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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

vomitano fuoco e questo – le fiamme – quando è fuori dai<br />

protettivi alari di un camino o di un braciere, così come<br />

l’acqua, quando non è solo «chiara e fresca». Fa paura<br />

l’acqua quando è troppa e allaga, inonda, d<strong>il</strong>uvia, e quando<br />

è poca e rende aridi i campi, li priva dei frutti, si chiama<br />

siccità e porta le carestie. Quindi fa paura la fame, la<br />

mancanza di cibo, l’impossib<strong>il</strong>ità di procurarsene. Fanno<br />

paura i segni sul corpo e <strong>il</strong> dolore che provocano in chi li<br />

porta, cioè la malattia, soprattutto quando questa d<strong>il</strong>aga,<br />

sembra danzare intorno e non si ha di che comprenderla. E<br />

ovviamente fa paura la morte. Fanno paura i propri sim<strong>il</strong>i,<br />

capaci di armarsi per difendersi ma anche per aggredire<br />

aggressivi, e fanno paura i diversi sui quali si proiettano<br />

spesso le proprie ombre. Torneremo sulle pagine di quel<br />

libro su “un istinto antichissimo che domina la vita e<br />

percorre la storia” per comprendere meglio la paura di cui<br />

stiamo trattando, quella appunto della fine del mondo.<br />

Questi timori erano ben presenti alla vig<strong>il</strong>ia dell’anno<br />

M<strong>il</strong>le, così come, probab<strong>il</strong>mente, lo erano stati nei 900 anni<br />

che precedettero quella data, nel corso dei quali, almeno<br />

qui in Occidente, le idee di quella religione nel cui corpus<br />

compare anche lo scritto di Giovanni che inizia con la<br />

parola “rivelazione”, diventano una vera e propria cultura,<br />

un pensiero dominante e l’architrave dell’organizzazione<br />

politica e sociale della società.<br />

Ma di qui al panico diffuso ce ne corre. C’è, semmai, la<br />

consuetudine ormai plurisecolare alle paternali giornaliere<br />

dei sacerdoti che alimentano <strong>il</strong> timore dei segni di Dio,<br />

anziché della fine del mondo, attingendo dall’intero corpus<br />

delle Sacre scritture più che dalla sola <strong>Apocalisse</strong>, per certi<br />

versi nota solo a un pubblico più colto: «<strong>il</strong> culto, le<br />

prediche, i quaresimali abituavano le folle cristiane ad<br />

attendere <strong>il</strong> <strong>giorno</strong> del giudizio universale, che però si<br />

stemperava in un futuro remoto e imprevedib<strong>il</strong>e, giacché<br />

aveva la meglio la preoccupazione per la propria, singola,<br />

irripetib<strong>il</strong>e avventura spirituale, per la salvezza dell’anima<br />

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