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TRIPOLI 1943, TUTTI A SCUOLA ! - Exlalialcollelasalle.It

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<strong>TRIPOLI</strong> <strong>1943</strong>, <strong>TUTTI</strong> A <strong>SCUOLA</strong> !<br />

L’avventurosa ripresa della scuola a Tripoli<br />

di Aldo Maria Calandra<br />

(Foto A) - Tripoli. La bella linea architettonica di stile moresco-coloniale dell’Istituto dei “Fratelli Cristiani” di Via Mazzini.<br />

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, noi italiani della Libia se da un lato eravamo entusiasti<br />

perché spinti dalla natura di quel travolgente sentimento d’italianità che ci univa, dall’altro, dopo la<br />

guerra per noi tragicamente conclusasi, ci trovammo coinvolti in quel meccanismo colonial-politico che<br />

tanta parte ebbe specie in molti di noi giovani educati allo studio e alla scuola del dovere.<br />

L’ultima guerra, a noi scolaretti degli anni ’30, ci ha scombussolato non poco. Fino al 1939, la<br />

frequenza della scuola elementare funzionava regolarmente: ricordo che venivo accompagnato e poi<br />

ripreso dai miei genitori o da chi si prestava di riportarmi a casa. Il problema sorse dopo. Perché, durante<br />

la guerra, l’insegnamento venne sospeso e tutte le scuole chiuse. Una vera pacchia per noi alunni (si fa<br />

per dire) perché la mattina si poteva dormire.<br />

Il 23 gennaio <strong>1943</strong> gli inglesi entravano a Tripoli senza colpo ferire. All’alba di quel giorno si<br />

diffuse subito la voce: “le truppe inglesi sono al porto che si cuociono le uova”. Nessuna resistenza vi<br />

fu da parte dei soldati italiani tutti in ritirata verso la Tunisia. In città, dove in ogni via e in ogni piazza<br />

aleggiava aria di abbandono e di mestizia, erano rimasti soltanto gli abitanti.<br />

Durante l’occupazione delle armate inglesi si viveva tutti un po’ avventurosamente. Avevamo perso<br />

la guerra e anche se Tripoli al contrario di Bengasi, Tobruk, e delle altre città della Marmarica, o<br />

come per le città in <strong>It</strong>alia, non ebbe molto a subire guerre interne, vendette e sparatorie, possiamo dire<br />

che la guerra la sentimmo soltanto per quei 365 bombardamenti degli aerei inglesi e per il furibondo<br />

bombardamento navale del 21 aprile 1941, che ci costringevano a metterci al sicuro in campagna.<br />

Fino al <strong>1943</strong>, quindi, le scuole non funzionarono più. La calma che si viveva in città faceva respirare<br />

una tregua di sollievo. Gli uffici privati e pubblici funzionavano sì, ma senza guida e come se fossero in<br />

attesa di chissà quale nuova ripresa civile o di quale inizio della vita sociale. Eravamo come stralunati,<br />

immersi in una sorta di smarrimento ipnotico. Avevamo perso la guerra, quindi ben poco potevamo<br />

aspettarci dai vincitori. Noi ragazzi ci crogiolavamo nell’inerzia contenti di non andare a scuola. Ma per<br />

poco. Perché i primi a riaprire le scuole furono i Fratelli delle Scuole Cristiane.<br />

Quel magnifico Istituto di Via Mazzini, che durante il conflitto aveva aperto alle famiglie uno<br />

scantinato costruito dagli stessi Fratelli come rifugio-anticrollo a otto metri sotto terra, per proteggerli<br />

dai bombardamenti, aveva subìto seri danni specie per lo scoppio di un treno carico di esplosivo fermo<br />

alla Stazione Riccardo non distante dall’Istituto. Ma il dinamico direttore Fr. Flaviano e i Fratelli tutti,<br />

non si persero d’animo e, approfittando della chiusura della scuola, come per miracolo ripristinarono le<br />

aule, la chiesetta, il teatro, e nel cortile, usato come deposito di materiali per i restauri, accumularono<br />

della sabbia dove vi coltivarono verdure e ortaggi (foto C) per le esigenze degli stessi Fratelli, ma anche


