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gennaio - Accademia dei Concordi

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CITTÀ E ARCHITETTURA DEL ‘900 A ROVIGO<br />

PARTE PRIMA: 1900 - 1945<br />

Guido Pietropoli<br />

Come rodigino ho sempre considerato questa città un po’ come il poeta Kavafis<br />

dice essere Itaca per Ulisse. C’è un momento della vita in cui l’incontro con Itaca,<br />

Rovigo o Rovigo/Itaca non è più eludibile; nel male e nel bene questa è la città che<br />

ha accompagnato le nostre esistenze, che custodisce i luoghi della memoria.<br />

Certo la città è fatta di persone, di attività, di atmosfere, di luci e di nebbie ma, e<br />

forse soprattutto, è fatta di case, strade, palazzi che le conferiscono quella particolare<br />

identità grazie alla quale noi possiamo affermare di essere in questo luogo preciso di<br />

frontiera tra il Veneto e l’Emilia, il mare e molti corsi d’acqua tanto che questa terra<br />

è chiamata “Polesine”.<br />

Polesine significa ‘tratto di terra insulare, piatto, coperto generalmente da vegetazione<br />

arbustiva, eroso e staccato dalle rive per opera di alluvioni e di violente correnti<br />

fluviali (lat. mediev. Pollìcinum = terra paludosa)’; come dire che per costituzione<br />

fisica è impossibile a Rovigo essere chiara e solare e che i suoi abitanti sono umbratili,<br />

malinconici, schivi e con tutto ciò che consegue ad un sito che è arrostito dai caldi<br />

estivi e reso umido e nebbioso dalle manifestazioni metereologiche delle altre tre<br />

stagioni dell’anno.<br />

Parlando di Rovigo la recente edizione della guida rossa del Touring dice:<br />

“ Situata nel cuore del Polesine di cui è capoluogo, Rovigo non ha attrattive turistiche<br />

pari a quelle di altre città venete ma esprime fortemente un senso di appartenenza<br />

alle radici padane nell’insieme delle sue architetture, a metà fra l’influenza veneta e<br />

quella ferrarese, delle sue istituzioni e della sua economia (agricolo-commerciale e<br />

industriale specialmente nei settori alimentare, tessile e del legno), che sviluppa un<br />

discreto bacino di influenza lungo l’asse Padova-Ferrara. La visita della città si svolge<br />

nell’arco di mezza giornata.”<br />

Per quanto ridotto sia il numero di edifici insigni, di raccolte di opere d’arte, di teatri,<br />

di musei e chiese, non è certo sufficiente una mezza giornata per interiorizzare un<br />

incontro significativo con la nostra città. L’approccio a Rovigo deve essere lento: la<br />

città non si offre rumorosamente e in pochi attimi ma necessita di essere frequentata<br />

con una respirazione pacata e con un’indagine più vicina a quella propria di un<br />

flâneur che a quella dell’inviato speciale in corsa tra un volo intercontinentale e<br />

l’altro.<br />

Quest’anima segreta è ancor più di difficile lettura immediata a causa delle molte<br />

trasformazioni che la città ha subito, soprattutto nel secolo scorso.<br />

Nelle varie epoche ogni città costruisce una sua identità pur sempre mutevole ma<br />

generata da un personale DNA che ne indirizza gli sviluppi futuri. Contrastare questo<br />

DNA significa contrastare il suo naturale sviluppo e, soprattutto, rendere sempre più<br />

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