Farro medio - Di.Pro.Ve
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CEREALI<br />
MINORI<br />
1
FARRO<br />
Triticum<br />
2
FARRO<br />
• <strong>Farro</strong> è la denominazione generica attribuita<br />
indifferentemente a ben tre specie diverse del<br />
genere Triticum, comunemente chiamate<br />
“frumenti vestiti”.<br />
• Da alcuni anni è diventato oggetto di una forte<br />
ripresa di interesse, per un insieme di fattori<br />
legati alla riscoperta di cibi tipici e alternativi, a<br />
provvedimenti di politica agraria volti a<br />
diversificare gli indirizzi produttivi e al recupero<br />
di aree marginali e svantaggiate attraverso<br />
forme di agricoltura ecocompatibili, alla<br />
accresciuta sensibilità nei riguardi della<br />
conservazione di specie agrarie a rischio di<br />
estinzione o di erosione genetica.<br />
3
FARRO<br />
• In Italia la coltivazione del farro può contribuire<br />
alla valorizzazione di ambienti marginali,<br />
attraverso la tipicità e la qualità della materia<br />
prima e dei suoi derivati ottenuti da coltivazioni<br />
e da attività di trasformazione realizzate in<br />
quelle stesse aree, nonché in forza delle<br />
opportunità che attività di questo tipo<br />
forniscono al recupero di tradizioni e di valori<br />
storico-culturali propri di quegli ambienti.<br />
• Le più importanti aree italiane di coltivazione<br />
sono la Garfagnana e l'area umbro-laziale, a<br />
cavallo tra l’Umbria ed il Reatino (comprendente<br />
l’alta valle del Corno e l’alta Valnerina in<br />
Umbria, l’altopiano di Leonessa (Rieti) ed altri<br />
territori di confine tra la provincia di Rieti e<br />
l’Abruzzo).<br />
4
FARRO<br />
CEREALE VESTITO UTILIZZATO DALL'UOMO SIN DAL NEOLITICO<br />
3 SPECIE :<br />
TRITICUM MONOCOCCUM L.<br />
TRITICUM DICOCCUM Schubler<br />
TRITICUM SPELTA L.<br />
b TETRAPLOIDE 2n=28 GENOMA AB<br />
(FARRO PICCOLO) a<br />
(FARRO MEDIO) b<br />
(FARRO GRANDE) c<br />
a DIPLOIDE 2n=14 GENOMA A<br />
ORIGINE: TURCHIA<br />
DOVE CRESCE SPONTANEO IL PROGENITORE: T. boeoticum<br />
ORIGINE: ASIA Occ.<br />
DOVE CRESCE SPONTANEO IL PROGENITORE: T. dicoccoides<br />
c ESAPLOIDE 2n=42 GENOMA ABD ORIGINE: ASIA Centro-Occ.<br />
DOVE CRESCE SPONTANEO Aegilops squarrosa CHE INCRO-<br />
CIATASI CON T. dicoccum HA DATO ORIGINE A T. spelta<br />
5
1 <strong>Farro</strong> piccolo 2 <strong>Farro</strong> <strong>medio</strong> 3 Spelta<br />
(T. monococcum) (T. dicoccum) (T. spelta)<br />
6
Caratteristiche botaniche<br />
<strong>Farro</strong> piccolo o monococco: ha culmo sottile e debole, spiga<br />
distica, aristata, compressa lateralmente. Le spighette hanno<br />
glume consistenti (la lemma è aristata), che racchiudono una,<br />
molto raramente due, cariossidi schiacciate lateralmente, a<br />
frattura semivitrea. È il farro di più antica origine e<br />
coltivazione.<br />
<strong>Farro</strong> <strong>medio</strong>: presenta, come il farro piccolo, spiga compatta e,<br />
generalmente, aristata. Le spighette contengono di norma due<br />
cariossidi, raramente tre. La domesticazione del T. dicoccum fu<br />
molto più rapida di quella del farro piccolo (per la sua<br />
superiore produttività grazie alle due cariossidi per spighetta<br />
invece dell’unica d T. monococcum).<br />
<strong>Farro</strong> grande: presenta spiga lasca, priva di reste o munita di<br />
reste brevissime. Come nel farro <strong>medio</strong>, le spighette<br />
