diluvio universale faccia da veejay london busker - Urban
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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />
LONDON BUSKER<br />
SE I SUONATORI DI STRADA NON SONO MUSICISTI PER CASO<br />
DILUVIO UNIVERSALE<br />
ISPIRATO DA MICHELANGELO CI HA PROVATO ANCHE DAVID LACHAPELLE<br />
FACCIA DA VEEJAY<br />
È QUELLA (DA SCHIAFFI) DI CARLO PASTORE: IN ONDA SU MTV<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 01/10/07 • EURO zero<br />
62<br />
OTTOBRE
16<br />
20<br />
URBAN<br />
REDAZIONE<br />
Mensile - Anno VII, Numero 62 - 01.10.07<br />
www.urbanmagazine.it<br />
re<strong>da</strong>zione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
caposervizio: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di re<strong>da</strong>zione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
24<br />
presidente: GIORGIO GIANNINO VALERIO<br />
amministratore delegato: BRUNO LOMMI<br />
consiglieri: LUCA TRAVERSO<br />
URBAN via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
Testata del gruppo CITY ITALIA S.P.A.<br />
distribuzione: ALBATROS 2001 S.r.l. (tel. 02-45713752)<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />
13<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
#62<br />
URBAN<br />
OTTOBRE<br />
7 EDITORIALE 9 DREAMS 11 WOMEN<br />
13 LONDON BUSKER<br />
di Daniela de Rosa / foto: Beatrice Tartarone<br />
16 IL DILUVIO LACHAPELLE<br />
di Francesca Bonazzoli / foto: David LaChapelle<br />
20 SOTTO I WAYFARER<br />
di Maurizio Marsico / foto: Cesare Cicardini<br />
24 PRATO ALL’INGLESE<br />
di Ciro Cacciola / foto: Alberto Bernasconi<br />
28 NAPOLI PRIDE<br />
di Ciro Cacciola / foto: Cesare Cicardini<br />
30 MODA TRA LE RIGHE<br />
foto: Marta Piazza<br />
39 HALLOWEEN SHOP<br />
di Maria Broch<br />
PUBBLICITÀ<br />
Direzione:<br />
sales manager:<br />
AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account:<br />
ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
GIORGIA FRACCAPANI<br />
g.fraccapani@urbanmagazine.it<br />
URBAN<br />
via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718<br />
fax 02-48518852<br />
Triveneto<br />
SANDRO CASTELLI, CINZIA FIORINI<br />
Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />
tel. 045-8003436 / fax 045-8015484<br />
mail: studiocastelli@email.it<br />
30<br />
cover: foto di David LaChapelle<br />
URBAN 5
53<br />
GUIDA<br />
50 FILM QUANDO A MENTIRE SONO I PROPRI OCCHI<br />
53 LIBRI LA REDAZIONE? È AI CARAIBI<br />
54 MUSICA LA RIBALTA È ANCORA DI DUE VECCHIE VOLPI<br />
57 TEATRO SUL PALCO LA STORIA<br />
59 ARTE SURPRISING LONDON<br />
61 NIGHTLIFE AL BRANCALEONE SI SUONA L’ELECTRO DOC<br />
62 FOOD MILANO UNO SHOW PER OCCHI E PALATO? LA PIASTRA<br />
64 FOOD ROMA NUOVA FUSION? SUSHI & CUCINA NAPOLETANA<br />
66 FOOD TORINO OZIO A TAVOLA? SE LO CHEF È CREATIVO<br />
67 FOOD VENETO LA REGOLA: NEL PIATTO MAI PIÙ DI TRE GUSTI<br />
68 FOOD BOLOGNA IN TAVOLA L’AFRICA CHE CI STA DI FRONTE<br />
69 FOOD NAPOLI sorbillo 3: la pizza è di origine divina<br />
71 UNURBAN SE NON NEVICA MAI<br />
59<br />
OTTOBRE 62<br />
hanno collaborato con noi:<br />
50<br />
alvvino<br />
alberto bernasconi<br />
francesca bonazzoli<br />
bruno boveri<br />
maria broch<br />
55<br />
ciro cacciola<br />
sasha carnevali<br />
cesare cicardini<br />
<strong>da</strong>niele coppi<br />
<strong>da</strong>niela de rosa<br />
URBANEDITORIALE<br />
BALZI IPERURBANI<br />
Questo mese <strong>Urban</strong> ha viaggiato come non mai. Tutto è<br />
cominciato a Napoli nel Bosco di Capodimonte, quando<br />
assistendo a una partita di cricket sdraiati su un impeccabile<br />
prato all’inglese abbiamo rilevato un varco spazio-temporale<br />
per Hyde Park. Siamo an<strong>da</strong>ti sul posto a in<strong>da</strong>gare e ci siamo<br />
ritrovati nei tunnel della metropolitana di Londra, dove abbiamo<br />
ascoltato i musicisti di stra<strong>da</strong>, che qui suonano <strong>da</strong> “professionisti”.<br />
Siamo quindi stati risucchiati <strong>da</strong>gli ultimi scatti del fotografo<br />
David LaChapelle, che firma la nostra copertina, e per una<br />
curiosa combinazione ci siamo ritrovati a rimirar la volta della<br />
Cappella Sistina a Roma. Poi il look <strong>da</strong>nnatamente Eighties<br />
del giovanissimo <strong>veejay</strong> Carlo Pastore ci ha fatto respirare<br />
nuovamente l’atmosfera bizzarra di quegli anni. In città, i confini<br />
e le distanze nello spazio ma anche nel tempo si fanno sempre<br />
meno scontati. Per non perdersi questi incredibili balzi iperurbani,<br />
basta salire sul numero di ottobre. Benvenuti a bordo!<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
faust<br />
marco guerra<br />
paolo madeddu<br />
maurizio marsico<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
marcella peluffo<br />
marta piazza<br />
igor principe<br />
leo rieser<br />
francesca rove<strong>da</strong><br />
laura ruggieri<br />
beatrice tartarone<br />
lorenzo tiezzi<br />
marta topis<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
URBAN 7
A PELO<br />
D’ACQUA<br />
URBANDREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
di Daniele Coppi<br />
New York, USA – Una torre-museo a sud di Manhattan per celebrare il carattere urbano e cosmopolita<br />
di New York: questa la sfi<strong>da</strong> lanciata <strong>da</strong> Arquitectum, geniale agenzia internazionale la cui mission<br />
è stimolare la creatività di architetti e designer per ottenere progetti d’eccellenza. Duecentottanta i<br />
partecipanti alla gara che poche settimane fa ha visto premiare le idee vincitrici. Tra queste, ha meritato<br />
una menzione speciale il gruppo italiano capitanato <strong>da</strong> Stefano Castagni: la loro torre panoramica,<br />
che a diverse altezze ospita biblioteca, auditorium, museo e terrazze, svetta sul molo come un<br />
faro marittimo, naviga leggera sullo skyline di New York e si erge in una maglia metallica color oro<br />
che ne esalta gli effetti luminosi. Celle foto-voltaiche che generano corrente elettrica e strutture sommerse<br />
che trasformano i moti ondosi in energia sono, insieme all’utilizzo di materiali di riciclo, alcuni<br />
degli accorgimenti pensati nell’ottica di un progetto eco-sostenibile.<br />
Delft, Olan<strong>da</strong> – Delft, l’affascinante<br />
ULTIMASTAZIONE<br />
cittadina dei Paesi Bassi, si tuffa nel<br />
futuro tutta vestita di vetro trasparente<br />
e tecnologico, così come l’hanno<br />
pensata gli ormai celeberrimi architetti<br />
dello Studio Mecanoo. Vittoriosi nel<br />
concorso indetto per la creazione dei<br />
nuovi uffici municipali e della nuova<br />
stazione ferroviaria della città, hanno<br />
<strong>da</strong>to vita a un progetto che esaltasse<br />
le due facce di Delft, il passato certamente,<br />
ma soprattutto il futuro. E se la<br />
storia riemerge <strong>da</strong>lle scene dipinte in<br />
blu “Delft” sul soffitto a volta che corona<br />
la struttura della stazione e <strong>da</strong>lle<br />
incisioni sulle vetrate che ricor<strong>da</strong>no<br />
gli intricati vicoli del centro antico, il<br />
domani è testimoniato <strong>da</strong>l vetro, trasparente<br />
e democratico, che circon<strong>da</strong> il<br />
complesso, lasciando intravedere spazi<br />
e attività interne, mentre un ticket digitale<br />
sulla <strong>faccia</strong>ta informa, tra i riflessi<br />
del cielo di Vermeer, i viaggiatori su<br />
orari e news.<br />
URBAN 9
© Marcella Peluffo<br />
URBANWOMEN<br />
di Faust<br />
CI SONO AMICI E AMICI<br />
All’occorrenza è sempre meglio<br />
avere qualcuno su cui contare<br />
Esistono veramente. E sempre più donne ne fanno<br />
ricorso. Sono gli amici che nel momento del bisogno<br />
– di quel bisogno – sono sempre pronti a <strong>da</strong>rti una<br />
mano. Perché purtroppo capita, anche tra le cacciatrici<br />
più esperte e fortunate, che in qualche periodo<br />
dell’anno la pre<strong>da</strong> sfugga e a furia di non cacciare si<br />
finisca che non si mangi. E la fame, allora, sale.<br />
Molte single che non ricorrono o non si accontentano<br />
di ricorrere all’autoaiuto per affrontare i tempi di<br />
carestia si sono attrezzate con un “vivaio personale”,<br />
costruito con sapienza, pazienza e costanza. Un vivaio<br />
formato <strong>da</strong> ex fi<strong>da</strong>nzati, con i quali ci si è lasciati in<br />
buoni rapporti, coltivati nel tempo come veri amici.<br />
E che, all’occorrenza, arrivano. Basta una telefonata<br />
d’allarme e il pronto soccorso erotico scatta meglio<br />
del 118. A domicilio, gentile, premuroso, fi<strong>da</strong>to, conosciuto<br />
e per giunta già collau<strong>da</strong>to. È una specie<br />
di telefono rosa, solo che chi chiama non denuncia<br />
molestie sessuali, ma l’opposto contrario. E funziona,<br />
perché quanti uomini si tirerebbero indietro <strong>da</strong>vanti a<br />
un’occasione ma che dico facile, assolutamente certa?<br />
Per di più senza dover trovare una scusa per sgattaiolare<br />
fuori <strong>da</strong>lle lenzuola e senza passare <strong>da</strong>lla corvée<br />
delle coccole?<br />
Telefono rosa risponde sempre. A volte suona anche.<br />
Nel senso che capitano anche a loro (gli uomini) periodi<br />
in cui hanno bisogno di “un’amica”. Ma noi siamo<br />
diverse, mica funzioniamo a comando, ci serve l’ispirazione.<br />
E se non c’è, basterà una piccola bugia per farli<br />
desistere: “Scusa, ma sono indisposta”.<br />
È un esempio di quello che è definito “win-to-win”: ci<br />
si gua<strong>da</strong>gna entrambi, noi decidiamo come e quando<br />
e loro hanno la conferma di quella che credono una<br />
delle leggi di natura per eccellenza, ovvero dominare<br />
l’universo femminile intero.<br />
Non è il tentativo di riscal<strong>da</strong>re una minestra. È una cena<br />
con i fiocchi, ma quando finisce, amici come prima.<br />
Anzi, più di prima.<br />
urbanfaust@libero.it<br />
URBAN 11
LONDONBUSKER<br />
Superare un’audizione, rispettare<br />
tempi e posti assegnati e a fine<br />
anno pagare le tasse. A Londra<br />
fare il musicista di stra<strong>da</strong> è un<br />
lavoro vero<br />
testo: Daniela de Rosa<br />
foto: Beatrice Tartarone<br />
Sono le dieci del mattino alla stazione della metropolitana<br />
di South Kensington, Piccadilly Line, centro di<br />
Londra. Impiegati e manager, almeno quelli che si alzano<br />
presto e alle otto sono già dietro le scrivanie, sono<br />
già transitati di qui. Ma Yohanna non è a loro che pensa,<br />
mentre timbra il cartellino, notando che è in ritardo di<br />
cinque minuti. È alle migliaia di turisti che <strong>da</strong> qui a poco<br />
passeranno <strong>da</strong>vanti a lei, diretti verso i musei. Sono<br />
loro, che non hanno fretta, che sono qui per assaporare<br />
Londra con tutta calma, la fonte del suo reddito. Perché<br />
saranno loro a essere irretiti <strong>da</strong>lla musica, a fermarsi<br />
per qualche secondo e a depositare qualche moneta nel<br />
piattino che sta sistemando insieme a cd in vendita, tastiera<br />
e amplificatore, gli usuali strumenti di lavoro.<br />
Yohanna è una degli oltre 400 <strong>busker</strong> che ogni giorno<br />
lavorano sotto la metropolitana di Londra, nei passaggi<br />
URBAN 13
<strong>da</strong> una stazione all’altra o nei corridoi che connettono le<br />
varie linee. Suona <strong>da</strong> quando era bambina, ha studiato<br />
al conservatorio di Vigo e ha deciso che la musica era il<br />
suo mestiere. Ma entrare in un’orchestra non è facile e in<br />
Spagna non aveva opportunità. È arrivata a Londra sette<br />
anni fa con l’idea di suonare per stra<strong>da</strong>, ma la madre,<br />
apprensiva come tutte le mamme mediterranee, non ne<br />
voleva sapere: troppo pericoloso per una ragazza sola.<br />
Poi un amico le ha parlato del progetto <strong>busker</strong>. Ha fatto<br />
un’audizione presso gli uffici competenti di Transport for<br />
London ed è stata accettata. Da tre anni suona in metropolitana,<br />
regolamentata secondo uno schema preciso<br />
che non ammette deroghe. Si possiede un cartellino di<br />
identificazione con nome e cognome, al mattino si accende<br />
il computer, si entra con la propria password e si<br />
vedono quali sono i posti liberi. I più richiesti vanno via<br />
per primi: Piccadilly Circus, Oxford Circus, Marble Arch<br />
sono sempre molto ambiti. South Kensington va bene,<br />
perché è nel Museum District. A Bank non vuole an<strong>da</strong>re<br />
nessuno perché è una stazione troppo polverosa, gli<br />
strumenti si deteriorano, Hammersmith è poco gradita<br />
<strong>da</strong>i <strong>busker</strong>, rimane quasi sempre vuota. Yohanna sceglie<br />
la sua postazione per la giornata e il turno in cui decide<br />
di lavorare. Due ore per volta, <strong>da</strong>lle 10 del mattino fino<br />
a sera, due turni al giorno per un totale di quattro ore,<br />
<strong>da</strong> svolgere, volendo, in momenti diversi e in posti diversi.<br />
Quando arriva deve an<strong>da</strong>re a timbrare il cartellino<br />
<strong>da</strong>l responsabile della stazione e lo stesso quando se ne<br />
va. Motivi di sicurezza: si dovesse evacuare la metropolitana,<br />
bisogna sempre sapere chi c’è e dove. Poi tutto<br />
il resto è nelle sue mani: la musica che vuole suonare,<br />
i soldi che gua<strong>da</strong>gna. Alla fine dell’anno paga le tasse<br />
come self employed, non se la passa male e, in Spagna,<br />
la mamma è contenta. Sta incidendo il suo primo cd e,<br />
chissà, potrebbe anche arrivare la tanto sognata orchestra.<br />
M. (non vuole dire il suo nome completo) ha 28 anni ed<br />
è italiano. Di sera suona il sax soprano nei locali e nei<br />
pub e di giorno viene a suonare in metrò per esercitarsi<br />
un po’. Dove abita i vicini si lamentano del rumore; qui,<br />
perlomeno, può suonare a piacimento e ci gua<strong>da</strong>gna<br />
anche. I suoi cd fatti in casa con il computer rendono<br />
bene. Li vende a 10 sterline e ogni giorno ne vanno via<br />
almeno cinque o sei. Tutti generosi, questi inglesi? O gi-<br />
rano la <strong>faccia</strong> <strong>da</strong>ll’altra parte come gli italiani di Milano e<br />
Roma, quando su una carrozza salgono i soliti rom con<br />
fisarmonica e piattino? “La gente ama un po’ di musica<br />
sotto il metrò, soprattutto se è buona musica”, spiega il<br />
supervisor della stazione di Green Park. “E questi sono<br />
bravi ragazzi, li conosciamo quasi tutti, non <strong>da</strong>nno mai<br />
problemi. Ogni tanto qualche passante viene a chiederci<br />
di fare abbassare un po’ il volume, tutto qui”. Ci<br />
mancherebbe: si rischia che l’autorizzazione a suonare<br />
non venga rinnovata dopo la scadenza annuale, e allora<br />
addio gua<strong>da</strong>gno. Joe Evans, che fa il <strong>busker</strong> <strong>da</strong> quattro<br />
anni e suona le tastiere, conferma che la gente, di fronte<br />
alla buona musica, svuota volentieri le tasche e si ricor<strong>da</strong><br />
ancora quella volta che un passante gli ha lasciato<br />
una banconota turca che non conosceva. Una volta in<br />
banca ha scoperto che valeva circa 90 sterline (130<br />
euro). Grace Solero, look un po’ <strong>da</strong>rk, chitarra rock e una<br />
voce come cristallo, sorride ma non può proprio fermarsi<br />
a parlare: il suo turno dura solo due ore e se smette,<br />
anche solo per cinque minuti, la gente non si fermerà<br />
ad ascoltare e il gua<strong>da</strong>gno della giornata ne risentirà. I<br />
suoi dischi – copertina in cartoncino, una presentazione<br />
quasi <strong>da</strong> negozio – parlano per lei. E poi su myspace c’è<br />
tutto: la musica <strong>da</strong> ascoltare o scaricare, le foto, le <strong>da</strong>te<br />
dei tour, il lancio del primo disco vero e proprio, New<br />
Moon, in ottobre.<br />
Emmanuel Okiai non suona sotto il metrò per assicurarsi<br />
una carriera: viene <strong>da</strong>l Ghana, ha un’età imprecisabile<br />
sicuramente sopra i 60 e si definisce musicista in pensione.<br />
Suonava per tenere allegre le truppe dei sol<strong>da</strong>ti<br />
in Vietnam ma anche in Germania, Austria, Finlandia.<br />
Adesso deve riempire la giornata e arriva tutti i giorni<br />
alla sua postazione con uno strumento diverso; oggi<br />
la chitarra, domani le tastiere, dopodomani, magari, la<br />
tromba. Il suo repertorio? Dalla bossa nova a O sole<br />
mio, a secon<strong>da</strong> di quello che la gente che lo conosce gli<br />
chiede.<br />
Okiai, con il busking, ci campa. Più o meno come tutti.<br />
Ma qualcuno riesce anche a sfon<strong>da</strong>re, visto che due<br />
<strong>busker</strong> hanno suonato <strong>da</strong>vanti alla regina Elisabetta<br />
e altri sono finiti nella band dei Simply Red o nella<br />
English National Opera. Arrivare a orecchie addirittura<br />
regali non è facile, ma tutti hanno l’opportunità di farsi<br />
ascoltare <strong>da</strong> un pubblico vasto tanto quello della rete.<br />
Da luglio 2007 una radio londinese, Capital 95.8, ha<br />
deciso di sponsorizzare il Busking Project e ha lanciato<br />
un sito web, www.buskear.com, nel quale si può vedere<br />
in tempo reale chi sta suonando e dove, si può cercare<br />
il nome del proprio <strong>busker</strong> preferito, vedere gli impegni<br />
dei prossimi giorni, ascoltare la sua musica e, perfino,<br />
donargli qualche spicciolo usando la carta di credito. E<br />
poi c’è qualcuno che li chiama ancora mendicanti…<br />
14 URBAN URBAN 15
Deluge, 2006, part.<br />
IL DILUVIO<br />
LACHAPELLE<br />
Dai seni al silicone di Pamela Anderson<br />
ai corpi dolenti del Diluvio <strong>universale</strong>.<br />
Tutto è iniziato con David LaChapelle<br />
in piedi <strong>da</strong> solo dentro la Cappella<br />
Sistina<br />
testo: Francesca Bonazzoli / foto: David LaChapelle<br />
In un magazzino poco lontano <strong>da</strong> Rebibbia si costruiscono tavole su ordinazione.<br />
Proprio come se fossimo alle Hawaii o in California<br />
Che botta! Trecentocinquanta foto di David LaChapelle,<br />
una dietro l’altra nell’intero piano terra del Palazzo Reale<br />
di Milano, con le loro cromie acide che passano <strong>da</strong>l fucsia<br />
al giallo limone, <strong>da</strong>l rosa all’azzurro come nel più caramelloso<br />
dei luna park disegnati nei libri per bambini, ti<br />
lasciano stordito come Uma Thurman nel film di Tarantino<br />
dopo aver provato ogni sorta di droga. Altro che Candie<br />
in the eye, zucchero per gli occhi, come recita il titolo del<br />
documentario dedicato al fotografo americano <strong>da</strong> Hilka<br />
Sinning. L’antologica di LaChapelle (fino al 6 gennaio, a<br />
cura di Gianni Mercurio e Fred Torres) è piuttosto “a blast”,<br />
una botta, un colpo che ti stordisce per i colori, il lusso, il<br />
sesso, la spettacolarità, l’eccesso, la trasgressione.<br />
A Hollywood, nel mondo ritratto tante volte <strong>da</strong> LaChapelle,<br />
lo chiamano il “Fellini della fotografia” per le sue esagerazioni,<br />
la sua fascinazione per il mondo dello spettacolo<br />
e dell’eccesso e per il suo modo di trasformare il reale in<br />
surreale, che alcuni giudicano kitsch, ma che funziona <strong>da</strong><br />
lente di ingrandimento e svela molte più cose di quante se<br />
ne possano vedere sotto la luce naturale del sole.<br />
Lui dice che delle persone che vengono alle sue sedute<br />
fotografiche non gli interessa molto cogliere l’anima,<br />
quanto piuttosto come sono vestiti o come portano i capelli:<br />
“Dentro siamo tutti uguali, tutti affermiamo di essere<br />
puri e buoni, ma quello che conta è ciò che buttiamo fuori:<br />
non sono interessato alle persone, ma a quello che fanno<br />
e proiettano nel mondo”.<br />
E questo, per quanto paradossale possa sembrare, è il<br />
segreto che lo rende capace di sollevare la maschera<br />
sull’anima dei suoi modelli: mettendo in evidenza i meccanismi<br />
dell’autorappresentazione dei personaggi famosi,<br />
esasperando i mezzi e gli espedienti della loro immagine<br />
pubblica, LaChapelle riesce a svelare l’assurdità e il carattere<br />
effimero, di <strong>faccia</strong>ta, della loro essenza umana.<br />
Così, prima o poi, doveva succedergli quello che gli è<br />
successo: stancarsi del glamour e, come chi abbia fatto<br />
indigestione, cambiare dieta, passare <strong>da</strong>ll’effimero all’eterno.<br />
Dai seni al silicone di Pamela Anderson ai “risvegliati”<br />
che emergono <strong>da</strong> un’acqua purificatrice; <strong>da</strong>lla nullità<br />
esistenziale di Paris Hilton alla potenza sterminatrice<br />
dell’acqua che travolge i templi del consumismo in un<br />
Diluvio <strong>universale</strong> ispirato, anzi quasi ricalcato, <strong>da</strong> quello<br />
dipinto <strong>da</strong> Michelangelo nel soffitto della Cappella Sistina,<br />
in Vaticano.<br />
Sembra un paradosso: il fotografo della leggerezza umana<br />
che si confronta con il pittore della terribilità divina.<br />
Eppure, quando il contatto c’è stato, un anno fa, ha scatenato<br />
il corto circuito.<br />
Le cose sono an<strong>da</strong>te così: <strong>da</strong> tempo LaChapelle rifletteva<br />
16 URBAN URBAN 17
Awakened: Abel, 2007<br />
sulla paura di un’Apocalisse che si percepisce nel nostro<br />
tempo, sul timore di un <strong>diluvio</strong> del futuro che travolgerà<br />
il nostro mondo globalizzato. E così, essendo un fan di<br />
Michelangelo, “il più grande artista pop perché tutti riconoscono<br />
le sue opere”, dice, “ho chiesto di rivedere la<br />
Cappella Sistina, <strong>da</strong> solo, senza turisti. Un’esperienza che<br />
toglie il fiato”.<br />
Il privilegio gli viene concesso e lì avviene una specie di<br />
conversione definitiva, cominciata già con il film Rize. Le<br />
immagini cambiano. I corpi, per esempio: nel Diluvio che<br />
LaChapelle ripropone sul modello di quello michelangiolesco,<br />
non sono più statuari, tonici, contraffatti <strong>da</strong>l silicone e<br />
chirurgicamente modificati in nome della bellezza perfetta,<br />
ma c’è spazio per donne grasse, con i seni cadenti, altre<br />
deformate <strong>da</strong>lla gravi<strong>da</strong>nza, uomini vecchi con la pelle<br />
grinzosa sulla pancia, insomma un’umanità reale e dolente<br />
che cerca di scampare al flagello tendendosi braccia<br />
e mani l’uno verso l’altra. Si aiutano e si chiedono aiuto,<br />
così diversi <strong>da</strong>i Narcisi autoreferenziali del mondo della<br />
mo<strong>da</strong> e dello spettacolo fotografati fino a ora.<br />
“Ho smesso con le foto di mo<strong>da</strong>. È stato divertente nei<br />
miei 20 e 30 anni ma ora la mo<strong>da</strong> non contiene più le<br />
mie idee che sono troppo grandi per una stanza di scarpe<br />
e vestiti. Il feeling se ne è an<strong>da</strong>to e non sento più la<br />
passione. Del resto non sono mai stato veramente parte<br />
di quel mondo: ho sempre tentato di mettere delle storie<br />
e dei concetti nelle mie foto, mentre la mo<strong>da</strong> è ossessionata<br />
<strong>da</strong>lla citazione, ti chiede di imitare gli anni ’60<br />
o ’70, mentre io voglio seguire le mie idee, esprimere i<br />
