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gennaio - Accademia dei Concordi

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convento e di incontrare (il fantasma di) Martino, abate della comunità monastica<br />

benedettina dall’anno 961 (agli inizi del Duecento sarà “riformata” secondo la regola<br />

dell’ordine camaldolese), col quale intrattiene un colloquio. Le parole, appassionate<br />

e struggenti, del vecchio e santo frate, che incute riverenza («ghe baso, in zenocio,<br />

le man» 17 ), ripercorrono i momenti salienti della millenaria storia della Vangadizza,<br />

per la quale occorre avere un occhio di riguardo anche per la corposa postilla storicoesegetica<br />

del poeta 18 : le donazioni del marchese Almerico II e di sua moglie Franca<br />

nel 955 e quelle successive di «altri principi devoti» 19 , tra cui vanno annoverati i re<br />

italici Berengario e Adalberto (nel 961) e il marchese Ugo di Tuscia (negli anni 993,<br />

996, 997) 20 , che si può considerare il vero fondatore dell’abbazia di S. Maria della<br />

Vangadizza. Il poeta esagera l’influenza e il peso del patronato della casa d’Este<br />

esercitati sull’abbazia (soprattutto secoli XI-XIII, ma con prolungamenti periodici<br />

e non continuativi fin nel XV secolo) 21 . Tuttavia egli è ben consapevole che «su ’ste<br />

sponde se bateva / Este, Padova e Verona, / ogni Casa la voleva / che la sua la fusse<br />

bona» 22 e questo avviene tra XII e prima metà del XIII secolo, quando la supremazia<br />

del comune di Verona si fa sentire sulla Vangadizza, cui subentrerà dalla piena<br />

seconda metà del Duecento e per gran parte del Trecento l’egemonia di Padova.<br />

Nel Quattrocento, pur con alterne fasi, il “vento del potere” gira e spira a favore di<br />

Venezia. Inoltre, sempre in questo secolo, incomincia il “regime” della commenda<br />

tra Canal Bianco e Po nei comuni di Pontecchio, Crespino e Gavello, in “Quaderni di archeologia del<br />

Polesine”, I, a cura di E. MARAGNO, Atti del Convegno di archeologia sperimentale, Villadose 28 agosto<br />

1999, Stanghella 2000, pp. 96-98; R. PERETTO, L. SALZANI, Prime indagini nel sito di Larda di Gavello<br />

(Rovigo), in L’età del bronzo recente in Italia, Atti del Congresso Nazionale di Lido di Camaiore, 26-29<br />

ottobre 2000, a cura di D. COCCHI GENICK, Mauro Baroni editore, Viareggio - Lucca 2004, pp. 520-521.<br />

Anche in località Colombina si sono recuperate ceramiche attribuibili al Bronzo recente (vd. bibl. relativa<br />

alla località Larda).<br />

17 PIVA 2000, p. 40, v. 46.<br />

18 PIVA 2000, pp. 43-44: «Queste note servono a chiarire il contenuto delle rime sulla povera [perché in<br />

rovina] Abbazia di Vangadizza» (p. 44). È indubbio e nell’ordine naturale delle cose che i recenti studi<br />

storici e topografici rendano parzialmente superate le «note» del poeta.<br />

19 PIVA 2000, p. 41, v. 62.<br />

20 Per non appesantire ancor di più questo articolo di note, mi permetto di non citare direttamente corpora<br />

e pubblicazioni che riportano i testi delle donazioni, rinviando al seguente saggio, nelle cui note sono state<br />

indicate con accuratezza le fonti: S. BORTOLAMI, C. CORRAIN, G. COMISSO, E. ZERBINATI, Forme insediative<br />

e sviluppi socioambientali nella podesteria di Castelbaldo fra Duecento e Quattrocento: nuovi contributi,<br />

in “Wangadicia”, 3, 2004 (pubbl. 2005), p. 9, note 1-4.<br />

21 (…) / «ma ’sti frati del Convento / i voleva Casa d’Este, / Casa nostra e salvamento / sora tute<br />

le tempeste. (…) / (…) ma la vecia Signoria [gli Estensi] / che n’aveva messi al mondo, / bona<br />

guardia ’sta Badia / la gà fato fin in fondo»: PIVA 2000, p. 41, vv. 73-76, 85-88. Si veda, invece, la<br />

convincente analisi di Giuseppe Vedovato il quale, sebbene ammetta il «rapporto privilegiato» tra gli Este<br />

e la Vangadizza, sostiene che la famiglia marchionale estense «non fu in grado se non episodicamente<br />

di garantire l’indipendenza e la sicurezza del monastero dalle influenze e sopraffazioni esterne»: G.<br />

VEDOVATO, L’abbazia di Santa Maria della Vangadizza, in Diocesi di Adria - Rovigo, p. 353.<br />

22 PIVA 2000, p. 41, vv. 69-72.<br />

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