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Storia del San Luigi - Istituto San Luigi

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Il buon tempo acese muta. I Fratelli, per loro temperamento sempre intrepidi, affrontano il nuovo<br />

anno organizzando fra 1’altro, per Carnevale, un trattenimento teatrale «Il Castello dei masnadieri»<br />

nel quale impegnano il meglio <strong>del</strong>le loro forze: Ernesto Pannucci, Salvatore Vicari, Salvatore Bella,<br />

Giancarlo La Rosa, Giuseppe Donzuso, Sebastiano Musmeci, Girolamo Re, Giuseppe Messina.<br />

Segue la farsa «I Maccherroni <strong>del</strong> diavolo», con la partecipazione <strong>del</strong>la Schola cantorum «S.<br />

<strong>Luigi</strong>».<br />

Il primo giugno <strong>del</strong> 1914, poi, uno «spettacolo di cinematografo» per beneficenza a favore dei<br />

colpiti <strong>del</strong> terremoto <strong>del</strong>l'8 maggio che aveva distrutto Linera.<br />

Il 28 giugno, l'assassinio di Sarajevo. La guerra investe l'Europa. L'Oratorio <strong>San</strong> <strong>Luigi</strong> è<br />

comunità di Fratelli di varie nazioni. Fratel Emilien non parte subito, malgrado la sua classe sia<br />

richiamata. Ciò porta a conseguenze estremamente negative: non appena, il 27 settembre, giunge in<br />

Francia, viene dichiarato disertore e, dal Consiglio di guerra, è condannato ad un anno di prigione.<br />

Lo mandano, intanto, alle esercitazioni militari e dopo 40 giorni lo spediscono al fronte di Verdun,<br />

dove presterà la maggior parte <strong>del</strong> suo servizio militare.<br />

L'Italia entra in guerra. I figli dei soldati, alunni <strong>del</strong>l'Orario, hanno concesso, su interessamento<br />

<strong>del</strong>l'on. Pennisi di <strong>San</strong>ta Margherita, il biglietto di libera circolazione nella linea tramviaria Catania<br />

- Acireale, inaugurata il 31 gennaio <strong>del</strong> '15. Nei locali adiacenti all'Oratorio si stabilisce il Comando<br />

di militari d'artiglieria.<br />

Don Pasqualino, pur nel momento tanto difficile, pensa al progresso <strong>del</strong>l'Oratorio, concependo<br />

l'idea di un <strong>Istituto</strong> per artigianelli.<br />

A tal fine, nel maggio <strong>del</strong> 1915, si reca dai Fratelli, assieme al vescovo Arista e al legale <strong>del</strong>la<br />

Curia, avv. Placido Cirelli, per prospettare quell'idea.<br />

Il direttore risponde che non è possibile accettare tale istituzione senza locali e senza<br />

finanziamenti adeguati. I tre prospettano, allora, al direttore, che sarebbe possibile, per la nuova<br />

opera, beneficiare di un lascito disposto per testamento dal barone Francesco Scuderi. 1 locali<br />

potrebbero essere quelli adiacenti al cortile, dove già era la Biblioteca Zelantea, ora trasferita in via<br />

di <strong>San</strong>giuliano. Il direttore resiste.<br />

L'indomani, si recano all'Oratorio mons. Pennisi ed il sac. Francesco Foti, sperando di poter<br />

persuadere fratel Francesco ad accettare l'opera. Ma questi risponde che è contrario ad una opera<br />

destinata all'insuccesso. «Se voi ritenete che rappresento un ostacolo - aggiunge - domani stesso<br />

invierò un dispaccio a Marsiglia, ai miei superiori, per richiamarmi. Così esporrete al mio<br />

successore le vostre idee». «Monsegneur partit indigné» appunta fratel Francesco nel suo diario.<br />

Il giorno successivo, don Pasqualino invia una lettera di scuse al direttore, dichiarando di aver<br />

ecceduto in... zelo. Fratel Francesco si reca allora cortesemente da mons. Pennisi, ma ribadisce le<br />

sue idee sulla situazione: «non è possibile - dice al fondatore <strong>del</strong>l'Oratorio - destinare annualmente<br />

solo 3.200 lire per i Fratelli, e 1.400 lire per l'Opera. Onde assicurare vita all'Oratorio e al<br />

doposcuola, fate in modo che ci si metta al sicuro dalla svalutazione e dalla fluttuazione <strong>del</strong> cambio.<br />

E cioè: 1) il capitale versato, sia in argento; 2) siano previsti dei locali che ci permettano di aprire<br />

corsi a pagamento (con esternato e pensionato). Annessa a questa istituzione così concepita, potrà<br />

sorgere poi l'<strong>Istituto</strong> per Artigianelli. Questo progetto potrebbe essere redatto dall'ing. Carmelo<br />

Sciuto Patti di Catania, molto vicino a quella Comunità ... ».<br />

Nella girandola <strong>del</strong>le nuove ipotesi, dei lasciti e dei finanziamenti, si inserisce un nuovo<br />

episodio: il can. Francesco Tirendi offre ai Fratelli di lasciare, a morte, al «<strong>San</strong> <strong>Luigi</strong>» la casa che<br />

abita vicino all'Oratorio (prospiciente sulla villetta d'ingresso) con la condizione di una messa<br />

quotidiana da celebrarsi nella sua parrocchia d'origine, Maletto. Mons. Pennisi reputa pesante la<br />

richiesta e rifiuta l'offerta. Ma padre Tirendi, molto amico <strong>del</strong> direttore, dice che farà in modo di<br />

soddisfare ugualmente i Fratelli. Dopo un po' di tempo il sacerdote muore «d'apoplessia» e<br />

l'esecutore testamentario, il can. Salvatore Gambino, parroco di <strong>San</strong>ta Maria Odigitria, che era a<br />

conoscenza <strong>del</strong>le intenzioni di don Tirendi, vende la casa in tutta fretta, senza dir niente a nessuno!<br />

Così è, almeno, secondo «voci» - quanto vere ? - che vengono da quel tempo.<br />

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