miei sentimenti e le mie passioni. Insomma ho sempre<br />
voluto essere me stesso e non scherzo quando dico che<br />
non ero amato <strong>da</strong>l fashion system”.<br />
A sentirlo parlare, così serio, vengono i brividi: David<br />
e Michelangelo hanno attraversato un’esperienza simile!<br />
Un periodo giovanile trascorso a inseguire la<br />
bellezza, a vagheggiare la perfezione umana nei nudi<br />
maschili illudendosi di catturarne l’essenza divina attraverso<br />
l’immortalità dell’arte. Poi il periodo di crisi,<br />
che in Michelangelo fu suscitato <strong>da</strong>lla predicazione del<br />
Savonarola e <strong>da</strong>lla frequentazione di amici, come Vittoria<br />
Colonna, che volevano anche a Roma una riforma religiosa<br />
simile a quella attuata nel Nord Europa, che portasse<br />
“DENTRO SIAMO TUTTI UGUALI, TUTTI AFFERMIAMO DI ESSERE PURI E BUONI, MA QUEL CHE CONTA È CIÒ CHE BUTTIAMO FUORI”<br />
a una Chiesa meno corrotta, mon<strong>da</strong>na e venale.<br />
Anche David, stanco della mo<strong>da</strong> e delle bellezze dello<br />
spettacolo, mette in scena e fotografa un suo Diluvio dove<br />
i simboli del piacere e del consumismo crollano a terra: il<br />
tempio casinò di Las Vegas, la città del peccato; il Burger<br />
King, simbolo di un cibo fasullo; Gucci simbolo della vanità,<br />
tutti edifici travolti <strong>da</strong>ll’acqua.<br />
In tar<strong>da</strong> età Michelangelo rinnegò la bellezza e tutta la vita<br />
spesa a riprodurla in statue e dipinti; rinnegò l’arte e si<br />
dedicò a comporre sonetti contorti e involuti come il suo<br />
nuovo dolente stato d’animo. A 43 anni David si mette a<br />
fotografare la serie Museum: musei con i quadri dei grandi<br />
artisti del passato lambiti <strong>da</strong> una misteriosa inon<strong>da</strong>zione<br />
che insidia anche la purezza del marmo di statue neoclassiche,<br />
immagini che richiamano alla mente i sonetti del<br />
genio cinquecentesco toscano quando, riconosciuta la vanità<br />
dell’arte, pregava Dio di fargli avere in odio i beni del<br />
mondo e quelle sue bellezze che tanto coltivava, così <strong>da</strong><br />
poter conquistare la salvezza prima di morire.<br />
Per fortuna David mostra di non saperne niente. Quando<br />
gli spieghiamo la vertiginosa analogia delle sue foto<br />
con i sentimenti del genio fiorentino si limita a dire:<br />
“Michelangelo si faceva sempre domande ed ecco perché<br />
la sua arte è rimasta ancora oggi. Chi ha creato una<br />
bellezza così profon<strong>da</strong> deve essersi fatto delle domande.<br />
Io comunque pensavo all’arte che oggi è diventata un<br />
investimento economico, mentre il suo valore è solo negli<br />
occhi di chi guar<strong>da</strong> e non nel prezzo. Tutto quello che<br />
possediamo in questa vita è preso in prestito a termine:<br />
quando arriverà il <strong>diluvio</strong> i tuoi quadri, i tuoi diamanti, i<br />
tuoi soldi non varranno più niente”.<br />
A questo punto è scontato il richiamo a Michelangelo<br />
anche per la serie Awakened, i risvegliati, che sembra ispirata<br />
anch’essa alla Sistina, questa volta alla grande parete<br />
del Giudizio Universale. Nella parte in basso, <strong>da</strong>nnati e<br />
beati risalgono verso l’alto liberandosi <strong>da</strong> un involucro<br />
immateriale di morte come i risvegliati di LaChapelle risalgono<br />
<strong>da</strong>lla vasca d’acqua dove sono stati immersi.<br />
Allora la doman<strong>da</strong> finale è: potrà David LaChapelle aspirare<br />
a un nome eterno nella storia dell’arte, come quello di<br />
Michelangelo?<br />
URBAN 19<br />
Awakened: Daniel, 2007
SOTTO I<br />
WAYFARER<br />
C’è Carlo Pastore. Calciatore e clarinettista<br />
pentito. Animatore di webzine e festival di musica<br />
alternativa. E, soprattutto, il più giovane vj di Mtv<br />
testo: Maurizio Marsico<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
Se gli <strong>da</strong>i del giovane quasi quasi si offende (“non<br />
sono mica un quattordicenne in giro a far <strong>da</strong>nni con la<br />
mia baby gang”) ma per finta, perché lo sa anche lui di<br />
essere il volto più in erba di Mtv-Italia. Carlo Pastore, di<br />
padre novarese e madre gallurese, classe 1985, poche<br />
primavere dietro le spalle e tante cose <strong>da</strong> fare nell’immediato<br />
futuro. Imprinting lacustre (ha vissuto nei pressi<br />
del Lago Maggiore fino ai 18 anni) e un effervescente<br />
pedigree. Ex calciatore (ha frequentato la scuola calcio<br />
Parma AC), ex musicista (ha studiato clarinetto per otto<br />
anni), ex studente (Mr Liceo del suo istituto), Carlo non è<br />
soltanto un bel faccino <strong>da</strong>lla parlantina sciolta, capace di<br />
farsi tanto piacere e di intortarti con la battuta fulminante,<br />
è soprattutto uno che lo capisci subito che di musica<br />
se ne intende parecchio e che di dischi ne ha macinati<br />
tanti. Uno di quei tipi di cui pensavamo si fosse perso lo<br />
stampino e che per fortuna invece no, esistono ancora.<br />
Insomma un <strong>veejay</strong> (<strong>da</strong> poco più di sei mesi) che conosce<br />
bene ciò di cui parla, e scusate se è poco. Un <strong>veejay</strong><br />
(<strong>da</strong> poco più di sei mesi) che è già stato conduttore dell’Mtv<br />
Day 2007, ossia della manifestazione che qualche<br />
settimana fa ha festeggiato il primo glorioso decennio<br />
dell’emittente con la emme maiuscola. Un <strong>veejay</strong> (<strong>da</strong> poco<br />
più di sei mesi) che è già titolare di una striscia quotidiana<br />
(Your Noise). Una persona con qualcosa <strong>da</strong> dire<br />
che è piacevole stare ad ascoltare. Anche senza video.<br />
Dalla provincia a Mtv com’è avvenuto l’approdo…<br />
“La voglia di fuggire <strong>da</strong>lla provincia è cominciata a 15<br />
anni con i primi concerti e le prime collaborazioni a una<br />
webzine (Rockit) che negli anni è diventata punto di riferimento<br />
di certa musica alternative. Poi dopo le superiori<br />
sono arrivato a Milano e mi sono iscritto alla facoltà<br />
di Storia che ho frequentato per modo di dire perché le<br />
collaborazioni part-time nel frattempo erano diventate<br />
full e tra le varie cose organizzavo pure MiAmi, il festival<br />
culto della musica indipendente milanese. Poi la telefonata<br />
di un amico che mi annunciava il casting di Mtv per<br />
un volto nuovo di una trasmissione indie-oriented ma<br />
non troppo e che non scorderò mai: man<strong>da</strong> il tuo curriculum,<br />
man<strong>da</strong> la tua foto e… non si scherza più”.<br />
A quale <strong>veejay</strong> della Old School ti senti particolarmente<br />
affine?<br />
“A tutti e a nessuno. Quando ero ragazzino ho ammirato<br />
molto il modo di condurre Brand New di Massimo<br />
Coppola. Ma stimo anche altri. Paola Maugeri per l’impegno,<br />
Enrico Silvestrin insuperabile nei live e il NonGio,<br />
vero intrattenitore rock ‘n’roll”.<br />
20 URBAN URBAN 21
La musica e i modi di riprodurla sono in continua<br />
evoluzione…<br />
“Si è ormai affermata la cultura del random, fortemente<br />
legata al formato mp3 e alla generazione iPod.<br />
Ascoltiamo più musica, ma ne conosciamo meno; conosciamo<br />
più artisti, ma solo per due-tre canzoni. Questo è<br />
buono per le band che vogliono emergere, e che prima<br />
avevano le strade sbarrate: internet ne ha moltiplicato<br />
le potenzialità. Da ascoltatori poi abbiamo potuto scoprire<br />
molta più musica, anche bella, spesso purtroppo<br />
nascosta. Ma sul fatto che ne avessimo bisogno non ne<br />
sono poi tanto convinto... È opportuno invece saper parlare<br />
il linguaggio del proprio tempo. Band come Arctic<br />
Monkeys o dj come Calvin Harris hanno saputo emergere<br />
lo stesso, perché il talento in fondo è più importante<br />
dei mezzi con il quale viene diffuso. Se mi permetti,<br />
però, vorrei dire che io amo la musica e penso che nessuno<br />
e nessun discorso su mercato e balle varie potrà<br />
togliere al disco, inteso come percorso di canzoni, il suo<br />
ruolo e il suo fascino”.<br />
Ma a te come piace ascoltarla?<br />
“La ascolto in qualsiasi condizione, ma sono <strong>da</strong>vvero<br />
infastidito <strong>da</strong>gli impianti che tagliano frequenze e restituiscono<br />
le canzoni come fossero un’immagine pixelata.<br />
Hai presente? Adoro gli estremi e passo con somma<br />
gioia <strong>da</strong>lla dimensione intima dove si esplorano i dettagli<br />
della cuffia, fino all’impianto hi-fi esagerato e sparato<br />
“POI LA TELEFONATA DI UN AMICO CHE MI ANNUNCIAVA IL CASTING DI MTV PER UN VOLTO NUOVO E CHE NON SCORDERÒ MAI”<br />
a tutto volume che stimola gli esercizi di air guitar”.<br />
Non mi dirai che ti sei comprato il game…<br />
“Guar<strong>da</strong> che io le mie belle esecuzioni di air guitar me<br />
le sono sempre fatte senza gioco, poi quando è uscito<br />
l’ho provato in trasmissione. È fortissimo, un gioco che<br />
spacca”.<br />
In un certo senso <strong>da</strong> ascoltatori ci stiamo trasformando<br />
in prosumer e vogliamo interagire con tutto.<br />
Second Life, Wikipedia eccetera. Com’è fare il <strong>veejay</strong><br />
nell’epoca di You Tube ?<br />
“Non posso fare paragoni con il passato perché io nel<br />
passato non facevo il <strong>veejay</strong>. Devo dire che è sempre<br />
un piacere, questo sì. Anche se la gente che gira su Mtv<br />
non si sintonizza più soltanto per il videoclip, ma per<br />
qualcosa in più. Questa è stata la forza di questo canale:<br />
saper offrire non solo la musica, ma i valori e i contenuti<br />
che la sorreggono e che permettono alla gente di aggregarvisi<br />
e affezionarvisi. Ormai tutti possono trovare<br />
la musica ovunque: vai su YouTube e hai tutti i clip che<br />
vuoi in ogni momento che vuoi. È per questo che è giusto<br />
che Mtv offra molto più di una semplice rotazione<br />
musicale e allarghi il proprio tiro”.<br />
Per questo Mtv oggi guar<strong>da</strong> oltre la musica...<br />
“Questa doman<strong>da</strong> mi ricor<strong>da</strong> una delle canzoni che amo<br />
di più di una delle mie band preferite, i Maximo Park. La<br />
canzone si chiama The coast is always changing e fa più<br />
o meno: “We look out upon the sea / the coast is always<br />
changing”. Mi struggo. La verità è che Mtv si è fatta<br />
ormai grande e sta guar<strong>da</strong>ndo oltre quelli che erano i<br />
suoi confini. Piano piano ha saputo affrontare il duopolio<br />
televisivo tutto italiano ed è diventata – esclusivamente<br />
per suoi meriti – confidenziale per il pubblico italiano. Ci<br />
pensi? Prima erano i ragazzini a scoprire la potenza della<br />
musica e del videoclip; ora anche le mamme, durante il<br />
loro zapping quotidiano, fanno uno stop... Spero dunque<br />
che questo passaggio verso una visione generalista della<br />
televisione contribuisca a portare ulteriori meriti e non<br />
invece a livellarsi sullo stan<strong>da</strong>rd mediocre e facilone della<br />
televisione italiana per fare audience”.<br />
L’ultimo disco di Prince è uscito come allegato a un<br />
quotidiano inglese in milioni di copie... non è che le<br />
case discografiche d’un tratto siano diventate obsolete?<br />
“Certamente hanno perso la loro centralità, e questo secondo<br />
me è un bene. Però sono convinto che non siano<br />
le case discografiche a essere diventate obsolete, ma è<br />
il loro modo di lavorare a esserlo. Soprattutto in Italia. In<br />
un mercato che cambia i propri modi di fruizione è fon<strong>da</strong>mentale<br />
che un’impresa punti sull’aggiornamento e sulla<br />
capacità di lanciare nuovi business. Se ci pensiamo bene,<br />
la musica, in realtà, è sempre più centrale nelle nostre<br />
vite. La acquistiamo comprando suonerie dei telefonini, la<br />
troviamo nelle pubblicità, nelle metropolitane, nelle macchine,<br />
nei posti di lavoro, sul computer, in tv: è ovunque,<br />
produce fatturato e aiuta a farne. Quello che si è perso<br />
è il significato sociale che aveva il mercato discografico, i<br />
dischi. Ma gli artisti hanno bisogno di qualcuno che lavori<br />
con loro e per loro: perché oggi l’arte, come qualsiasi<br />
cosa, per incidere ha bisogno di avere una propria collocazione<br />
nel mercato”.<br />
Sei un feticista di art work, copertine, edizioni limitate<br />
o non te ne frega un beneamato… ?<br />
“Sono un feticista in generale. Poi ognuno ha il suo ambito.<br />
A una mia amica piacciono i piedi, io in effetti provo un<br />
particolare orgasmo psicologico quando mi imbatto in art<br />
work stilosissimi e digipack che esaltano il tatto. Per non<br />
parlare delle edizioni limitate con quella canzone bonus<br />
o quel remix inutile ma così “speciale”. Tendenzialmente,<br />
scarico tantissimi dischi perché mi piace ascoltare e tenermi<br />
aggiornato e scoprire canzoni e band nuove. Ma<br />
quando compro la musica, cerco anche l’oggetto. Perché<br />
il comprare presume necessariamente l’oggetto, mentre<br />
l’ascoltare presume solo la musica – non so se mi spiego.<br />
È per questo che l’oggetto cd non funziona: non ha fascino,<br />
cosa che il vinile invece mantiene tutt’ora”.<br />
La tua idea di video perfetto…<br />
“Ti faccio due esempi. Uno è Around the world dei Daft<br />
Punk, del genio Grondy, regista che amo. Risponde esattamente<br />
ai requisiti di cui sopra: ritmo, colore, balletto,<br />
figaggine assoluta di soggetto, stile incredibile di balletto.<br />
Ma d’altronde Michel sa sempre come stupirci. L’altro è<br />
amore puro, sesso, poesia. Ed è I just don’t know what to<br />
do with myself, dei White Stripes, girato <strong>da</strong> Sofia Coppola,<br />
altra regista che amo e che come me ama il rock’n’roll.<br />
Bianco e nero, un palo e la musa Kate Moss che ci si avvinghia<br />
sinuosa. Per me un video è significativo quando<br />
riesce a colpire il nostro immaginario esaltando il valore,<br />
il ritmo e i contenuti della canzone. In un videoclip, sono<br />
determinanti la qualità estetica delle immagini e il ritmo<br />
come per il balletto”.<br />
In quanto personaggio pubblico quali responsabilità<br />
ritieni di avere nei confronti dei tuoi telespettatori?<br />
“Le responsabilità devono essere, innanzitutto, nei confronti<br />
di se stessi. Ognuno deve essere a posto con la<br />
propria coscienza, coi propri valori e coi propri contenuti.<br />
Il resto, poi, lo decide la gente”.<br />
Che idea ti sei fatto del tuo pubblico?<br />
“Lavoro in televisione <strong>da</strong> sei mesi, ancora non ho ben<br />
realizzato. Quello che ho visto è che il pubblico di Your<br />
Noise è attento, interattivo, vuole partecipare, interagire,<br />
essere protagonista. La cosa che più apprezzo, però, è<br />
l’entusiasmo che mi regalano e che adottano nel fare le<br />
cose: è bellissimo vederli contenti quando andiamo a<br />
parlare di un gruppo nuovo o quando <strong>faccia</strong>mo l’ennesimo<br />
viaggio tra i meandri della tv”.<br />
Come ti vedi tra dieci anni?<br />
“Ancora a spingere”.<br />
Per la location si ringrazia Le Trottoir – Milano<br />
URBAN 23
La distesa di verde è immensa, il prato sembra appena<br />
tagliato. Sotto i piedi, scalzi, l’erba è soffice e fresca. Gli<br />
alberi intorno alti e rigogliosi. Che parco è? La metropoli<br />
c’è, all around, ma non si vede, non si parla, non si<br />
sente. No clacson. Niente sirene. Solo esseri più umani.<br />
All’ombra di vertiginosi cipressi un gruppo di giovani<br />
radical freak tenta di seguire un maestro <strong>da</strong>lle trecce<br />
rasta in una serie di acrobazie a testa in giù. L’impresa<br />
sembra non facile. I ragazzi a torso nudo ci riescono,<br />
quasi. Le ragazze, più che altro, stanno a guar<strong>da</strong>re.<br />
Certo a quelli sul lungomare di San Salvador de Bahia<br />
certe cose gli vengono naturali. Ma ormai un collettivo<br />
di capoeira non fa notizia neppure <strong>da</strong> queste parti. Un<br />
suonatore di berimbau, forse. Globalizzazione? Sì, quella.<br />
Qua e là, in disordine sparso ma nel rispetto delle<br />
quote di privacy convenzionate, nuclei apparentemente<br />
familiari (dico: potrebbero essere coppie di fatto) con<br />
bambini armati di bici, palle e racchette <strong>da</strong> prato fan-<br />
no ping pong, bla bla bla e pic-nic, raccogliendo rifiuti<br />
differenziati. Lì accanto una squadra di calcio femminile<br />
si riposa dopo i palleggiamenti del caso a cantare uno<br />
degli ultimi album di… Amy Winehouse (però, a tratti<br />
sembrerebbe Gianna Nannini: Dolente Pia…), mentre<br />
l’arbitro, di sesso maschile, suona la chitarra con gran<br />
concentrazione. Il canto ha vita breve. Tempo di meren<strong>da</strong><br />
anche per lor signore sportive. Sporty Spice? Coppie<br />
di fi<strong>da</strong>nzati, single (etero/omo/bi/eccetera) e bande di<br />
adolescenti everbrown sono quasi in costume a prendere<br />
il sole. Alcuni su teli <strong>da</strong> prato improvvisati (una t-shirt,<br />
una sweat-shirt, un bel niente), altri su enormi fazzoletti<br />
griffati e molto sprint. Roba <strong>da</strong> Regent’s Park, insomma.<br />
Sulla distesa di prato più grande, piatta e larga, in<br />
continuo movimento ma senza arrecare troppo disturbo<br />
alla quiete incredibilmente anglosassone eppur aprica<br />
del parco, decine di persone che, per tratti somatici,<br />
accento e gentilezza dichiarano provenienza <strong>da</strong>l lontano<br />
Sri Lanka, giocano al più inglese degli sport, il cricket.<br />
Anche i bianchi si fermano a guar<strong>da</strong>re. I ragazzi giocano<br />
bene. La comunità indiana, sempre più numerosa in<br />
PRATO<br />
ALL’INGLESE<br />
Sarà per l’atmosfera rarefatta della collina, sarà per la miscela etnica di<br />
chi lo frequenta o per la cura maniacale con cui ci si dedica al verde, ma al<br />
Bosco di Capodimonte sei a Napoli e ti senti a Londra<br />
testo: Ciro Cacciola<br />
foto: Alberto Bernasconi<br />
24 URBAN URBAN 25
metropoli, sembra aver adottato questa specie di bosco<br />
quale luogo di ritrovo sportivo e domenicale. Basta<br />
poco per capire che gli srilankesi si allenano per il campionato<br />
annuale di cricket intitolato a Ranjith Jayasuriya<br />
(celebrità d’oriente) che mette in campo India, Pakistan<br />
e Sri Lanka. “Oltre alla coppa per la squadra vincitrice<br />
– recita un volantino affisso su una delle tabelle info del<br />
parco – ci sono trofei anche per il miglior battitore, il miglior<br />
lanciatore e il miglior giocatore in campo”. Mentre<br />
gli uomini giocano, o fanno il tifo, le donne si occupano<br />
dei bambini (quanti!) e preparano le vivande: rospan<br />
(fette di pane abbrustolito), wade (frittelle di lenticchie),<br />
ma soprattutto rotty (involtini ripieni di carne o di pesce)<br />
e rolls (con le uova). Rotty and rolls? L’atmosfera è<br />
straniante. Sogno o son desto? E dove sono? Potrebbe<br />
essere un parco londinese. Un pezzo di Hyde Park.<br />
Hampstead, tipo. Zona di vip, quella. Ci abitano Boy<br />
George e il cantante dei Coldplay. Come si chiama?<br />
Due ragazzi si allenano a giocolieri con un trio di birilli<br />
bianchi e, apparentemente, enormi. La tradizione del<br />
circo non sembra voler tramontare <strong>da</strong> queste parti. E, a<br />
dirla tutta, non sarebbe <strong>da</strong> escludere una performance<br />
di birilli & company al centro di un club post-elettronico<br />
aldilà oppure aldiquà della City.<br />
A fronte di tanto attivismo, c’è anche chi se la prende<br />
como<strong>da</strong>: passeggia, si sdraia, legge, riflette, fa yoga.<br />
Perlomeno ci prova. Qualcuno proprio decide di isolarsi.<br />
E allora, oltre al leggibile, si tappa i buchi dell’audio con<br />
un iPod di nuova generazione. Easy Jet, Alitalia, Ryan<br />
Air, Lufthansa, British Airways, come no: decine di aerei<br />
spaccano in due lo spazio aereo del parco, denunciando<br />
un traffico di velivoli sempre crescente e la presenza di<br />
aeroporti a poche miglia di distanza. Luton? Gatwick?<br />
Heathrow?<br />
Il gruppo in arrivo è straniero <strong>da</strong>vvero. Appena scaricati<br />
<strong>da</strong> un rosso bus a due piani stile sightseeing, una<br />
cinquantina fra uomini e donne sembrano compiacersi<br />
di cotanto verde e cotanti prati. Perché un po’ si sentono<br />
come a casa. You from? Manchester, Sir. Gente<br />
d’oltremanica. In vacanza, certo. A Londra? Beh, forse è<br />
meglio tornare coi piedi per terra. Perché non di Regno<br />
Unito si tratta, né d’Inghilterra. Troppe palme, in fondo.<br />
Troppa vivacità. Siamo a Napoli, cari lettori. Nel Bosco di<br />
Capodimonte. L’area verde che circon<strong>da</strong> l’omonimo museo<br />
è il parco più grande della città, uno dei più estesi<br />
d’Italia. Non ci si passa. Ci si viene apposta. Come una<br />
cosa <strong>da</strong> fare.<br />
Un cartello defilato a sinistra dell’ingresso principale<br />
vieta ufficialmente per volere del Ministero competente,<br />
complice la Sovrintendenza, tutto quello che praticamente<br />
e quotidianamente si svolge all’interno del parco<br />
per volere del popolo napoletano (quando si dice: popolo<br />
sovrano...): vietato introdurre e giocare a pallone;<br />
vietato introdurre cani o altri animali; vietato produrre<br />
rumori molesti; vietato manomettere in alcun modo alberi<br />
e piante; vietato calpestare i prati; vietati anche cibi<br />
o bevande. E vietato l’ingresso ai minori di 14 anni se<br />
non accompagnati <strong>da</strong> un genitore!<br />
Tra olmi, lecci, tigli, pini, aceri, roverelle, sambuchi e un<br />
simpatico sottobosco di edere, rovi, ortiche, pungitopo,<br />
tarassaco e ciclamini, i napoletani diventano (o forse<br />
giocano a diventare) un po’ inglesi. Certo, non oltre il<br />
tempo di un pic-nic, di una passeggiata, di una corsa a<br />
piedi o in bicicletta.<br />
Il museo? Quest’anno compie 50 anni, con grandi mostre,<br />
concerti, eventi. Ma la maggior parte degli esseri<br />
più umani viene qui solo per godere di un rarissimo<br />
colore: il verde.<br />
CHE PARCO È? LA METROPOLI C’È, ALL AROUND, MA NON SI VEDE, NON SI PARLA,<br />
NON SI SENTE. NO CLACSON. NIENTE SIRENE. SOLO ESSERI PIÙ UMANI<br />
URBAN 27
A Napoli per una ragazza così abbiamo una chiara definizione:<br />
“tosta”. Nel caso di Valeria Parrella, scrittrice,<br />
madre, moglie, magra e bicipitosa, trenta e qualcosa e,<br />
soprattutto, del Capricorno, potremmo concludere: “bella<br />
tosta”. A parlare bene di lei, del suo modo di essere e di<br />
sentire, di interpretare la realtà (leggi: la complessa realtà<br />
metropolitana di Napoli), di raccogliere la verità e di trasformarla<br />
in fiction, ci sono già due libri di successo, di<br />
grande e meritato successo. Il primo, Mosca più balena,<br />
ha conosciuto svariate edizioni, vinto il Premio Campiello<br />
Opera Prima, ma soprattutto ha distratto la critica nazionale<br />
<strong>da</strong>l torpore di certa letteratura italiana. Il secondo,<br />
Per grazia ricevuta, è entrato nella cinquina finale dello<br />
Strega. E ha fatto di Valeria uno degli autori più interessanti<br />
della nuova generazione.<br />
Sposata a un docente universitario perugino, mamma di<br />
