralissima<br />

piazza delle Erbe, per<br />

l’atmosfera gioviale tipica dei<br />

tempi an<strong>da</strong>ti. Menu semplice,<br />

tutto a base di funghi: le fettuccine<br />

fatte in casa ai porcini<br />

o la classica polenta e funghi<br />

(porcini, chiodini, finferli<br />

ecc…) o l’arrosto di vitello<br />

con contorno di funghi misti.<br />

Lungadige Rubale, 32<br />

Chiuso lunedì e martedì a<br />

pranzo<br />

VERONA<br />

LA GREPPIA<br />

045-8004577<br />

La Greppia, che significa<br />

“mangiatoia”, è uno storico<br />

ristorante in centro dove<br />

gustare piatti della tradizione<br />

veneta e mantovana, tipo la<br />

pasta e fagioli o i tortelli di<br />

zucca. La cucina segue il corso<br />

delle stagioni e con l’arrivo<br />

dell’autunno troverete risotto<br />

con funghi finferli mantecato<br />

con monte veronese,<br />

immancabili pappardelle ai<br />

porcini, scaloppine di vitello<br />

con porcini e funghi trifolati<br />

(circa 50 euro a testa).<br />

Via Samaritana, 3<br />

Chiuso lunedì<br />

PADOVA<br />

TRATTORIA AL FUNGO<br />

049-650645<br />

Conduzione familiare per<br />

questa caratteristica trattoria<br />

il cui proprietario è addirittura<br />

uno studioso di funghi (e<br />

la moglie li cucina!). Potete<br />

trovare nidi di polenta con<br />

cappelle di porcini ubriache,<br />

zuppa di funghi con crostini,<br />

risotto ai mirtilli con funghi<br />

porcini, agnolotti con porcini<br />

e noci, brasato al barolo con<br />

funghi misti e purea di castagne,<br />

straccetti con radicchio<br />

e funghi, tosèla, polenta e<br />

funghi. Sui 35/40 euro.<br />

Via Ugo Bassi, 22<br />

Chiuso domenica<br />

VALEGGIO SUL MINCIO (VR)<br />

ALLA BORSA<br />

045-7950093<br />

Gita fuori porta per questo<br />

must della tradizione veronese:<br />

almeno una volta<br />

merita an<strong>da</strong>rci per degustare<br />

le specialità del posto, i mitici<br />

tortellini, ma nella stagione<br />

autunnale non si può resistere<br />

alle prelibatezze a base di<br />

funghi e selvaggina. Qualche<br />

esempio? Pappardelle con faraona<br />

e finferli e la sofisticata<br />

sfogliata di funghi e zucchine,<br />

una goduria! Sui 40/50 euro a<br />

testa, con il vino.<br />

Via Goito, 2<br />

Chiuso martedì sera e<br />

mercoledì<br />

PRIMA&DOPO<br />

PADOVA<br />

BERTELLIS<br />

347-8809766<br />

Un piccolo spazio, molto intimo,<br />

a metà tra il ristorante e il<br />

bar, che periodicamente cambia<br />

pelle grazie all’esposizione<br />

di opere d’arte e alle mostre<br />

fotografiche. Una ventina<br />

i vini rigorosamente veneti e<br />

friulani in mescita a rotazione<br />

mensile, tipo lo schioppettino<br />

(2,50 euro). In più, una decina<br />

di cocktail all’assenzio (5). Tra<br />

gli assaggi, deliziosi tortini di<br />

patate ed emmenthal o polpette<br />

alle verdure e alla carne.<br />

Via Gritti, 3/a<br />

Chiuso domenica<br />

LIMENA (PD)<br />

SUITE<br />

392-9101354<br />

Wine, cocktail and music bar<br />

