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gennaio - Accademia dei Concordi

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difficile il disvelamento della sua identità.<br />

Così come in una fototessera uno sfregio sul naso, un foro su un occhio o la<br />

deformazione della bocca con la penna biro compromettono la possibilità di<br />

riconoscere il soggetto che ci era noto, così in una città italiana storica la distruzione<br />

di uno o più <strong>dei</strong> fatti costitutivi che l’hanno caratterizzata impedisce o allontana nel<br />

tempo la sua identificazione.<br />

Ho pensato di chiedere l’aiuto di un santo per confortare questa mia affermazione e<br />

certo la scelta di San Bellino, patrono della nostra città è difficilmente contestabile.<br />

L’ìmmagine che vi propongo è un pregevole bassorilievo in pietra d’Istria del santo<br />

patrono, posto originariamente nel pilastro sulla chiave dell’arco del ponte del Sale<br />

(foto 1) e che ora si trova sull’angolo sud, verso il corso del Popolo, all’incrocio<br />

con via Laurenti, a circa sei metri di altezza sulla parete di palazzo Pio, che è il<br />

retro di palazzo Roverella. Si tratta di un’immagine che mostra il santo e martire<br />

San Bellino in ginocchio di fronte a una figura di donna che sostiene<br />

con il braccio sinistro un bambino ignudo e con la destra porge un<br />

serto, interpretato da alcuni come un ramo di rose, da altri come la<br />

palma del martirio. Il santo<br />

offre alla Madonna la cosa<br />

più preziosa e cioè la sua città<br />

per porla sotto la protezione<br />

della madre di Dio. Non è<br />

un dono simbolico, come un<br />

contratto di sottomissione o<br />

la consegna delle chiavi ma<br />

è proprio la città fisica con le<br />

sue mura, le sue torri e tutta la<br />

popolazione che in essa è contenuta. San Bellino è ben consapevole che l’identità di<br />

Rovigo non è un’astrazione ma una precisa realtà fisica e tridimensionale ed egli, per<br />

il bene della comunità, decide di consegnarla nelle mani di Colei che può garantirne<br />

la vita nel futuro e che, a dimostrazione di ciò, ha tra le braccia la primizia del futuro<br />

cittadino, il piccolo infante.<br />

Quest’immagine supera dunque i confini della lettura di una Rovigo profondamente<br />

cattolica rappresentata dalle tre persone del Santo (la comunità), la Madonna (colei<br />

che per la comunità intercede) e il bimbo (il Cristo verso il quale deve tendere la<br />

realizzazione di ognuno) e accoglie, senza essere contraddetta, anche una lettura<br />

laica e cioè quella che vede l’autorità massima del Polesine (il Vescovo) consegnare<br />

la città fisica alla rappresentante della comunità che si accredita come in grado di<br />

garantire la continuità della vita attraverso l’infante che è il futuro cittadino.<br />

E’ questa una bella lezione di urbanistica.<br />

L’urbanistica come è intesa ai giorni nostri ha poco più di sessant’anni. Con questo<br />

non si può certo dire che prima essa non esistesse dato che se dobbiamo giudicare<br />

- 2 -<br />

(foto 1)

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