(Foto B) – L’istituto danneggiato dai bombardamenti.<br />

(Foto C) – Tripoli 1942. I Fratelli al lavoro nel cortile.<br />

(Foto D) – Tripoli 1942. La comunità dei Fratelli con gli<br />

ospiti militari Zulù.<br />

Il primo a destra (in piedi) è Fratel Eriberto.<br />

per le tante famiglie profughe dalla Cirenaica che<br />

i Fratelli ospitavano nell’Istituto.<br />

I Fratelli riattivarono l’Istituto di Via<br />

Mazzini. E iniziarono ad affluire numerosi gli<br />

alunni da tutti i rioni di Tripoli. In quell’anno,<br />

<strong>1943</strong>, i miei genitori mi iscrissero alla prima<br />

media. Da un lato, per noi giovani, c’era un po’<br />

di delusione (l’annosa stasi vacanziera ci aveva<br />

abituati male!), ma dall’altro, l’idea di tornare a<br />

scuola ci riempiva d’entusiasmo: la prospettiva<br />

del luogo, della scuola, i preparativi, i libri, gli<br />

insegnanti, insomma la novità, ci elettrizzavano,<br />

ma soprattutto in noi c’era l’attesa di conoscere i<br />

nuovi Insegnanti, i nuovi compagni di classe e fare<br />

nuove amicizie. Amicizie che, dopo settant’anni,<br />

molte sono rimaste valide fino ad oggi per il piacere<br />

di incontrarsi e per la soddisfazione di raccontarsi<br />

le birichinate adolescenziali. Ovvio dire che<br />

con molti carissimi vecchi compagni di scuola<br />

dell’Istituto La Salle, le birichinate adolescenziali<br />

non ce le possiamo più raccontare.<br />

Molto vivida e presente è rimasta ancora oggi,<br />

la figura del mio caro indimenticabile insegnante<br />

Fratel Eriberto, educatore di infinite virtù, rigido<br />

ma comprensivo, da farsi voler bene e da farsi<br />

ricordare dopo tanti anni con immenso affetto da<br />

tutti i suoi allievi. Da queste righe gli invio un<br />

affettuosissimo fraterno abbraccio augurandogli<br />

di poterci leggere ancora e sempre più a lungo.<br />

L’Istituto dei Fratelli Cristiani funzionava<br />

sia come scuola che come convitto. Ma non tutti<br />

gli allievi frequentavano il convitto. Inoltre non<br />

tutti rimasero a frequentare le Medie presso l’<br />

Istituto perché molte famiglie non abitavano nella<br />

zona ma in tutt’altra parte della città, come chi<br />

scrive, che abitava nella città vecchia la Hara,<br />

vicino il porto. Ovvio, per molti genitori, era più<br />

conveniente mandare i propri figli alla scuola più<br />

vicina alla propria abitazione.<br />

Il gran numero di scuole che il Governo<br />

italiano aveva istituito per decreto in Libia prima<br />

del <strong>1943</strong>, ebbero quindi un certo arresto. Dopo,<br />

furono le scuole dei Fratelli Cristiani che supplirono a questa mancanza e iniziarono a funzionare<br />

regolarmente. Negli anni successivi le cose cambiarono sensibilmente. La scuola era necessaria e i<br />

giovani non potevano rimanere abbandonati a se stessi e senza scuole governative, tanto più che negli<br />

anni ’30 che precedettero la guerra, il Governo italiano aveva così bene organizzato tutte le Scuole della<br />

Libia da abituare noi giovanetti a tutt’altra disciplina, educazione, rispetto per il prossimo e amore per<br />

la Patria.<br />

Si riaprirono le Scuole pubbliche.<br />

Venne istituita la Scuola Elementare Centrale che l’Amministrazione occupante Britannica, per<br />

ragioni contingenti alla situazione politica del momento, dispose che le 5 classi elementari fossero


