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la strategia mafiosa - Misteri d'Italia

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Tanto è vero che poi, nel '95, volevo riprendere l'attività, ma sempre a modo mio.<br />

Per esempio, quando volevo sequestrare... pensiero, non attuazione. Per dire: 'ora, appena ci sistemiamo un<br />

pochettino, riprendiamo l'attività', e volevamo sequestrare il figlio del dottor giudice Grasso, ma non per ucciderlo, per<br />

dirgli: 'vai a dire a tuo padre questo, questo e quest'altro', per poter allentare <strong>la</strong> situazione del 41-bis.<br />

E ne ho par<strong>la</strong>to con Nico<strong>la</strong> Di Trapani...<br />

AVV. Cianferoni: Scusi.<br />

IMPUTATO Brusca G.: Chiedo scusa. E con Salvatore Cucuzza, oggi col<strong>la</strong>boratore di Giustizia.” 45<br />

La Barbera Gioacchino (Entrato in cosa nostra nel 1981 nel<strong>la</strong> “famiglia” di Altofonte – Arrestato il 23-3-93 –<br />

Col<strong>la</strong>borante dal mese di novembre 1993).<br />

Questo col<strong>la</strong>boratore ha dichiarato di essere stato molto vicino a Brusca, Bagarel<strong>la</strong> e Gioè a partire da aprile del 1992<br />

(in pratica, facevano quartetto fisso).<br />

Dopo l’introduzione del “carcere duro” sentì par<strong>la</strong>re, sempre più frequentemente, nel gruppo cui apparteneva, di<br />

attentati contro i beni artistici e storici (tra cui <strong>la</strong> Torre di Pisa), contro gli agenti di custodia, contro le spiagge di Rimini<br />

(siringhe infette), contro il dr. Grasso e contro il dr. Caponnetto (di tutto ciò si è par<strong>la</strong>to nei paragrafi precedenti).<br />

Questi discorsi, ha aggiunto, continuarono dopo l’arresto di Riina. Infatti, ancora nel febbraio-marzo del 1993 erano in<br />

preparazione attentati contro agenti del<strong>la</strong> Polizia penitenziaria (i discorsi re<strong>la</strong>tivi a questi progetti furono intercettati nel<br />

suo covo di via Ughetti, dice La Barbera).<br />

Si par<strong>la</strong>va delle siringhe infette a Rimini 46 e del<strong>la</strong> Torre di Pisa 47 ancora poco prima che egli e Gioè venissero arrestati<br />

(Gioè fu arrestato il 20-3-93; La Barbera fu arrestato il 23-3-93 48 ).<br />

Il discorso sul<strong>la</strong> Torre di Pisa, ha precisato, non era accademico ma concreto:<br />

““Quando io dico Torre di Pisa, non è che è soltanto un fatto che... un fatto che se ne comincia a par<strong>la</strong>re; quando deve<br />

succedere una cosa, se ne comincia a par<strong>la</strong>re. Poi si comincia a <strong>la</strong>vorare fino a arrivare ai fatti, avvocato.<br />

Non ci siamo arrivati da parte nostra perché sono stato arrestato sia io che il Gioè per cui da quel momento in poi,<br />

non so più niente.<br />

Ma i discorsi si facevano prima del mio arresto.” 49<br />

Lo scopo di questi attentati in programma era sempre lo stesso: “ammorbidire un po’ lo Stato” per costringerlo a<br />

scendere a patti con “cosa nostra”.<br />

Buona parte di questi discorsi furono fatti, ha precisato, a Santa F<strong>la</strong>via, a casa di Tani Sangiorgi, genero del cugino di<br />

Ignazio Salvo.<br />

Quanto al<strong>la</strong> fonte delle sue conoscenze, ha detto di aver appreso alcune cose da Gioè, col quale si accompagnava<br />

spesso (e sistematicamente dopo l’arresto di Riina, allorché andarono a vivere nel<strong>la</strong> stessa casa di via Ughetti, a<br />

Palermo); di averne apprese altre direttamente in occasione delle riunioni cui partecipò (soprattutto quelle che si<br />

svolsero a Santa F<strong>la</strong>via) ; di averne apprese tal altre ancora in occasione delle conversazioni svoltesi, al<strong>la</strong> sua presenza,<br />

tra Brusca e Bagarel<strong>la</strong>.<br />

Ricorda, in partico<strong>la</strong>re, che, una quindicina di giorni dopo l’arresto di Riina, accompagnò Bagarel<strong>la</strong> nel<strong>la</strong> zona di<br />

Bagheria, dove questi si incontrò con Provenzano (egli non fu ammesso, però, al<strong>la</strong> conversazione).<br />

Bagarel<strong>la</strong> tornò soddisfatto da quest’incontro. Si incontrò quindi con Brusca, al quale disse, in sua presenza, che “le<br />

cose andavano bene”; che Provenzano era d’accordo a continuare come prima. Dice infatti:<br />

“Ritornando da quest’incontro soddisfatto, ha comunicato a Brusca che c'ero pure, perché ero presente io, sia io che il<br />

Gioè, dicendo che le cose andavano, per come erano state dette prima: 'che il paesano tuo era d'accordo. 50 E di<br />

continuare con gli stessi discorsi che erano stati fatti prima', così ha <strong>la</strong>sciato intendere a Giovanni Brusca.<br />

45 Fasc. n. 294, pag. 66 e seg.<br />

46 “Cioè per fare capire allo Stato che comandava Cosa Nostra, una delle strategie era quel<strong>la</strong> di<br />

andare a buttar siringhe nel<strong>la</strong> zona di Rimini, siringhe con sangue infetto, per scender a patti insomma<br />

con lo Stato”.<br />

47 “Una delle stragi era quel<strong>la</strong> al<strong>la</strong> Torre di Pisa che era un facile bersaglio da poter attuare con<br />

facilità. Bastava mettere un po' di esplosivo, il solito telecomando”.<br />

48 Teste Gratteri, fasc. n.295.<br />

49 Fasc. n. 146, pag. 69.

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