contengono due cariossidi, raramente tre. È il farro di origine<br />
più recente (due millenni più tardi di farro piccolo e <strong>medio</strong>).<br />
7
Adattamento alle zone marginali<br />
Si adatta a quelle zone marginali dove i terreni sono poco<br />
adatti alle moderne varietà di frumento e di altri cereali a<br />
paglia.<br />
- Rusticità, modeste esigenze di fertilità, resistenza al freddo;<br />
ma anche caratteristiche morfologiche e fisiologiche quali:<br />
– elevato accestimento, che entro certi limiti, può consentire il<br />
recupero di una sufficiente fittezza delle colture nei casi di<br />
semine mal riuscite o di diradamenti dovuti a freddi invernali;<br />
– ciclo tardivo, non compatibile con un clima meno piovoso e<br />
più caldo di quello collinare-montano durante le fasi finali del<br />
processo produttivo;<br />
– taglia alta, che con la tardività del ciclo e il forte accestimento<br />
conferisce elevata suscettibilità all’allettamento, avversità che la<br />
scarsa fertilità degli ambienti marginali permette di contenere;<br />
– cariosside vestita, valida protezione contro avversità biotiche<br />
e possibili alterazioni della granella causate dalla piovosità che<br />
di norma accompagna la granigione e la maturazione negli<br />
ambienti alto collinari.<br />
8
Specie e varietà<br />
<strong>Farro</strong> piccolo: è il meno produttivo il più<br />
tardivo (10-20 giorni rispetto alle comuni<br />
varietà di frumento). Molto suscettibile<br />
all’allettamento. Il farro piccolo presenta<br />
interesse soprattutto sotto l’aspetto<br />
qualitativo: le cariossidi, a frattura semivitrea,<br />
hanno un elevato contenuto di<br />
proteine e di carotenoidi.<br />
9
Pigmentazione da carotenoidi in pani di:<br />
monococco (accessione ID140) e frumento tenero (cv. Pandas)<br />
10
Biscotti di frumento tenero (A) e di monococco (B e C)<br />
Biscotti di frumento tenero (a sinistra) e di monococco (a destra)<br />
11
Specie e varietà<br />
<strong>Farro</strong> <strong>medio</strong>: è il più importante e il più diffuso in Italia, tanto da<br />
essere spesso considerato il farro per antonomasia. È la specie<br />
tipica delle aree tradizionali di coltivazione. Nell’ambito di tali areali<br />
la coltivazione e la riproduzione in loco da lunghissimo tempo dei<br />
medesimi genotipi hanno differenziato delle popolazioni autoctone<br />
(ecotipi) caratteristiche, e caratterizzanti, degli areali medesimi.<br />
Ogni ecotipo costituisce un elemento di tipizzazione della produzione<br />
del proprio areale di coltivazione, con riferimento al quale viene<br />
generalmente denominato.<br />
Le particolarità caratterizzanti i tipi dei vari ambienti riguardano<br />
soprattutto habitus di sviluppo e produttività più che la morfologia<br />
della pianta. Per quanto riguarda il primo carattere sono ad habitus<br />
di sviluppo nettamente autunnale i farri della Garfagnana e del<br />
Molise, che dimostrano elevate esigenze di freddo. Sono pertanto<br />
tipi “non alternativi”, non adatti alla semina di fine inverno. La<br />
popolazione dell’Italia centrale, viceversa, si caratterizza per elevato<br />
grado di primaverilità: di tipo “alternativo” idoneo a semine<br />
“marzuole” (fine inverno-inizio primavera), quali di norma sono<br />
realizzate in certi ambienti (altopiano di Leonessa) del suo areale<br />
tipico di coltivazione.<br />
12
Specie e varietà<br />
<strong>Farro</strong> grande: possiede potenzialità<br />