un bimbo che ha <strong>da</strong> poco festeggiato il suo primo compleanno,<br />
Valeria vive a Napoli in una bella casa colorata e<br />
piena di panorama e di sole, dove zappetta le piante del<br />
terrazzino. Ufficialmente, cambia lavoro in media ogni 18<br />
mesi. Intanto scrive. Non solo racconti.<br />
Ci incontriamo alle quattro del pomeriggio in piazza<br />
Bellini, ci sistemiamo ai tavoli in ombra del Caffè Arabo.<br />
“Ti anticipo, guar<strong>da</strong>, e te lo dico subito. Vivo a Napoli e<br />
sono felice di viverci. Ormai tutti mi fanno domande del<br />
tipo: ma tu ci vivi bene qua? Persino quelli <strong>da</strong> cui non me<br />
lo aspetterei mai! Ieri è venuto a trovarmi un caro amico,<br />
uno intelligente, colto, che lavora in una casa editrice importante.<br />
L’ho invitato a vongole in terrazza. Un’atmosfera<br />
fantastica. Tutto perfetto. Ma lui comunque non ce l’ha fatta<br />
e…: tu ci vivi bene qua? Basta. Ho deciso: la prossima<br />
volta mi offendo!”.<br />
Ma è innegabile che Napoli stia attraversando un momento<br />
imbarazzante e difficile.<br />
“Certo. Ma è altrettanto innegabile che bisogna fare dei<br />
distinguo. Molte delle cose che si leggono sui giornali o si<br />
vedono in tv non riguar<strong>da</strong>no la maggior parte dei napoletani.<br />
La camorra, i rifiuti: se m’informo mi sento coinvolta,<br />
e allora mi indigno, come dovrebbe fare ogni cittadino<br />
italiano. Ma spetta soprattutto a noi, ai napoletani, non<br />
abbassare la guardia, parlarne, avere la coscienza vigile.<br />
Napoli conta una serie di problemi a mio avviso endemici.<br />
Ma cosa dovremmo fare? An<strong>da</strong>r via tutti, e lasciarci a vivere<br />
solo i disperati?”.<br />
Dunque non vivresti altrove.<br />
“Premetto che a me piacciono solo le grandi città.<br />
Barcellona. Berlino. Manhattan in assoluto. In Italia un’altra<br />
città dove vivo bene è Milano. Le cittadine tranquille non<br />
mi interessano. Preferisco un posto anche difficile, come<br />
Napoli, ma dove in una sola sera posso scegliere tra un<br />
concerto di Cesaria Evora, un live di Battiato o un dj set<br />
dei Gotan Project”.<br />
Credi nell’impegno civile della letteratura? Roberto<br />
Saviano, l’autore di Gomorra, ha suscitato polemiche<br />
dichiarando che oggi per lui non esiste altra letteratura<br />
se non quella che denuncia e si impegna.<br />
“Credo sia una possibilità. Non una necessità”.<br />
Perché ti piace tanto Napoli?<br />
“Perché in assoluto mi incuriosiscono le persone. In questo<br />
senso, Napoli è un punto di osservazione straordinario.<br />
Una fonte inesauribile di personaggi. Naturalmente, se<br />
guardi le persone, cerchi di farlo anche con lente critica.<br />
Un destino che nasce storto al 99% muore storto. Se un<br />
mio personaggio nasce, chessò, a Scampia, allora nel suo<br />
percorso troverà al 99% la droga o la delinquenza. È più<br />
logico”.<br />
Senti molto la fisicità della tua città?<br />
“Il corpo di Napoli è prepotente. Perché la città è diversa<br />
<strong>da</strong> parte a parte. La gente è diversa <strong>da</strong> parte a parte.<br />
Uno nato e cresciuto a Posillipo, arrivato nella zona della<br />
Stazione Centrale si sente uno straniero, ed è riconosciuto<br />
<strong>da</strong>gli abitanti della zona in quanto essere ‘altro’. A Napoli<br />
ogni quartiere è un mondo, e io mi sento un po’ meticcia:<br />
papà era dei Quartieri Spagnoli ma di formazione universitaria<br />
(persino mia nonna era laureata), mamma era im-<br />
piegata in una lavanderia del centro, abitavamo al Vomero<br />
ma per dieci anni abbiamo vissuto in provincia, a Nocera<br />
Inferiore. Un viaggio. Con qualche approdo a Posillipo.<br />
Quando faccio visita a una mia amica, l’attrice Cristina<br />
Donadio, che ci abita, e usciamo di casa in costume per<br />
fare un bagno sotto casa… vedo il costone tufaceo, il<br />
Vesuvio <strong>da</strong>ll’altro lato, le ville e le rovine romane, il mare<br />
blu in mezzo a tutto questo, e penso che la borghesia che<br />
vive a Posillipo è la più fortunata d’Europa”.<br />
C’è un posto di Napoli che non ti piace.<br />
“Detesto via Toledo. Non la sopporto. Mi sembra un manifesto<br />
di consumismo malinteso. Cerco di evitare di attraversarla<br />
in tutti i modi”.<br />
Come nascono i tuoi personaggi. Attingi alla vita vera?<br />
“Diciamo che i personaggi sono veri e le storie sono inventate”.<br />
Come hai cominciato a scrivere?<br />
“Da piccola facevo i titoli, titoli di romanzi che avrei voluto<br />
scrivere. Ero rimasta affascinata <strong>da</strong> una trilogia di Liala:<br />
Lalla, Dormire e non sognare e Lalla che torna. Sì, lo so,<br />
sarebbe più facile dire che leggevo Tolstoj. Ma Liala <strong>da</strong><br />
NAPOLI<br />
PRIDE<br />
Un figlio, tanti consensi nel<br />
mondo letterario, un libro fresco<br />
di stampa e un romanzo già<br />
pronto in uscita a febbraio.<br />
Valeria Parrella è una donna<br />
serena. Ma non chiedetele se vive<br />
bene nella sua città<br />
testo: Ciro Cacciola<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
bambina mi affascinava. In classe al liceo ero bravissima<br />
in italiano. Facevo i finali dei temi a tutti. Poi mi sono<br />
laureata in Lettere Classiche. E un giorno mi sono iscritta<br />
a un seminario, Imparare a scrivere per imparare a leggere:<br />
bisognava riscrivere i finali di racconti famosi. Dopo<br />
l’esperienza al liceo, fui bravissima. Ma la verità è che sono<br />
stata fortunata. Avevo scritto un racconto, e l’ho spedito<br />
a Minimum Fax. Gli è piaciuto. Me ne hanno chiesti altri.<br />
Ho allargato cose già accennate, lasciando intatti l’inizio e<br />
la fine. Glieli ho man<strong>da</strong>ti. E così è nato Mosca più balena.<br />
Ripeto: un’esperienza molto fortunata. Di solito è molto,<br />
molto più difficile”.<br />
Perché il racconto?<br />
“È un fatto di lingua. La misura di un testo non è legata<br />
al plot, ma alla lingua usata per scrivere. Un racconto non<br />
può essere un romanzo, e viceversa. In un racconto tutto<br />
dev’essere utilizzato al meglio, ogni parola, ogni spazio<br />
diventa prezioso”.<br />
Eppure il tuo prossimo libro sarà un romanzo.<br />
“Sì, uscirà a febbraio per Einaudi, nei Coralli. Chissà che<br />
succede… È già consegnato e ho già il titolo: Lo spazio<br />
bianco. Non sarà enorme, un centinaio di pagine. Avevo<br />
una storia che non volevo sacrificare. Avevo bisogno di<br />
più spazio. La protagonista è una quarantenne che lavora<br />
a Napoli in una scuola serale. Nel libro la città sarà il più<br />
possibile uguale a una qualunque altra metropoli. Anche<br />
se a un certo punto la protagonista osserva e dice: ‘I giardinetti<br />
<strong>da</strong> poco rifatti sono già vecchi, oppure non finiti…’<br />
come succede a tutte le cose di questa città”.<br />
Come ci si sente dopo aver venduto tante copie, le traduzioni,<br />
le critiche (positive), i premi?<br />
“È come avere la tessera della P2… Scherzo.”<br />
Altri progetti?<br />
“Sarò a teatro in una lettura combinata con Cristina<br />
Donadio, tratta <strong>da</strong>l mio ultimo libro, Il verdetto, pubblicato<br />
in settembre <strong>da</strong> Bompiani. Una crudele storia d’amore<br />
ispirata ad Agamennone e Clitemnestra. Sto lavorando a<br />
una sceneggiatura top secret per il cinema. Mi diverto a<br />
fare la Word Jockey in giro per l’Italia. Ma soprattutto vorrei<br />
vincere lo Strega. Non mi comprerò la casa a Posillipo,<br />
ma un po’ la vita cambia di sicuro!”.<br />
Per grazia ricevuta.<br />
28 URBAN URBAN 29
abito Anna Molinari / bomber fake fur Blugirl / décolleté Miu Miu<br />
abito Anna Molinari / bomber fake fur Blugirl / decollete Miu Miu<br />
TRA LE RIGHE<br />
foto: Marta Piazza<br />
mo<strong>da</strong>: FM<br />
hair: Franco Chessa@Victoria’s<br />
make up: Roman Gasser@Victoria’s per Lancôme<br />
modella: Irina Gorban@Major<br />
30 URBAN URBAN 31
dolcevita Benetton / mantella pelliccia patchwork Emilio Pucci<br />
maglia con cappuccio Gas / dolcevita Emilio Pucci / gonna e cintura Paule Ka / san<strong>da</strong>li Fendi<br />
32 URBAN URBAN 33
pelliccia D&G / abito in jersey di lana Toy G / stivaletti con zeppa Anna Molinari<br />
canotta Just Cavalli / gonna Jean Paul Gaultier / cintura Fendi / stivaletti con zeppa Anna Molinari<br />
34 URBAN URBAN 35
maxi pull senza maniche Pepe Jeans / reggiseno Miu Miu / calze Pra<strong>da</strong> / san<strong>da</strong>li Fendi<br />
maglia Missoni / gonna, décolleté Miu Miu<br />
36 URBAN URBAN 37
HALLOWEENSHOP<br />
Non fatevi cogliere impreparati nella notte<br />
più lunga e stravagante dell’anno, in cui tutto si traveste<br />
e si trasforma in un’atmosfera <strong>da</strong> brivido...<br />
Per la festa dedicata al mondo <strong>da</strong>rk<br />
Miss Sixty Jewels propone questi orecchini,<br />
il cui tocco noir è <strong>da</strong>to <strong>da</strong>i teschietti<br />
e <strong>da</strong>lla finitura vintage.<br />
Euro 118. Info: 0871-5891<br />
Dedicate a coloro che si risvegliano<br />
al calar del sole le sneaker con teschio ricamato in<br />
bianco e profili argentei.<br />
Targate Von Dutch Originals, costano euro 90.<br />
Info: 041-5952883<br />
All’uomo che vuole celebrare Halloween con ironia<br />
e divertimento, Intimissimi consiglia il boxer<br />
“pipistrello” con stampa viola e lurex sul retro.<br />
Euro 13,90. Info: 045-8604111<br />
Se la paura di incontrare<br />
mostri è troppo forte... puoi rimanere a casa,<br />
con ai piedi le comode e calde Toffole.<br />
Attenzione però agli scheletri nell’armadio!!!<br />
Euro 46. Info: www.toffole.it<br />
di Maria Broch<br />
Il teschio è ovviamente protagonista<br />
assoluto nella speciale collezione nata<br />
<strong>da</strong>lla collaborazione artistica<br />
tra l’inglese Damien Hirst e la Levi’s.<br />
Prezzo su richiesta. Info: 02-290231<br />
Per gli zombie che si spostano <strong>da</strong> una festa<br />
all’altra il trolley giusto è quello disegnato<br />
<strong>da</strong> Alexander McQueen per Samsonite Black Label.<br />
Con guscio in ABS che riproduce il torace umano,<br />
costa euro 569. Info: 02-760411<br />
WITCHTIME 1) L’orologio “Skull Old Style” di Toywatch, euro 300. Info: www.toy-watch.it 2) Cronografo di Breil Watches, euro 215. Info: Bin<strong>da</strong> 02-392451<br />
3) Della linea Sport di Boss Watches, euro 430. Info Lorenz 800-909316 4) Orologio della linea Wave di Morellato, euro 188. Info: 049-9323777 5) Cronografo digitale<br />
di Niketiming, euro 89. Info: www.niketiming.com 6) Di Tendence Nolimits, l’orologio “Bubble Square”, euro 99. Info: www.tendence-nolimits.com<br />
7) Il modello “Better Off Dead” di Marc Ecko, euro 169. Info: 02-76394678<br />
3)<br />
2)<br />
4)<br />
1)<br />
5)<br />
7)<br />
6)<br />
URBAN 39
OLYMPIC GLAM URBAN<br />
foto: Marta Piazza<br />
mo<strong>da</strong>: Francesca Merlo<br />
hair: Valentina Morabito@Atomo<br />
make up: Tiziana Raimondo@Atomo<br />
modella: Yulia Coumak@Major<br />
per FREESOUL
URBAN per FREESOUL
URBAN per FREESOUL
URBAN per FREESOUL
GUIDAOTTOBRE<br />
FILM 50<br />
LIBRI 53<br />
MUSICA 54<br />
Brazilian Girls<br />
LA STAR DEL MESE: Amy Winehouse. Milano, Rolling<br />
Stone, 26 ottobre. www.indipendente.com<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era <strong>da</strong>vvero difficile<br />
Parola d’ordine: creatività senza confini. Si apre a<br />
Firenze, alla Fortezza <strong>da</strong> Basso (25-28 ottobre) il poliedrico<br />
Festival della Creatività, un moderno guazzabuglio<br />
che sta bene lì dov’è (recita lo slogan) con oltre<br />
400 eventi a ingresso gratuito dedicati alle arti, alla<br />
ricerca e all’innovazione, seguendo il fil rouge delle<br />
reti. Tra gli ospiti più attesi il nobel Dario Fo, Roy Paci<br />
e il guru mediatico De Kerckhove.<br />
www.festivaldellacreativita.it<br />
Patti Smith: a dream of life<br />
© David Lynch, courtesy Fon<strong>da</strong>tion Cartier pour l’art contemporain<br />
TEATRO 57 FOOD: Milano 62<br />
ARTE 59<br />
Roma<br />
Torino<br />
64<br />
66<br />
NIGHTLIFE 61 Veneto<br />
Bologna<br />
67<br />
68<br />
Napoli 69<br />
IN SALA E IN PIAZZA<br />
ROMA | Cinema – Festa Internazionale di Roma<br />
La capitale si mette in moto per la secon<strong>da</strong> edizione della Festa del Cinema (18-27 ottobre): questa volta meno polemiche<br />
e più glamour, a partire <strong>da</strong>gli ospiti più attesi tra cui, uno per tutti, il grande Francis Ford Coppola che ritorna al<br />
cinema dopo dieci anni con Youth without youth. Tanti i film selezionati in anteprima internazionale <strong>da</strong> tutto il mondo, secondo<br />
criteri di originalità, emozione e libertà d’espressione, <strong>da</strong> Have dreams, will travel di Brad Isaacs alla pellicola fuori<br />
concorso Patti Smith: a dream of life di Steven Sebring, mentre una rosa di eventi farà vivere la festa fuori <strong>da</strong>lle sale, in più<br />
luoghi della città, per coinvolgere tutti. Da non perdere l’Indian Day del 19 ottobre, omaggio all’India, a Bollywood e alla<br />
sua cultura, e l’installazione-cantiere di 80 metri di Patrick Tuttofuoco, che con la sua Future City crea un landmark urbano<br />
nella centralissima piazza del Popolo.<br />
Info: www.romacinemafest.org<br />
NELLO STUDIO DI LYNCH<br />
BOLOGNA | La civiltà<br />
dei Superluoghi<br />
Le città che cambiano, i costumi metropolitani<br />
che si evolvono: una mostra<br />
con libro fotografico e contorno<br />
di tavole rotonde oltre a una rassegna<br />
di film s’interrogano sui nuovi spazi<br />
urbani (<strong>da</strong>ll’outlet all’aeroporto passando<br />
per i centri commerciali). Tra il<br />
13 ottobre e il 7 novembre, Bologna<br />
ospita così le voci di celebri architetti<br />
e l’esposizione multimediale UFO.<br />
Superluoghi in mostra, con i “pedinamenti<br />
fotografici” di Francesco Jodice<br />
allestiti in modo futuristico.<br />
www.superluoghi.it<br />
MILANO | Eccellenti Letture<br />
Un’Alfa 147 che invita i giovani alla<br />
lettura: in suggestive location periferiche<br />
autori e giovani attori di grido<br />
leggono brani estratti <strong>da</strong>i romanzi<br />
del momento, per far apprezzare la<br />
lettura anche a chi proprio non ci<br />
aveva mai pensato. In programma<br />
a ottobre Il Segreto di Ortelia di<br />
Andrea Vitali interpretato <strong>da</strong>lla coppia<br />
Rubini/Buy (10 ottobre, Chiesa<br />
Rossa) e Omaggio a Terzani con il<br />
figlio Folco, Alessandro Preziosi e<br />
Olivia Magnani (24 ottobre, Hangar<br />
Bicocca).<br />
www.alfaromeo.it<br />
Autore di culto per il pubblico e altrettanto osannato<br />
<strong>da</strong>lla critica, David Lynch arriva in Italia per<br />
presentare l’altra sua <strong>faccia</strong>: quella di artista. Negli<br />
spazi della Triennale di Milano lo studio di Lynch<br />
prende forma fisica in un’installazione <strong>da</strong> lui stesso<br />
concepita, tra cartelle e faldoni d’archivio stracolmi<br />
di disegni e quadri sospesi a montanti metallici,<br />
mentre un film d’animazione viene proiettato in<br />
una sala in miniatura. Disegni, schizzi e dipinti<br />
conservati sin <strong>da</strong>ll’adolescenza aprono così una<br />
finestra sul misterioso mondo del regista americano.<br />
Dal 9 ottobre al 13 gennaio. www.triennale.it<br />
TORINO | Dal cucchiaio alla città<br />
Lo chiamano negozio/shop ma non lo<br />
è, pur avendo una vetrina vera e propria<br />
af<strong>faccia</strong>ta sul quartiere Spina 3, in<br />
corso Mortara 48, ex zona industriale,<br />
ex-villaggio per i media durante le<br />
scorse Olimpiadi. Qui merci e idee sulla<br />
progettazione globale dell’ambiente<br />
non si vendono, ma circolano, coinvolgendo<br />
architetti, designer e appassionati,<br />
in vista di Torino 2008 Capitale<br />
mondiale del Design. Il “negozio” è<br />
inoltre sede di Archiworld Channel,<br />
rete di televisioni via web dedicate ad<br />
architettura, design, paesaggio.<br />
www.fromspoontocity.tv<br />
URBAN 49<br />
Have dreams, will travel Giorni e nuvole
DVD<br />
Prima di L’odio di Kassovitz<br />
c’era stato Babylon di Franco<br />
Rosso, cult film che si svolge<br />
nella Londra thatcheriana<br />
e ha per protagonisti dei<br />
giovani rasta disoccupati e<br />
oppressi <strong>da</strong>lle draconiane<br />
leggi anticrimine. Mai uscito<br />
in Italia, quando debuttò<br />
nelle sale inglesi nel 1980<br />
non si gua<strong>da</strong>gnò solo la<br />
stima di tutta la critica, ma<br />
anche un’attenzione insperata<br />
<strong>da</strong> un pubblico che<br />
aveva comunque bisogno di<br />
vederlo sottotitolato (lo slang<br />
caraibico era troppo stretto<br />
per i più). Fu il caso cinematografico<br />
dell’anno, ma sparì<br />
totalmente <strong>da</strong>lla circolazione<br />
per timore che galvanizzasse<br />
la rabbia della comunità<br />
nera (cosa che successe<br />
puntualmente con i moti di<br />
Notting Hill): non per niente<br />
si chiama RaroVideo la casa<br />
che ne distribuisce l’ottimo<br />
dvd corre<strong>da</strong>to di extra illuminanti,<br />
fra cui il documentario<br />
dello stesso Rosso sul poeta<br />
Linton Kwesi Johnson.<br />
IPSE DIXIT<br />
– “Amo recitare, ma non sono<br />
una diva. Non mi piace la<br />
vanità che ne deriva”. Julie<br />
Delpy (Io Donna, 25 agosto<br />
2007).<br />
– “Per me invecchiare non è<br />
una tragedia, nonostante nel<br />
mio lavoro la giovinezza sia<br />
una vera ossessione”. Sarah<br />
Jessica Parker (Grazia, 4 settembre<br />
2007).<br />
– “È buono. Continuano a<br />
piacerci le cose semplici”.<br />
Rebecca Gayheart sul rapporto<br />
che lei e il marito Eric<br />
Dane intrattengono con il<br />
successo. (Anna, 6 settembre<br />
2007).<br />
– “Vivo nel tempo sbagliato.<br />
Persino il mio corpo appartiene<br />
al passato. Gambe lunghe,<br />
vita stretta e un gran bel<br />
paio di tette”. Rose McGowan<br />
(Ciak, settembre 2007).<br />
50 URBAN<br />
FILM<br />
DI SASHA CARNEVALI<br />
QUANDO A MENTIRE<br />
SONO I PROPRI OCCHI<br />
Una vicen<strong>da</strong> intricata tratta <strong>da</strong><br />
un capolavoro<br />
ESPIAZIONE<br />
Joe Wright<br />
Aspirante scrittrice desiderosa di mettere<br />
ordine a tutte le cose che la circon<strong>da</strong>no,<br />
la 13enne Briony (l’eccellente Saoirse<br />
Ronan) in un afoso pomeriggio del 1935<br />
lascia viaggiare troppo la sua immatura<br />
immaginazione e scambia il sesso dei<br />
grandi per violenza. Quando la stessa<br />
sera assiste a uno stupro vero, usa l’intuizione<br />
al posto degli occhi e accusa un<br />
innocente dell’orrendo crimine, rovinando<br />
per sempre la sua stessa vita, quella<br />
della sorella maggiore Cecilia (Keira<br />
Knightley) e del suo innamorato Robbie<br />
(James McAvoy, in un’interpretazione <strong>da</strong><br />
statuetta d’oro). Scontro di classe, amori<br />
contrastati, erotismo, suspence, senso<br />
di colpa: è uno dei film più attesi della<br />
stagione, la versione cinematografica che<br />
lo sceneggiatore Christopher Hampton<br />
(Le relazioni pericolose, The quiet american)<br />
e il regista Joe Wright (Orgoglio e<br />
pregiudizio) hanno tratto <strong>da</strong> Espiazione,<br />
il romanzo di McEwan che il Times ha in-<br />
narrante e il ritmo originali allo sguardo<br />
della macchina <strong>da</strong> presa. Ma in un caso<br />
come quello di Espiazione, che dopo<br />
300 e rotte pagine rivela in un lancinante<br />
epilogo di essere in realtà una matrioska<br />
di piani narrativi e una meditazione sulla<br />
nostra cieca, istintuale fiducia nella voce<br />
che sta raccontando la storia ora-e-qui…<br />
beh, l’impresa è <strong>da</strong>vvero ardua. Nel film<br />
la “matrioska-mamma”, la più grande,<br />
viene necessariamente a mancare, anche<br />
se Wright spera di indicarcela affiancando<br />
alle sequenze sullo schermo il ticchettio<br />
di una macchina <strong>da</strong> scrivere – un espediente<br />
per farci riflettere meglio, a visione<br />
ultimata, sul fatto che questo è un film<br />
sul potere della narrazione e sulla natura<br />
degli happy ending; in altre parole<br />
quel ticchettio non è, come qualcuno ha<br />
scritto alla Mostra del Cinema di Venezia,<br />
un fronzolo imputabile al fatto che “si<br />
tratta di un film tratto <strong>da</strong> un libro”.<br />
Per il resto, la regia di Wright funziona<br />
molto bene nella prima parte del film,<br />
mentre nella secon<strong>da</strong> ha più difficoltà a<br />
restituire l’espressione secca, crudele (e<br />
più efficace) di McEwan: si ve<strong>da</strong> il piano<br />
sequenza di quattro minuti che abbraccia<br />
tutta la tragedia dell’evacuazione <strong>da</strong><br />
Dunkerque, in cui Robbie, ora sol<strong>da</strong>to,<br />
si trova coinvolto cinque anni dopo quel<br />
fatale pomeriggio d’estate – un virtuosismo<br />
così megalomane e melodrammatico<br />
che mal si a<strong>da</strong>tta al tono del resto della<br />
pellicola. Se la cava invece egregiamente<br />
l’ossessiva, bellissima musica di Dario<br />
Marianelli, l’elemento del film che più si è<br />
appropriato di quell’incombente senso di<br />
destino (o di arbitrio cieco?) che pervade<br />
il romanzo.<br />
MICHAEL CLAYTON<br />
Tony Gilroy<br />
George Clooney è lo spazzino<br />
Michael Clayton – no, non<br />
elimina le cicce <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong>,<br />
ma prove in grado di compromettere<br />
la reputazione dei<br />
facoltosi clienti dello studio<br />
legale per cui lavora e del<br />
quale dispera di diventare<br />
socio. Quella che si è ricavato,<br />
come gli dice l’avvocato-capo<br />
Sydney Pollack, è una nicchia,<br />
e le nicchie sono preziose.<br />
Perché tornare a discutere<br />
cause in tribunale come tutti<br />
quando la sua specializzazione<br />
si rende così indispensabile<br />
allo studio? È un ricatto a<br />
cui Michael, indebitato e con<br />
una vita sentimentale inesistente,<br />
cede ancora una volta<br />
quando gli viene chiesto di<br />
ripulire i casini di un collega<br />
che, sull’orlo di chiudere un<br />
patteggiamento in grado di<br />
salvare la <strong>faccia</strong> a una multinazionale<br />
che ha avvelenato<br />
quasi 500 persone, cambia<br />
idea e passa alla parte civile.<br />
Un’occasione anche per<br />
Michael di recuperare la sua<br />
coscienza? Sarebbe un legalthriller<br />
superiore alla media<br />
se non patisse un paio di<br />
incongruenze ingiustificabili<br />
<strong>da</strong> parte di uno sceneggiatore<br />
come Gilroy, che ha firmato<br />
tutta la serie Bourne. Lodevoli<br />
però gli ultimi 10 minuti.<br />
Per tre maschi l’età di<br />
passaggio può essere<br />
veramente dura<br />
MOLTO INCINTA<br />
Judd Apatow<br />
Alison (Katherine Heigl) festeggia<br />
un po’ troppo un’insperata<br />
promozione ubriacandosi,<br />
an<strong>da</strong>ndo a letto con<br />
il simpatico fancazzista Ben<br />
(Seth Rogen, cosceneggiatore),<br />
appena conosciuto in discoteca,<br />
e rimanendo incinta.<br />
Possono una stangona bion<strong>da</strong><br />
destinata al successo e un pacioso<br />
ebreo disoccupato imparare<br />
a volersi bene, quando<br />
hanno sotto gli occhi l’esempio<br />