nuovo di zecca che apre i<br />

battenti <strong>da</strong>l breakfast time<br />

fino all’after dinner. Ormai<br />

superfluo ricor<strong>da</strong>re che, come<br />

in ogni locale patavino che<br />

si rispetti, anche qui lo spritz<br />

time, con buffet libero <strong>da</strong>lle<br />

18 in poi, la fa <strong>da</strong> padrone,<br />

mercoledì, sabato e domenica<br />

anche con dj set. Il must del<br />

posto: Suite Cocktail, a base<br />

di vodka, sciroppo al frutto<br />

della passione, blu curaçao,<br />

succo di pompelmo (5 euro).<br />

Via del Santo, 156<br />

Chiuso lunedì<br />

VERONA<br />

OSTERIA LA BOTESELA<br />

347-8826822<br />

Aperta <strong>da</strong> pochissimo, questa<br />

tipica osteria veneta è già<br />

un punto di ritrovo per gli<br />

amanti del buon bere. Ampia<br />

selezione di vini veneti, <strong>da</strong>l<br />

soave al lugana (circa 2 euro),<br />

bandito lo champagne a<br />

vantaggio del nostrano prosecco,<br />

affettati tagliati sotto<br />

ai vostri occhi, sempre freschi,<br />

saporite piade con pancetta e<br />

maionese. Rito di benvenuto:<br />

prosecco e grissino con crudo<br />

(2,50).<br />

Via C. Colombo, 91<br />

Chiuso lunedì<br />

CONVERSE CONVERSE TWEED TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

URBAN 67


PRIMA&DOPO<br />

IL CALICE<br />

051-6569296<br />

Ostriche, caviale e champagne.<br />

E cocktail preparati con<br />

maestria, <strong>da</strong>l Bellini con vero<br />

frullato di pesca a un Martini<br />

cocktail <strong>da</strong> urlo (8 euro). Il<br />

Calice è un must dell’aperitivo<br />

bolognese, piacevolmente<br />

“on the road” sulla via pedonale,<br />

con tavolini riscal<strong>da</strong>ti<br />

in inverno <strong>da</strong>i funghi, o al<br />

riparo nella saletta interna.<br />

Attentissimo il servizio, con<br />

sommelier che sprigionano<br />

consigli sui vini più prestigiosi<br />

<strong>da</strong> accompagnare alle<br />

stuzzicherie.<br />

Via Clavature, 13/a<br />

Sempre aperto<br />

CIRCOLO PICKWICK<br />

051-555104<br />

All’inizio del ’900 era una<br />

drogheria, oggi è un’enoteca<br />

storica immersa in un’atmosfera<br />

d’altri tempi, con tre<br />

salette arre<strong>da</strong>te con mobilio<br />

d’epoca e sottofondo di<br />

musica jazz e anni ’70-’80.<br />

Una cinquantina le etichette<br />

di vini italiani (<strong>da</strong>i 2,50 ai 4<br />

euro al calice), birre Guinness<br />

e <strong>da</strong> ottobre Augustiner<br />

Oktoberfest. Da mangiare 50<br />

tipi di bruschette.<br />

Via San Felice, 77/a<br />

Sempre aperto<br />

NEAERA LOUNGE BAR<br />

334-1538757<br />

Un locale <strong>da</strong>ll’arredo di design<br />

sui toni del bianco e nero e<br />

<strong>da</strong>l sontuoso bancone. Ideale<br />

all’ora dell’aperitivo, con<br />

buffet a base di salumi, pasta<br />

fred<strong>da</strong>, verdure grigliate, patate<br />

al forno e insalate, quanto<br />

basta a far saltare la cena.<br />

Da bere cocktail internazionali<br />

