PIANO GESTIONE FORESTALE 1 - Amici Parco del Ticino

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3.1.1 Ambienti non forestali 3.1.1.1 Ambienti naturali e seminaturali Sulla base del lavoro di Sindaco et al. (2003), che descrive le caratteristiche degli ambienti da conservare ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, meglio nota come “Direttiva Habitat”, si fanno seguire le caratteristiche di alcune zone di particolare interesse nel Parco. Sotto il profilo botanico-vegetazionale le stazioni più interessanti sono quelle estreme, pioniere e aride e, all’inverso quelle specializzate, legate in particolare al fattore acqua, oltre che i relitti boschi ripari e planiziali. Tenuto conto che per la definizione degli habitat e per la redazione della corrispondente cartografia sono necessarie indagini appositi, di seguito si elencano quelli individuati e connessi con la gestione forestale. Il mantenimento della maggior parte degli habitat suffruticosi o erbacei in relazione dinamica con il bosco (brughiere, praterie dei Festuco-Brometalia e incluse facies a terofite del Thero-Airon) può essere effettuato solo impedendo la totale chiusura dei popolamenti forestali circostanti, in particolare nelle pinete di pino silvestre, nei querceti di rovere, nei querceti xerici di greto, nei robinieti di greto e nei pioppeti e saliceti ripari; questo può avvenire allargando con il taglio le buche e le radure nelle quali questi habitat residuali si mantengono ancora, oppure introducendo a livello localizzato forme di pascolamento ovino e caprino con cui questi spazi aperti erano un tempo in equilibrio. Habitat in relazione dinamica con i boschi 4030: Lande acidofile secche 6210: Formazioni erbacee perenni dei Festuco-Brometalia 6430: Praterie umide di bordo ad alte erbe Habitat fluviali o acquatici 3220: Corsi d’acqua alpini e loro vegetazione erbacea 3240: Corsi d’acqua alpini e loro vegetazione arbustiva a Salix eleagnos 3260: Fossi e canali a lento corso con vegetazione acquatica 3270: Fiumi con vegetazione dei banchi fangosi 3150: Acque stagnanti eutrofiche 3.1.1.2 Ambienti legati alla gestione agricola Praterie mesofile da sfalcio di bassa quota (Arrhenatherion) - COD CORINE 6510 I prati stabili di pianura occupano circa 558 ha, localizzati in due grossi nuclei, rispettivamente fra Bellinzago Novarese e Marano Ticino e nell’ansa di Monte Lame (Comune di Pombia). Altrove sono più frammentari, anche se un tempo dovevano essere molto più diffusi, in particolare fra Galliate e Romentino. I Comuni con la maggiore presenza di prati stabili sono Oleggio Castello (66%) e Pombia (10%) e Bellinzago (9%) e seguire gli altri. Seminativi - COD CORINE 82 I Seminativi occupano poco meno di 1300 ha con distribuzione più o mano uniforme su tutta la tratta del Parco, ma con continuità a sud di Oleggio. Nella maggiore parte dei casi si tratta di seminativi irrigui in rotazione (mais e riso). 38
Pioppicoltura e arboricoltura da legno - COD CORINE 83.3 La pioppicoltura si estende su circa 200 ha ed è diffusa frammentariamente su tutta la Fascia fluviale in particolare a valle di Bellinzago Novarese, mentre l’arboricoltura da legno con latifoglie diverse dal pioppo ibrido si estende su circa 10 ha. I Comuni con gli impianti di pioppo più significativi sono Cameri (30%), Pombia (16%) e Romentino (14%), ecc... Negli impianti specializzati i pioppi sono prevalentemente ibridi euramericani, soprattutto del clone I-214, che notoriamente risulta assai plastico, di facile attecchimento e, con turni di 10-15 anni assai produttivo; per contro tale varietà per raggiungere risultati apprezzabili necessita di elevate cure colturali come: lavorazioni superficiali, concimazioni, irrigazioni, trattamenti antiparassitari (è particolarmente soggetto ad attacchi fogliari da parte del fungo Marssonina brunnea) e potature. Infatti dove tali pratiche non sono effettuate, oppure vengono svolte in modo non tempestivo, sia per il rapido insediamento della vegetazione erbacea perenne come ad esempio la Solidago gigantea e arbustiva come il rovo, sia per gli attacchi parassitari, si registra una forte riduzione della qualità tecnologica e della produzione legnosa, che arriva a compromettere il risultato economico della coltura. 39
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