del nevrotico matrimonio<br />
dei cognati? Chi vivrà vedrà,<br />
per una volta tanto <strong>da</strong>lla parte<br />
di Marte quanto <strong>da</strong> quella di<br />
Venere. In America è stato<br />
scritto che è la migliore commedia<br />
dell’anno, che, dopo<br />
40 anni vergine dello stesso<br />
regista-sceneggiatore, Molto<br />
incinta conferma l’avvento di<br />
un nuovo genere: la commedia<br />
romantica per uomini, diversa<br />
<strong>da</strong> quelle per donne per il realismo<br />
delle situazioni e perché<br />
si concede parole e immagini<br />
sessualmente molto esplicite.<br />
Sicuramente usa in modo<br />
nuovo e intelligente le regole<br />
del genere, lascia lo spettatore<br />
avvolto in un caldo abbraccio,<br />
con un grande affetto per i<br />
personaggi. Ma vedremo solo<br />
più avanti se diventerà un<br />
classico e se cambierà la storia<br />
del cinema. Speriamo di sì.<br />
BECOMING JANE<br />
Julian Jarrold<br />
Prima che Jane Austen diventasse<br />
Jane Austen, la sua vita<br />
di figlia di un pastore anglicano<br />
nella campagna di inizio<br />
’800 scorreva senza grosse<br />
emozioni. Cosa o chi riuscì a<br />
catalizzare le sue abbozzate<br />
ambizioni di scrittrice facendone<br />
una degli autori più letti<br />
al mondo? Molto probabilmente<br />
l’amore per un giovane<br />
irlandese di nome Tom Lefroy,<br />
una simpatica canaglia <strong>da</strong>lle<br />
vedute protofemministe con<br />
il quale si sa per certo che<br />
abbia avuto un appassionato<br />
epistolario (poi bruciato), e<br />
che sarebbe stato pronto a<br />
sposarla. Come si vede nel<br />
film, i due però erano molto<br />
giovani e senza risorse economiche…<br />
Migliora man mano<br />
che avanza questo bio-pic<br />
romanzato, che parte inscenando<br />
ambienti e personaggi<br />
facilmente riconducibili alle<br />
pagine della Austen (l’arte che<br />
imita la vita!), e che prende<br />
veramente cuore solo negli<br />
ultimi 20 minuti, quando si<br />
comincia finalmente a sentire<br />
un po’ di attrazione tra i due<br />
protagonisti James McAvoy e<br />
Anne Hathaway. La scelta dell’attrice,<br />
in quanto americana,<br />
ha inutilmente scan<strong>da</strong>lizzato<br />
le vestali austeniane. C’è anche<br />
Maggie Smith.<br />
28 SETTIMANE DOPO<br />
Juan Carlos Fresnadillo<br />
Non è necessario aver visto il<br />
perfetto 28 giorni dopo per<br />
calarsi nel sequel 28 settimane<br />
dopo – anzi: il film inizia<br />
prepotentemente in medias<br />
res con 10 minuti folgoranti,<br />
in cui vediamo Don (Robert<br />
Carlyle) e la moglie Alice<br />
(Catherine McCormack) sbaciucchiarsi<br />
a lume di candela<br />
e struggersi di nostalgia per i<br />
figli, fortunatamente man<strong>da</strong>ti<br />
all’estero prima che esplodesse<br />
l’epidemia di “rabbia” che<br />
trasforma gli umani in zombie<br />
<strong>da</strong>lla ferocia inaudita. Come gli<br />
infettati irrompono nel cottage<br />
dove si nascondono, Don non<br />
esita però a lasciare la moglie<br />
a fare <strong>da</strong> snack ai cannibali<br />
per salvarsi la pelle. A 28<br />
settimane <strong>da</strong>ll’inizio della catastrofe<br />
l’esercito americano,<br />
che ha preso “in gestione” l’Inghilterra,<br />
permette ad alcuni<br />
civili di rientrare a Londra, e<br />
tra questi ci sono i figli di Don.<br />
Dov’è la mamma, gli chiedono.<br />
Beh, nonostante le apparenze,<br />
la mamma non è morta tra le<br />
fauci degli zombie… Più sanguinolento,<br />
veloce e politico<br />
del suo predecessore, punta<br />
più sull’angoscia generale che<br />
sui personaggi: prende allo<br />
stomaco, ma in modo diverso.<br />
Grande colonna sonora di<br />
John Murphy.<br />
TERRIBILMENTE VERGINI<br />
PREMIÈRE<br />
Hairspray: la riscossa<br />
dei musical alla Grease<br />
Se vi piacciono i film di<br />
John Waters e i musical non<br />
perdete Hairspray, in sala<br />
in questi giorni. Schiumoso<br />
come i maxi milk shake che<br />
si trangugiavano a Baltimora<br />
negli anni ’60, Hairspray<br />
regala due ore di trascinante<br />
cinema old-style, del tipo che<br />
non si vedeva <strong>da</strong>i tempi di<br />
Grease. Saranno una coincidenza<br />
il titolo shampista e la<br />
presenza di John Travolta? La<br />
promozione del film è stata<br />
comprensibilmente centrata<br />
sulla figura extra-large di<br />
Danny Zuko versione drag,<br />
ma la realtà è che si tratta<br />
di un’opera corale (ci sono<br />
anche Christopher Walken<br />
e Michelle Pfeiffer), dove<br />
brilla particolarmente il cast<br />
giovane, Nikki Blonsky, Elijah<br />
Kelley e Zac Efron in testa.<br />
Ora, se non avete fratelli e<br />
sorelle minori in casa siete<br />
giustificati nel credere quest’ultimo<br />
un talentuoso astro<br />
nascente. Il giovane Zac è<br />
invece un fenomeno mediatico<br />
senza pari per gli under<br />
20 <strong>da</strong> quando ha vestito i<br />
calzoncini di un atleta che i<br />
compagni prendono in giro<br />
perché ha voglia di cantare in<br />
High School Musical, film tv<br />
che Disney Channel mandò<br />
in on<strong>da</strong> per la prima volta<br />
un anno e mezzo fa e che <strong>da</strong><br />
allora, solo negli Usa, ha prodotto<br />
l’album più venduto nel<br />
2006; uno spettacolo esaurito<br />
in tutte le 42 città che ha<br />
toccato; e 4,5 milioni di copie<br />
di libri sui suoi personaggi.<br />
Hairspray, HSM e HSM2<br />
(che ha debuttato sul Disney<br />
Channel nostrano il 29 settembre;<br />
il dvd sarà disponibile<br />
<strong>da</strong>l 28 novembre) sono<br />
il nuovo corso: divertimento<br />
pulito, dolce e colorato come<br />
lo zucchero filato.<br />
CONVERSE CONVERSE TWEED TWEED serito nella top 100 dei capolavori della<br />
SUXBAD – TRE MENTI<br />
SOPRA IL PELO<br />
Greg Mottola<br />
le bottiglie in mano. C’è il<br />
meglio di American graffiti,<br />
Fuori orario e Animal House in<br />
Suxbad, la migliore commedia<br />
del genere “passaggio d’età”<br />
che si sia vista in tanto tempo:<br />
sempre onesta, vivi<strong>da</strong> (una<br />
credibilità dovuta la fatto che<br />
la prima stesura risale ai 13 CONVERSE TWEED<br />
letteratura inglese.<br />
Il liceo volge al termine per<br />
anni degli sceneggiatori Seth<br />
Non siamo qui per dirvi “leggete il libro<br />
Seth e Evan, amici del cuore po sfigato anche per loro, si è scricciolo Fogell passa per il Rogen e Evan Goldberg), spor-<br />
e lasciate perdere il film” perché il film<br />
che andranno in università procurato una carta d’identità 25enne hawaiano donatore ca e teneramente volgare (se<br />
(peraltro un a<strong>da</strong>ttamento molto letterale,<br />
diverse dopo l’estate. Sono falsa che permetterà al trio di di organi McLovin funziona, non sai niente del sesso, come<br />
quasi scolastico) è più che discreto. Ma<br />
due sfigati nel senso etimo- comprare dei superalcolici, di ma per una serie di incidenti puoi parlarne in modo sofisti-<br />
la fonte gioca proprio in un altro campiologico<br />
del termine (oltre che presentarsi a una festa vera (di esilaranti e imprevedibili i tre cato e non riempirtene la bocnato.<br />
Ora, è veramente, veramente molto<br />
lato), terrorizzati <strong>da</strong>ll’idea di quelle a cui non sono mai stati passeranno la notte a vagare ca ogni secondo?). Il rapporto<br />
difficile rendere giustizia a un grande<br />
arrivare al college con la ver- invitati), di far ubriacare delle separati l’uno <strong>da</strong>ll’altro, intral- tra Seth e Evan è il cuore del<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
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libro. Perché un conto è trasporre una<br />
vicen<strong>da</strong> e il carattere dei personaggi,<br />
ginità intatta. Hanno però un<br />
barlume di speranza: l’amico<br />
ragazze e di portarsele a letto.<br />
Incredibile ma vero, il falso<br />
ciati <strong>da</strong> due indimenticabili<br />
poliziotti dementi, cercando<br />
film, ma è Christopher Mintz-<br />
Plasse/Fogell a rubare la sce-<br />
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un conto è riuscire ad a<strong>da</strong>ttare la voce<br />
Fogell, così sfigato che è trop- documento in cui l’occhialuto di arrivare alla festa con delna. McLovin è già un’icona.<br />
URBAN 51
DI MARTA TOPIS<br />
CARAIBICO-METROPOLITANO<br />
LA REDAZIONE? È AI CARAIBI<br />
Giornalisti scalcinati se la<br />
spassano a Portorico tra risse<br />
e generosi bicchieri di rum<br />
CRONACHE DEL RUM<br />
Hunter S. Thompson<br />
Baldini Castoldi Dalai, 2007<br />
280 pp., 17,50 euro<br />
“…Il mondo in cui ero capitato aveva<br />
qualcosa di strambo e irreale. Era allo<br />
stesso tempo spassoso e vagamente<br />
deprimente. Eccomi qua, accampato in<br />
un hotel a cinque stelle, in giro per una<br />
città meticcia con una macchinetta che<br />
sembrava uno scarafaggio ma faceva il<br />
casino di un jet, a scappare lungo i vicoli e<br />
a scopare in spiaggia, a procacciarmi <strong>da</strong><br />
mangiare in acque infestate <strong>da</strong>gli squali,<br />
con alle calcagna una massa di rivoltosi<br />
che sbraitavano in una lingua sconosciuta,<br />
e tutto questo nella cara vecchia Portorico<br />
spagnola, dove tutti scialacquavano dollari<br />
americani e gui<strong>da</strong>vano macchine yankee<br />
e ciondolavano alla roulette credendo di<br />
essere a Casablanca. Una parte della città<br />
sembrava Tampa e un’altra un manicomio<br />
medievale. Tutti quelli che conoscevo si<br />
atteggiavano come se fossero reduci <strong>da</strong>l<br />
provino della loro vita. E io venivo pagato<br />
una miseria per girovagare e sorbirmi di<br />
tutto, ‘cercare di capire l’an<strong>da</strong>zzo’.<br />
Volevo scrivere a tutti i miei amici per farli<br />
venire qui. Pensavo a Phil Rollins, che<br />
si faceva il mazzo a New York, dietro a<br />
metropolitane in avaria e risse tra gang<br />
a Brooklyn; Duke Peterson, appollaiato<br />
al White Horse senza un cazzo <strong>da</strong> fare;<br />
Carl Browne a Londra, che si lamentava<br />
del tempo e bussava a tutte le porte; Bill<br />
Minnish, che trincava come una bestia a<br />
Roma. Ci voleva un telegramma: ‘Corri qui<br />
stop c’è ancora posto nel barile del rum<br />
stop non si fa un cazzo stop soldi a palate<br />
stop si sbevazza tutto il giorno stop si<br />
chiava tutta la notte stop corri perché potrebbe<br />
durare poco’.<br />
…Nella casa accanto le voci si alzavano e<br />
morivano e <strong>da</strong> un bar sulla stra<strong>da</strong> è partito<br />
il suono rauco di un jukebox. I suoni di<br />
una notte a San Juan, che si perdono attraverso<br />
la città negli strati di aria umi<strong>da</strong>;<br />
suoni di vita e di movimento, gente che si<br />
prepara e gente che si arrende, il suono<br />
di chi spera e il suono di chi tiene duro, e<br />
dietro a tutto questo, il placido mortale<br />
ticchettio di migliaia di migliaia di orologi,<br />
il suono solitario del tempo che passa in<br />
una lunga notte caraibica…”.<br />
Fine anni Cinquanta. Niente pc o telefonini,<br />
solo taccuini per gli appunti e<br />
macchine <strong>da</strong> scrivere. Un manipolo di<br />
scalcinati giornalisti, tra cui Paul Kemp il<br />
protagonista, se la spassa nella re<strong>da</strong>zione<br />
portoricana del Daily News, quotidiano<br />
locale in lingua inglese. Le giornate tipo<br />
trascorrono indisturbate con tabelle<br />
alquanto “rigorose” annaffiate <strong>da</strong> generose<br />
sorsate di rum: sveglia in tar<strong>da</strong><br />
mattinata, doccia e colazione nel locale<br />
di tale “Al”, poi in re<strong>da</strong>zione più o meno<br />
fino alle otto di sera quando tornano <strong>da</strong>l<br />
medesimo “Al” per la cena e finiscono al<br />
casinò o a una festa fino a che, sbronzi,<br />
non strisciano nel letto. Una routine che<br />
rasenterebbe la noia se non venisse interrotta<br />
<strong>da</strong> risse in stile saloon western, e<br />
sortite alla spiaggia per bagni ristoratori.<br />
Fil rouge del racconto Chenault, focosa<br />
ragazza newyorchese che sigla l’inizio e<br />
la fine dell’esilarante avventura caraibica<br />
del giovane Kemp, con tanto di mattanza<br />
finale. Si mormora che Johnny Depp abbia<br />
già acconsentito a vestire i panni dello<br />
scalcinato giornalista nella versione cinematografica<br />
del libro. A noi l’idea piace:<br />
leggetene la storia (scritta <strong>da</strong> Thompson<br />
a soli 22 anni) e giudicate <strong>da</strong> voi.<br />
PAROLE AFFILATE COME COLTELLI<br />
Storie controcorrente<br />
per nuovi autori<br />
LA GUERRA IN CUCINA<br />
Francesco Locane<br />
Eumeswil, 2007<br />
192 pp., 12 euro<br />
La giovane casa editrice<br />
Eumeswil, cacciatrice di<br />
talenti esordienti, inaugura<br />
una nuova collana intitolata<br />
a Ubermensch Belasco, mitico<br />
editore delineato <strong>da</strong>lla<br />
penna di Gianluca Morozzi,<br />
che ne assume la direzione:<br />
una collana che va controcorrente,<br />
irriverente e un<br />
tantino scomo<strong>da</strong>, nata per<br />
<strong>da</strong>re spazio ai giovani che<br />
vogliono raccontare storie.<br />
Come quelle di Francesco<br />
Locane, speaker e autore<br />
della radio, esperto di<br />
cinema e letteratura, che<br />
si è cimentato in una raccolta<br />
di racconti minimal,<br />
assolutamente slegati l’uno<br />
<strong>da</strong>ll’altro, ma con il comune<br />
denominatore di un linguaggio<br />
secco e tagliente, molto<br />
diretto.<br />
LIBRI<br />
Si inizia con un funambolo<br />
in pensione, che percorre<br />
l’ultimo filo della sua vita;<br />
si passa alla guerra vista <strong>da</strong><br />
un bambino di 12 anni, a un<br />
esilarante incontro di amanti<br />
tra dermatiti e licheni, fino a<br />
una Venezia immersa nella<br />
nebbia, teatro di droghe e<br />
commerci illegali, che chiude<br />
il libro.<br />
immagine tratta <strong>da</strong>lla copertina di: Hunter S. Thompson, Cronache del rum, Baldini Castoldi Dalai, 2007<br />
SHORT<br />
Le due facce di Milano<br />
LA LUNA SOTTO CASA<br />
– MILANO TRA RIVOLTA<br />
ESISTENZIALE E<br />
MOVIMENTI POLITICI<br />
Primo Moroni – John Martin<br />
Edizioni Shake, 2007<br />
224 pp. + CD, 16 euro<br />
“Il grande libro che Primo<br />
Moroni (alias il fon<strong>da</strong>tore della<br />
mitica Libreria Calusca al<br />
Ticinese) voleva scrivere e che<br />
per varie ragioni non è mai<br />
riuscito a fare”… così ci hanno<br />
pensato altri (l’architetto John<br />
Martin), sbobinando registrazioni<br />
e trascrivendo racconti<br />
di una Milano che non c’è più,<br />
<strong>da</strong>ll’immediato dopo-guerra ai<br />
primi anni Ottanta. Una città in<br />
continuo fermento, sociale e<br />
politico, che vedeva le Colonne<br />
di San Lorenzo e la Vetra<br />
luoghi infestati <strong>da</strong>ll’eroina, ma<br />
anche sede di attivi circoli politici.<br />
Una Milano disegnata a<br />
triangoli il cui vertice s’incunea<br />
nel centro storico, ma i cui lati<br />
si disperdono nelle periferie,<br />
e diventano direttive per convogliare<br />
chi è fuori (artigiani,<br />
proletari, diversi) verso il centro<br />
del potere. Impegnato e<br />
impegnativo.<br />
A NOZZE CON IL DELITTO<br />
Lucia Tilde Ingrosso<br />
Kowalski, 2007<br />
320 pp., 14 euro<br />
Un giallo coi fiocchi nella<br />
Milano più pettinata e <strong>da</strong><br />
bere che ci sia: lei bella e<br />
capricciosa, patinata giornalista<br />
in carriera, lui avvocato<br />
super-perfettino e di buona<br />
famiglia, pronti a convolare a<br />
nozze in una sfarzosa magione<br />
di Toscana. Peccato che<br />
all’altare l’uomo non sia mai<br />
arrivato: rimasto stecchito in<br />
casa propria per mano ignota.<br />
A in<strong>da</strong>gare sul caso il prode<br />
Sebastiano Rizzo, ispettore<br />
<strong>da</strong>lla scorza dura ma cuore<br />
tenero, coadiuvato <strong>da</strong>l fido<br />
De Carlo, alle prese con una<br />
girandola di sospetti e alibi<br />
mancanti. Ameno e rigenerante<br />
<strong>da</strong> buttar giù come un<br />
bicchiere d’acqua.<br />
CONVERSE TWEED<br />
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URBAN 53
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
settembre <strong>da</strong> iTunes<br />
Music Store − Italia<br />
1. JAMES BLUNT<br />
1973<br />
“Simona, you’re getting older”.<br />
2. TAZENDA<br />
Domo mia<br />
“E t’amo, e t’amo, ses sa vi<strong>da</strong> mea”.<br />
3. LUCIANO PAVAROTTI<br />
Nessun dorma<br />
“E noi dovrem, ahimè, morir”.<br />
4. LILI ROCHA<br />
Yemanjà<br />
“Eyo eyeyeyo eyo”.<br />
5. MIKA<br />
Relax, take it easy<br />
“It’s as if I’m scared. It’s as if I’m<br />
terrified. It’s as if I’m scared. It’s as<br />
if I’m playing with fire”.<br />
6. TOKIO HOTEL<br />
Monsoon<br />
“Through the monsoon, just me<br />
and you”.<br />
7. SIMONE<br />
Niente <strong>da</strong> perdere<br />
“Quante notti intere a piangere e a<br />
fissarmi nel specchio di un cesso”.<br />
8. SEAN KINGSTON<br />
Beautiful Girls<br />
“You’ll have me suici<strong>da</strong>l, suici<strong>da</strong>l,<br />
suici<strong>da</strong>l”.<br />
9. RIHANNA FEAT. JAY-Z<br />
Umbrella<br />
“Under my umbrella. Ella ella eh eh<br />
eh. Under my umbrella. Ella ella eh<br />
eh eh”.<br />
10. BIAGIO ANTONACCI<br />
Sognami<br />
“E se…mi sognerai…<strong>da</strong>l cielo…cadrò…E<br />
se…domanderai…<strong>da</strong><br />
qui…risponderò”.<br />
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54 URBAN<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
DVD<br />
LA RIBALTA È ANCORA<br />
DI DUE VECCHIE VOLPI<br />
Elton John ha 60 anni. È del<br />
1947, come Giulio Tremonti.<br />
Però non ama gli anziani: secondo<br />
lui i Rolling Stones sono<br />
vecchi, non fanno grandi cose<br />
<strong>da</strong> parecchio tempo (mentre<br />
lui), e si dovrebbero ritirare.<br />
Per l’ultimo concerto <strong>da</strong> lui<br />
tenuto in Italia, quest’anno a<br />
Lucca, i posti più vicini al palco<br />
costavano 115 euro. I più<br />
economici, 46 euro. Per i suoi<br />
fans, li vale tutti. Questo dvd è<br />
la cronaca della sua più recente<br />
autocelebrazione: lo show<br />
al Madison Square Garden per<br />
il suo 60esimo compleanno. Il<br />
presentatore era Bill Clinton. Il<br />
concerto è stato, come prevedibile,<br />
una passerella di successi<br />
e di ospiti; subito dopo,<br />
sir Elton ha <strong>da</strong>to una festa <strong>da</strong><br />
un milione di sterline alla cattedrale<br />
di St. John the Divine<br />
Vent’anni fa i Talking Heads<br />
descrissero le convention politiche<br />
con un brano intitolato<br />
Democratic circus. Diceva: “Sta<br />
arrivando un circo in città…<br />
rubano i nostri sogni, li mettono<br />
in vendita, li rivendono<br />
a noi”. Che voi siate di destra,<br />
di sinistra, o cerchiate di barcamenarvi<br />
come potete tra la<br />
manopola dell’acqua cal<strong>da</strong> e<br />
quella dell’acqua fred<strong>da</strong>, il mese<br />
di ottobre ci regala come evento<br />
principale le primarie del<br />
nascente Partito Democratico.<br />
Che sballo, no? Okay, no – ma è<br />
(nota bene) con 450 invitati,<br />
cui ha regalato un libro per<br />
bambini (A boy called Elton).<br />
In scaletta niente Candle in the<br />
wind, però ha fatto Funeral for<br />
a friend e poi Empty garden<br />
per John Lennon, quindi tutti<br />
contenti, chi ama vederlo in<br />
pompa magna e chi ama vederlo<br />
in pompe funebri. Sul<br />
palco ha <strong>da</strong>to tanto (tre ore),<br />
eppure i suoi concerti “de<br />
luxe” ricor<strong>da</strong>no le impeccabili<br />
pacchianerie dell’ultimo Elvis<br />
o di Frank Sinatra. Una differenza<br />
stridente con la parte di<br />
dvd in cui lo si vede negli anni<br />
’70, quando sia lui che le sue<br />
canzoni erano vive e scalcianti,<br />
e vederlo allora forse le valeva,<br />
novantamila lire. Ma cosa conta<br />
qualche contraddizione: quando<br />
si è eroi del rock, celebrarsi<br />
è un dovere.<br />
inutile sottrarsi: quando il circo<br />
arriva in città, la musica ti entra<br />
in casa. Il problema è che è una<br />
musica raccapricciante: la recente<br />
storia degli inni di partito<br />
è tempestata di disastri, con<br />
l’unica eccezione dell’eccellente<br />
inno dell’Udeur, che spakkava<br />
di brutto. I brani presi a prestito<br />
<strong>da</strong> cantautori compiacenti,<br />
se non sono deprimenti già<br />
in partenza come la Canzone<br />
popolare di Fossati o la Vita<br />
<strong>da</strong> mediano di Ligabue, lo diventano<br />
quando arruolati (vedi<br />
il caso di Il cielo è sempre più<br />
blu di Rino Gaetano, in cui ha<br />
pensato di identificarsi l’Ulivo).<br />
Alla fine rischia di essere più<br />
David Gilmour ha 61 anni.<br />
È del 1946, come George W.<br />
Bush. Però non ama gli anziani:<br />
secondo lui i Rolling Stones sono<br />
vecchi, non fanno grandi cose<br />
<strong>da</strong> parecchio tempo (mentre<br />
lui), e si dovrebbero ritirare. Ai<br />
suoi ultimi concerti italiani, nel<br />
tour del 2006, i posti più vicini<br />
al palco costavano 109 euro.<br />
I più economici, 46 euro. Per i<br />
suoi fans, li vale tutti. Questo<br />
dvd è la cronaca della sua più<br />
recente autocelebrazione: tre<br />
concerti alla Royal Albert Hall<br />
di Londra, con ospiti a profusione,<br />
a fianco di David Gilmour<br />
appaiono David Bowie e David<br />
Crosby (una vera Davidopoli,<br />
mancavano solo David<br />
Trezeguet e David Gnomo<br />
Amico Mio). Recentemente<br />
Gilmour ha dichiarato: “So che<br />
questa storia dei Pink Floyd<br />
accattivante un’eventuale, grandiosa<br />
co-produzione firmata <strong>da</strong><br />
Beppe Grillo e Marco Masini,<br />
e intitolata – ok, lo sapete. Più<br />
fortunati gli elettori Usa: come<br />
dimostra questa playlist fatta di<br />
brani utilizzati nelle campagne<br />
a stelle e strisce, la qualità è<br />
molto migliore (e se in America<br />
hanno certi stan<strong>da</strong>rd, non dubitiamo<br />
che Walter The Man<br />
ne terrà conto). Ah, non fatevi<br />
ingannare: l’antifascista Woody<br />
Guthrie fu usato <strong>da</strong> George<br />
Bush, mentre We are family,<br />
<strong>da</strong>lla storia ondivaga (<strong>da</strong> canzone<br />
femminista a inno gay), non<br />
è stato usato a destra per difendere<br />
i valori familiari, ma <strong>da</strong>l<br />
significa molto per tante persone,<br />
ma per me non conta più<br />
di tanto. Siamo stati solamente<br />
un gruppetto pop”. Poi, nella<br />
sua band c’è Richard Wright,<br />
tastierista del gruppetto pop, e<br />
metà dei brani in scaletta sono<br />
tratti <strong>da</strong>gli album del gruppetto<br />
pop. E con grosso scorno di<br />
Gilmour, che sicuramente sarà<br />
furibondo per la cosa, grazie<br />
alla sua mirabile chitarra e alla<br />
sua mirabile voce il suo concerto<br />
è molto più simile al suono<br />
dei Pink Floyd di quanto non<br />
lo sia lo show di Roger Waters,<br />
l’autore delle canzoni del gruppetto<br />
pop – quelle canzoni che<br />
permettono a David Gilmour di<br />
mettere i biglietti a novantamila<br />
lire. Ma cosa conta qualche<br />