a 6 euro, <strong>da</strong> ordinare in<br />

piedi, ai tavoli esterni sotto<br />

il portico o nell’elegante sala<br />

interna. Feste a tema giovedì,<br />

venerdì e sabato, domenica<br />

aperitivo hip hop.<br />

Via Ober<strong>da</strong>n, 37/a-b<br />

Sempre aperto<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

68 URBAN<br />

© Marcella Peluffo<br />

MANGIARE & BERE<br />

BOLOGNA<br />

DI CINZIA NEGHERBON<br />

IN TAVOLA L'AFRICA<br />

CHE CI STA DI FRONTE<br />

Profumi e sapori dell’altro<br />

Mediterraneo<br />

La “casa moresca”: un angolo di Nord<br />

Africa in pieno centro a Bologna, con tanto<br />

di mattonelle marocchine <strong>da</strong>lle geometrie<br />

arabeggianti, divani e cuscini in stoffe<br />

originali di Damasco così comodi che non<br />

ti alzeresti più, kilim e tappeti colorati, lampa<strong>da</strong>ri<br />

tipici, specchi in ferro battuto del<br />

Marocco, tavolini in ottone lavorati a mano<br />

e gabbie per uccelli tunisine. Un luogo dove<br />

ritrovare profumi, sapori e colori esotici,<br />

a partire <strong>da</strong>l tè servito in splendide teiere,<br />

che secondo l’uso marocchino parte <strong>da</strong><br />

una base di tè verde a cui si aggiungono<br />

menta fresca, zucchero e acqua di rose, e<br />

viene insaporito a piacimento con mandorle<br />

o pinoli. In menu al massimo tre piatti,<br />

che cambiano di giorno in giorno: a farla<br />

<strong>da</strong> padrone i cous cous cotti al vapore, come<br />

quello piccante con o senza verdure, la<br />

versione agrodolce con mandorle, pinoli,<br />

fichi secchi e carne di pollo, quello freddo<br />

ai gamberetti o quello very light con acqua<br />

di rose, zucchero, olio e chicchi di melograno.<br />

Altro piatto forte è il tajin marocchino<br />

cucinato nella classica casseruola in<br />

terracotta, di pollo o di carne con verdure,<br />

o alla tunisina, sotto forma di sformato,<br />

con carne macinata, pane grattuggiato,<br />

uova, prezzemolo e spezie varie. Gli antipasti<br />

tra cui scegliere a cena sono anche il<br />

piatto forte del buffet all’aperitivo, ovvero<br />

assaggi di lenticchie, humus e falafel. Per<br />

chiudere a tema, una serie di dolci a base<br />

di mandorle e pinoli insieme a un caffè<br />

turco al car<strong>da</strong>momo. Alla fine si spendono<br />

8 euro a pranzo e 20 per la cena. Ma non<br />

an<strong>da</strong>te via senza aver ceduto al rito del<br />

narghilé, altrimenti detto shisha, <strong>da</strong> fumare<br />

in compagnia (17 euro) magari <strong>da</strong>vanti<br />

a una performance di <strong>da</strong>nza del ventre il<br />

venerdì o il sabato, o a un concerto di musica<br />

etnica con terzetti marocchini, berberi,<br />

nor<strong>da</strong>fricani e arabi.<br />

LA MAISON MORESQUE<br />

via Grabinski, 2/d<br />

tel. 346-0935693<br />

sempre aperto<br />

LIVE: MANGIA E ASCOLTA<br />

Jazz, funk, rock, elettronica: musica rigorosamente <strong>da</strong>l vivo senza necessariamente rimanere digiuni<br />

