La Rassegna d'Ischia n. 1/2006 - versione completa in .pdf

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intorno al pozzo ed è quindi probabile che la ruota di trasmissione avesse una collocazione direttamente sul tamburo Lʼuso della noria, come detto, è terminato negli anni 1970; solo qualcuna è rimasta in funzione negli anni successivi. Lʼintroduzione delle pompe, ma soprattutto lo sviluppo rapidissimo del turismo e la conseguente urbanizzazione hanno determinato la fine dellʼagricoltura nei territori citati, come dʼaltra parte in tutta lʼisola dʼIschia. Giuseppe Silvestri LʼAngolo poetico Il pozzo del Pontano (in Ischia, di Gina Algranati, 1930) Come una luce Silenziosi cadono fiotti di luce, saltano sulle nevi come specchi infiniti; alba invade il cielo come una luce (e le tenebre chiuse con lacci stretti reclamano la loro vita). Vola la luce incessantemente e chiede di essere accolta. Scompare dietro [lʼalbero, lì, dove muoiono i gabbiani, dove si estingue il calore del nostro sentire. Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili [del cielo, (un gabbiano che non sa volare) riempie di sé, della sua presenza, lʼanfratto di eterno a lei [riservato. E il volo è breve. Un attimo. Il tempo è eterno. Infinito. Come la luce. 34 La Rassegna dʼIschia 1/2006 Massimo Colella ʻU ngigno negli orti di Citara (in Ischia dʼaltri tempi, a cura di Ilia Delizia, 1990) Citara - Approvvigionamento dʼacqua (in Ischia, foto di Bettina, 1991) Voli pindarici Piove Voli pindarici tra le nuvole in fiore Garruli smarriti appena giunti in un mistero lungo da carpire. La vita: incommensurabile segreto, spazio infinito ove il saccente pensiero non arriva se essa svanisce così comʼera giunta nel nulla eterno e più non torna candida e spoglia a formular domande. Lento scende dal cielo un baluginar di sassi e uno scolorir di luci. Angela Barnaba

«Tre secoli di sangue e di gloria» I REGGIMENTI SVIZZERI IN SERVIZIO ALLʼESTERO RIFLESSI POLITICO-CULTURALI DELLA LORO ATTIVITÀ RILETTI IN CHIAVE MODERNA È nel lontano 1496 che Carlo VIII di Francia affidò la propria sicurezza personale ad un gruppo di soldati svizzeri di élite, denominato i «Cent hommes de guerre suisses». Questa compagnia, formata da cento soldati, sempre schierati nelle immediate vicinanze del re, rappresenta il primo nucleo militare svizzero in servizio permanente presso i re di Francia, con un compito specifico: salvaguardare la persona del re e garantire la sicurezza allʼinterno del palazzo reale, dove un gruppo di soldati stava di guardia ai sigilli reali ed al tesoro della Corona, ininterrottamente di giorno e di notte. Il fatto che Carlo VIII abbia preferito per questo incarico dei soldati svizzeri a dei connazionali o ad altre unità straniere disponibili e che i suoi successori abbiano confermato questa scelta durante ben tre secoli, la dice lunga sulla affidabilità e sulla reputazione, di cui godevano le milizie elvetiche a quei tempi. Tutto ciò viene confermato in tanti e tanti documenti, i quali dimostrano come sia fuorviante lʼimpiego generico del termine «mercenariato» per qualificare lʼattività dei reggimenti svizzeri allʼestero, in quanto questa definizione viene correntemente impiegata in senso dispregiativo per indicare dei voltagabbana, pronti a mutare bandiera alla prima occasione. La storia dei nostri reggimenti, ed in particolare di quelli di stanza in Francia, dimostra quanto questa visione pecchi di superficialità ed inesattezza. Una lettura di questo saggio in senso politico od etico è superflua, dato che tale valutazione è stata già spontaneamente effettuata molto tempo addietro, con lʼadozione della neutralità armata quale unico criterio di sopravvivenza civile. La nostra intenzione è quella di approfondire il fenomeno storicamente e di interpretarlo in chiave moderna, paragonando situazioni e comportamenti di allora con quelli di oggi. *** * bruno.nicolaus@virgilio.it -- www.brunonic.org di Bruno J. R. Nicolaus * «Les meilleures troupes, celles en qui vous pouvez avoir le plus de confiance, ce sont les Suisses. Elles sont braves et fidèles» Napoléon Sebbene da una parte la stabilità del legame con la Francia sia stata criticata come vassallaggio, dallʼaltra il comportamento fluttuante di Jörg Jenatsch [1, 2] e di altri capitani di ventura non ha certamente contribuito a migliorare la reputazione delle nostre milizie. Nella fattispecie di Jenatsch, vari ed intricati fattori contingenti hanno influenzato e talora determinato la sua condotta: il clima politico con le interminabili faide tra spagnoli, francesi ed austriaci o tra cattolici e protestanti, le tensioni con la confinante Repubblica di Venezia, nonché il sincero desiderio di Jenatsch volto a trovare una soluzione politica alle discordie della sua terra natia. Particolarmente severo nei nostri riguardi fu il Guicciardini: «Sono gli svizzeri uomini per natura feroci e rusticani…Hanno fatto grande il nome di questa gente, tanto orrida e inculta, lʼunione e la gloria delle armi, colla quale, per la ferocia naturale e per la disciplina delle ordinanze, non solamente hanno difeso il paese loro, ma esercitato fuori dal paese con somma laude…». A dispetto di queste affermazioni, non si trovano molte testimonianze attendibili di abusi o soprusi commessi da truppe svizzere ai danni di popolazioni civili ed inermi, mentre vivissime, drammatiche e terrificanti sono le molteplici descrizioni delle inaudite violenze e rapine compiute da altre milizie straniere durante le operazioni belliche, come ad esempio durante il Sacco di Roma del 1527, quando Papa Clemente VII riuscì a riparare a Castel SantʼAngelo, solo grazie alla resistenza ed al sacrificio dellʼintera Guardia Svizzera. Il sacco ebbe un grave costo per la città: vi furono 20.000 vittime, oltre a danni incalcolabili su tutto il patrimonio, anche artistico. A quei tempi i soldati venivano pagati ogni cinque giorni, cioè per “cinquine” e il comandante, quando non disponeva di danaro sufficiente per la retribuzione delle soldatesche, autorizzava il cosiddetto “sacco” della città, il quale non durava in genere più di una giornata. Tempo più che sufficiente per permettere alla truppa di rifarsi della mancata retribuzione. Nel caso specifico, i lanzichenecchi rimasti La Rassegna dʼIschia 1/2006 35