produttive superiori al farro <strong>medio</strong>, che<br />
tuttavia possono esprimersi appieno solo<br />
in ambienti non troppo sfavorevoli. In<br />
situazioni pedoclimatiche difficili lo<br />
spelta non risulta competitivo col farro<br />
<strong>medio</strong>, anche in conseguenza del più<br />
lungo ciclo di sviluppo.<br />
<strong>Di</strong>versamente dal farro <strong>medio</strong> lo spelta<br />
non è presente in Italia sotto forma di<br />
popolazioni autoctone, mentre sono<br />
disponibili numerose varietà commerciali,<br />
quasi tutte selezionate in paesi<br />
centroeuropei.<br />
13
Tecnica colturale<br />
La tecnica di coltivazione è estremamente semplificata e<br />
in certi casi rudimentale quanto ai mezzi tecnici<br />
impiegati e alla modalità della loro applicazione.<br />
Limitatissimo o assente è l'impiego di prodotti di<br />
sintesi, in particolare di erbicidi; anche l’impiego di<br />
concimi è inesistente o limitato ad apporti molto ridotti<br />
di fertilizzanti azotati.<br />
Generalmente non sono adottati regolari schemi di<br />
successione delle colture.<br />
La preparazione del letto di semina non è così accurata<br />
come quella degli altri cereali vernini. L’attuale<br />
tendenza agronomica alla semplificazione delle<br />
lavorazioni, con un minor numero e intensità degli<br />
interventi, presenta aspetti di grande interesse anche nel<br />
caso della coltura del farro, per i vantaggi derivanti<br />
dalla riduzione del costo delle lavorazioni e dal<br />
contenimento dell’impatto ambientale (rischi di<br />
erosione).<br />
14
Tecnica colturale<br />
La semina è di norma autunnale, salvo in ambienti ad altitudini<br />
elevate dove viene eseguita a fine inverno. La semina post-invernale<br />
può cadere da fine febbraio ad aprile inoltrato, a seconda delle<br />
condizioni locali. La quantità di seme vestito da impiegare è molto<br />
variabile (da un minimo di 70 a un massimo di 150 kg/ha), per un<br />
investimento non superiore a 150-200 cariossidi a metro quadrato. La<br />
semina può essere effettuata a spaglio o con le comuni seminatrici<br />
per cereali.<br />
Riguardo alla concimazione, di solito è sufficiente la letamazione o la<br />
fertilità lasciata dall'erba medica. Il farro ha infatti modeste esigenze<br />
in fatto di elementi nutritivi. Modesti apporti di azoto possono<br />
viceversa rendersi utili su terreni di fertilità molto scarsa, con<br />
avvicendamenti in cui prevalgono colture sfruttanti o senza apporti<br />
di letame. È da tener presente che questi cereali sono molto<br />
suscettibili all'allettamento.<br />
Essendo coltivati in zone marginali, dove si fa poco uso di erbicidi,<br />
difficilmente si fa ricorso a un controllo chimico delle infestanti.<br />
Inoltre questi cereali presentano una rapida crescita iniziale e un<br />
elevato accestimento, risultando quindi molto competitivi nei<br />
confronti delle infestanti.<br />
15
Raccolta e utilizzazione<br />
È più tardiva rispetto al frumento e viene effettuata a<br />
partire dalla fine della prima metà di luglio e fino a metà<br />
agosto, a seconda delle aree e del tipo di farro. A causa<br />
dell'elevata fragilità del rachide, durante la trebbiatura si<br />
deve ridurre la velocità di avanzamento della macchina e<br />
di rotazione dell'aspo.<br />
Le produzioni sono molto variabili: dai 2,8-3,0 t/ha nei<br />
terreni di pianura ai 1,0-1,8 delle zone di montagna e<br />
marginali.<br />