(Foto E) – Il Libro Sussidiario per<br />

le Scuole Elementari di Stato, in<br />

dotazione a Tripoli negli anni ’30.<br />

(Foto F) – Il frontespizio in <strong>It</strong>aliano e in Arabo del Sussidiario per l’insegnamento<br />

della Lingua Araba nel 1947.<br />

allungate alle 6a, 7a, e 8a classe. In sostanza furono aggiunte le<br />

tre classi della scuola media costituendo in tal modo quella che, in<br />

seguito, fu chiamata la Scuola Media Unica il cui Preside era il<br />

Prof. Virgilio Casini. Le altre scuole che iniziarono a funzionare<br />

regolarmente, furono la Scuola di Studi Magistrali “G. Pascoli”,<br />

il Liceo Ginnasio “Dante Alighieri”, la Scuola di Avviamento<br />

Professionale Industriale, tutte ubicate in Via Lazio (Sciara Mizran),<br />

e l’Istituto Tecnico per Ragionieri e Geometri “G. Marconi” in<br />

Corso Sicilia.<br />

A Tripoli, come scuole gestite da ordini religiosi, oltre all’ Istituto<br />

dei Fratelli Cristiani di Via Mazzini, c’erano quelle femminili delle<br />

Suore Giuseppine di Suk el-Turk, e delle Suore Francescane.<br />

Quando tutte le Scuole pianificarono definitivamente il proprio<br />

calendario d’insegnamento, la frequenza degli studi di molti alunni<br />

e alunne italiani, ma anche musulmani, ebrei, greci, ecc., proseguì<br />

senza interruzioni. La Scuola Elementare Centrale, alla quale si<br />

accedeva lungo una scalinata, era ubicata nella stradina (di cui non<br />

conosco il nome) che dava su Via Lazio, quasi di fronte alla Scuola<br />

Media “Dante Alighieri”. Negli anni<br />

che seguirono, e siamo nel 1947, si<br />

istituì anche l’insegnamento della<br />

lingua araba impartita da professori<br />

italiani ed arabi. Gli autori che<br />

compilarono il sillabario della lingua<br />

araba “La Base” (Foto F) furono<br />

Mohamed Kamel el Huni, Maria Vella<br />

e Mustafa Ageli, mentre Fuad Cabasi<br />

provvide ad illustrare con disegni e<br />

schizzi ogni pagina del sussidiario. Va<br />

ricordato che il Prof. Fuad Cabasi, fu<br />

allievo dei Fratelli Cristiani all’epoca<br />

in cui esisteva ancora la Scuola del<br />

Vicariato. Poeta dotato di notevole<br />

sensibilità, dal 1998 coprì la carica<br />

di Ambasciatore della Giamahiria<br />

Popolare Socialista della Libia presso<br />

la Santa Sede.<br />

Per gli studenti musulmani che volevano frequentare classi italiane elementari e medie, era stato<br />

disposto che l’insegnamento delle discipline religiose della lingua, delle scienze islamiche, della<br />

letteratura e della storia, potevano essere impartite in lingua araba. Già dal 1940, infatti, esistevano a<br />

Tripoli e in tutta la Libia, liberamente frequentate, centinaia di scuole coraniche e scuole elementari<br />

dove insegnavano sia maestri libici che maestri italiani.<br />

Queste le notizie che posso ricordare sulla scuola di Tripoli fino a quel febbraio 1947 in cui l’<strong>It</strong>alia,<br />

per il trattato di pace che ne seguì, perdette ogni diritto coloniale sulla Libia. (In caso di inesattezze qui<br />

riportate, invito il lettore a comunicarlo per il bene della corretta informazione e della verità storica).<br />

Pur rimanendo operante la scuola per gli italiani, il nuovo regno di Idris El Senussi a cui era stato<br />

riconosciuto dalle Nazioni Unite il governo della Libia, nella nuova Costituzione reale del 7 ottobre<br />

1951, inquadrava l’educazione scolastica sotto i seguenti tre articoli:<br />

Art. 28 - Ogni libico ha diritto di fruire della pubblica educazione; e pertanto lo Stato provvede alla<br />

diffusione dell’insegnamento per mezzo di scuole statali ed anche tramite scuole private, per Libici e<br />

per stranieri, dallo Stato stesso autorizzate e controllate.