CANTINA BENTIVOGLIO<br />

051-265416<br />

Tempio della musica jazz a<br />

livello internazionale, <strong>da</strong>l 1989<br />

questa antica cantina con<br />

volte a crociera e mattonelle<br />

in terracotta ospita concerti di<br />

musica <strong>da</strong>l vivo tutti i giorni<br />

dell’anno. Niente di meglio che<br />

gustarseli insieme a succulenti<br />

piatti bolognesi, come i primi<br />

tirati al matterello conditi col<br />

famoso ragù, o anche più semplicemente<br />

con un bicchiere di<br />

buon vino <strong>da</strong> scegliere tra oltre<br />

400 etichette.<br />

Via Mascarella, 4/b<br />

Di sera sempre aperto<br />

BAR WOLF<br />

051-342944<br />

Rock, funk e musica d’autore,<br />

rigorosamente <strong>da</strong>l vivo. Aperto<br />

<strong>da</strong> più di 40 anni, nell’ultima<br />

decade il Wolf è diventato<br />

tappa fissa per gli amanti<br />

della musica, con concerti di<br />

gruppi locali e internazionali<br />

tutte le sere e in inverno anche<br />

la domenica pomeriggio. Tra<br />

un pezzo e l’altro, panini storici<br />

come il Mingo con cotto,<br />

funghi e maionese e il Blt alla<br />

pancetta. Ottime birre alla spina<br />

come la Menabrea.<br />

Via Massarenti, 118<br />

Sempre aperto<br />

GIOSTRÀ<br />

051-535905<br />

Musica live a 360 gradi in<br />

questo locale all’interno di<br />

un’officina dismessa, diviso<br />

nello spazio Arena, ovvero<br />

una grande sala di 1000 metri<br />

quadri con il palco al centro e<br />

tavolini per la cena intorno, e il<br />

Café, spazio più piccolo in stile<br />

garage americano. Due concerti<br />

a sera che si alternano nei<br />

due spazi il venerdì e sabato.<br />

Specialità della casa le cover,<br />

accompagnate <strong>da</strong> un menu di<br />

cucina tipica bolognese.<br />

Via Enrico Mattei, 46<br />

Aperto venerdì e sabato sera<br />

BRAVO CAFFÈ<br />

051-266112<br />

Qui le serate di musica <strong>da</strong>l vivo<br />

spaziano <strong>da</strong>l jazz all’elettronica<br />

ai dj set, oltre alla rassegna<br />

Carta Bianca che fa esibire attori,<br />

registi e personaggi vari in<br />

veste di cantanti. Per soddisfare<br />

il palato, un menu che rivisita<br />

la tradizione con piatti come<br />

la gramigna paglia e fieno con<br />

salsiccia sfrigolata mantecata al<br />

mascarpone o i tortelloni alla<br />

ricotta profumata al limone con<br />

julienne di prosciutto toscano.<br />

210 i vini in cantina.<br />

Via Mascarella, 1<br />

Chiuso lunedì


MANGIARE & BERE<br />

NAPOLI<br />

DI CIRO CACCIOLA<br />

SORBILLO 3: LA PIZZA<br />

È Di ORIGINE DIVINA<br />

Alla terza generazione di<br />

pizzaioli la famiglia Sorbillo ha<br />

avuto la “rivelazione”<br />

Ventuno, scrivo e sottolineo ventuno<br />

figli ventuno, tra una margherita e l’altra<br />

