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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Sembra dunque esserci una mescola di ottimismo e<br />

pessimismo in questo passaggio di secolo che come si è<br />

detto travalica la data rigorosa impressa nell’ultimo<br />

foglietto del calendario del 1799. Ovvio, forse, tra speranze<br />

e delusioni, conquiste e sconfitte.<br />

Più che alla fine dei secoli precedenti, la storia sembra<br />

aver accelerato <strong>il</strong> passo e aver perso <strong>il</strong> controllo del tempo.<br />

Si guarda al passato ma si sente <strong>il</strong> bisogno di proiettarsi nel<br />

futuro.<br />

«È ora in discussione <strong>il</strong> grande problema, se l’uomo<br />

d’ora in poi procederà con velocità accelerata verso un<br />

miglioramento <strong>il</strong>limitato e quindi ignoto, o sarà<br />

condannato a una perpetua osc<strong>il</strong>lazione fra felicità e<br />

miseria, e <strong>dopo</strong> ogni tentativo si troverà ancora a una<br />

distanza incalcolab<strong>il</strong>e dal bene perseguito» 50. L’anno è <strong>il</strong><br />

1789, <strong>il</strong> libro Saggio sul principio di popolazione, l’autore<br />

Thomas Malthus e le sue previsioni poggiate sui numeri<br />

sono molto catastrofiche, ancorché <strong>il</strong> demografo pensi che<br />

questo non sia un destino ineluttab<strong>il</strong>e.<br />

Prendendo spunto dal Wallenstein di Sch<strong>il</strong>ler del 1798,<br />

Mary Shelley nel 1826 – secolo nuovo, ma come s’è detto<br />

ancora radicato al precedente – pubblica The Last Man,<br />

l’ultimo uomo che al capodanno del 2099 termina le sue<br />

memorie dedicate all’umanità ormai estinta e, come i<br />

pontefici che piantavano un chiodo nella porta del tempio<br />

di Giano, segna sulla pietra più alta della bas<strong>il</strong>ica di San<br />

Pietro l’ultimo anno del mondo.<br />

Di segno opposto gli studi storici che Edward Gibbon<br />

manda alle stampe fra <strong>il</strong> 1776 e <strong>il</strong> 1788 presumendo «con<br />

certezza che nessun popolo, a meno che la natura non muti<br />

<strong>il</strong> suo sembiante, ripiomberà nella barbarie originaria» 51, ai<br />

50 THOMAS MALTHUS, An essay of the principle of the population as it affects the future<br />

improvement of society, 1789, tr. it. Saggio sul principio di popolazione, di G. Maggioni,<br />

Torino, Einaudi, 1977.<br />

51 EDWARD GIBBON, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, 1776-88,<br />

tr. it. Storia della decadenza e caduta dell’impero romano, Torino, Einaudi, 1967.<br />

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