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La Rassegna d'Ischia n. 1/2006 - versione completa in .pdf

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facendo riversare lʼacqua nel canale di raccolta, <strong>in</strong> un<br />

costante r<strong>in</strong>novarsi di questo movimento circolatorio.<br />

Accanto al pozzo o anche ad una certa distanza si<br />

trovava una grande vasca, detta peschiera (pischera),<br />

<strong>in</strong> cui confluiva lʼacqua dal canale di raccolta, dove<br />

evaporava e si raffreddava, prima di essere utilizzata<br />

per lʼirrigazione.<br />

Al centro del tamburo (o ruota), nei mozzi, passava<br />

un asse di ferro di forma quadrata che ad una distanza<br />

prestabilita riceveva il movimento da una corona tramite<br />

la cosiddetta “rota ʻe giégne” sulla quale era fissato<br />

una barra di legno collegata allʼas<strong>in</strong>ello (o mulo)<br />

che cont<strong>in</strong>uamente girava e azionava il congegno: allʼanimale<br />

erano applicati dei paraocchi, per togliergli<br />

la visuale e impedire che avesse la percezione del movimento<br />

circolare.<br />

Il sistema aveva dunque una <strong>completa</strong> autonomia;<br />

il contad<strong>in</strong>o, <strong>in</strong>tento al suo lavoro, anche da lontano<br />

dava uno sguardo ed <strong>in</strong>citava lʼanimale, se rallentava il<br />

passo.<br />

A Citara f<strong>in</strong>o agli anni 1970 cʼerano più di dieci norie:<br />

una presso il ristorante <strong>La</strong> Citarea, quattro nei terreni<br />

detti Padresanto, altre nelle zone occupate dalle<br />

pisc<strong>in</strong>e dei Giard<strong>in</strong>i Poseidon, dalla piazza e dal parcheggio.<br />

Qui <strong>in</strong>fatti i terreni erano <strong>in</strong>tensamente coltivati<br />

ad ortaggi, ed <strong>in</strong> particolare melanzane, pomodori,<br />

peperoni, f<strong>in</strong>occhi, <strong>in</strong>salate, fave e piselli. I pomodori<br />

detti “di Palermo” (ricci-ricci) erano molto profumati<br />

e saporiti e si esportavano anche a Napoli.<br />

A Citara, come anche ai Maronti, tutto maturava<br />

prima: già allʼ<strong>in</strong>izio della primavera donne partivano<br />

a piedi ogni matt<strong>in</strong>a dirette negli altri comuni isolani,<br />

con grandi ceste <strong>in</strong> testa e con canestri sottobraccia, per<br />

vendere i loro prodotti, <strong>in</strong> quanto si viveva soprattutto<br />

della rendita dellʼattività agricola, che restava pur sempre<br />

limitata <strong>in</strong> rapporto alla notevole fatica.<br />

Allora il silenzio assoluto della baia era appena <strong>in</strong>terrotto<br />

dallʼazione delle norie, il cui cont<strong>in</strong>uo movimento<br />

provocava un ritmato ta… ta… ta… ed era bello<br />

vedere le vaschette colme dʼacqua fumanti per il vapore<br />

e luccicanti sotto i raggi del sole.<br />

Sempre a Forio, nei terreni della Chiaia, tra la strada<br />

ed il mare, si coltivavano ortaggi e specialmente pomodori<br />

detti “mustrale”, grossi e lisci, ottimi per lʼ<strong>in</strong>salata.<br />

I terreni coltivati <strong>in</strong> questo modo erano chiamati<br />

“siena”.<br />

Anche a <strong>La</strong>cco Ameno funzionavano alcune norie:<br />

tutto il territorio retrostante la mar<strong>in</strong>a, pianeggiante,<br />

era detto “le palure” e vi si coltivavano ortaggi, cavoli,<br />

cetrioli, pomodori, f<strong>in</strong>occhi, come anche lungo via IV<br />

novembre e nei pressi del Capitello. Ma qui il sistema<br />

era leggermente modificato, perché lʼas<strong>in</strong>ello girava<br />

Riferimenti letterari<br />

Pirandello<br />

Novella “Il vitalizio”<br />

[…] Prima di lui, Ciuzzo Pace aveva ceduto per<br />

un vitalizio dʼuna lira al giorno lʼattiguo poderetto al<br />

mercante Sc<strong>in</strong>è, soprannom<strong>in</strong>ato il Maltese; e, dopo<br />

appena sei mesi, era morto<br />

Ora il silenzio, che pareva fervesse lontano lontano<br />

dʼun sordo ronzio di mosche che pure erano vic<strong>in</strong>e, dava<br />

arcanamente il senso di quella morte; ma il vecchio<br />

non ne aveva sgomento; piuttosto come unʼangoscia.<br />

Era solo, perché non aveva mai voluto né donne né<br />

amici; sentiva pena per quel suo podere, a lasciarlo<br />

dopo tanto tempo. Conosceva gli alberi uno per uno;<br />

li aveva allevati come sue creature: lui piantati, lui rimondati,<br />

lui <strong>in</strong>nestati; e la vigna, tralcio per tralcio.<br />

Pena per il podere e pena anche per le bestie che tantʼanni<br />

lo avevano aiutato: le due belle mule che non<br />

sʼerano mai avvilite a tirar lʼaratro per giornate sane;<br />

lʼas<strong>in</strong>ello che valeva più delle mule, e Riro il giovenco<br />

biondo come lʼoro, che tirava da sé senza benda né<br />

guida lʼacqua dal pozzo, pian piano, comʼegli lʼaveva<br />

ammaestrato. <strong>La</strong> noria a ogni giro della bestia dava<br />

un fischio lamentoso. Egli, da lontano, contava quei<br />

fischi; sapeva quanti giri ci volevano a riempire i vivai,<br />

e si regolava. Ora, addio Riro! E il fischio della<br />

noria, da quel giorno <strong>in</strong> poi, non lʼavrebbe più udito.<br />

- Sette, - contò <strong>in</strong>tanto, ché, pur tra i pensieri, il conto<br />

dei giri per la lunga abitud<strong>in</strong>e non lo perdeva mai.<br />

Le mule e lʼas<strong>in</strong>ello erano impastoiate su lʼaia a rimp<strong>in</strong>zarsi<br />

di paglia. Paglia, quanta ne volevano! Anche<br />

ad esse il vecchio Maràbito rivolse uno sguardo. Come<br />

le avrebbe trattate il nuovo padrone? Alla fatica erano<br />

avvezze, povere bestie, ma anche alla loro razione<br />

dʼorzo e cruschello, ogni giorno, oltre la paglia […].<br />

Antonio Machado<br />

Poesia Si è addormentato il mio cuore?<br />

( trad. a cura di Francesco Tentori Montalto)<br />

Si è addormentato il mio cuore?<br />

Alveari dei miei sogni,<br />

state <strong>in</strong> ozio? Manca lʼacqua<br />

alla noria della mente<br />

e le secchie giran vuote,<br />

sono piene solo dʼombra?<br />

No, che non dorme il mio cuore.<br />

È ben desto il cuore, è desto.<br />

Non dorme né sogna: è <strong>in</strong>tento,<br />

aperti gli acuti occhi,<br />

a lontani segni ascolta<br />

agli orli del gran silenzio.<br />

<strong>La</strong> <strong>Rassegna</strong> dʼIschia 1/<strong>2006</strong> 33

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