(Foto G) – Il Libro Verde.<br />

Art. 29 - L’insegnamento è libero fintanto che non sovverta l’ordine<br />

pubblico e non offenda la morale. L’ordinamento scolastico è<br />

regolato a termine di legge.<br />

Art. 30 - L’educazione primaria è obbligatoria per i bambini e per<br />

le bambine di nazionalità libica. L’educazione primaria ed iniziale<br />

è gratuita nelle scuole statali.<br />

Il colpo di Stato del 1969 del regime rivoluzionario di Gheddafi<br />

contro Re Idris, vanificò l’andamento scolastico del precedente regno<br />

senussita, e benché la Libia abbia ereditato dal Governo italiano<br />

una ricca e funzionale attrezzatura scolastica prodigiosamente<br />

sviluppata ed estesa anche nei piccoli centri abitati e nei villaggi<br />

costruiti per italiani e per libici, la materia dello studio venne<br />

sviluppata sulla base sociale della “Terza Teoria Universale” che lo<br />

stesso colonnello Gheddafi scrisse e svolse nel suo “Libro Verde”.<br />

Al Capitolo “IstruzIone”, pag. 159, infatti, si legge: “La scienza e<br />

l’apprendimento non consistono solo nel programma sistematico e<br />

nelle materie ben classificate che i giovani sono costretti a imparare<br />

in libri stampati durante determinate ore, mentre stanno seduti in fila. Questo tipo di istruzione, che<br />

attualmente prevale in tutto il mondo, è un metodo contrario alla libertà. L’istruzione coercitiva, di<br />

cui vanno fiere le nazioni al mondo ogni volta che riescono a imporla ai giovani, è uno dei metodi<br />

repressivi della libertà. […]. L’istruzione di tipo coercitivo, l’istruzione metodizzata e sistematizzata, in<br />

realtà è un abbrutimento forzato delle masse. Tutti gli stati che limitano gli indirizzi di insegnamento in<br />

forma di programmi ufficiali e che costringono la gente a seguirli (fissando in modo ufficiale le materie<br />

e le conoscenze di cui viene richiesto l’ apprendimento) esercitano prepotenza contro i loro cittadini.<br />

[…]”.<br />

Una definitiva dissoluzione della scuola si ebbe con l’espulsione dei 70.000 italiani dalla Libia,<br />

a seguito della quale anche i Fratelli dovettero dismettere ogni insegnamento e subire la stessa sorte<br />

di tutti gli italiani. Con la confisca di tutti i beni degli italiani e delle Chiese anche l’Istituto di Via<br />

Mazzini fu requisito ed acquisito dal regime rivoluzionario. Molti italiani tornarono in Patria, ognuno<br />

nella propria terra d’origine. Altri si avventurarono ancora una volta in una nuova emigrazione in terra<br />

straniera, come fu per molti che si trasferirono in Australia, in Inghilterra o negli Stati Uniti. Anche<br />

i Fratelli Cristiani dell’Istituto di Via Mazzini furono costretti a rientrare in <strong>It</strong>alia dove, obbedendo<br />

alle direttive della Casa Generalizia di Roma, furono accreditati ai vari Istituti “La Salle” dislocati in<br />

<strong>It</strong>alia.<br />

Notevole d’interesse è la storia dell’“Associazione ex allievi<br />

di Tripoli” fondata da Fratel Amedeo. Questa “Associazione”<br />

fu la sua creatura prediletta, alla quale rivolse giorno e notte<br />

ogni attenzione ed ogni momento per affermarla e diffonderla<br />

con un lavoro da vero certosino. Purtroppo, nel 1970, anche<br />

l’Associazione, con grande delusione e disappunto del suo<br />

fondatore, esauriva la sua gloriosa attività africana.<br />

Ma, evidentemente, il suo patrono San Giovanni Battista<br />

De La Salle, non era d’accordo. L’instancabile Fratel Amedeo<br />

dopo giunto in <strong>It</strong>alia, sfogliando il Librone ove venivano<br />

registrate le cronache dell’Associazione” sin dal 1951, anno<br />

della fondazione, scrisse a fondo pagina con caratteri ben<br />

(Foto H) – Fr. Amedeo, fondatore della<br />

Associazione e del Notiziario “L’Oasi”<br />

visibili e in rosso: “Qui termina la Cronaca della Associazione<br />

della Libia”. Nella pagina seguente, però, e a capo della<br />

intera nuova pagina scrisse: “Di qui inizia la Cronaca della<br />

Associazione ‘profuga’ dalla Libia”.<br />

Era fin troppo chiaro: il perseverante Fratel Amedeo non demordeva. Non aveva intenzione di


