gennaio - Accademia dei Concordi

a drio d’Ariana per ciaparla in strada:
e vedo in giro femene che bala
co’ gnanca un velo sora el sen che suda
e el dio de tuti i dii che porta in spala,
in toro trasformà, ’na tosa nuda:
Ercole vedo po’, che la ghe boie
contro el lion potente de Nemea
e zente che se cava le sô voie
e ’n dio che mena a spasso la so dea:
e vedo el dio dei ladri e par ch’el scapa
e quel che tira l’arco e fa le sfide
e quei che gà le coe che le gh’inzampa
i piè de cavra e ’n te la barba ride:
tuti amigoni, tuta zente bona
che beve e bala, se diverte e zoga,
se vanta, canta, s’inghirlanda e sona
e l’è pecà ch’el çielo se la toga.
Il misurato Ghirardini 50 :
«Le rappresentanze, che li [i vasi attici] adornano, ci traggono nell’atmosfera serena
e lieta del mondo ellenico. Immagini mitiche e umane vivono e si muovono (…). Profili
delicatissimi d’efebi e di donzelle, nudi modellati con sobrietà efficace in ogni particolare
anatomico, panneggiamenti dalle finissime falde secondanti le forme corporee, costumi, armi,
attributi di ogni maniera, determinanti 1’indole de’ personaggi, varietà infinite di azioni,
d’aggruppamenti, di scene.
(…) Sono divinità dell’Olimpo, che incedono in pompa solenne sui loro cocchi: Amazzoni
a cavallo; Giove, che tramutato in toro trascina via sul dorso la bella Europa; Bacco, che
insegue Arianna; Mercurio in rapida corsa; Sileni dalle lunghe code cavalline, e Menadi
orgiasticamente danzanti; Ercole, che doma il leone di Nemea e il toro di Creta; che combatte
Alcioneo; Teseo uccisore. del Minotauro; Orfeo assalito da una donna di Tracia; Amazzoni
pugnanti con eroi della Grecia.
Oppure sono situazioni colte dalla vita reale e rese genericamente. Qua un equilibrista,
che beve accostando la tazza alla bocca senza toccarla; là un giuocatore del cottabo; altrove
saltimbanchi cogli halteres; discoboli; tiratori d’arco; suonatori di cetra e di flauti; guerrieri.
E’ tutta una moltitudine di figure ritratte vivacemente da maestri insigni dell’Attica e
trapiantate in queste terre iperboree, nelle gelide nebbie della valle padana, fra genti dimoranti
ancora su palizzate, in mezzo a lagune e paduli».
Ora non v’è dubbio che l’assunzione figurativa dei soggetti e la vivace
rappresentazione dei miti greci, da Piva rivissuti e metamorfizzati in chiave di
idealizzazione rustico-polesana, possano avere risentito anche di altre ascendenze,
50 GHIRARDINI 1905, pp. 24-26.
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