contraddizione: quando si è<br />
eroi del rock, celebrarsi è un<br />
dovere.<br />
SOTTOFONDO<br />
PRIMARIE SOUNDTRACK<br />
Quando a “rubare” la<br />
musica è la politica<br />
compagno John Kerry. Mentre<br />
<strong>da</strong> noi, lo usa la compagna<br />
Vo<strong>da</strong>fone. Tutto fa brodo.<br />
• Sisters Sledge, We are family<br />
• Chuck Berry, Johnny B. Goode<br />
• Simon & Garfunkel, Bridge<br />
over troubled water<br />
• Fleetwood Mac, Don’t stop<br />
thinking about tomorrow<br />
• U2, Beautiful <strong>da</strong>y<br />
• Woody Guthrie, This land is<br />
your land<br />
• Bruce Springsteen, No<br />
surrender<br />
• The Call, Let the <strong>da</strong>y begin<br />
• Bachman Turner Overdrive,<br />
You ain’t seen nothing yet<br />
• Fatboy Slim, Praise you<br />
RAIZ<br />
Uno<br />
Universal<br />
WHO: Gennaro Della Volpe,<br />
ex voce degli Almamegretta,<br />
muezzin partenopeo.<br />
WHERE: Al disco numero due.<br />
Quindi il titolo è un omaggio a<br />
una vettura che ha impregnato<br />
di sé la cultura mediterranea.<br />
WHY: A dire il vero non c’è<br />
molto di nuovo, sono gli stessi<br />
ingredienti rapduborientalnapoletani<br />
ricombinati. Ma piacevano<br />
a tanta gente, quindi chi<br />
siamo noi per cavillare.<br />
WHAT: “Quando canti in<br />
dialetto la gente non riesce<br />
a capire subito di dove sei e<br />
comincia a farsi delle domande<br />
ed è qua che inizia il divertimento”.<br />
WHEN: Alle 2 di notte, tornando<br />
a casa alticci. Sentir salmodiare<br />
in napoletano su una<br />
base giamaicana vi sembrerà<br />
perfettamente logico.<br />
ANNIE HALL<br />
Cloud cuckoo land<br />
Audioglobe<br />
WHO: Quattro nerd tipo<br />
Woody Allen, essendo Annie<br />
Hall l’intellettuale fricchettona<br />
ma bona interpretata <strong>da</strong> Diane<br />
Keaton in Io e Annie. Sapete,<br />
la premessa di Manhattan, con<br />
la battuta “La masturbazione?<br />
Beh, è fare sesso con qualcuno<br />
che stimo”.<br />
WHERE: Da Brescia. Sì, è vero<br />
quel che dite – ma ci sono posti<br />
peggiori.<br />
WHY: Sono tipo i Wilco, ma<br />
meno noiosi. E tipo Badly<br />
Drawn Boy, ma meno umorali.<br />
WHAT: “Un album che suona<br />
come una partita di squash<br />
giocata <strong>da</strong> 4 freak in completini<br />
Sergio Tacchini classe<br />
1972”. (<strong>da</strong>lla loro cartella<br />
stampa) (sì, gli vale una stellina<br />
in meno nel giudizio).<br />
WHEN: Quando vi tocca fare<br />
qualcosa che no, non vi va.<br />
STEREOPHONICS<br />
Pull the pin<br />
V2<br />
WHO: Kelly Jones, 33 anni,<br />
gallese. E altri due tizi. Perché<br />
a Kelly Jones, 33 anni, gallese,<br />
non piace avere troppa gente<br />
tra i piedi.<br />
WHERE: All’ennesimo disco<br />
che forse avrebbe potuto fare<br />
meglio. Ma d’altra parte, forse<br />
non è affatto vero che avrebbe<br />
potuto, visto che è l’ennesimo.<br />
WHY: Perché ha deciso di<br />
assecon<strong>da</strong>re il suo lato tormentoso<br />
e tagliente. Per sua<br />
disgrazia, dà il meglio quando<br />
assecon<strong>da</strong> il suo lato melodico.<br />
WHAT: “Se ascoltate le parole<br />
delle nostre canzoni e cambiano<br />
la vostra vita, bene. Ma se<br />
vi portano fuori <strong>da</strong>lla fabbrica<br />
per 5 minuti, abbiamo fatto il<br />
nostro mestiere”.<br />
WHEN: Verso la fine del mese,<br />
quando il clima si fa gallese.<br />
SIOUXSIE<br />
Mantaray<br />
Universal<br />
WHO: Susan Janet Ballion, nata<br />
50 anni fa a Londra. O forse<br />
31 anni fa, nel programma tv<br />
in cui i Sex Pistols fecero saltare<br />
sulle sedie l’Inghilterra a<br />
suon di insulti, i primi dei quali<br />
per difenderla <strong>da</strong>lle avance del<br />
presentatore porcellone.<br />
WHERE: Al primo disco senza<br />
i Banshees e senza l’orrido<br />
marito batterista. Va bene il<br />
gusto per gli incubi – ma che<br />
diamine.<br />
WHY: Perché è il disco che i<br />
suoi fans non si aspettavano<br />
più.<br />
WHAT: “Dormo un sacco.<br />
Cerco di copiare i miei gatti.<br />
Mangio, dormo e giocherello”.<br />
WHEN: Quando siete in una<br />
casa felice dove dimenticare<br />
voi stessi e fingere che tutto<br />
va<strong>da</strong> bene e non esista l’inferno<br />
– wohooo!<br />
THE LAST GOODNIGHT<br />
Poison kiss<br />
Capitol<br />
WHO: Quattro tizi e un cantante<br />
con un taglio alla mohicana che<br />
sarebbe stato <strong>da</strong> sfigato anche<br />
nel 1979.<br />
WHERE: Da Enfield,<br />
Connecticut, <strong>da</strong> dove sono<br />
partiti col nome Renata. Con<br />
cui hanno inciso due dischi. Ma<br />
voi capite che se sale uno sul<br />
palco e fa: “E ora, Renata!”, e la<br />
gente applaude aspettandosi<br />
una tipa e invece appare il<br />
taglio di capelli più sfigato del<br />
mondo – non poteva continuare<br />
a lungo.<br />
WHY: Per quella canzone onnipresente<br />
delle Pictures of you,<br />
pictures of me. E per il resto del<br />
cd che è un po’ meglio.<br />
WHAT: “È tutta fortuna. Pura<br />
fortuna”.<br />
WHEN: Quando volete dimostrare<br />
a qualcuno che non vi conosce<br />
che avete una sensibilità.<br />
THE THRILLS<br />
Teenager<br />
Virgin<br />
WHO: Cinque irlandesi estimatori<br />
dei solari Beach Boys e<br />
del lunare Neil Young – tutta<br />
gente che grazie a un primitivo<br />
sistema di viaggi low-cost si<br />
trovava su corpi celesti assai<br />
lontani ben prima che loro<br />
nascessero.<br />
WHERE: Più vicini a Dublino<br />
che non alla California cui<br />
inneggiavano nei primi due dischi.<br />
Non stupisce che il disco<br />
sappia meno di crema solare.<br />
WHY: Sono dolciastri e carucci<br />
e forse un filo stucchevoli.<br />
Però vi possono alleggerire la<br />
giornata.<br />
WHAT: “Non siamo piaciuti a<br />
NME e agli altri giornali musicali<br />
inglesi. Non gli sei simpatico<br />
se non sniffi cocaina”.<br />
WHEN: Quando indossate il<br />
primo maglione della stagione.<br />
Che trauma, no?<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
GIULIANO PALMA &<br />
THE BLUEBEATERS<br />
Boogaloo<br />
V2<br />
WHO: Il cantante dei Casino<br />
Royale, più altri sapienti tardoni<br />
raccattati <strong>da</strong> altre band.<br />
WHERE: In una cantina polverosissima,<br />
dove hanno<br />
ripescato pezzi di Equipe 84,<br />
Iva Zanicchi, Industry, Peter<br />
Frampton, Aztec Camera e<br />
addirittura La Union, che Lobo<br />
hombre en Paris ce la ricor<strong>da</strong>vamo<br />
in quattro.<br />
WHY: Perché sia Palma che gli<br />
altri si sono spaccati la testa<br />
per fare cose alternative, poi<br />
sono arrivati alle radio suonando<br />
pezzi altrui in chiave ska. C’è<br />
una lezione in tutto ciò. Forse.<br />
WHAT: “Il boogaloo sta alla<br />
musica latina come lo ska alla<br />
Giamaica”.<br />
WHEN: Quando non avete proprio<br />
alcuna pretesa. Nemmeno<br />
per sbaglio.<br />
ATHLETE<br />
Beyond the neighbourhood<br />
Parlophone<br />
WHO: Quattro giovani con<br />
un’aria <strong>da</strong> dissociati molto<br />
cool.<br />
WHERE: Da Londra − che palle,<br />
no? Non cominciate a non<br />
poterne più di Londra? Alla<br />
fine, cosa ci si trova? Prezzi altissimi,<br />
giovani che se la tirano,<br />
italiani che vanno là e quando<br />
tornano se la tirano, i gossip,<br />
il Chelsea, i biscotti digestive<br />
– toh, gli Athlete suonano<br />
come suonerebbero i biscotti<br />
digestive. Buoni, ok, ma 70<br />
calorie l’uno.<br />
WHY: Perché ogni tanto sono<br />
troppo moscini (d’altronde, oh,<br />
vengono <strong>da</strong> Londra), ma non<br />
c’è pezzo in cui scelgano la<br />
stra<strong>da</strong> più facile.<br />
WHAT: “Se vende più dell’ultimo<br />
disco, non faremo storie”.<br />
WHEN: Quando toglieranno<br />
l’ora legale. Che trauma, no?.<br />
CONCERTI<br />
THE ARK<br />
10 ottobre<br />
Roma – Jailbreak<br />
11 ottobre<br />
Milano – Transilvania<br />
ANI DIFRANCO<br />
14 ottobre<br />
Milano – Rolling Stone<br />
GWEN STEFANI<br />
16 ottobre<br />
Milano – Datchforum<br />
MIKA<br />
19 ottobre<br />
Torino – Maz<strong>da</strong> Palace<br />
20 ottobre<br />
Bologna – Paladozza<br />
22 ottobre<br />
Rimini – 105 Stadium<br />
MICHAEL BUBLÉ<br />
21 ottobre<br />
Padova – Fiera<br />
24 ottobre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
26 ottobre<br />
Milano – Datchforum<br />
TAKE THAT<br />
22 ottobre<br />
Casalecchio di Reno<br />
– Palamalaguti<br />
24 ottobre<br />
Milano – Datchforum<br />
VOLBEAT<br />
25 ottobre<br />
Torino – United Club<br />
DREAM THEATER<br />
25 ottobre<br />
Bologna – Paladozza<br />
26 ottobre<br />
Roma – Palalottomatica<br />
29 ottobre<br />
Milano – Datchforum<br />
30 ottobre<br />
Padova – Palasport<br />
TOKIO HOTEL<br />
30 ottobre<br />
Milano – Datchforum<br />
Info concerti<br />
www.milanoconcerti.net<br />
www.barleyarts.com<br />
www.indipendente.com<br />
www.friendsandpartners.it<br />
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in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 55
TEATRO<br />
DI IGOR PRINCIPE<br />
SUL PALCO LA STORIA<br />
Il teatro per nutrire la memoria<br />
condivisa<br />
AVIGLIANA (TO)<br />
Malafestival<br />
Negli ultimi dieci anni l’idea di “teatro<br />
civile” si è affermata con connotati molto<br />
ben definiti: un attore in solitaria sul<br />
palco, una scenografia scarna o inesistente,<br />
una drammaturgia costruita sulla<br />
forza del racconto. L’esempio più noto è<br />
Marco Paolini nel suo Vajont. Quell’idea,<br />
intrigante e fascinosa, ha però offuscato<br />
un concetto connaturato all’arte<br />
del palcoscenico, e cioè che il teatro, in<br />
quanto specchio della società, è di per<br />
sé “civile”.<br />
Il Malafestival, giunto alla sesta edizione,<br />
recupera quel concetto offrendo un<br />
ventaglio di spettacoli a forti contenuti<br />
socio-politici. Per di più, l’organizzazione<br />
e gli autori li ritengono “necessari” per<br />
poter ragionare su dove va<strong>da</strong> il mondo in<br />
questo momento storico.<br />
Dopo l’anticipazione di luglio a Torino<br />
– Hipermembrana, spettacolo creato<br />
apposta per il festival <strong>da</strong>l fon<strong>da</strong>tore della<br />
Fura dels Baus, Antúnez Roca – ottobre<br />
vedrà in scena nomi quali Moni Ovadia,<br />
Jango Edwards, Peter Ercolano, Ulderico<br />
Pesce, Krypton, La Città del Teatro, Tam<br />
Teatro Musica + East Rodeo. Gli spettacoli<br />
si alternano tra il drammatico e<br />
l’ironico, con incursioni nel grottesco, e<br />
hanno come scenario luoghi bizzarri, più<br />
che alternativi: una ex casa di produzione<br />
cinematografica o addirittura una vecchia<br />
fabbrica di dinamite. Proprio in questa<br />
struttura, un tempo dedicata ad Alfred<br />
Nobel, Moni Ovadia e Ulderico Pesce presenteranno<br />
Avanti Pop: 15 artisti che, tra<br />
musica e teatro, raccontano di lavoratori<br />
e industria partendo <strong>da</strong>lla storia della<br />
fabbrica in cui si trovano. Il 14 ottobre<br />
l’intero pomeriggio sarà dedicato ai disabili<br />
e al loro modo di fare teatro, rivelato<br />
con uno spettacolo ad hoc.<br />
vari luoghi cittadini<br />
<strong>da</strong>ll’11 al 28 ottobre<br />
www.opusrt.it<br />
È DI NUOVO GENDER BENDER<br />
Film, musica e due<br />
anteprime nazionali<br />
BOLOGNA<br />
Gender Bender<br />
L’evento di punta quest’anno<br />
è un film: Rara, di<br />
Sylvano Bussotti (che però è<br />
uno dei massimi musicisti del<br />
Novecento), fresco di restauro<br />
I CLASSICI, UN POETA E REZZA<br />
TORINO<br />
Andromaque<br />
Sono due classici in uno: il primo<br />
è l’Andromaca di Euripide,<br />
VI secolo a.C.; il secondo è<br />
la rilettura che ne dà Jean<br />
Racine, <strong>da</strong>tata 1667. A Torino<br />
arriva in prima nazionale<br />
diretta <strong>da</strong> Declan Donnellan,<br />
che ha un obiettivo preciso:<br />
esaltare il lato miserabile dell’uomo,<br />
ma senza buttarla in<br />
tragedia. Anzi, ironia e umorismo,<br />
a tal scopo, si rivelano le<br />
armi migliori di cui un regista<br />
può disporre.<br />
Teatro Astra<br />
29 e 30 ottobre<br />
<strong>da</strong> parte della Cineteca di<br />
Bologna. Ma anche sul versante<br />
teatrale non mancano i<br />
momenti di rilievo. In apertura<br />
di rassegna, al teatro San<br />
Martino, arrivano due anteprime<br />
nazionali. La prima è<br />
Frans Poelstra, his dramaturg<br />
and Bach, ovvero un mix della<br />
<strong>da</strong>nza dell’austriaco Poelstra,<br />
della musica bachiana e dei<br />
testi del drammaturgo olan-<br />
ROMA<br />
È vietato digiunare in<br />
spiaggia<br />
Renato Sarti e Franco Però (che<br />
è anche il regista) dipingono un<br />
ritratto teatrale di Danilo Dolci,<br />
passato a miglior vita dieci anni<br />
fa. Chi era? Un attivista triestino<br />
che, diviso tra la scrittura<br />
di poesie e la pe<strong>da</strong>gogia, si è<br />
gua<strong>da</strong>gnato il titolo di “nuovo<br />
Gandhi”. Candi<strong>da</strong>to più volte<br />
al Nobel, non lo vinse mai. In<br />
compenso, <strong>da</strong> buon attivista,<br />
collezionò un discreto numero<br />
di processi e con<strong>da</strong>nne.<br />
Teatro Valle<br />
Dal 16 al 28 ottobre<br />
dese Robert Steijn: l’idea è<br />
rappresentare la bellezza con<br />
la complicità, anche dei sensi,<br />
di drammaturgo e <strong>da</strong>nzatore,<br />
che agiscono insieme sulla<br />
scena. L’altra è Snow White,<br />
dove Ann Liv Young prende<br />
l’omonima fiaba dei fratelli<br />
Grimm e ne fa una rilettura<br />
lesbo-punk piuttosto ardita<br />
(tanto che lo show è vietato<br />
ai minori di 18). Il resto della<br />
MILANO<br />
Angels in America<br />
Elio De Capitani e Ferdinando<br />
Bruni tornano alla regia congiunta<br />
per un testo di Tony<br />
Kushner che, negli Usa, ha fatto<br />
incetta di premi. “Fantasia<br />
gay su temi nazionali” è il<br />
sottotitolo, tuttavia riduttivo.<br />
Il vero tema, che più attuale<br />
non si può, è l’identità, scan<strong>da</strong>gliata<br />
non soltanto sotto la<br />
lente del sesso ma anche della<br />
razza, della religione, della<br />
cultura. Risultato? Il mondo<br />
che oggi ci sta <strong>da</strong>vanti.<br />
Teatro dell’Elfo<br />
Dal 23 ottobre<br />
rassegna si sno<strong>da</strong> tra altri<br />
momenti di cinema, un salotto<br />
letterario, una mostra d’arte.<br />
In mezzo a tutto ciò, anche un<br />
paio di dj set: quello del 31<br />
ottobre, con i Kids on Tv, è un<br />
concentrato di installazioni<br />
video e performance live.<br />
vari luoghi cittadini<br />
<strong>da</strong>l 30 ottobre<br />
www.genderbender.it<br />
MILANO<br />
Quadrilogica<br />
Una dietro l’altra, Antonio<br />
Rezza mette in scena le pièce<br />
scritte e dirette a quattro<br />
mani con Flavia Mastrella:<br />
Pitecus, Io, Fotofinish e<br />
Bahamut. Da non perdere per<br />
chi ama la comicità surreale di<br />
un artista cui basta un niente<br />
per creare un mondo tutto<br />
suo. Memorabile l’interpretazione<br />
di Sandro Mazzola, l’ex<br />
calciatore, che Rezza fa rivivere<br />
affi<strong>da</strong>ndosi alla propria<br />
cascata di riccioli neri.<br />
Teatro Out-Off<br />
Dal 4 ottobre<br />
Crazy Shakespeare<br />
FOYER<br />
MILANO<br />
Teatri aperti<br />
Il successo di pubblico dell’anno<br />
scorso ha sorpreso tutti<br />
– gli organizzatori per primi.<br />
Quindi, anche quest’anno<br />
si ripropone una tre giorni di<br />
teatro sparso generosamente<br />
in 200 luoghi tra Milano,<br />
Sesto San Giovanni, Monza<br />
e Assago. Il programma è<br />
ancora top-secret (trapela un<br />
nome: Pippo Del Bono); si sa,<br />
invece, che la scena non sarà<br />
solo quella dei teatri, ma anche<br />
di posti come l’Acquario<br />
Civico, il Museo Archeologico<br />
e la Stazione Centrale.<br />
Vari luoghi cittadini<br />
Dal 26 al 28 ottobre<br />
NAPOLI<br />
Teatro Festival Italiano<br />
Napoli ha battuto Genova<br />
nell’aggiudicarsi un festival<br />
che sta al teatro come<br />
Venezia al cinema. A ottobre<br />
ne vedremo solo il prologo;<br />
l’evento tout court sarà nell’estate<br />
2008. Oltre al teatro<br />
Merca<strong>da</strong>nte e al Madre, scena<br />
della rassegna è la vecchia<br />
stazione marittima, in un tratto<br />
delimitato <strong>da</strong> due pontili<br />
cui saranno attraccate due<br />
navi-albergo. In una andranno<br />
gli artisti; nell’altra, parte del<br />
pubblico.<br />
Vari luoghi cittadini<br />
Dal 9 al 14 ottobre<br />
ROMA<br />
Il mondo delle cose senza<br />
nome<br />
Tratto <strong>da</strong>ll’omonimo libro di<br />
Daniela Rossi, è il racconto di<br />
una madre che guar<strong>da</strong> il figlio<br />
crescere nella sordità e pian<br />
piano ne accetta la condizione.Tra<br />
gli ostacoli di questo<br />
percorso c’è anche una sanità<br />
pubblica poco vicina al paziente.<br />
Ma tutto è raccontato<br />
con la grazia della prosa, della<br />
<strong>da</strong>nza e della musica. Che è<br />
quella di Bach.<br />
Teatro Nazionale<br />
20 e 21 ottobre<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
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URBAN 57
SURPRISING<br />
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
>> Gilbert & George, Three Dozen Streets, 2003<br />
TORINO Due interi piani del Castello di Rivoli densi di colori, ironia e provocazione, 150 immagini che formano un grande mosaico<br />
dedicato all’arte di Gilbert & George. Una coppia all’unisono, <strong>da</strong>lla vita all’arte: s’incontrano a Londra nel 1967 e <strong>da</strong> allora sono<br />
inseparabili. La mostra, progettata personalmente, e già allestita alla Tate Modern di Londra e a Monaco, pronta a ripartire dopo<br />
Torino per San Francisco e New York, è un tributo a 40 anni di carriera. Imperdibili le enormi opere come Three Dozen Streets, di<br />
oltre tre metri per sette, ispirate ai segni urbani dell’East End londinese, a due passi <strong>da</strong> casa loro, o gli ultimi lavori segnati <strong>da</strong>gli<br />
attentati e <strong>da</strong>lle bombe, riflesso di un tempo più incerto. Dal 17 ottobre al 13 gennaio. www.castellodirivoli.org<br />
>> 1 >> 2<br />
>> 1 Nalini Malani, Mother India: transactions in the construction of pain, 2005<br />
MILANO Racconti e idee <strong>da</strong>ll’India contemporanea: sbarcano<br />
all’Hangar Bicocca il 19 ottobre nelle diverse visioni di 15 artisti di<br />
casa. Stereotipi culturali, tradizione e denuncia coesistono nelle loro<br />
sculture, pitture e film, <strong>da</strong>lle installazioni con oggetti quotidiani di<br />
Subodh Gupta ai video di Nalini Malani sulle violenze subite <strong>da</strong>lle<br />
donne indiane e pachistane. E sempre a Milano, l’India è protagonista<br />
anche allo spazio Ober<strong>da</strong>n con la mappa degli autori e delle tendenze<br />
più interessanti. Fino al 6 gennaio. www.hangarbicocca.it<br />
>> 2 Anne Hathaway by Timothy Greenfield-Sanders<br />
ROMA Cinema, arte, musica, senza dimenticare la politica: non si<br />
è star fino in fondo se almeno una volta nella vita non si è passati<br />
sotto l’obiettivo di Timothy Greenfield-Sanders, il ritrattista vip dei<br />
vip. Il suo specialissimo “who’s who” è in mostra in ottobre al Museo<br />
Bilotti, per la “prima” del fotografo americano a Roma. Cinquanta le<br />
immagini tra il 1976 e il 2007, tutte dedicate alle celebrity del grande<br />
schermo. La chicca? Uno scatto ad hoc rubato a Woody Allen.<br />
Dal 17 ottobre al 13 gennaio. www.museocarlobilotti.it<br />
>> 3 Olaf Metzel, Best, 2006 (part)<br />
TORINO Ecco nove video <strong>da</strong> non perdere, <strong>da</strong> poco entrati a far<br />
parte della collezione Sandretto Re Rebaudengo. Storie forti, a firma<br />
di nomi più o meno emergenti della scena internazionale. Il memoriale<br />
della leggen<strong>da</strong> del football George Best per il tedesco Olaf Metzel,<br />
i confini del nord dell’India come territorio di meditazione per Amar<br />
Kanwar, la <strong>da</strong>nza solista di Trisha Brown per Babette Mangolte. E<br />
poi ancora Gordon/Parreno, Hugonnier, Wolfson, Von Wedemeyer,<br />
Sullivan, Calderòn. Dal 23 ottobre al 6 gennaio. www.fondsrr.org<br />
>> 3<br />
ART SAFARI<br />
MILANO<br />
Itaku − Italian Cosplay<br />
Sono appassionatissimi di<br />
anime e manga, tanto <strong>da</strong><br />
sentire il bisogno di travestirsi<br />
come i loro eroi preferiti,<br />
con costumi autoprodotti e<br />
accessori originali fatti arrivare<br />
<strong>da</strong>l Giappone. Il cosplay <strong>da</strong> un<br />
po’ ha fatto irruzione anche<br />
in Italia e conta ormai i suoi<br />
adepti. Così Camilla Micheli<br />
si è messa sulle tracce della<br />
community per immortalare<br />
i tipi più significativi. Il<br />
risultato? Un campionario di<br />
stravaganze, <strong>da</strong> scoprire alla<br />
Fabbrica del Vapore.<br />
Dal 29 ottobre al<br />
9 novembre<br />
www.polifemo.org<br />
ROMA<br />
Dzine<br />
Effetti grafici abbaglianti ed<br />
energia che viene <strong>da</strong>i graffiti<br />
e <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong>, conditi <strong>da</strong><br />
dj music. Funzionano così<br />
le mostre e le installazioni<br />
di Dzine e l’idea piace<br />
parecchio. Alla Contemporary<br />
Arts Society di via del<br />
Babuino arrivano molti<br />
dei suoi pezzi forti, tra<br />
cui Classic Dub Classics e,<br />
direttamente <strong>da</strong>lla Biennale<br />
di Venezia, la Dnipro, una<br />
barca customizzata con 22<br />
speaker, otto amplificatori,<br />
nove schermi al plasma e la<br />
macchina per il fumo. One<br />
boat show!<br />
Dal 10 ottobre al 4 gennaio<br />
Tel. 06-6990832<br />
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www.footlocker.eu<br />
URBAN 59
AL BRANCALEONE SI<br />
SUONA L'ELECTRO DOC<br />
Le sonorità d’avanguardia di<br />
Berlino e Tokyo passano <strong>da</strong> qui<br />
ROMA<br />
Brancaleone<br />
Visto che di sgombero, finalmente, al<br />
Brancaleone non si parla più, chi lo vive<br />
ha il tempo di dedicarsi a qualcosa di<br />
diverso, più frivolo. Per esempio, fare<br />
cultura diventando uno dei pochissimi<br />
club italiani in cui si balla sempre elettronica<br />
d’avanguardia. Niente Bob Sinclar<br />
& David Guetta, per capirsi, ma suoni<br />
duri, soprattutto tedeschi e londinesi. Si<br />
comincia venerdì 5 ottobre col live degli<br />
Swayzak, guar<strong>da</strong> caso un inglese e uno<br />
scozzese che incidono su una delle label<br />
LA FESTA DECOLLA AL KINKI<br />
Sabato fortissimo<br />
col giusto mix di<br />
ritmo e melodia<br />
BOLOGNA<br />
Kinki Club<br />
“Il venerdì è dedicato alla<br />
minimal, ai ragazzi di 22,<br />
23 anni piace, sono nati con<br />
quella battuta lì. Il sabato<br />
invece mi diverto anche io<br />
perché i dj suonano canzoni,<br />
come negli anni ’80”. Micaela<br />
Zanni è socia del club sotto<br />
simbolo di Berlino, !K7. Il loro ultimo<br />
disco Some Other Country attraversa con<br />
disinvoltura vari generi di groove, senza<br />
aver paura di utilizzare melodie e testi<br />
comprensibili. Il 12 arriva invece Basti<br />
dei Tiefschwarz, guest in Italia anche il 3<br />
ottobre a Milano (Pervert): i suoi dj set,<br />