abbandonare, e riuscendo a rintracciare i più lontani<br />

e introvabili ex allievi dell’Istituto di Tripoli, dava il<br />

via anche in <strong>It</strong>alia allo sviluppo e alla continuità<br />

dell’“Associazione ex-allievi lasalliani della Libia”,<br />

che dopo la sua morte avvenuta l’8 dicembre 1995,<br />

venne chiamata Associazione Exlali “Fratel<br />

Amedeo” .<br />

In <strong>It</strong>alia l’Associazione si sviluppò non poco e se<br />

tutti gli ex-lali della Libia ancora oggi si ritrovano e<br />

si riuniscono nei grandi Raduni di Roma e delle<br />

altre città d’<strong>It</strong>alia, lo devono all’in-stancabile<br />

Fratel Amedeo, fondatore dell’Associazione e del<br />

(Foto I) - Roma. Veduta aerea del grande Complesso<br />

dell’Istituto “Colle La Salle”. Sono visibili oltre ai<br />

vari edifici, scolastici e di alloggio, i Campi Tennis, di<br />

Calcetto, di Pallavolo di Basket e per le Manifestazioni<br />

ginniche. (Foto Umbria Fly / Giuseppe Ziliotto).<br />

Notiziario “L’Oasi”.<br />

La numerosa sezione degli ex-lali di Roma, con<br />

sede nell’Istituto dei Fratelli Cristiani “Colle La<br />

Salle”, capitanata da Mario Calandra e da Antonio<br />

Capodieci, non poteva essere di meno dalle proficue<br />

iniziative di Fratel Amedeo. Seguendo le sue orme<br />

e con il beneplacito dell’entusiasta Fratel Bernardino, Direttore del “Colle La Salle”, ed emerito<br />

Vicario ausiliario del Provinciale Fratel Donato Petti, oltre ad organizzare ogni anno, con pazienza<br />

ed alacrità, i Raduni di Roma nell’ampio e confortevole Istituto dei Fratelli Cristiani “Colle La Salle”,<br />

ha dato vita a questo sito telematico www.exlalialcollelasalle.it.<br />

L’intenzione di costituire questo sito, di cui sono responsabili Mario Calandra e Antonio Capodieci,<br />

è di riportare virtualmente ogni ex allievo di Tripoli e di Bengasi, alla scuola e agli Insegnanti delle Scuole<br />

Cristiane, a quei lontani momenti di vita tripolina, agli studi e alla spensieratezza dell’età giovanile.<br />

Qui, ogni ex allievo può trovare lo spazio per raccontare a tutti le proprie avventure scolastiche e<br />

giovanili; e, per contro, ogni novello allievo delle Scuole dei Fratelli Cristiani del “Colle La Salle”, come<br />

di ogni altro Istituto lasalliano, può, invece, fare tesoro dell’esperienza degli anziani, per testimoniare ai<br />

posteri l’inizio del loro futuro.<br />

Lo sforzo di tutti gli organizzatori della Sezione di Roma e la nascita del sito hanno un ben preciso<br />

scopo: ricordare in primis Fratel Amedeo fondatore dell’Associazione e del notiziario “L’Oasi”,<br />

secundo non dimenticare l’Istituto dei Fratelli Cristiani di Tripoli. Perché, proprio da questo Istituto,<br />

la grande maggioranza dei giovani di Tripoli, sia italiani che musulmani, israeliti, e maltesi, oggi<br />

sparpagliati nel mondo, hanno iniziato i loro studi e dato vita alla loro professione. Infine, far conoscere<br />

ad ognuno l’opera educativa della secolare istituzione scolastica lasalliana, che il Francis Thompson,<br />

poeta animato da profonda religiosità, la definì “una società che coltiva quell’importante figura<br />

di uomo, che un altro poeta aveva chiamato nuovo Eroe, cioè, colui che lavora con pazienza sui<br />

ragazzi, senza aspettarsi riconoscimenti o stima ed è soltanto intento a procurare la felicità dei<br />

giovani, proteggendoli contro padroni poco coscienziosi, cioè poco cristiani, e anche contro se<br />

stessi, perché i ragazzi sono ignari di troppe cose”.<br />

(Le foto A- B-C-D-H sono tratte dal Notiziario “L’Oasi”; le foto E-F-G, dall’Archivio<br />

A. M. Calandra).<br />

Aldo Maria Calandra

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