<strong>in</strong>torno al pozzo ed è qu<strong>in</strong>di probabile che la ruota di<br />

trasmissione avesse una collocazione direttamente sul<br />

tamburo<br />

Lʼuso della noria, come detto, è term<strong>in</strong>ato negli anni<br />

1970; solo qualcuna è rimasta <strong>in</strong> funzione negli anni<br />

successivi. Lʼ<strong>in</strong>troduzione delle pompe, ma soprattutto<br />

lo sviluppo rapidissimo del turismo e la conseguente<br />

urbanizzazione hanno determ<strong>in</strong>ato la f<strong>in</strong>e dellʼagricoltura<br />

nei territori citati, come dʼaltra parte <strong>in</strong> tutta lʼisola<br />

dʼIschia.<br />

Giuseppe Silvestri<br />

LʼAngolo poetico<br />

Il pozzo del Pontano<br />

(<strong>in</strong> Ischia, di G<strong>in</strong>a Algranati, 1930)<br />

Come una luce<br />

Silenziosi cadono fiotti di luce,<br />

saltano sulle nevi come specchi <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti;<br />

alba <strong>in</strong>vade il cielo come una luce<br />

(e le tenebre chiuse con lacci stretti<br />

reclamano la loro vita).<br />

Vola la luce<br />

<strong>in</strong>cessantemente<br />

e chiede di essere accolta. Scompare dietro<br />

[lʼalbero,<br />

lì, dove muoiono i gabbiani,<br />

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Come una luce, una ipsilon mal scritta sui fili<br />

[del cielo,<br />

(un gabbiano che non sa volare) riempie di sé,<br />

della sua presenza, lʼanfratto di eterno a lei<br />

[riservato.<br />

E il volo è breve. Un attimo.<br />

Il tempo è eterno.<br />

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Come la luce.<br />

34 <strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> dʼIschia 1/<strong>2006</strong><br />

Massimo Colella<br />

ʻU ngigno negli orti di Citara<br />

(<strong>in</strong> Ischia dʼaltri tempi, a cura di Ilia Delizia, 1990)<br />

Citara - Approvvigionamento dʼacqua<br />

(<strong>in</strong> Ischia, foto di Bett<strong>in</strong>a, 1991)<br />

Voli p<strong>in</strong>darici<br />

Piove<br />

Voli p<strong>in</strong>darici<br />

tra le nuvole <strong>in</strong> fiore<br />

Garruli smarriti<br />

appena giunti<br />

<strong>in</strong> un mistero<br />

lungo da carpire.<br />

<strong>La</strong> vita: <strong>in</strong>commensurabile segreto,<br />

spazio <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito<br />

ove il saccente pensiero<br />

non arriva<br />

se essa svanisce<br />

così comʼera giunta<br />

nel nulla eterno<br />

e più non torna<br />

candida e spoglia<br />

a formular domande.<br />

Lento scende dal cielo<br />

un balug<strong>in</strong>ar di sassi<br />

e uno scolorir di luci.<br />

Angela Barnaba

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