più che minimal, sono ipnotici e a tratti<br />
devastanti. Dopo un venerdì di questa<br />
portata ci si aspetterebbe un sabato molle<br />
e invece il 13 c’è il live degli Alter Ego,<br />
quelli di Rocker, inno del 2004, il dj duo<br />
in cui milita una delle figure chiave dell’elettronica<br />
<strong>da</strong> ballo, Roman Flügel.<br />
Il mese si chiude il 31 con una Halloween<br />
night stellare, visto che prima suona e poi<br />
fa il dj il <strong>da</strong>nese Trentemøller, artista duro<br />
ma anche malinconico, che ha dedicato il<br />
singolo Moan a Laika, la cagnetta lanciata<br />
<strong>da</strong>i russi in orbita nel 1957. Ma chia-<br />
le due torri <strong>da</strong> una ventina<br />
d’anni ma <strong>da</strong> buona emiliana<br />
al proprio divertimento notturno<br />
ci pensa ancora. O forse<br />
è la magia d’uno spazio che<br />
nel ’75 diventò ritrovo gay,<br />
ma già faceva ballare prima,<br />
quando si chiamava Whisky<br />
a go-go e ci suonavano Patty<br />
Pravo, i Giganti ecc. Oggi è il<br />
posto giusto per chi ha voglia<br />
di passare una serata in un<br />
club <strong>da</strong> 800 persone, un posto<br />
in cui ovviamente si fa un<br />
po’ di selezione all’ingresso.<br />
Ma niente di preoccupante.<br />
Il venerdì è in mano ai fratelli<br />
NIGHTLIFE<br />
Scardia (Samuele è al microfono,<br />
Ricky ai piatti) coadiuvati<br />
<strong>da</strong> Alessandro Bolognese. Il<br />
sabato invece i dj li seleziona<br />
Stefano Noferini, spesso in<br />
console anche in prima persona<br />
(in ottobre manca solo<br />
il 20). L’anima musicale della<br />
serata l’ha già raccontata<br />
Micaela, ma la riassume bene<br />
pure I don’t want you anymore,<br />
canzone <strong>da</strong> ballo che<br />
Noferini e Kortezman hanno<br />
affi<strong>da</strong>to alla voce e al cuore di<br />
Jocelyn Brown. Niente revival,<br />
intendiamoci, ma quel mix di<br />
ritmo e melodia che all’estero<br />
ramente non è tutto: il 19, 20, 26 e 27 ci<br />
sono ben quattro eventi legati alla Festa<br />
del Cinema di Roma. Il più innovativo è<br />
forse il primo, quando dietro al mixer audio<br />
video si mettono gli Addicted Tv, artisti<br />
d’avanguardia usati anche <strong>da</strong>lle major<br />
hollywoodiane per produrre trailer diversi<br />
<strong>da</strong>l solito (imperdibile quello di Take the<br />
Lead con Antonio Banderas, su addictive.<br />
com). Insieme a loro, gli Hexstatic legati<br />
alla label Ninja tune, alfieri di un’electro<br />
solare e divertente. La sera dopo suonano<br />
i dischi dell’elegante Kruder, il 50%<br />
di K&D, mentre la settimana successiva si<br />
esibiscono live M.a.n.d.y. e poi Miss Kittin<br />
& The Hacker.<br />
LORENZO TIEZZI<br />
via Levanna, 11<br />
www.brancaleone.eu<br />
suonano tra gli altri Morillo<br />
e Sanchez. “Può sembrare<br />
paradossale, ma oggi in Italia<br />
picchiare di meno non è facile.<br />
Poi però quando i dj lo fanno<br />
la festa decolla”, spiega il dj<br />
fiorentino. Chi ancora non<br />
si fi<strong>da</strong> e vuol sentire con le<br />
proprie orecchie clicchi su<br />
stefanonoferini.it, ogni mese<br />
c’è un’ora intera di set. Poi<br />
scendere le scale del Kinki<br />
sarà un attimo.<br />
LORENZO TIEZZI<br />
via Zamboni, 1<br />
www.kinkidisco.com<br />
CLUB<br />
TORINO<br />
Xo’ Café<br />
È in posizione strategica ed<br />
è <strong>da</strong>vvero un locale a uso<br />
quotidiano visto che l’ingresso<br />
è sempre libero. Ma la<br />
qualità è superiore a quella<br />
di tante care disco. Si riparte:<br />
il sabato è Vibe, si balla con<br />
l’hip hop di dj Fede e chi indossa<br />
il bracciale della serata<br />
evita code e compra cd con<br />
lo sconto. Il venerdì il suono<br />
è globale con i Mostricci Of<br />
Sound, il giovedì è alternative<br />
pop rock.<br />
Via Po, 42<br />
Tel. 011-876433<br />
TOUR<br />
Replay: Freeplay<br />
Alessio Bertallot a Radio<br />
Deejay si sposta spingendo<br />
un carrello del supermercato<br />
pieno dei cd perché “c’è<br />
troppa roba bella in giro<br />
per fermarsi su un genere”.<br />
Questa volta i suoi dischi li<br />
suona nei club. E prima dei<br />
suoi set c’è l’elettronica live<br />
di Trentemøller (all’Estragon<br />
di Bologna il 26 ottobre, ai<br />
Magazzini Generali di Milano<br />
il 27, e il 31 a Roma al<br />
Brancaleone). Oppure i suoni<br />
acustici di Fink e Sinigallia<br />
(allo spazio 211 di Torino il<br />
15 novembre).<br />
www.replay.it<br />
MILANO<br />
In_Put@Leoncavallo<br />
Roma è piena di situazioni<br />
in cui ballare con gli occhi?<br />
Milano risponde con In_Put,<br />
one night mensile di cultura<br />
elettronica. Il 13 ottobre<br />
Geronimo, Vladi Elz, Master<br />
e Luca Doobie, ovvero gli<br />
Electricalz, pensano al suono.<br />
Abbominevole, 2501 e LAB9<br />
che fanno parte del B_Team<br />
portano i loro computer<br />
e pensano alle immagini.<br />
Spesso arrivano guest internazionali,<br />
ma il groove è di<br />
Milano.<br />
Via Watteau, 7<br />
Tel. 347-1019712<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 61
PRIMA&DOPO<br />
NORWEGIAN HAPPY HOUR<br />
Che ne dite di stoccafisso,<br />
baccalà e altre specialità norvegesi<br />
invece delle solite pizzette<br />
o paste dell’happy hour?<br />
Ci ha pensato la Norwegian<br />
Seafood Export Council che<br />
in ottobre sponsorizza alcuni<br />
aperitivi metropolitani con<br />
le sue delikatessen marinare<br />
in forma di finger food. Si<br />
comincia al Noy (2-5 ottobre),<br />
si prosegue al mitico Bar<br />
Magenta (9-12), ci si sposta al<br />
Palo Alto (16-19) e ancora al<br />
Victoria Cafè (23-26 ottobre)<br />
per concludere il tour aperoittico<br />
in corso Sempione al<br />
Wish (6-9 novembre). Il costo<br />
dei drink, diversi <strong>da</strong> locale a<br />
locale, rimane invariato.<br />
Info: www.seafoodfromnorway.it<br />
EXQUISITE SHU<br />
02-58325223<br />
Riapre lo Shu: nuovo nome<br />
(ispirato alla vodka Wyborowa<br />
Exquisite), nuovo arre<strong>da</strong>mento<br />
di design firmato nientepopodimeno<br />
che <strong>da</strong> Fabio<br />
Novembre (con tanto di divani<br />
Moroso e Zanotta) e infine,<br />
ma soprattutto, tutti i giovedì<br />
sera, oltre al solito aperitivo<br />
(8/10 euro), chi prenota tavolo<br />
con champagne assiste al<br />
sabrage, rito napoleonico che<br />
prevede il taglio del collo della<br />
bottiglia con sciabolata...<br />
Via Molino delle Armi ang.<br />
via della Chiusa<br />
Sempre aperto<br />
STARDUST GRILL & CAFÉ<br />
02-87396991<br />
Recente apertura nelle retrovie<br />
di piazzale Piola che si fa<br />
notare per gli arredi minimal<br />
e il bancone retro-illuminato,<br />
come dettano le mode attuali.<br />
Un locale all <strong>da</strong>y, con dehors<br />
etno-chic in vimini, dove<br />
consumare a 7 euro cocktail<br />
classici e un margarita fatto<br />
come si deve. Per chi ha fame<br />
si cena con grigliata argentina.<br />
Via Sansovino, 30<br />
Sempre aperto<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
62 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
UNO SHOW PER OCCHI<br />
E PALATO? LA PIASTRA<br />
Seduti a tavola assistendo<br />
allo spettacolo della cucina<br />
nipponica alla piastra<br />
Negli Stati Uniti come nell’Oriente più alla<br />
mo<strong>da</strong> (Singapore, Hong Kong, Shanghai<br />
e via dicendo) i ristoranti teppanyaki<br />
sono un must <strong>da</strong> tempo, così il giovane<br />
imprenditore italo-cinese Giuliano Xia, con<br />
il consiglio di una cugina di sangue misto<br />
giapponese ha cominciato aprendone uno<br />
a Torino nel lontano 1995. Dopo qualche<br />
sushi-tappa di avvicinamento (un locale a<br />
Brescia e uno a Novara) finalmente è appro<strong>da</strong>to<br />
a Milano e ha inaugurato il primo<br />
teppanyaki restaurant della città. Non che<br />
gli altri giapponesi non facessero i suddetti<br />
piatti alla piastra, ma qui parliamo di una<br />
sala dedicata con sei isole-piastra in piena<br />
attività, attorno alle quali sedersi, assistere<br />
alla cottura dei piatti e poi mangiare.<br />
L’insegna scelta, Feng Shui, oltre che<br />
essere facilmente orecchiabile, ha un suo<br />
perché: è composta <strong>da</strong> due ideogrammi,<br />
vento e acqua, sui quali aleggiano tre vele<br />
stilizzate, a ricor<strong>da</strong>re le palette che i cuochi<br />
roteano come sciabole sulle piastre; l’arre<strong>da</strong>mento,<br />
invece, firmato <strong>da</strong>gli architetti<br />
già autori dello Zen e di Spice Settecupole,<br />
è pulito, lineare e luminoso, dominato al<br />
piano superiore <strong>da</strong> un bancone-sushi curvo<br />
come un’on<strong>da</strong>, sul quale pendono lampade<br />
colorate, e <strong>da</strong> un soffitto sul quale si<br />
intrecciano bastoni di legno chiaro su fondo<br />
scuro, per un sicuro effetto suggestivo.<br />
Il cuore del locale, la sala teppan, si raggiunge<br />
scendendo qualche scalino, lungo<br />
un corridoio che riprende i motivi del<br />
soffitto. È qui che si svolge lo spettacolo<br />
condotto <strong>da</strong> giovani chef-samurai che<br />
indossano un cinturone con fondina dove<br />
tengono, a portata di mano, gli strumenti<br />
(palette e coltelli) per cuocere sulle lastre<br />
d’acciaio incandescenti. Accomo<strong>da</strong>ti sulle<br />
sedie che circon<strong>da</strong>no le isole di cottura,<br />
potrete indossare un kimono ricamato o<br />
una sorta di tovagliolo-bavaglio in cotone<br />
più per scena e che per ripararvi <strong>da</strong><br />
eventuali schizzi, e poi procedere con le<br />
ordinazioni.<br />
Il vostro chef, con fascia rossa sulla fronte,<br />
comincerà come un provetto bartender<br />
freestyler a far volteggiare palette e condimenti<br />
per far sfrigolare il riso, poi farà<br />
rotolare un uovo fino a romperlo con maestria<br />
sulla piastra, e infine passerà a salare<br />
e pepare il tutto battendo rumorosamente<br />
il manico di un coltello sui contenitori<br />
metallici. Idem con la carne, il pesce, le<br />
verdure e persino con il gelato, che viene<br />
avvolto all’interno di una crêpe fumante<br />
ricoperta in croccante sesamo.<br />
La carta della sala-teppan include piatti<br />
che rappresentano un menu completo (con<br />
antipasto, insalata, zuppa, riso e verdure)<br />
tra i 35 euro (con pollo) e i 60 euro (con<br />
vitello e astice), ma si possono scegliere<br />
piatti singoli <strong>da</strong>i 13 ai 17 euro, non proprio<br />
a buon mercato ma lo show è incluso<br />
nel prezzo; i sushi fatti al piano superiore<br />
viaggiano invece sulle solite cifre (16-35<br />
euro) con la specialità del sushi scottato<br />
alla fiamma ossidrica... Dobbiamo ammettere<br />
che a questi chef piace giocare con il<br />
fuoco!<br />
FENG SHUI<br />
via Botta, 4<br />
tel. 02-55199565<br />
sempre aperto<br />
DANNATAMENTE AMERICANO<br />
In Sempione ha aperto<br />
Spirit: locale made in<br />
Usa, con cocktail list<br />
d’eccezione<br />
Un altro, l’ennesimo, eppure<br />
capace di farsi notare: è lo<br />
Spirit, famiglia del vicino<br />
Wish, ultimo nato della pletora<br />
di insegne notturne che<br />
costeggiano gli Champs-<br />
Élysées milanesi, ovvero<br />
corso Sempione. Aperti i battenti<br />
poco prima dell’estate,<br />
solo ora si mette in pista con<br />
tutte le sue attività. Spirit è<br />
restaurant & american bar in<br />
stile american-decò con tanto<br />
di bancone anni Quaranta<br />
in mogano e foglia d’oro<br />
su cui pende un originale<br />
lampa<strong>da</strong>rio fatto con corna<br />
d’alce. Tutt’intorno specchi<br />
ambrati, pareti nere, colonne<br />
in pelle dorata, poltroncine<br />
di velluto e l’immancabile<br />
e piacevole dehors oltre le<br />
grandi vetrate. Al ristorante,<br />
nella zona sopraelevata,<br />
pura cucina americana (hamburger,<br />
steak e patatine nel<br />
cartoccio), ma la chicca sta<br />
al bar, nelle estrose mani di<br />
Tommy Cecca che sciorina<br />
una lista d’eccezione: altro<br />
che gin tonic e Cuba libre.<br />
Qui la scelta (6-8 euro)<br />
spazia <strong>da</strong>ll’aperitivo vero e<br />
proprio (un originale Se<strong>da</strong>no<br />
Sour con vodka, centrifugato<br />
di se<strong>da</strong>no e sweet&sour) ai<br />
no alcool drink (come il dolce<br />
“Banshee Banana”, con<br />
cola<strong>da</strong> mix, banana e panna<br />
fresca); <strong>da</strong>i fashionable drink<br />
(con ampia scelta di Ice Tea<br />
fatti secondo regola) fino ai<br />
salutari, magari pomeridiani,<br />
vegetable/energy drink (<strong>da</strong><br />
provare “Popeye” con spinaci,<br />
yogurt e latte di mandorla,<br />
e “Honey Wood” con latte di<br />
soia, mela, frutti di bosco e<br />
miele). Non c’è <strong>da</strong> annoiarsi!<br />
SPIRIT<br />
corso Sempione, 11<br />
tel. 02-34593668<br />
sempre aperto<br />
ALTA, SOFFICE E AL TRANCIO<br />
Per gli estimatori della pizza in teglia, quattro indirizzi imperdibili. Da gustare in loco o a casa, naturalmente<br />
SPONTINI<br />
02-2047444<br />
Dal 1953, <strong>da</strong>ta d’inaugurazione,<br />
il “trancio Spontini” è per i<br />
milanesi la pizza al taglio per<br />
eccellenza: lo testimoniano le<br />
code che ogni santo giorno<br />
si formano all’ingresso, <strong>da</strong>to<br />
che non accettano prenotazioni.<br />
Code che più che attese<br />
sono vie crucis vere e proprie<br />
perché mentre aspettate vi<br />
passano sotto il naso le teglie<br />
fumanti sommerse <strong>da</strong> mozzarella<br />
filante che escono <strong>da</strong>l<br />
forno a legna in bella vista. Il<br />
gioco vale la candela, perché<br />
il trancio Spontini (4 euro normale,<br />
4,50 abbon<strong>da</strong>nte), solo<br />
esclusivamente mozzarella e<br />
pomodoro, è <strong>da</strong>vvero paradisiaco<br />
tanto è soffice e gustoso.<br />
A importarlo furono dei signori<br />
venuti in città a inizio secolo<br />
<strong>da</strong>lla Toscana, regione dove<br />
si era maestri nell’inventare<br />
trattorie di cucina popolare: il<br />
locale infatti è rimasto fedele<br />
alle origini, semplice, pulito,<br />
con pareti piastrellate bianche,<br />
piccoli lampioncini e i ceppi di<br />
legno impilati in ordine vicino<br />
ai forni, pronti all’uso come le<br />
bilance spesso e volentieri infarinate.<br />
Unica concessione al<br />
trancio, lasagne e mozzarella,<br />
ma solo a pranzo.<br />
Corso Buenos Aires 60,<br />
ang.via Spontini<br />
Chiuso lunedì<br />
ANTICA PIZZERIA<br />
FIORENTINA<br />
02-58306292<br />
Una “f” al neon verde applicata<br />
alla vetrata d’ingresso<br />
contraddistingue l’insegna<br />
di questa “Antica pizzeria” in<br />
zona Bocconi, che il biglietto<br />
<strong>da</strong> visita recita aperta “<strong>da</strong>l<br />
1927”. All’interno due sale e<br />
un forno in piena attività <strong>da</strong><br />
cui escono le teglie fumanti<br />
di “Fiorentina” (ovvero margherita)<br />
al trancio in versione<br />
normale (4 euro) o abbon<strong>da</strong>nte<br />
(5,80 euro), morbide<br />
al punto giusto, ma con una<br />
base croccante leggermente<br />
unta, che è un piacere addentare.<br />
Pomodoro e mozzarella<br />
in giusta quantità ricoprono<br />
questo impasto divino per il<br />
quale non è difficile trasgredire<br />
una dieta. Seduti ai tavolini<br />
quadrettati in bianco e verde,<br />
si butta l’occhio alla lavagna<br />
su cui compaiono le alternative<br />
giornaliere alla pizza: oggi<br />
un bel piatto di roast-beef<br />
freddo con verdure alla griglia,<br />
domani le lasagne al ragù, seguite<br />
<strong>da</strong> un piatto di salsicce<br />
accompagnate <strong>da</strong> una saporita<br />
farinata di ceci. Niente Coca<br />
ma solo Pepsi. A fianco del<br />
vostro tavolo un giorno potreste<br />
trovarvi seduto Elio delle<br />
Storie tese. Buongustaio!<br />
Viale Bligny, 41<br />
Chiuso lunedì sera e martedì<br />
CERRO ARDENTE<br />
02-55194974<br />
Subito una nota distintiva: il<br />
legno che utilizzano e che dà il<br />
nome al locale è proprio quello<br />
di cerro, un tipo di quercia,<br />
leggermente profumato, che<br />
una volta bruciato nel forno<br />
esala un fumo che la mozzarella<br />
assorbe in cottura e rende la<br />
sua pizza ancor più speciale.<br />
Mozzarella compatta e poco<br />
acquosa, e passata fatta in<br />
casa di pomodori pelati San<br />
Marzano completano il trancio<br />
del Cerro, che resiste sulla<br />
cresta dell’on<strong>da</strong> <strong>da</strong> oltre tre<br />
decenni. Oggi alla margherita<br />
d’ordinanza (4,40 euro il taglio<br />
normale, 5,80 quello più<br />
abbon<strong>da</strong>nte) si aggiungono<br />
delle pizze gourmet come la<br />
Gustosa con porcini, crudo e<br />
grana (9,70 euro); quella ai<br />
carciofi e parmigiano reggiano,<br />
la serie delle rosse e quella con<br />
bufala e pomodorini. Accanto,<br />
insalate e taglieri di salumi per<br />
accontentare chi la pizza non<br />
può mangiarla ma vuole fare<br />
felice il compagno di desco.<br />
Altro punto a favore del Cerro,<br />
novità dell’anno, la possibilità<br />
di usufruire del parcheggio<br />
gratuito per un’ora quando si<br />
ordina la pizza al tavolo. Niente<br />
male.<br />
Viale Monte Nero, 16<br />
Chiuso mercoledì sera e<br />
i festivi a pranzo<br />
GULP<br />
02-5390050<br />
Da 30 anni una garanzia:<br />
prima c’era il sciur Giuliano,<br />
poi sono arrivati dei soci pugliesi,<br />
infine oggi sul ponte<br />
di comando è appro<strong>da</strong>to un<br />
cinese pluri-masterizzato. Ma<br />
sulla spianatoia in marmo le<br />
abili mani che viaggiano sono<br />
quelle di Andrea e del suo<br />
aiuto egiziano, e il risultato è<br />
quello che conta. Oltre 160<br />
i coperti <strong>da</strong> sfamare a suon<br />
di tranci di pizza, distribuiti<br />
su tre salette (una mega e<br />
due micro) senza tanti orpelli.<br />
Menu lunghissimo che apre<br />
con la classica margherita<br />
(2,80 euro al trancio normale,<br />
1 euro in più per la versione<br />
maggiorata), prosegue con<br />
must come marinara senza<br />
mozzarella, quattro stagioni,<br />
include curiosità come la pizza<br />
al gorgonzola, ai gamberetti,<br />
e specialità ormai riconosciute<br />
come la Fantasia con prosciutto<br />
crudo e cotto, olive, funghi<br />
e rucola. Rigorosamente cotta<br />
nel forno a legna, e condita<br />
con pomodori pelati e mozzarella<br />
fiordilatte (olio solo nella<br />
teglia!), è una pizza che non<br />
alleggerisce il portafoglio: il<br />
trancio più dispendioso non<br />
supera i 6,50 euro. Per chi<br />
vuole fanno pure cucina.<br />
Corso Lodi, 72<br />
Chiuso domenica a pranzo<br />
STASERA TUTTI A CENA DA ME<br />
Per far colpo in cucina<br />
su amici e colleghi<br />
affittate il ristorante<br />
Caro-vita, affitti alle stelle,<br />
mutui che galoppano e mattoni<br />
d’oro: oggi si vive in monolocali<br />
striminziti o si condivide<br />
uno straccio d’appartamento<br />
con altri 15 inquilini. Morale:<br />
cucinare per gli amici è cosa<br />
sempre più rara, invitare a<br />
cena a casa propria un’operazione<br />
ardua o pressoché<br />
impossibile.<br />
Eppure a ogni problema<br />
c’è una soluzione, o per lo<br />
meno qualcuno che ci prova:<br />
questa volta il merito va<br />
a quel Gianburrasca delle<br />
pentole che è Rico Guarnieri,<br />
chef-scenografo che <strong>da</strong>gli<br />
studi di Cinecittà è passato al<br />
palcoscenico dell’Isola dove<br />
ogni giorno, dietro il bancone<br />
vetrato del suo ristorante, il<br />
Teatro 7, recita i piatti scaturiti<br />
<strong>da</strong>ll’incontro degli ingredienti<br />
di mercato con la sua indomita<br />
fantasia.<br />
Se già in passato Rico e staff<br />
con “Chef per una sera” mettevano<br />
la loro cucina a disposizione<br />
di chiunque volesse<br />
esibire la propria bravura gastronomica,<br />
inserendo in menu<br />
il piatto creato <strong>da</strong>ll’ospite<br />
di turno, oggi hanno fatto un<br />
passo in più: il personaggio in<br />
questione, sempre desideroso<br />
di mostrare le proprie doti ai<br />
fornelli, o più semplicemente<br />
di fare l’anfitrione con i propri<br />
amici, ma senza possedere<br />
adeguati spazi casalinghi, può<br />
affittare l’intero ristorante per<br />
sé e combriccola per l’intera<br />
serata, concor<strong>da</strong>re con Teatro<br />
7 gli ingredienti e che cosa<br />
vorrebbe cucinare e il gioco è<br />
fatto! Il costo dell’operazione<br />
si aggira intorno ai 60 euro a<br />
persona (certo che se volete<br />
esibirvi con astice e tartufi le<br />
cifre lievitano di conseguenza)<br />
e porta con sé una serie di<br />
interessanti vantaggi: primo,<br />
non sarete voi a rigovernare la<br />
sala e lavare i piatti; secondo,<br />
qualcuno vi aiuta a servire gli<br />
amici in tavola; terzo, potrete<br />
avvalervi comunque dell’aiuto<br />
(più o meno nascosto)<br />
dello chef e dei suoi segreti.<br />
Un’ottima idea per fare un<br />
figurone con amici, colleghi<br />
o clienti. Se poi pensate di<br />
aver bisogno di rinfrescare le<br />
vostre conoscenze, sono già<br />
partiti i nuovi corsi di cucina<br />
al Teatro 7 Lab: basta chiedere…<br />
TEATRO 7<br />
via Civerchio, 9<br />
tel. 02-69900702<br />
www.teatro7.com<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Tutti a scuola di vino<br />
Cavatappi e calice alla mano,<br />
è tempo di tornare sui banchi<br />
della cantina, non tanto per<br />
sgobbare ma per imparare a<br />
trangugiare i migliori nettari<br />
di Bacco.<br />
La storica enoteca N’ombra<br />
de vin che <strong>da</strong>l lontano 1973<br />
occupa gli spazi di un antico<br />
refettorio agostiniano di fianco<br />
alla chiesa di San Marco,<br />
baluardo di estimatori e avvinazzati,<br />
l’8 ottobre dà il via al<br />
classico corso base <strong>da</strong>l titolo<br />
La degustazione: tecnica e<br />
filosofia?, cinque lezioni (250<br />
euro) <strong>da</strong> seguire il lunedì sera.<br />
Si inizia con l’introduzione alla<br />
tecnica di degustazione e ai<br />
tre sensi coinvolti, ciascuno <strong>da</strong><br />
approfondire di volta in volta:<br />
seguono infatti la lezione sul<br />
riconoscimento dei vini a occhi<br />
ben<strong>da</strong>ti per la vista, gli esercizi<br />
con essenze profumate per<br />
l’olfatto e gli assaggi veri e<br />
propri per il gusto, fino alla valutazione<br />
del vino a punteggio.<br />
Ma i corsi non sono il solo cavallo<br />
di battaglia dell’enoteca,<br />
che vanta circa 3mila etichette<br />
tra vini italiani e stranieri (con<br />
preferenza per la Francia),<br />
champagne e distillati: <strong>da</strong><br />
poco più di due anni ha inaugurato<br />
al piano terra il Bistrot,<br />
ameno spazio riservato ad<br />
aperitivi, pranzi o cene, con vino<br />
protagonista. Niente happy<br />
hour, per carità, bensì al banco<br />
la mescita di una cinquantina<br />
di vini al calice che ruotano<br />
nell’arco di un mese (prezzi <strong>da</strong>i<br />
5 ai 20 euro), mentre ai tavoli<br />
la possibilità di ordinare taglieri<br />
e piatti sfiziosi come il nido<br />
di asparagi, spinacini e uova di<br />
quaglia con salsa di lampone.<br />
La chicca: se siete invitati a<br />
cena e sprovvisti di bottiglia,<br />