La granella, di elevato valore alimentare, può essere<br />
impiegata nell'alimentazione zootecnica. Oggi viene<br />
impiegata quasi esclusivamente nell'alimentazione<br />
umana.<br />
Nel caso dello spelta, può essere impiegata anche nella<br />
panificazione.<br />
La coltivazione del farro può contribuire alla<br />
valorizzazione di ambienti marginali (<strong>Farro</strong> della<br />
Garfagnana IGP - Riconoscimento CE: Reg. CE n.1263/96).<br />
16
FARRI MEDI<br />
17
Orzo<br />
Hordeum vulgare<br />
18
ORZO<br />
L’Hordeum vulgare deriva dalla domesticazione della forma<br />
selvatica Hordeum spontaneum, ancora oggi presente allo stato<br />
naturale (distico e rachide fragile) nel vicino oriente.<br />
I principali paesi produttori sono:<br />
Russia, Canada, Germania, Spagna e Turchia.<br />
19
ORZI DISTICI<br />
Hordeum vulgare distichon<br />
Solo la spighetta mediana è<br />
fertile mentre le due laterali sono sterili.<br />
ORZI POLISTICI<br />
Hordeum vulgare hexastichon aequale<br />
Le 3 spighette sono fertili e disposte a<br />
raggiera; la spiga appare a 6 file.<br />
Hordeum vulgare hexastichon inaequale<br />
Le 3 spighette sono fertili e quelle laterali<br />
si sovrappongono con quelle soprastanti;<br />
la spiga appare a 4 file e quadrangolare<br />
21
D<br />
I<br />
S<br />
T<br />
I<br />
C<br />
O<br />
P<br />
O<br />
L<br />
I<br />
S<br />
T<br />
I<br />
C<br />
O<br />
ORZO: distico - polistico<br />
22
EVOLUZIONE SUPERFICIE E PRODUZIONE IN ITALIA<br />
23
<strong>Pro</strong>duzione<br />
24
ORZO: caratteristiche botaniche –<br />
composizione cariosside<br />
• culmo: formato da 5- 8 internodi; altezza da 30-150 cm; auricole lunghe, ligula<br />
allungata<br />
• glume: molto piccole.<br />
• glumette: molto sviluppate e aderenti strettamente alla cariosside;<br />
lemma con nervatura mediana che termina in una robusta resta;<br />
palea piccola e avvolta dalla lemma.<br />
• granello: cariosside vestita (ma esistono forme nude, poco diffuse).<br />
• peso 1000 semi: vestiti: 45-55 g per i distici; 35-45 g per i polistici.<br />
• peso ettolitrico: 65-75 kg per i distici; 60-70 kg per i polistici.<br />
Composizione granello (%):<br />
estr. inazotati 67-70<br />
proteina grezza 10-11.3<br />
grassi 1.8-2.1<br />
fibra 3-6<br />
ceneri 2.2-2.5<br />
25
CARIOSSIDE DI ORZO<br />
26
Orzo perlato<br />
27
ESIGENZE ED ADATTAMENTO AMBIENTALE<br />
28
TECNICA COLTURALE<br />
• Avvicendamento: orzomais-orzo,<br />
per aziende<br />
zootecniche<br />
• Lavori preparatori:simili al<br />
frumento<br />
• Concimazione. 60 kg/ha N,<br />
100 kg/ha P, 50 kg/ha K.<br />
• Semina: 300-350 semi<br />
germinabili m 2 ; maggiore<br />
quantità per il distico. Non<br />
anticipare la semina a causa<br />
delle virosi trasmesse da<br />
afidi<br />
• Controllo infestanti.<br />
Attenzione alcuni<br />
diserbanti del frumento<br />
sono tossici per l’orzo.<br />
30
Terza foglia, fine levata<br />
Inizio accestimento, fine levata<br />
Inizio accestimento, levata<br />
Inizio accestimento, botticella<br />
Inizio accestimento, inizio levata<br />
Terza foglia, levata<br />
Terza foglia, botticella<br />
Quarta foglia, accestimento<br />
Accestimento, secondo nodo<br />
Accestimento, secondo nodo<br />
-Pinoxaden+cloquintocet-mesile<br />
-Tralcossidim<br />
-<strong>Di</strong>clofop-metile<br />
Orzo<br />
-Clopiralid+MCPA+Fluroxipyr<br />
-Tribenuron+mcpp<br />
-Fluroxipyr<br />
-Florasulam<br />
-Tribenuron metile<br />
