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gennaio - Accademia dei Concordi

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che fu veneta», egli sembra, raffinatamente, suggerire una specie di continuità di<br />

stirpe tra antichi Veneti e «Polesani» 46 . Se questo è veramente il messaggio che Piva<br />

vuole diffondere quasi con tecnica subliminale, occorre ribadire che si tratta di un<br />

assunto improponibile (ovviamente non è rintracciabile in Ghirardini) e che si spiega<br />

quale vistosa e seducente “fantasticheria” di un sognatore-poeta. Esso, tuttavia, ha<br />

un significato pregnante e basilare nel contesto generale della produzione poetica di<br />

Piva: il cantore del Polesine vuole dare identità storica, spessore civile, dignità ad<br />

una gente, rispetto ed onore ad un volgo disperso afflitto da tante avversità naturali<br />

che faticava ad avere un nome.<br />

Se poi vogliamo addentrarci con riferimenti a Tra l’Àdese e ’l Po, è difficile<br />

sottrarsi all’impressione che alcuni versi non abbiano risentito delle parole di<br />

Ghirardini:<br />

I versi «O palafite, nostre case prime, / çento volte invelà, de po’ rifate» e «O<br />

vasi negri a strisse de sanguigno» e ancora «o robe sconte in tera da ’sto scrigno /<br />

scavà con el badile e con i pichi: / arme de piera per copar cinghiai, / aròle, tochi<br />

d’ambra lavorà (…) / che sconti drento in tera i v’à catà» 47 sembrano rimandare alle<br />

espressioni ghirardiniane: «a quello che la zappa fa uscir fuori da sotto le zolle: (…)<br />

i prodotti dall’attività umana, depositati sotterra, quali documenti autentici di un<br />

grande archivio»; «molti resti di palafitte con ossami di cinghiali, (…), armi (…),<br />

resti di vasi (…) dipinti a zone rosse e nere. (…), una certa platea di terracotta,<br />

in cui fu facile riconoscere un focolare»; «palafitte che sorreggevano il pavimento<br />

delle capanne (…)»; «Fra i vasi arcaici, raccolti fra mezzo alle palizzate di Adria, ve<br />

n’hanno alcuni… dipinti a zone rosse e nere orizzontali e parallele», confrontabili<br />

con quelli delle «tombe atestine attribuite al terzo periodo della civiltà primitiva<br />

della regione» 48 .<br />

E si legga pure la V sequenza di Tra l’Àdese e ’l Po 49 , dove, però, la<br />

“dipendenza” di Piva consiste, obiettivamente, solo negli stessi soggetti enumerati<br />

dal Ghirardini dipinti su vasi attici, mentre la “sfrenata”, prorompente, umanamente<br />

simpatica e partecipata descrizione è frutto dell’ispirazione, del fervore, dell’estro,<br />

dell’enthousiasmós di Piva:<br />

Incoronà de pampani la testa,<br />

vedo un bon dio che ride e no’ ghe bada<br />

de córar scalmanà per la foresta<br />

Cima nell’ultimo decennio del secolo scorso. Scavi, ricerche e, soprattutto, studi sono ancora in corso. In<br />

questa sede mi limito a rinviare a F. WIEL-MARIN, La ceramica attica a figure rosse di Adria. La famiglia<br />

Bocchi e l’archeologia, CLEUP, Padova 2005, pp. 84, 86-87 (qui la bibliografia finora edita).<br />

46 PIVA 2000, pp. 7, 30.<br />

47 PIVA 2000, p. 17, IV, vv. 1-2, 5, 7-10, 12.<br />

48 GHIRARDINI 1905, pp. 15, 16, 17, 18.<br />

49 PIVA 2000, p. 18, V , vv. 1-20.<br />

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