scendete in cantina e scegliete<br />
quella che volete: grazie al fast<br />
chiller otterrete immediatamente<br />
la temperatura richiesta!<br />
N’OMBRA DE VIN<br />
via San Marco, 2<br />
tel. 02-6599650<br />
chiuso domenica<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 63
PRIMA&DOPO<br />
LATO B<br />
06-68801269<br />
Si chiama Lato B perché<br />
accanto c’è il capostipite, il<br />
Gonfalone, ristorante vero e<br />
proprio, mentre qui si fa sul<br />
serio per tutto quello che è il<br />
versante aperitivi, drink, bevute<br />
dopo cena, lounge bar.<br />
Apre verso le 6 del pomeriggio<br />
e va a oltranza oltre la<br />
mezzanotte con calici di vino<br />
a 4 euro e aperitivi al buffet a<br />
8. Tra gli sfizi, tutto il meglio<br />
della napoletanità: mini parmigiane<br />
di melanzane, pizza<br />
con la scarola, crocchettine.<br />
Via del Gonfalone, 7<br />
Sempre aperto<br />
JONATHAN’S ANGELS<br />
06-6893426<br />
Un proprietario piuttosto<br />
estroso, ex cascatore e acrobata,<br />
e un locale altrettanto<br />
originale, ormai celeberrimo<br />
a Roma, <strong>da</strong>gli arredi eccentrici<br />
e una toilette che non<br />
si scor<strong>da</strong>. Margarita a go go,<br />
sangria in varie versioni, birra<br />
alla spina e qualche sfizio <strong>da</strong><br />
bancone. Dopo cena l’atmosfera<br />
si scal<strong>da</strong> assai con musica<br />
e tequila in libertà.<br />
Via della Fossa, 16<br />
Sempre aperto<br />
L’ANGOLO DELLE BONTÀ<br />
06-52279122<br />
Al Torrino, periferia <strong>da</strong>ll’aria<br />
residenziale già in odore di<br />
mare (sulla via per Ostia), un<br />
locale come questo è veramente<br />
una rarità: <strong>da</strong>l mattino<br />
fino alle 2 si fa colazione,<br />
si prende un aperitivo, si<br />
mangia un piatto caldo, si<br />
degustano formaggi e salumi<br />
con qualche vino. Scaffali con<br />
marmellate e conserve e un<br />
frigo dove ci si autogestisce<br />
con i dolci appena fatti. Drink<br />
e happy hour al bancone, feste<br />
di compleanno.<br />
Via del Pianeta Terra, 103<br />
Chiuso domenica<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
64 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
NUOVA FUSION? SUSHI<br />
& CUCINA NAPOLETANA<br />
Come conciliare il crudo<br />
giapponese con la tradizione<br />
partenopea<br />
Dopo una laurea in ingegneria, corre<strong>da</strong>ta<br />
di master e seguita <strong>da</strong> sette anni in<br />
giro per l’Italia a visitare aziende offrendo<br />
consulenze strategiche, Emilia, 32 anni,<br />
ha deciso di <strong>da</strong>re spazio soprattutto<br />
alle passioni e alle emozioni. E in un batter<br />
d’occhio ha creato Mia Sushy&Style<br />
nel cuore del rione Monti. Un locale che è<br />
come una casa, un salotto allargato con<br />
tanti angoli diversi e oggetti sparsi ovunque,<br />
tutti rigorosamente in vendita, <strong>da</strong>i<br />
tessuti ai decori francesi, alle collezioni<br />
di piatti e posate di Pandora Design ai<br />
bicchieri in plastica di Fine Factory.<br />
Da ottobre la proposta gastronomica si<br />
è allargata: non più solo aperitivi tutte le<br />
sere (10 euro) ma a qualsiasi ora la possibilità<br />
di scegliere una composizione di<br />
sushi e sashimi preparata <strong>da</strong> Tomoko, accompagnandola<br />
con un calice di bianco<br />
suggerito <strong>da</strong> Oroya, enologa <strong>da</strong>gli occhi<br />
a mandorla, per la particolare affinità con<br />
il pesce crudo. O passare per il brunch<br />
(18 euro) della domenica per provare<br />
l’assiette di finger food, <strong>da</strong>i minimuffin<br />
farciti di fontina e pomodorini secchi ai<br />
bocconcini di riso alla noce di cocco con<br />
cetriolo e salsa satay. Ma le origini partenopee<br />
di Emilia non tradiscono e allora<br />
non ci sta male anche qualche minipeperone<br />
farcito, o ‘mbuttonato per dirla tutta,<br />
i moscardini in guazzetto o le briciole<br />
di frisella al pomodoro e alici marinate<br />
preparate al momento. Molto amate le<br />
fughe <strong>da</strong>lla tradizione, tipo la zucca arrostita<br />
con miele, zenzero e cumino o l’involtino<br />
di gamberetto con bresaola e mela.<br />
Per minidessert, <strong>da</strong> degustare in tutto<br />
relax anche nel pomeriggio, una mousse<br />
di pistacchi o un dolce giapponese al<br />
ginger. Per un sushi base (per esempio 7<br />
pezzi) seduti o <strong>da</strong> portar via spendete 7<br />
euro, per il sashimi misto 9 euro, mentre<br />
si arriva a 30 euro per un gigantesco<br />
vassoio <strong>da</strong> 24 pezzi. Possibilità anche<br />
di consegne e piccoli buffet a domicilio,<br />
senza costi aggiuntivi.<br />
MIA SUSHI&STYLE<br />
via Panisperna, 225<br />
tel. 06-47824611<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
DEGUSTAZIONE CON DELITTO<br />
Bianchi e rossi tutti i<br />
giorni, Giallo una volta<br />
al mese<br />
VI (ci) NO è l’ultimo nato tra<br />
i locali del Pigneto, con un<br />
nome giocato sul vino che (ci)<br />
avvicina perché Alessandro,<br />
Carlo e Yuri, tre amici che<br />
insieme non fanno 100 anni,<br />
dopo varie esperienze l’hanno<br />
aperto proprio per lavorare<br />
insieme, uno dietro i fornelli,<br />
uno tra i vini e l’ultimo a scegliere<br />
e organizzare eventi e<br />
mostre che cambiano ogni<br />
mese. La cucina è random,<br />
come la definisce Alessandro:<br />
prodotti e piatti semplici a secon<strong>da</strong><br />
di quello che si trova la<br />
mattina. Tonno fresco con le<br />
patate, funghi porcini, verdure<br />
solo di stagione, mozzarella<br />
di bufala quando arriva <strong>da</strong>l-<br />
l’Agro Pontino. Molta attenzione<br />
per il Lazio, a tavola ma<br />
soprattutto tra gli scaffali dei<br />
vini: circa 130 le etichette,<br />
con una certa passione per<br />
i piccoli produttori. Qualche<br />
rum, un po’ di buoni distillati<br />
<strong>da</strong> apprezzare dopo cena,<br />
magari cercando di risolvere<br />
il giallo che una volta al mese<br />
va in scena tra i tavoli, quell’Invito<br />
a cena con delitto a cui<br />
lavora Yuri con giovani attori<br />
del quartiere. Thriller compreso<br />
non si spendono più di 25<br />
euro, di cui 10 al massimo per<br />
un primo e 12 per una tartare<br />
o un tagliere di formaggi e<br />
salumi.<br />
VI(CI)NO<br />
via del Pigneto, 25<br />
tel. 06-45441867<br />
chiuso martedì<br />
LA GRIGLIA HA I SUOI CULTORI<br />
Bistecche, cacciagione, ma anche pesce e verdure. A fuoco vivo è tutta un’altra cosa. Anche alla mongola<br />
MÒ MÒ<br />
06-5373087<br />
Quattrocento metri quadri<br />
distribuiti su due piani, un<br />
immenso giardino, salotti,<br />
veran<strong>da</strong> e ovunque un’aria<br />
decisamente mo<strong>da</strong>iola. Qui<br />
<strong>da</strong>lle otto di sera fino all’una<br />
di notte, e nel weekend fino<br />
alle due, si mangia di tutto:<br />
antipasti e primi di gusto<br />
mediterraneo, qualche ricetta<br />
romana. Ma soprattutto i secondi:<br />
carne (<strong>da</strong>nese) e pesce<br />
sono tutti alla brace (e che<br />
brace!). Perché il punto forte<br />
è proprio l’immensa griglia al<br />
centro di uno degli ambienti al<br />
piano terra: quattro postazioni<br />
con altrettanti “fuochisti” all’opera<br />
tutta la sera per cuocere<br />
tagli di bisteccone appese<br />
nel gigantesco frigo a vista,<br />
lombate, filetti, spiedini, tranci<br />
di pesce spa<strong>da</strong>, tonno, gamberoni.<br />
E poi ancora verdure,<br />
scamorze: insomma alla griglia<br />
qui va proprio tutto. Se avevate<br />
un’idea diversa, la cottura<br />
a vista invoglierà poi di sicuro<br />
anche il fedelissimo del crudo.<br />
Tra i dessert, la torta ricotta e<br />
pere, il melange di fragoline e<br />
ribes o l’irresistibile tenerezza<br />
al cioccolato. Il conto non supera<br />
mai i 30/35 euro.<br />
Piazza Forlanini, 10<br />
Chiuso lunedì<br />
Sapori malesi e<br />
giapponesi con<br />
contorno vip<br />
Sempre fitto di mon<strong>da</strong>nità<br />
capitolina, l’ultima novità della<br />
regina del food orientale a<br />
Roma, Anna Chang, in società<br />
con Nathalie Caldonazzo,<br />
RUBBAGALLINE<br />
06-65000137<br />
Da sempre, almeno 55 anni,<br />
al fuoco c’è la stessa famiglia,<br />
i Papili. Ormai alla secon<strong>da</strong> o<br />
terza generazione sono loro a<br />
vantare una maestria che non<br />
teme confronti: altro che bisteccherie<br />
e griglierie appena<br />
nate. La specialità per cui ci<br />
si spinge fino a Maccarese è il<br />
pollo, una sorta di rivisitazione<br />
della diavola la cui ricetta<br />
la conserva Dante, l’anziano<br />
di casa. Poi ci sono le carni<br />
degli allevamenti locali scelte<br />
direttamente <strong>da</strong>l bancone come<br />
foste in macelleria, pesate<br />
a vista prima del “lancio” sulla<br />
griglia. Abbacchio, salsicce, fegatelli,<br />
ma soprattutto lombate<br />
e bistecche, fiorentine. Non<br />
si scherza, i pesi si aggirano<br />
tutti almeno intorno al mezzo<br />
chilo, dopo di che resta ben<br />
poco spazio per il resto. Il<br />
consiglio è invertire l’ordine<br />
per evitare di non farcela,<br />
anche se per le pappardelle<br />
cacio e pepe o per una amatriciana,<br />
per quanto casalinga<br />
e gustosa, c’è sempre tempo.<br />
Un buco per le crostate di<br />
Fiorella però tenetevelo, fi<strong>da</strong>tevi!<br />
Spesa sui 30 euro.<br />
Via della Muratella,<br />
535-537<br />
Chiuso lunedì<br />
declina cucina giapponese<br />
e malese insieme. Tocchi<br />
d’oriente ovunque, tra teak,<br />
intarsi e lanterne, lacche e<br />
incensi profumati, divani in<br />
bamboo e cuscinoni, candele<br />
e tavoli bassi. Cinque ambienti<br />
diversi, un’affascinante area<br />
tatami con le piccole piastre al<br />
centro di ogni tavolo per una<br />
GIRARROSTO TOSCANO<br />
06-39725717<br />
L’astinenza <strong>da</strong> fiorentina qui<br />
è stato un vero caso drammatico:<br />
i clienti si aggiravano<br />
sperduti, patron e camerieri<br />
imbarazzati. Insomma la<br />
situazione era seria: qui nel<br />
lontano 1938 la fiorentina<br />
era sbarcata a Roma per la<br />
prima volta proprio grazie<br />
a Pietro Bruni, arrivato <strong>da</strong><br />
Poggibonsi. Ora che la mitica<br />
è tornata ad ardere sullo<br />
spettacolare girarrosto a<br />
vista è festa ogni sera. Lo<br />
spessore della carne varia<br />
<strong>da</strong>i 3 ai 5 centimetri e le<br />
cotture sono naturalmente<br />
ineccepibili. A parte la<br />
griglia, gli arrosti non sono<br />
<strong>da</strong> meno, così come i primi<br />
di tradizione: la ribollita, le<br />
pappardelle alla cacciagione<br />
o coi funghi.<br />
Per i fritti si può peccare<br />
senza pentimento alcuno:<br />
ricotta, fiori di zucca, carciofi<br />
e supplì <strong>da</strong> molti bis. Tanto<br />
per finire in gloria, sappiate<br />
che con i primi freddi si<br />
comincia a sfornare il castagnaccio<br />
che insieme alle<br />
frittelle di riso, <strong>da</strong> bere con<br />
un buon vinsanto, sono tra i<br />
dolci migliori.<br />
Via Germanico, 58/60<br />
Chiuso lunedì<br />
cucina divertente e “fai <strong>da</strong> te”<br />
e una terrazza ambita anche<br />
con il freddo. Al sushi provvede<br />
Zhou, mentre in cucina la<br />
mano è quella di Lau Kok Kit,<br />
malese con lunga esperienza<br />
a Singapore. La cucina è ricca<br />
di profumi, erbe e spezie: ma<br />
attenzione al piccante, sempre<br />
in agguato. Molte le contami-<br />
MONGOLIA BARBECUE<br />
06-8547388<br />
La tradizione mongola vuole<br />
che siate voi a decidere cosa<br />
mettere nel piatto servendovi<br />
<strong>da</strong> soli e passando poi alla<br />
griglia. Sappiatelo e organizzatevi<br />
perché al primo piano<br />
di questo locale (al secondo<br />
un ristorante alla carta) troverete<br />
un vivacissimo e ricco<br />
buffet che cambia ogni giorno:<br />
dodici tipi di antipasti, due<br />
primi e molti ingredienti crudi…<br />
<strong>da</strong> combinare secondo<br />
fantasia. Vari tagli di carne,<br />
(piccole striscioline di pollo,<br />
vitello, cervo, spuntature di<br />
maiale e altro), pesce, verdure,<br />
germogli di soia, porri,<br />
peperoni, carote. Affi<strong>da</strong>tele<br />
a Chu, il cuoco mongolo che<br />
buttandole su una grande piastra<br />
rovente roton<strong>da</strong> le cuoce<br />
al barbecue <strong>da</strong>vanti ai vostri<br />
occhi, e conditele poi con le<br />
tante salse a disposizione.<br />
Niente male gli spiedini di<br />
agnello. Accomo<strong>da</strong>tevi quindi<br />
al tavolo dove vi porteranno<br />
solo <strong>da</strong> bere. Con soli 15 euro<br />
(bevande escluse) mangerete<br />
a oltranza, tornando se ce la<br />
fate più volte al buffet e alla<br />
piastra.<br />
Viale Regina Margherita,<br />
19-21<br />
Chiuso lunedì<br />
FAR EAST A TUTTO TEAK<br />
nazioni thailandesi e indonesiane,<br />
qualche suggestione<br />
indiana e tante cinesi: zuppa<br />
aromatizzata alla citronella,<br />
tagliatelle malesi saltate con<br />
i gamberi e salsa di uova (10<br />
euro), riso servito dentro la<br />
foglia di loto (10 euro), pollo<br />
in salsa di mango thai (11<br />
euro). Chi ama il gusto pulito<br />
e minimale va<strong>da</strong> sul menu<br />
tepanyaki dove tutto è saltato<br />
alla piastra o su quello giapponese,<br />
tra i più ricchi in città.<br />
Da provare l’uramaki special<br />
avocado, 4 pezzi a 11 euro,<br />
o il temaki california, coni di<br />
alga con granchio, cetrioli,<br />
avocado, maionese e tobiko<br />
a 4,50 euro. Per chiudere<br />
provate le palline dolci con<br />
arachidi, sesamo o cocco.<br />
CHIKUTEI<br />
via Luigi Luciani, 21<br />
tel. 06-3225139<br />
sempre aperto<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Piemonte mangia&bevi<br />
Piemonte <strong>da</strong> bere e <strong>da</strong> mangiare,<br />
e per Roma è una rarità.<br />
L’idea l’hanno avuta Andrea<br />
e Maria, lui di Torino, lei di<br />
Bari. Tra più di 200 etichette<br />
almeno 40 arrivano <strong>da</strong>lle<br />
colline piemontesi, con alcune<br />
eccellenze selezionate tra<br />
nebbiolo, barbera, dolcetto,<br />
barolo e perfino ottimi bianchi.<br />
Rappresentate quasi tutte<br />
le regioni italiane ma non solo.<br />
In mescita (al massimo 8 euro)<br />
tutte le sere due bollicine, dieci<br />
bianchi, una dozzina di rossi,<br />
due rosati. Interessante la<br />
carta delle birre artigianali con<br />
le Baladin e quelle del Borgo.<br />
Dalle sette di sera, l’aperitivo<br />
è alla “torinese” e cioè quasi<br />
una vera e propria cena a 7<br />
euro, assicura Andrea, a cominciare<br />
<strong>da</strong>i risotti.<br />
Dal regno sabaudo arriva<br />
infatti una sterminata selezione<br />
di ghiottonerie dolci e<br />
salate: come incita lo slogan<br />
a mo’ di sottotitolo, “liberate<br />
la gola”. E allora via con una<br />
delle griffe più famose dell’arte<br />
cioccolatiera torinese,<br />
Guido Gobino. Poi i mitici<br />
nocciolini di Chiasso, i crumiri<br />
rossi. Eccellenti le selezioni di<br />
riso, il tartufo, le giardiniere,<br />
i formaggi. Da non perdere a<br />
novembre la serata della bagnacau<strong>da</strong>.<br />
Da Fafiuchè, che in torinese<br />
vuol dire letteralmente “colui<br />
che fa nevicare”, ma anche<br />
quello che fa cose meravigliose<br />
e straordinarie, tutto<br />
ciò che si degusta si acquista.<br />
Anzi, invertendo l’ordine, non<br />
si compra se prima non si è<br />
assaggiato fermandosi nel<br />
coloratissimo locale. A terra<br />
piccoli sampietrini come fosse<br />
una stra<strong>da</strong>, alle pareti arancio,<br />
azzurro intenso, rosso, cassettoni<br />
in legno sul soffitto. In<br />
fondo una sorta di grottino<br />
per le degustazioni e piccoli<br />
concerti jazz.<br />
FAFIUCHÈ<br />
via Madonna dei Monti, 28<br />
tel. 06-6990968<br />
sempre aperto<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 65
PRIMA&DOPO<br />
AZUCAR CAFÉ<br />
349-0896146<br />
Non ci sono scuse, venerdì e<br />
sabato sera l’aperitivo si prende<br />
all’Azucar Café. Perché?<br />
An<strong>da</strong>teci già solo per il posto,<br />
il Cortile del Maglio, così bello<br />
e ancora così stranamente poco<br />
frequentato. E per la carineria<br />
dei ragazzi che lo gestiscono,<br />
cubani veraci. An<strong>da</strong>teci per<br />
i cocktail caraibici e la musica<br />
di sottofondo. Per le ghiottonerie<br />
che vi renderanno ancora<br />
più felici: pizzette, focaccia di<br />
patate e formaggio, affettati<br />
vari, paella, sfiziosità cubane e<br />
altro ancora. An<strong>da</strong>teci…<br />
Via Andreis, 18/10 – Cortile<br />
del Maglio<br />
Aperto venerdì e sabato<br />
LA RHUMERIE 7<br />
011-6509660<br />
Se vi piace il rum, qui siete in<br />
paradiso. Contro la parete dietro<br />
al bancone, una serie incredibile<br />
di bottiglie (oltre 150),<br />
<strong>da</strong> perderci la testa. Scegliete<br />
e accanto al vostro bicchiere<br />
eccone un altro pieno d’acqua<br />
e ghiaccio e un piattino colmo<br />
di delizie al cioccolato. Poi,<br />
se vi concedete una “grande”<br />
bottiglia e non la consumate<br />
tutta, ve la conservano in un<br />
mobile apposito, nel salottino<br />
al piano di sotto. Sarà vostra<br />
quando tornerete, senza più<br />
sborsare un euro. Questa è<br />
civiltà!<br />
Via Ormea, 2<br />
Sempre aperto<br />
BRASILIAN BAR<br />
011-758211<br />
La formula prevede qualche<br />
buon gruppo musicale e cocktail<br />
fino a tardi. Insomma anche<br />
senza mundial il Brasilian Bar,<br />
dopo cena, non è un ripiego.<br />
Meno gente all’ora dell’aperitivo,<br />
eppure gli stuzzichini sono<br />
abbon<strong>da</strong>nti, i prezzi assolutamente<br />
abbor<strong>da</strong>bili e il grande<br />
dehors con ombrelloni bianchi<br />
notevole.<br />
Piazza Rivoli, 7<br />
Sempre aperto<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
66 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
TORINO<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
OZIO A TAVOLA? SE<br />
LO CHEF È CREATIVO<br />
Ambiente sofisticato, cucina<br />
intrigante: l’ozio vizia!<br />
Magari il nome non è troppo fantasioso,<br />
ma rende bene il concetto: si chiama<br />
Otium il neonato “polo del lusso” di<br />
Torino, oltre 800 metri quadri, <strong>da</strong> poco a<br />
pieno regime in Crocetta, vicino a Largo<br />
Orbassano. Qualità, grande cura estetica<br />
e design, manco a dirlo, sono il tratto comune<br />
delle cinque realtà ad hoc coinvolte:<br />
la storica libreria Druetto, il floral designer<br />
bresciano Nicola Falappi, lo shop di casalinghi<br />
Zani & Zani, il ristorante Otium e la<br />
IL TEMPO DELLE LUMACHE<br />
Sono lente, anzi lentissime, ma se siete golosi di chiocciole e simili non perdete tempo e mettetevi a tavola<br />
GRANGE DI NOLE (TO)<br />
LA TAVERNA DEL FREDONÈ<br />
335-6762050<br />
Qui la lumaca è l’incontrastata<br />
regina. Non per nulla la vineria<br />
è annessa all’azien<strong>da</strong> elicicola<br />
Mon<strong>da</strong>cion di Nole. Il titolare,<br />
Leandro Possio, è anche<br />
produttore di vino a Santo<br />
Stefano Belbo e, <strong>da</strong> qui, il<br />
nome della taverna: Fredonè,<br />
un mix di Freisa, Dolcetto e<br />
Nebbiolo, loro cavallo di battaglia.<br />
Si mangiano la galantina<br />
e il salame di lumaca, prodotti<br />
<strong>da</strong>ll’Azien<strong>da</strong> San Giuliano<br />
e naturalmente le lumache di<br />
casa. Per chi proprio volesse<br />
altro… pesce e carne ci sono<br />
sempre. Difficile spendere più<br />
di 30 euro.<br />
Stra<strong>da</strong> della Chiesa, 58<br />
Chiuso mercoledì<br />
CHERASCO (CN)<br />
PANE E VINO<br />
0172-489108<br />
pasticceria-cioccolateria di Ernst Knam.<br />
Tedesco d’origine ma milanese d’adozione,<br />
Ernst è salito ai vertici dell’arte dolciaria<br />
in Lombardia. Qui, per ora, ritroviamo<br />
alcuni dei prodotti che lo hanno reso<br />
famoso nella capitale meneghina: torte al<br />
cioccolato 90% e alla frutta, e ammiccanti<br />
sacchetti con bonbon e dragée; già ampia<br />
la scelta di vini <strong>da</strong> dessert tra cui spicca<br />
un Barolo Chinato, griffato Knam.<br />
Il ristorante, cuore del complesso, è stato<br />
affi<strong>da</strong>to a Nathan Cavadini, giovanissimo<br />
(24 anni) allievo di Gualtiero Marchesi.<br />
Otto i tavoli (l’arre<strong>da</strong>mento è di Driade)<br />
tutti diversi l’uno <strong>da</strong>ll’altro, sia nella<br />
Cherasco condivide con<br />
Borgo san Dalmazzo il titolo<br />
di capitale piemontese della<br />
lumaca. Da Pane e Vino, bella<br />
la sala ristorante, ampia<br />
e onesta la carta dei vini e<br />
intrigante il menu “tutto lumache”.<br />
Da quelle in umido a<br />
quelle alla parigina, passando<br />
per i tajarin con il sugo insieme<br />
ai porri e concludendo<br />
con un fritto, la soddisfazione<br />
è sempre garantita. Ottimo il<br />
carrello dei formaggi e classica<br />
la proposta di dessert<br />
(bonet, panna cotta, crema<br />
di moscato). Si spendono<br />
25/30 euro, vini esclusi.<br />
Via Moglia, 12<br />
Chiuso lunedì e martedì<br />
CHERASCO (CN)<br />
OSTERIA DELLA ROSA<br />
ROSSA<br />
0172-488133<br />
Sempre a Cherasco, l’Osteria<br />
della Rosa Rossa ha fatto<br />
naturalmente della lumaca<br />
il pezzo forte del suo menu,<br />
accanto a tante altre ghiottonerie<br />
locali. Volendo potete<br />
fare un tutto-lumache,<br />
partendo con gli spiedini<br />
e la frittata, passando alle<br />
tagliatelle per finire con<br />
le lumache alla diavola, al<br />
verde e al rosmarino. Un po’<br />
di insalata russa prima, e<br />
una panna cotta dopo, una<br />
buona bottiglia langarola e<br />
il gioco è fatto. 30 euro vini<br />
esclusi.<br />
Via San Pietro, 31<br />
Chiuso mercoledì e giovedì<br />
forma, sia nelle sedie, che nella relativa<br />
mise-en-place. Splendi<strong>da</strong> la cucina, completamente<br />
a vista.<br />
Il lusso, evidentemente, si paga. Il menu<br />
degustazione costa 80 euro e alla carta<br />
si supera agevolmente questa cifra. Un<br />
esempio di degustazioni va <strong>da</strong>l fassone<br />
piemontese battuto a coltello con funghi<br />
porcini – classico della cucina piemontese<br />
qui eseguito con ottime materie prime – ai<br />
pizzoccheri con rucola, zucchine, menta<br />
e toma magra piemontese. Molto buono<br />
al palato il filetto di tonno scottato in<br />
crosta di patate e rafano, ricetta ormai<br />
inflazionata, ma qui piuttosto intrigante in<br />
accoppiata con il piccante tubero. In conclusione<br />
la Babilonia di cioccolato bianco<br />
e lamponi al balsamico, che dà veramente<br />
prova del talento del pasticcere italo-tedesco.<br />
Interessanti anche i menu tematici<br />
più limitati, ma più accessibili.<br />
La giovane età dello chef fa sperare che<br />
l’inventiva prosegua sui binari di questa<br />
originalità. La carta dei vini è ancora in<br />
costruzione, ma dovrebbe raggiungere<br />
presto le 350 etichette, in parte suggerite<br />
come abbinamento ai piatti in menu. E<br />
per chi l’ozio lo vuole vincere? Nessun<br />
problema. Presto Nathan ed Ernst inizieranno<br />
dei corsi di cucina. Di lusso,<br />
ovviamente.<br />