-Metsulfuron metile<br />
-Triasulfuron<br />
<strong>Di</strong>cotiledoni con Galium<br />
Graminacee<br />
31
Principali avversità<br />
• Rinchosporium sp., specialmente sui distici<br />
• Ruggini<br />
• Oidio<br />
• Virus del nanismo giallo<br />
• Helminthosporium gramineum<br />
• Ustilago sp.<br />
• Fusariosi<br />
• Pythium<br />
• Aspergillus<br />
• Pyrenhophora graminea (Drechslera graminea) e Pyrenophora<br />
teres<br />
• Afidi<br />
• Allettamento<br />
• Pregerminazione<br />
32
Afidi:vettori del virus del nanismo<br />
33
Virus del nanismo<br />
34
Varietà resistente<br />
35
Striatura bruna da Pyrenhophora graminea (Drechslera graminea)<br />
36
Maculatura reticolare da Pyrenophora teres<br />
37
Ruggine bruna da Puccinia hordei<br />
38
Rincosporiosi da Rinchosporium secalis<br />
39
Rincosporiosi da Rinchosporium secalis<br />
40
Utilizzazione<br />
42
Qualità orzi da malto<br />
• Peso 1000 semi e calibro<br />
Sono misure che indicano il grado di riempimento e la dimensione del<br />
granello<br />
• <strong>Pro</strong>teine<br />
Conferiscono torbidità alla birra e rendono più friabile la macinazione<br />
dell’orzo maltato<br />
• β-glucani<br />
Costituiscono i ¾ delle pareti cellulari dell’endosperma e prevengono<br />
l’accesso degli enzimi idrolitici all’amido e alle proteine, riducendo la<br />
resa in estratto. Con le proteine rallentano la filtrazione del mosto e<br />
quindi devono essere degradati più rapidamente nel corso della<br />
maltazione<br />
• Viscosità (cP)<br />
È inversamente correlata alla sua filtrabilità e dovrebbe attenersi a valori<br />
prossimi a 1,50 cP (centipoise) e comunque inferiori a 1,60 per evitare<br />
problemi nella lavorazione della birra<br />
• Resa in estratto (HWE)<br />
Indica la sostanza estraibile e quindi utilizzabile per la fermentazione<br />
alcolica. La resa in birra e il grado alcolico, dipendono da quanto<br />
materiale utile può essere solubilizzato dall’orzo maltato. Un buon malto<br />
ha una resa > 77%<br />
45
La maltazione<br />
47
La birrificazione<br />
• La tecnica di fabbricazione della birra è vecchia di secoli<br />
e si compone di quattro fasi:<br />
• Miscelazione dell'infusione di malto con acqua,<br />
riscaldando fino ad una temperatura che favorisca la<br />
completa conversione in zuccheri dell'amido contenuto<br />
nel cereale<br />
• Bollitura del "mosto di malto" così ottenuto con<br />
conseguente concentrazione e quindi aggiunta di<br />
luppolo<br />
• Fermentazione, provocata con aggiunta di lieviti al<br />
mosto, che causa la formazione di alcol e anidride<br />
carbonica gassosa, ambedue prodotti della reazione tra<br />
lieviti e zuccheri<br />
• Invecchiamento, in cui le proteine presenti vengono<br />
sedimentate oppure "digerite" dagli enzimi; tale processo<br />
può durare dalle 2 alle 24 settimane. Oggi si preferisce<br />
separare dal mosto l'anidride carbonica che si forma<br />
durante la fermentazione per reintrodurla nella birra<br />
durante l'imbottigliamento<br />
48
La specie Secale cereale comprende forme coltivate e selvatiche.<br />
Deriva da forme perenni, S. montanum e S. anatolicum, e<br />
successivamente dalla forma annuale S. vavilovii.<br />
I principali paesi produttori sono: Russia, Polonia, Bielorussia,<br />
Germania, Ucrania, Kazakhistan e Cina.<br />
In Italia (3.100 ha) prevalentemente in Lombardia, Piemonte, per la 50<br />
produzione di granella (panificazione) o per foraggio.
