14.06.2013 Views

gennaio - Accademia dei Concordi

gennaio - Accademia dei Concordi

gennaio - Accademia dei Concordi

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

assolutamente eccezionali, sarebbero per noi contemporanei quasi inimmaginabili<br />

senza le mura storiche con le quali si presentano tutt’oggi al visitatore. Accanto<br />

a Ferrara e Lucca, basti pensare nel nostro Veneto a Montagnana, Cittadella, alla<br />

stessa Treviso, Padova, a Verona. Di tutta questa poderosa opera di difesa e di<br />

identità della città di Rovigo abbiamo visto che sopravvive ben poco ma quello che<br />

è più deplorevole è che la città non si oppose alla loro distruzione.<br />

La pianta mostra chiaramente il percorso del fiume Adigetto che l’attraversava da<br />

nord ovest (porta S. Giovanni o Portello) a sud est (porta San Bortolo) dividendola<br />

nelle due parti già menzionate: quella di S. Stefano e di S. Giustina. L’Adigetto<br />

era attraversato da tre ponti, uno a nord, all’altezza del Castello (del Portello, poi<br />

chiamato ponte delle Zemelle), il secondo al centro (il ponte del Sale all’altezza<br />

del Duomo e di piazza V. Emanuele) e un terzo (all’interno della cinta muraria)<br />

all’altezza della porta San Bortolo: il ponte Roda. Un ultimo ponte, all’uscita di via<br />

Miani, fuori porta San Bortolo, era chiamato il ponte <strong>dei</strong> Cappuccini e si trovava<br />

all’altezza di palazzo Montalti (già Patella) e dell’edificio del Catasto.<br />

Le due rive erano edificate con caratteristiche peculiari: quella verso S. Giustina<br />

presentava un fronte edilizio continuo con importanti edifici nobiliari intercalati ad<br />

abitazioni minori mentre l’altra, dalla parte di S. Stefano, aveva a nord e al centro gli<br />

episodi delle case Grimani al Castello, della spina edilizia della Pescheria Vecchia<br />

al centro e dell’attuale caffè Nazionale – Banca Nazionale del Lavoro mentre tutto<br />

il fronte da via Caffaratti/chiesa del Duomo alla cinta muraria era lasciato ad orti e<br />

dunque completamente inedificato. Allo stesso modo non edificate e adibite a parchi<br />

privati a broli o erano in senso antiorario: 1) l’area attorno al Castello, 2) l’area lungo<br />

via Badaloni subito dopo il ghetto ebraico, 3) gran parte dell’area ad est attorno<br />

alla chiesa di S. Francesco e prospiciente l’attuale piazza XX Settembre, 4) un’area<br />

centrale compresa tra via Verdi e l’attuale Teatro Sociale e, per ultima, un’area<br />

sempre tra via Verdi e le mura compresa tra il convento della Trinità (l’attuale<br />

Tribunale e carcere) e il Palazzo Torelli Minadois.<br />

La pianta non mostra ancora il viale della stazione che rappresenta uno <strong>dei</strong> tipici<br />

interventi di modificazione dell’assetto urbano e che si innestò sulla strada a nord<br />

che si diramava più avanti nelle due direzioni di Legnago e Padova.<br />

Molti grandi complessi religiosi erano già stati demanializzati per effetto delle leggi<br />

napoleoniche: il convento di S. Bortolo (già S. Michele) venne trasformato in luogo<br />

di assistenza, quelli di S. Francesco e della SS.Trinità in uffici pubblici; altri furono<br />

lasciati nel più completo abbandono e poi demoliti come quello di S. Maria <strong>dei</strong> Battuti,<br />

prospiciente l’attuale piazza Garibaldi e quello di S. Domenico di cui sopravvive<br />

solo il chiostro ( l’attuale mercato annonario di via X Luglio). Dell’Ottocento è<br />

anche la realizzazione della piazza Garibaldi a seguito dell’abbattimento della chiesa<br />

di S. Giustina.<br />

All’affacciarsi del XX secolo la città si presentava con il suo corredo completo di<br />

edifici istituzionali ma essi, a causa dell’ingresso recente nel Regno d’Italia e delle<br />

- 6 -

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!