PIANO GESTIONE FORESTALE 1 - Amici Parco del Ticino
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) taglio selettivo <strong>del</strong>le alberature con eliminazione solo <strong>del</strong>le piante eccedenti un diametro<br />
prefissato, controllo <strong>del</strong>la vegetazione arborea e arbustiva attraverso operazioni<br />
periodiche di ceduazione al fine di mantenere le associazioni vegetali negli stadi<br />
giovanili.<br />
Le lunghezze massime consentite su tratti continui nell’ambito di uno stralcio progettuale<br />
sono pari a 2000 m, oltre i quali occorre intervallare con fasce di discontinuità di almeno<br />
1000 m.<br />
2) la gestione selvicolturale <strong>del</strong>la vegetazione arborea presente sulle sponde, nelle aree<br />
golenali, sui versanti in prossimità <strong>del</strong>l’alveo consiste in interventi di taglio selettivo <strong>del</strong>la<br />
componente arborea presente, di intensità variabile in base alle caratteristiche morfologiche<br />
<strong>del</strong>la regione fluviale, tenendo presente i seguenti principi generali:<br />
a) nelle aree prospicienti l’alveo inciso mantenere le associazioni vegetali in condizioni<br />
giovanili, con massima tendenza alla flessibilità ed alla resistenza alle sollecitazioni <strong>del</strong>la<br />
corrente.<br />
b) limitare la distribuzione di alberi con diametro rilevante in base alle caratteristiche<br />
morfologiche <strong>del</strong> corso d’acqua ed alla zonazione <strong>del</strong>le aree inondabili (sponde, scarpate,<br />
terrazzi, golene);<br />
c) favorire formazioni arboree e arbustive a mosaico, ponendo l’attenzione alla<br />
conservazione di quei consorzi vegetali che colonizzano in modo permanente gli habitat<br />
ripariali e le zone di deposito alluvionale adiacenti;<br />
d) l’intervento di taglio si deve concentrare soprattutto sugli esemplari arborei instabili o<br />
deperienti, favorendo le specie autoctone con un prelievo moderato di contenimento di<br />
quelle infestanti cercando di alterare il meno possibile la fisionomia strutturale <strong>del</strong>la<br />
vegetazione e, quindi, il livello di biodiversità <strong>del</strong>l’area.<br />
È comunque da evitare il taglio raso <strong>del</strong>la vegetazione riparia presente sulle sponde, a favore di<br />
una evoluzione verso popolamenti specializzati, adatti alle condizioni ed esigenze di alveo,<br />
sponde e aree golenali.<br />
Possono essere ammessi tagli raso localizzati <strong>del</strong>la vegetazione riparia sulle sponde<br />
limitatamente a quei casi in cui sia dimostrato che tale tipo di intervento è necessario alla messa<br />
in sicurezza (sezioni insufficienti in corrispondenza di attraversamenti e centri abitati) non<br />
sostituibile con altra tipologia di intervento più compatibile e comunque nel rispetto <strong>del</strong>la<br />
normativa vigente in materia di biodiversità e prescrizioni forestali.<br />
Legge regionale n. 37 <strong>del</strong> 29 dicembre 2006<br />
Specifica le norme per la gestione <strong>del</strong>la fauna acquatica, degli ambienti acquatici e<br />
regolamentazione <strong>del</strong>la pesca, ed indica all’articolo 12 (Lavori in alveo, programmi, opere e<br />
interventi sugli ambienti acquatici) gli indirizzi per gli interventi. Indicando anche il rispetto <strong>del</strong><br />
deflusso minimo vitale e le attività che mettano in pericolo la sopravvivenza degli ecosistemi<br />
acquatici, per estensione anche eventuali interventi forestali in alveo, soprattutto sulle sponde,<br />
devono essere eseguiti evitando di eliminare la vegetazione in grado di fornire riparo a fauna<br />
ittica.<br />
Gli interventi devono quindi, come già indicato in precedenza (DGR 38-8849) evitare il taglio<br />
raso <strong>del</strong>la vegetazione riparia presente sulle sponde.<br />
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