SEGALE: spighetta<br />
• spighette: riunite in file opposte con una spighetta per ciascun nodo;<br />
ogni spighetta porta 3 fiori (2 fertili e 1 abortito) ed è protetta da<br />
2 glume strette. La spighetta terminale è sterile.<br />
• glumette: lemma molto larga e finemente ciliata con resta terminale pelosa;<br />
la palea è sottile, con 2 carene; a maturazione lasciano scorgere la<br />
cariosside.<br />
51
SEGALE: cariosside<br />
• granello: cariosside più sottile di quella del frumento è di colore<br />
bruno-oliva o verde-oliva, per pigmentazione dell’aleurone e del<br />
pericarpo.<br />
• peso 1000 semi: 30 g circa<br />
• peso ettolitrico: 60-70 kg<br />
52
TECNICA COLTURALE<br />
MOLTO SIMILE A QUELLA DEL FRUMENTO<br />
SCARSE ESIGENZE DI AZOTO<br />
MOLTO COMPETITIVA CON LE INFESTANTI (no diserbo)<br />
SEMINA ANTICIPATA E PIÙ DENSA SE DESTINATA AD<br />
ERBAIO<br />
53
SEGALE – POPOLAZIONI E IBRIDI<br />
Quasi tutti di costituzione straniera<br />
54
(popolazione)<br />
55
SEGALE CORNUTA (Claviceps purpurea)<br />
Principale avversità è la Claviceps purpurea nota come segale cornuta per la<br />
presenza di sclerozi neri o bruni che rimpiazzano i semi sulle spighe.<br />
Effetti dannosi nell’alimentazione; ha un valore commerciale in campo<br />
farmaceutico.<br />
56
UTILIZZAZIONE DELLA SEGALE<br />
• In panificazione (da sola o in miscela con<br />
frumento tenero)<br />
• <strong>Pro</strong>duzione di whisky e vodka<br />
• Uso zootecnico, prevalentemente erbaio<br />
57
FRUMENTO<br />
TRITICALE<br />
SEGALE<br />
60
TRITICALE: caratteristiche botaniche<br />
• culmo: generalmente eretto.<br />
• infiorescenza: spiga simile a frumento; più slanciata e più grossa.<br />
• spighette: spighetta terminale fertile (al contrario della segale);<br />
fertilità simile a quella del frumento (più di 2 fiori fertili).<br />
• glume: evidenti, grandi, come frumento ma pelose e dentellate sulla<br />
nervatura, possono terminare con un mucrone.<br />
• glumette: lemma simile a quella della segale, dentellata ma in<br />
misura minore, spesso aristata, con lieve peluria; reste con<br />
portamento più o meno eretto a seconda che derivi<br />
dall'incrocio con frumento tenero o duro.<br />
61
TRITICALE: cariosside<br />
• granello: cariosside simile a quella del frumento ma più<br />
scura e più stretta, con tendenza a fuoriuscire dalle<br />
spighette a maturità.<br />
• peso 1000 semi: 20-50 g<br />
• peso ettolitrico: 68-73 kg<br />
La granella ha un contenuto in proteina (20%) ed in lisina superiore a<br />
quella del frumento e della segale. Presenta anche un più elevato<br />
contenuto di P, Fe, Cu,<br />
Zn, Mn.<br />
62
TRITICALE: origine<br />
TRITICALE (Triticosecale W.) (Triticum x Secale)<br />
• ploidia:<br />
FR. TENERO<br />
(3x)<br />
X<br />
4x<br />
Elevata instabilità citologica,<br />
sterilità, taglia alta, seme<br />
striminzito.<br />
FR. DURO<br />
(2x)<br />
3x<br />
X<br />
SEGALE<br />
(x)<br />
SEGALE<br />
(x)<br />
TRITICALE<br />
OTTOPLOIDE<br />
8x = 56 CROMOSOMI<br />
TRITICALE<br />
ESAPLOIDE<br />
6x = 42<br />
CROMOSOMI<br />
63
TRITICALE<br />
Sono disponibili varietà<br />
invernali e primaverili.<br />
Le migliori varietà da<br />