non devono essere stati uno scherzo<br />

per la buonanima della signora Sorbillo<br />

che infatti domina <strong>da</strong>l suo bel ritratto<br />

in bianco e nero, cornice ovale in stile<br />

Viviani/Scarpetta, la nuova sala rinnovata<br />

dell’attuale pizzeria. Una delle tante impiantate<br />

<strong>da</strong>i ventuno di cui sopra lungo il<br />

decumano maggiore (la via dei Tribunali<br />

che non ci son più) per conservare, perpetuare,<br />

traman<strong>da</strong>re ai contemporanei e<br />

ai posteri il segreto dell’antica pizza napoletana.<br />

Qui, di casa, i nipoti, terza generazione<br />

di una famiglia tutta casa, chiesa<br />

e pizze. Stretta in un unico vano fino a<br />

poco fa, con le folle di giovani universitari,<br />

turisti e residenti in ordine sparso ma in<br />

paziente attesa per il raggiungimento<br />

di cotanta bontà, la pizzeria <strong>da</strong> un po’ è<br />

rinata, ampliata, raddoppiata. Inglobando<br />

l’appartamento al piano di sopra, ha<br />

aggiunto due ampie sale e molti tavoli,<br />

nell’intenzione di accomo<strong>da</strong>re il maggior<br />

numero di pizzofili accorrenti ogni dì e<br />

<strong>da</strong> ogni dove. Lasciando intatto l’antico<br />

portone, usando a decoro l’azzurro tenue<br />

e il verde chiaro, il giallo napoletano per<br />

le travi in legno, i ventilatori che servono<br />

anche d’inverno, gli oggetti in rame prodotti<br />

nelle botteghe della Rua Catalana,<br />

i simpatici Sorbillo junior sembrano aver<br />

gua<strong>da</strong>gnato l’approvazione degli avi, inclusa<br />

quella del nonno, ritratto anch’egli a<br />

mo’ di nume tutelare con austero ritratto<br />

accanto a quello della consorte prolifera.<br />

Autoproclamatasi “Accademia della Pizza”,<br />

il locale ospita piccole opere di due giovani<br />

artisti, Ulderico e Ognissanti: mastro<br />

cornaio e alchimista contemporaneo.<br />

Insieme, tra l’altro, hanno ideato un portafortuna<br />

<strong>da</strong>vvero sui generis trasformando<br />

un distributore di profilattici in distributore<br />

di corni portafortuna al costo di un<br />

euro ca<strong>da</strong>uno. Fantastico! Almeno quanto<br />

le pizze della casa (tra le tante, c’è anche<br />

quella dedicata a Totò), rinomate per la<br />

naturale lievitazione della pasta. Inventori<br />

storici (<strong>da</strong>l 1935) del “ripieno al forno”, i<br />

Sorbillo generation 3 hanno fatto incidere<br />

sul menu la frase: “‘A pizza è di origine<br />

divina”. Dubbi a riguardo?<br />

PIZZERIA SORBILLO<br />

via Tribunali, 32<br />

tel. 081-446643<br />

sempre aperto<br />

MARGHERITA E DINTORNI<br />

Conferme, riscoperte, novità: un’istantanea <strong>da</strong>lla più vivace tra le galassie gastronomiche. Quella della pizza<br />