OTIUM BOTTEGO 6<br />
via Bottego, 6<br />
tel. 011-5702307<br />
chiuso domenica<br />
MONCALIERI (TO)<br />
LA TAVERNA DI FRA<br />
FIUSCH<br />
011-8608224<br />
Ugo Fontanone fa una delle<br />
migliori cucine di territorio del<br />
torinese (e non solo), quindi si<br />
torna sempre con entusiasmo.<br />
Anche perché ci si degustano<br />
le più buone lumache dell’anno,<br />
morbidissime, profumate<br />
di timo e porro, splendi<strong>da</strong>mente<br />
amalgamate <strong>da</strong>lla<br />
patata e qualche scheggia di<br />
Castelmagno. Una vera leccornia,<br />
<strong>da</strong> fare il bis e il tris, non<br />
ci fosse la solita finanziera <strong>da</strong><br />
urlo, le rane in umido, agnolotti<br />
d’asino e… fermiamoci qui<br />
per carità. 30 euro più vini.<br />
Via Beria, 32 – Fraz.<br />
Revigliasco<br />
Chiuso lunedì
Ambienti raffinati e, in<br />
cucina, una rivisitazione del<br />
Mediterraneo tutta <strong>da</strong> scoprire<br />
PADOVA<br />
Viale 19<br />
Il biglietto <strong>da</strong> visita di questo locale<br />
spuntato di recente in uno dei quartieri<br />
très chic di Padova è raffinatezza: domina<br />
il minimal style d’ispirazione newyorchese,<br />
frutto del design di Aldo Parisotto<br />
e Massimo Formenton, noti creatori di<br />
spazi mo<strong>da</strong> prestati con successo alla<br />
ristorazione. Accostando tre diversi materiali,<br />
come resina naturale, pietra scura e<br />
rovere, hanno saputo creare un piacevole<br />
gioco chiaroscurale, sottolineato <strong>da</strong> un’illuminazione<br />
discreta.<br />
I due soci Alberto e Andrea non hanno<br />
lasciato nulla al caso, anche e soprattutto<br />
nella scelta del giovane chef,<br />
Federico Cattoni, con un’esperienza più<br />
che decennale alle spalle maturata alla<br />
corte di Daniel Boulud a New York o di<br />
Alain Solivérès a Parigi. L’ars culinaria<br />
di Cattoni, che varia stagionalmente per<br />
garantire la freschezza dei prodotti, non<br />
contempla mai più di due o tre sapori a<br />
portata, nell’ottica di un’originale rivisitazione<br />
della cucina mediterranea. Ecco<br />
quindi che le capesante condite e appena<br />
dorate in padella sono accompagnate <strong>da</strong><br />
una crema di zucca alla vaniglia di Tahiti,<br />
che ne addolcisce la sapidità, servite con<br />
una fetta di crudo di Parma tagliato a<br />
julienne, che esalta l’apparente contrasto<br />
di sapori, e riso croccante condito con<br />
cubetti di parmigiano e timo (22 euro);<br />
le lasagne di pasta fresca, a base di grano<br />
saraceno, vengono stese e alternate<br />
a strati di fonduta di bitto valtellinese,<br />
coste, patate sbollentate e condite con<br />
burro, aglio e salvia, infine gratinate (26);<br />
un meno elaborato riso acquerello viene<br />
mantecato con crescione e vongole,<br />
aggiunti solo a cottura ultimata (12); il<br />
piccione, le cui interiora sono state precedentemente<br />
sminuzzate finemente e<br />
rosolate con aceto e scalogno per ottene-<br />
MANGIARE & BERE<br />
VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
LA REGOLA: NEL PIATTO<br />
MAI PIÙ DI TRE GUSTI<br />
re una gustosa salsa, viene servito su una<br />
purea di patate dolci di Anguillara Veneta,<br />
guarnito <strong>da</strong> olive taggiasche (22), <strong>da</strong><br />
abbinare magari a un Badia a Passignano<br />
2001. Per concludere, mousse di fichi e<br />
zenzero o strüdel di pere, frutta secca e<br />
salsa alla vaniglia (6).<br />
Se vi frenano i prezzi, c’è la formula pausa<br />
pranzo: piatto unico insieme a un buon<br />
bicchiere di vino e caffè a 12,50 euro.<br />
viale Arcella, 17/c<br />
tel. 049-8649268<br />
chiuso domenica<br />
FUNGHI? COGLI L'ATTIMO<br />
Finferli, porcini, chiodini. Nel risotto, trifolati, in zuppa, con la carne. Quattro posti giusti al momento giusto<br />
VERONA<br />
ANTICA TRATTORIA<br />
DALL’AMELIA<br />
045-8005526<br />
In questa antica trattoria nel<br />
cuore di Verona vi sembra di<br />
essere in provincia pur trovandovi<br />
a due passi <strong>da</strong>lla centralissima<br />
piazza delle Erbe, per<br />
l’atmosfera gioviale tipica dei<br />
tempi an<strong>da</strong>ti. Menu semplice,<br />
tutto a base di funghi: le fettuccine<br />
fatte in casa ai porcini<br />
o la classica polenta e funghi<br />
(porcini, chiodini, finferli<br />
ecc…) o l’arrosto di vitello<br />
con contorno di funghi misti.<br />
Lungadige Rubale, 32<br />
Chiuso lunedì e martedì a<br />
pranzo<br />
VERONA<br />
LA GREPPIA<br />
045-8004577<br />
La Greppia, che significa<br />
“mangiatoia”, è uno storico<br />
ristorante in centro dove<br />
gustare piatti della tradizione<br />
veneta e mantovana, tipo la<br />
pasta e fagioli o i tortelli di<br />
zucca. La cucina segue il corso<br />
delle stagioni e con l’arrivo<br />
dell’autunno troverete risotto<br />
con funghi finferli mantecato<br />
con monte veronese,<br />
immancabili pappardelle ai<br />
porcini, scaloppine di vitello<br />
con porcini e funghi trifolati<br />
(circa 50 euro a testa).<br />
Via Samaritana, 3<br />
Chiuso lunedì<br />
PADOVA<br />
TRATTORIA AL FUNGO<br />
049-650645<br />
Conduzione familiare per<br />
questa caratteristica trattoria<br />
il cui proprietario è addirittura<br />
uno studioso di funghi (e<br />
la moglie li cucina!). Potete<br />
trovare nidi di polenta con<br />
cappelle di porcini ubriache,<br />
zuppa di funghi con crostini,<br />
risotto ai mirtilli con funghi<br />
porcini, agnolotti con porcini<br />
e noci, brasato al barolo con<br />
funghi misti e purea di castagne,<br />
straccetti con radicchio<br />
e funghi, tosèla, polenta e<br />
funghi. Sui 35/40 euro.<br />
Via Ugo Bassi, 22<br />
Chiuso domenica<br />
VALEGGIO SUL MINCIO (VR)<br />
ALLA BORSA<br />
045-7950093<br />
Gita fuori porta per questo<br />
must della tradizione veronese:<br />
almeno una volta<br />
merita an<strong>da</strong>rci per degustare<br />
le specialità del posto, i mitici<br />
tortellini, ma nella stagione<br />
autunnale non si può resistere<br />
alle prelibatezze a base di<br />
funghi e selvaggina. Qualche<br />
esempio? Pappardelle con faraona<br />
e finferli e la sofisticata<br />
sfogliata di funghi e zucchine,<br />
una goduria! Sui 40/50 euro a<br />
testa, con il vino.<br />
Via Goito, 2<br />
Chiuso martedì sera e<br />
mercoledì<br />
PRIMA&DOPO<br />
PADOVA<br />
BERTELLIS<br />
347-8809766<br />
Un piccolo spazio, molto intimo,<br />
a metà tra il ristorante e il<br />
bar, che periodicamente cambia<br />
pelle grazie all’esposizione<br />
di opere d’arte e alle mostre<br />
fotografiche. Una ventina<br />
i vini rigorosamente veneti e<br />
friulani in mescita a rotazione<br />
mensile, tipo lo schioppettino<br />
(2,50 euro). In più, una decina<br />
di cocktail all’assenzio (5). Tra<br />
gli assaggi, deliziosi tortini di<br />
patate ed emmenthal o polpette<br />
alle verdure e alla carne.<br />
Via Gritti, 3/a<br />
Chiuso domenica<br />
LIMENA (PD)<br />
SUITE<br />
392-9101354<br />
Wine, cocktail and music bar<br />
nuovo di zecca che apre i<br />
battenti <strong>da</strong>l breakfast time<br />
fino all’after dinner. Ormai<br />
superfluo ricor<strong>da</strong>re che, come<br />
in ogni locale patavino che<br />
si rispetti, anche qui lo spritz<br />
time, con buffet libero <strong>da</strong>lle<br />
18 in poi, la fa <strong>da</strong> padrone,<br />
mercoledì, sabato e domenica<br />
anche con dj set. Il must del<br />
posto: Suite Cocktail, a base<br />
di vodka, sciroppo al frutto<br />
della passione, blu curaçao,<br />
succo di pompelmo (5 euro).<br />
Via del Santo, 156<br />
Chiuso lunedì<br />
VERONA<br />
OSTERIA LA BOTESELA<br />
347-8826822<br />
Aperta <strong>da</strong> pochissimo, questa<br />
tipica osteria veneta è già<br />
un punto di ritrovo per gli<br />
amanti del buon bere. Ampia<br />
selezione di vini veneti, <strong>da</strong>l<br />
soave al lugana (circa 2 euro),<br />
bandito lo champagne a<br />
vantaggio del nostrano prosecco,<br />
affettati tagliati sotto<br />
ai vostri occhi, sempre freschi,<br />
saporite piade con pancetta e<br />
maionese. Rito di benvenuto:<br />
prosecco e grissino con crudo<br />
(2,50).<br />
Via C. Colombo, 91<br />
Chiuso lunedì<br />
CONVERSE CONVERSE TWEED TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 67
PRIMA&DOPO<br />
IL CALICE<br />
051-6569296<br />
Ostriche, caviale e champagne.<br />
E cocktail preparati con<br />
maestria, <strong>da</strong>l Bellini con vero<br />
frullato di pesca a un Martini<br />
cocktail <strong>da</strong> urlo (8 euro). Il<br />
Calice è un must dell’aperitivo<br />
bolognese, piacevolmente<br />
“on the road” sulla via pedonale,<br />
con tavolini riscal<strong>da</strong>ti<br />
in inverno <strong>da</strong>i funghi, o al<br />
riparo nella saletta interna.<br />
Attentissimo il servizio, con<br />
sommelier che sprigionano<br />
consigli sui vini più prestigiosi<br />
<strong>da</strong> accompagnare alle<br />
stuzzicherie.<br />
Via Clavature, 13/a<br />
Sempre aperto<br />
CIRCOLO PICKWICK<br />
051-555104<br />
All’inizio del ’900 era una<br />
drogheria, oggi è un’enoteca<br />
storica immersa in un’atmosfera<br />
d’altri tempi, con tre<br />
salette arre<strong>da</strong>te con mobilio<br />
d’epoca e sottofondo di<br />
musica jazz e anni ’70-’80.<br />
Una cinquantina le etichette<br />
di vini italiani (<strong>da</strong>i 2,50 ai 4<br />
euro al calice), birre Guinness<br />
e <strong>da</strong> ottobre Augustiner<br />
Oktoberfest. Da mangiare 50<br />
tipi di bruschette.<br />
Via San Felice, 77/a<br />
Sempre aperto<br />
NEAERA LOUNGE BAR<br />
334-1538757<br />
Un locale <strong>da</strong>ll’arredo di design<br />
sui toni del bianco e nero e<br />
<strong>da</strong>l sontuoso bancone. Ideale<br />
all’ora dell’aperitivo, con<br />
buffet a base di salumi, pasta<br />
fred<strong>da</strong>, verdure grigliate, patate<br />
al forno e insalate, quanto<br />
basta a far saltare la cena.<br />
Da bere cocktail internazionali<br />
a 6 euro, <strong>da</strong> ordinare in<br />
piedi, ai tavoli esterni sotto<br />
il portico o nell’elegante sala<br />
interna. Feste a tema giovedì,<br />
venerdì e sabato, domenica<br />
aperitivo hip hop.<br />
Via Ober<strong>da</strong>n, 37/a-b<br />
Sempre aperto<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
68 URBAN<br />
© Marcella Peluffo<br />
MANGIARE & BERE<br />
BOLOGNA<br />
DI CINZIA NEGHERBON<br />
IN TAVOLA L'AFRICA<br />
CHE CI STA DI FRONTE<br />
Profumi e sapori dell’altro<br />
Mediterraneo<br />
La “casa moresca”: un angolo di Nord<br />
Africa in pieno centro a Bologna, con tanto<br />
di mattonelle marocchine <strong>da</strong>lle geometrie<br />
arabeggianti, divani e cuscini in stoffe<br />
originali di Damasco così comodi che non<br />
ti alzeresti più, kilim e tappeti colorati, lampa<strong>da</strong>ri<br />
tipici, specchi in ferro battuto del<br />
Marocco, tavolini in ottone lavorati a mano<br />
e gabbie per uccelli tunisine. Un luogo dove<br />
ritrovare profumi, sapori e colori esotici,<br />
a partire <strong>da</strong>l tè servito in splendide teiere,<br />
che secondo l’uso marocchino parte <strong>da</strong><br />
una base di tè verde a cui si aggiungono<br />
menta fresca, zucchero e acqua di rose, e<br />
viene insaporito a piacimento con mandorle<br />
o pinoli. In menu al massimo tre piatti,<br />
che cambiano di giorno in giorno: a farla<br />
<strong>da</strong> padrone i cous cous cotti al vapore, come<br />
quello piccante con o senza verdure, la<br />
versione agrodolce con mandorle, pinoli,<br />
fichi secchi e carne di pollo, quello freddo<br />
ai gamberetti o quello very light con acqua<br />
di rose, zucchero, olio e chicchi di melograno.<br />
Altro piatto forte è il tajin marocchino<br />
cucinato nella classica casseruola in<br />
terracotta, di pollo o di carne con verdure,<br />
o alla tunisina, sotto forma di sformato,<br />
con carne macinata, pane grattuggiato,<br />
uova, prezzemolo e spezie varie. Gli antipasti<br />
tra cui scegliere a cena sono anche il<br />
piatto forte del buffet all’aperitivo, ovvero<br />
assaggi di lenticchie, humus e falafel. Per<br />
chiudere a tema, una serie di dolci a base<br />
di mandorle e pinoli insieme a un caffè<br />
turco al car<strong>da</strong>momo. Alla fine si spendono<br />
8 euro a pranzo e 20 per la cena. Ma non<br />
an<strong>da</strong>te via senza aver ceduto al rito del<br />
narghilé, altrimenti detto shisha, <strong>da</strong> fumare<br />
in compagnia (17 euro) magari <strong>da</strong>vanti<br />
a una performance di <strong>da</strong>nza del ventre il<br />
venerdì o il sabato, o a un concerto di musica<br />
etnica con terzetti marocchini, berberi,<br />
nor<strong>da</strong>fricani e arabi.<br />
LA MAISON MORESQUE<br />
via Grabinski, 2/d<br />
tel. 346-0935693<br />
sempre aperto<br />
LIVE: MANGIA E ASCOLTA<br />
Jazz, funk, rock, elettronica: musica rigorosamente <strong>da</strong>l vivo senza necessariamente rimanere digiuni<br />
CANTINA BENTIVOGLIO<br />
051-265416<br />
Tempio della musica jazz a<br />
livello internazionale, <strong>da</strong>l 1989<br />
questa antica cantina con<br />
volte a crociera e mattonelle<br />
in terracotta ospita concerti di<br />
musica <strong>da</strong>l vivo tutti i giorni<br />
dell’anno. Niente di meglio che<br />
gustarseli insieme a succulenti<br />
piatti bolognesi, come i primi<br />
tirati al matterello conditi col<br />
famoso ragù, o anche più semplicemente<br />
con un bicchiere di<br />
buon vino <strong>da</strong> scegliere tra oltre<br />
400 etichette.<br />
Via Mascarella, 4/b<br />
Di sera sempre aperto<br />
BAR WOLF<br />
051-342944<br />
Rock, funk e musica d’autore,<br />
rigorosamente <strong>da</strong>l vivo. Aperto<br />
<strong>da</strong> più di 40 anni, nell’ultima<br />
decade il Wolf è diventato<br />
tappa fissa per gli amanti<br />
della musica, con concerti di<br />
gruppi locali e internazionali<br />
tutte le sere e in inverno anche<br />
la domenica pomeriggio. Tra<br />
un pezzo e l’altro, panini storici<br />
come il Mingo con cotto,<br />
funghi e maionese e il Blt alla<br />
pancetta. Ottime birre alla spina<br />
come la Menabrea.<br />
Via Massarenti, 118<br />
Sempre aperto<br />
GIOSTRÀ<br />
051-535905<br />
Musica live a 360 gradi in<br />
questo locale all’interno di<br />
un’officina dismessa, diviso<br />
nello spazio Arena, ovvero<br />
una grande sala di 1000 metri<br />
quadri con il palco al centro e<br />
tavolini per la cena intorno, e il<br />
Café, spazio più piccolo in stile<br />
garage americano. Due concerti<br />
a sera che si alternano nei<br />
due spazi il venerdì e sabato.<br />
Specialità della casa le cover,<br />
accompagnate <strong>da</strong> un menu di<br />
cucina tipica bolognese.<br />
Via Enrico Mattei, 46<br />
Aperto venerdì e sabato sera<br />
BRAVO CAFFÈ<br />
051-266112<br />
Qui le serate di musica <strong>da</strong>l vivo<br />
spaziano <strong>da</strong>l jazz all’elettronica<br />
ai dj set, oltre alla rassegna<br />
Carta Bianca che fa esibire attori,<br />
registi e personaggi vari in<br />
veste di cantanti. Per soddisfare<br />
il palato, un menu che rivisita<br />
la tradizione con piatti come<br />
la gramigna paglia e fieno con<br />
salsiccia sfrigolata mantecata al<br />
mascarpone o i tortelloni alla<br />
ricotta profumata al limone con<br />
julienne di prosciutto toscano.<br />
210 i vini in cantina.<br />
Via Mascarella, 1<br />
Chiuso lunedì
MANGIARE & BERE<br />
NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
SORBILLO 3: LA PIZZA<br />
È Di ORIGINE DIVINA<br />
Alla terza generazione di<br />
pizzaioli la famiglia Sorbillo ha<br />
avuto la “rivelazione”<br />
Ventuno, scrivo e sottolineo ventuno<br />
figli ventuno, tra una margherita e l’altra<br />
non devono essere stati uno scherzo<br />
per la buonanima della signora Sorbillo<br />
che infatti domina <strong>da</strong>l suo bel ritratto<br />
in bianco e nero, cornice ovale in stile<br />
Viviani/Scarpetta, la nuova sala rinnovata<br />
dell’attuale pizzeria. Una delle tante impiantate<br />
<strong>da</strong>i ventuno di cui sopra lungo il<br />
decumano maggiore (la via dei Tribunali<br />
che non ci son più) per conservare, perpetuare,<br />
traman<strong>da</strong>re ai contemporanei e<br />
ai posteri il segreto dell’antica pizza napoletana.<br />
Qui, di casa, i nipoti, terza generazione<br />
di una famiglia tutta casa, chiesa<br />
e pizze. Stretta in un unico vano fino a<br />
poco fa, con le folle di giovani universitari,<br />
turisti e residenti in ordine sparso ma in<br />
paziente attesa per il raggiungimento<br />
di cotanta bontà, la pizzeria <strong>da</strong> un po’ è<br />
rinata, ampliata, raddoppiata. Inglobando<br />
l’appartamento al piano di sopra, ha<br />
aggiunto due ampie sale e molti tavoli,<br />
nell’intenzione di accomo<strong>da</strong>re il maggior<br />
numero di pizzofili accorrenti ogni dì e<br />
<strong>da</strong> ogni dove. Lasciando intatto l’antico<br />
portone, usando a decoro l’azzurro tenue<br />
e il verde chiaro, il giallo napoletano per<br />
le travi in legno, i ventilatori che servono<br />
anche d’inverno, gli oggetti in rame prodotti<br />
nelle botteghe della Rua Catalana,<br />
i simpatici Sorbillo junior sembrano aver<br />
gua<strong>da</strong>gnato l’approvazione degli avi, inclusa<br />
quella del nonno, ritratto anch’egli a<br />
mo’ di nume tutelare con austero ritratto<br />
accanto a quello della consorte prolifera.<br />
Autoproclamatasi “Accademia della Pizza”,<br />
il locale ospita piccole opere di due giovani<br />
artisti, Ulderico e Ognissanti: mastro<br />
cornaio e alchimista contemporaneo.<br />
Insieme, tra l’altro, hanno ideato un portafortuna<br />
<strong>da</strong>vvero sui generis trasformando<br />
un distributore di profilattici in distributore<br />
di corni portafortuna al costo di un<br />
euro ca<strong>da</strong>uno. Fantastico! Almeno quanto<br />
le pizze della casa (tra le tante, c’è anche<br />
quella dedicata a Totò), rinomate per la<br />
naturale lievitazione della pasta. Inventori<br />
storici (<strong>da</strong>l 1935) del “ripieno al forno”, i<br />
Sorbillo generation 3 hanno fatto incidere<br />
sul menu la frase: “‘A pizza è di origine<br />
divina”. Dubbi a riguardo?<br />
PIZZERIA SORBILLO<br />
via Tribunali, 32<br />
tel. 081-446643<br />
sempre aperto<br />
MARGHERITA E DINTORNI<br />
Conferme, riscoperte, novità: un’istantanea <strong>da</strong>lla più vivace tra le galassie gastronomiche. Quella della pizza<br />
PIZZERIA DI NAPOLI<br />
081-2396942<br />
Tiene folla Di Napoli. C’è sempre<br />
<strong>da</strong> attendere. Clientela di<br />
superaffezionati. Motivo di<br />
tanto successo? La pizza è ottima,<br />
chiaro. In 30 gusti, qualcuno<br />
anche eccentrico tipo:<br />
noci, tartufo, pesto. Materie<br />
prime: fiordilatte di Agerola,<br />
passata fatta in casa, pomodorini<br />
del Vesuvio. Anche i<br />
crocchè di patate sono squisiti.<br />
Per saperne di più…<br />
Via Marcantonio, 31<br />
Chiuso domenica<br />
PEPE NERO<br />
081-5516249<br />
Rinnovata di recente con una<br />
dominante di arancio, spicca<br />
a tinte forti tra le architetture<br />
barocche e tardofasciste della<br />
piazza al centro di via Toledo.<br />
Un perimetro di aiuole a fiori<br />
protegge i tavoli all’aperto,<br />
mentre l’interno è zeppo di<br />
citazioni locali. Trattoria e<br />
pizzeria tra le più antiche<br />
della zona, è molto amata <strong>da</strong>i<br />
giovani universitari.<br />
Piazza Carità, 11<br />
Chiuso lunedì<br />
PIZZERIA VESI<br />
081-5787362<br />
Ormai quella delle catene è<br />
una prerogativa persino delle<br />
più antiche pizzerie napoletane.<br />
Non c’è locale storico del<br />
centro antico che non abbia<br />
ormai una secon<strong>da</strong> sede, succursale<br />
o replica in zone più<br />
“accorsate” come il Vomero,<br />
Chiaia, Posillipo. La pizza è<br />
sempre buona, ma l’atmosfera<br />
dei decumani è difficile <strong>da</strong> replicare<br />
in collina. Bis?<br />
Viale Michelangelo, 79/81<br />
Chiuso domenica<br />
FERMO PIZZA<br />
081-5607036<br />
Un piccolo tavolino c’è, magari<br />
per quattro, per assaggiare i<br />
gusti uno dopo l’altro. Ma qui<br />
ci si ferma d’obbligo soprattutto<br />
per il take away, per una<br />
focaccia <strong>da</strong> passeggio, per un<br />
languorino improvviso, per una<br />
cenetta a casa tra amici senza<br />
che nessuno abbia voglia di<br />
cucinare. La porzione singola<br />
è abbon<strong>da</strong>nte. Suggerite le varietà<br />
con verdure. Snack.<br />
Via F. Cilea, 139<br />
Sempre aperto<br />
© Marcella Peluffo<br />
PRIMA&DOPO<br />
ORANGE<br />
081-4238415<br />
Tutto esaurito, al massimo<br />
postinpiedi, tra la folla dell’“I<br />
love shopping” e l’andirivieni<br />
dei centaurini di turno, per la<br />
novità dell’autunno a Chiaia.<br />
Al centro della piazzetta già<br />
zeppa di bar, risto e gelaterie,<br />
l’Orange si è ritagliato il<br />
suo posto, con area vistosa<br />
sulla pe<strong>da</strong>na all’aperto, non<br />
solo per l’aperitivo e il dopocena,<br />
ma anche per una<br />
cenetta paninara non troppo<br />
gourmet.<br />
Piazzetta Rodinò, 33<br />
Sempre aperto<br />
AMADEUS<br />
081-7613023<br />
Le dichiarazioni fin qui<br />
raccolte tra gli habitué per<br />
definire lo stile scelto per la<br />
ristrutturazione di uno dei<br />
bar più centrali del Golfo<br />
contano decine di aggettivi<br />
e citazioni, diversi indici<br />
di gradimento e qualche<br />
smarrimento, pure. Però<br />
caffè, cappucci e dolci <strong>da</strong><br />
colazione restano ottimi, e i<br />
tavolini open air sempre più<br />
strategici per rendez-vous<br />
professionali e chiacchierate<br />
tra amici.<br />
Piazza Amedeo, 5<br />
Sempre aperto<br />
AL MARTINI<br />
081-7690030<br />
Se volete scoprire dove si<br />
abbronzano anche in pieno<br />
inverno le signore dell’alta<br />
borghesia napoletana, o i<br />
loro rampolli liceali, fate un<br />
salto <strong>da</strong> queste parti, specie<br />
in tar<strong>da</strong> mattinata e all’ora di<br />
pranzo. Tutti qui, nei rispettivi<br />
peak time, a prendere il<br />
sole, drink alla mano, spremute,<br />
frullati o tè freddo con<br />
granatina di limone per le<br />
insospettabili “di passaggio”<br />
tutti i giorni!<br />
Via F. Petrarca, 1/B<br />
Sempre aperto<br />
CONVERSE TWEED<br />
in esclusiva <strong>da</strong> Foot Locker<br />
www.footlocker.eu<br />
URBAN 69
© Olivier Renck / Aurora Photos / Grazia Neri<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
SE NON NEVICA MAI<br />
È sempre colpa della televisione. Ti trovi a desiderare quello che non hai. A voler sfon<strong>da</strong>re nel mondo dello<br />
spettacolo senza saper fare niente, a “cavartela” su un atollo selvaggio per tre mesi, e magari pretendere di fare<br />
snowboard quando vivi in un luogo dove è praticamente impossibile che nevichi. Frustrati? Può <strong>da</strong>rsi. A meno<br />
che non si <strong>faccia</strong> come i ragazzi peruviani nel deserto Ica. Stufi di divorare video americani di snowboard, hanno<br />
provato a surfare con la tavola le dune di sabbia più alte del mondo, inventando un nuovo sport.<br />
URBAN 71