granella sono pure<br />
idonee per uso foraggero.<br />
La produzione di biomassa<br />
può raggiungere 10 t/ha s.s.<br />
Granella e insilato sono<br />
particolarmente indicate<br />
nella alimentazione dei<br />
suini per alto contenuto<br />
in protidi e fibra.<br />
68
È stata per molti<br />
anni il cereale<br />
principale per<br />
l’allevamento dei<br />
cavalli (la biada).<br />
La riduzione di tali<br />
allevamenti ha<br />
provocato una<br />
drastica riduzioni<br />
delle superfici<br />
coltivate.<br />
70
AVENA: caratteristiche botaniche<br />
• culmo: altezza da 60 fino a 150 cm con diametro da 2 a 6 mm; alcune cv<br />
presentano peli ai nodi.<br />
foglie: prive di auricole, ligula molto sviluppata<br />
• infior escenza : pannocchia composta da numerosi assi secondari più o meno lunghi<br />
e sottili, semplici o ramificati ; gli assi secondari sono verticillati e si<br />
dipartono dallo stesso nodo; gli assi terziari portano la spighetta.<br />
76
AVENA: spighetta<br />
• spighette: poliflore (2-5 fiori); da 20 a 120 spighette per pannocchia<br />
• glume: larghe ovali, debolmente carenate e acuminate.<br />
• glumette: la lemma aristata sul dorso o mutica; la palea è<br />
bicarenata.<br />
77
• granello: cariosside vestita.<br />
• peso 1000s: 20-45 g<br />
• peso ettolitrico: 30-60 kg<br />
Esistono anche varietà a<br />
seme nudo<br />
AVENA: cariosside<br />
Attenzione alla semina:<br />
le cariossidi vanno spuntate<br />
per evitare una irregolare<br />
distribuzione della semente.<br />
78
Avena, segale e triticale<br />
Inizio accestimento, fine levata -Clopiralid+MCPA+Fluroxipyr<br />
Inizio accestimento, botticella<br />
Accestimento, levata<br />
Quarta foglia, accestimento<br />
-Fluroxipyr<br />
-Ioxinil+MCPP<br />
-Triasulfuron-metile (no triticale)<br />
<strong>Di</strong>cotiledoni con Galium<br />
81
AVENA - UTILIZZI<br />
• Usi alimentari<br />
Elevato contenuto proteico e di lisina, metionina e<br />
triptofano; buon contenuto in acidi grassi con<br />
favorevole rapporto tra polinsaturi e saturi; carboidrati<br />
e fibre con elevata digeribilità e ricchi di beta glucani;<br />
effetto benefico per diabete e colesterolo.<br />
Panificazione e biscotteria, in miscela (3%+7%) con<br />
frumento tenero.<br />
Alimenti per l’infanzia (base per omogeneizzati).<br />
<strong>Pro</strong>dotti multicereali, addensante per zuppe, sughi,<br />
salse, etc.<br />
I tipi a seme nudo sono i più idonei alla destinazione<br />
alimentare.<br />
83
AVENA - UTILIZZI<br />
• Usi non alimentari<br />
<strong>Pro</strong>duzione di cosmetici – la farina di avena ha la capacità<br />
di assorbire le secrezioni sebacee e di creare, tramite<br />
dei beta glucani, un film protettivo sulla pelle.<br />
Dalle glume viene pure estratto il furfurolo largamente<br />
utilizzato per la produzione di resine<br />
<strong>Pro</strong>duzione di adesivi<br />
L'avena contiene antiossidanti che impediscono ai cibi<br />
grassi di irrancidire; per questa proprietà, viene<br />
generalmente usata nella produzione delle carte in cui<br />
si avvolgono gli alimenti.<br />
Uso zootecnico (il 75% della produzione mondiale)<br />
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