PIZZERIA DI NAPOLI<br />

081-2396942<br />

Tiene folla Di Napoli. C’è sempre<br />

<strong>da</strong> attendere. Clientela di<br />

superaffezionati. Motivo di<br />

tanto successo? La pizza è ottima,<br />

chiaro. In 30 gusti, qualcuno<br />

anche eccentrico tipo:<br />

noci, tartufo, pesto. Materie<br />

prime: fiordilatte di Agerola,<br />

passata fatta in casa, pomodorini<br />

del Vesuvio. Anche i<br />

crocchè di patate sono squisiti.<br />

Per saperne di più…<br />

Via Marcantonio, 31<br />

Chiuso domenica<br />

PEPE NERO<br />

081-5516249<br />

Rinnovata di recente con una<br />

dominante di arancio, spicca<br />

a tinte forti tra le architetture<br />

barocche e tardofasciste della<br />

piazza al centro di via Toledo.<br />

Un perimetro di aiuole a fiori<br />

protegge i tavoli all’aperto,<br />

mentre l’interno è zeppo di<br />

citazioni locali. Trattoria e<br />

pizzeria tra le più antiche<br />

della zona, è molto amata <strong>da</strong>i<br />

giovani universitari.<br />

Piazza Carità, 11<br />

Chiuso lunedì<br />

PIZZERIA VESI<br />

081-5787362<br />

Ormai quella delle catene è<br />

una prerogativa persino delle<br />

più antiche pizzerie napoletane.<br />

Non c’è locale storico del<br />

centro antico che non abbia<br />

ormai una secon<strong>da</strong> sede, succursale<br />

o replica in zone più<br />

“accorsate” come il Vomero,<br />

Chiaia, Posillipo. La pizza è<br />

sempre buona, ma l’atmosfera<br />

dei decumani è difficile <strong>da</strong> replicare<br />

in collina. Bis?<br />

Viale Michelangelo, 79/81<br />

Chiuso domenica<br />

FERMO PIZZA<br />

081-5607036<br />

Un piccolo tavolino c’è, magari<br />

per quattro, per assaggiare i<br />

gusti uno dopo l’altro. Ma qui<br />

ci si ferma d’obbligo soprattutto<br />

per il take away, per una<br />

focaccia <strong>da</strong> passeggio, per un<br />

languorino improvviso, per una<br />

cenetta a casa tra amici senza<br />

che nessuno abbia voglia di<br />

cucinare. La porzione singola<br />

è abbon<strong>da</strong>nte. Suggerite le varietà<br />

con verdure. Snack.<br />

Via F. Cilea, 139<br />

Sempre aperto<br />

© Marcella Peluffo<br />

PRIMA&DOPO<br />

ORANGE<br />

081-4238415<br />

Tutto esaurito, al massimo<br />

postinpiedi, tra la folla dell’“I<br />

love shopping” e l’andirivieni<br />

dei centaurini di turno, per la<br />

novità dell’autunno a Chiaia.<br />

Al centro della piazzetta già<br />

zeppa di bar, risto e gelaterie,<br />

l’Orange si è ritagliato il<br />

suo posto, con area vistosa<br />

sulla pe<strong>da</strong>na all’aperto, non<br />

solo per l’aperitivo e il dopocena,<br />

ma anche per una<br />

cenetta paninara non troppo<br />

gourmet.<br />

Piazzetta Rodinò, 33<br />

Sempre aperto<br />

AMADEUS<br />

081-7613023<br />

Le dichiarazioni fin qui<br />

raccolte tra gli habitué per<br />

definire lo stile scelto per la<br />

ristrutturazione di uno dei<br />

bar più centrali del Golfo<br />

contano decine di aggettivi<br />

e citazioni, diversi indici<br />

di gradimento e qualche<br />

smarrimento, pure. Però<br />

caffè, cappucci e dolci <strong>da</strong><br />

colazione restano ottimi, e i<br />

tavolini open air sempre più<br />

strategici per rendez-vous<br />

professionali e chiacchierate<br />

tra amici.<br />

Piazza Amedeo, 5<br />

Sempre aperto<br />

AL MARTINI<br />

081-7690030<br />

Se volete scoprire dove si<br />

abbronzano anche in pieno<br />

inverno le signore dell’alta<br />

borghesia napoletana, o i<br />

loro rampolli liceali, fate un<br />

salto <strong>da</strong> queste parti, specie<br />

in tar<strong>da</strong> mattinata e all’ora di<br />

pranzo. Tutti qui, nei rispettivi<br />

peak time, a prendere il<br />

sole, drink alla mano, spremute,<br />

frullati o tè freddo con<br />

granatina di limone per le<br />

insospettabili “di passaggio”<br />

tutti i giorni!<br />

Via F. Petrarca, 1/B<br />

Sempre aperto<br />

CONVERSE TWEED<br />

in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />

www.footlocker.eu<br />

URBAN 69


© Olivier Renck / Aurora Photos / Grazia Neri<br />

UNURBAN<br />

l'altrove che avete sempre inseguito<br />

SE NON NEVICA MAI<br />

È sempre colpa della televisione. Ti trovi a desiderare quello che non hai. A voler sfon<strong>da</strong>re nel mondo dello<br />

spettacolo senza saper fare niente, a “cavartela” su un atollo selvaggio per tre mesi, e magari pretendere di fare<br />

snowboard quando vivi in un luogo dove è praticamente impossibile che nevichi. Frustrati? Può <strong>da</strong>rsi. A meno<br />

che non si <strong>faccia</strong> come i ragazzi peruviani nel deserto Ica. Stufi di divorare video americani di snowboard, hanno<br />

provato a surfare con la tavola le dune di sabbia più alte del mondo, inventando un nuovo sport.<br />

URBAN 71

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