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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Dimenticando – tanto per fare un esempio del passato,<br />

che per quanto letterario avrà pur avuto una qualche<br />

rispondenza nella realtà – come don Abbondio si doveva<br />

sentire dinanzi ai Bravi, Rosellina Balbi scrive che «l’uomo<br />

comune, colui che un tempo compensava <strong>il</strong> grigiore e la<br />

banalità della sua vita quotidiana con la “disattenzione”<br />

riservatagli dai violenti, adesso su quella disattenzione non<br />

può più fare affidamento; e non si tratta, in questo caso, di<br />

una semplice paura “aggiuntiva”, ma di una paura<br />

“pervasiva”, che lo fa sentire perennemente vulnerab<strong>il</strong>e».<br />

E aggiunge che oggi, «l’uomo comune non è<br />

condannato soltanto a subire le angherie e i soprusi dei<br />

forti, ma anche a condividerne i pericoli».<br />

Questa rottura di un discrimine la si deve al nazismo,<br />

alla sua invenzione di abolire la distinzione tra colpevole e<br />

innocente, entro cui è racchiuso «<strong>il</strong> significato ultimo del<br />

Terrore totale», <strong>il</strong> quale, «non è più un fenomeno<br />

inconsueto»: caratterizza vari regimi ed è stato adottato<br />

sistematicamente dal terrorismo.<br />

Rosellina Balbi si muove poi fra quel complesso di<br />

caratteristiche – in particolare la scienza, la tecnologia, le<br />

macchine – che costituiscono <strong>il</strong> mondo moderno e stanno<br />

alla base delle paure che lo percorrono. Incontra qui<br />

numerosi autori e opere della letteratura della crisi: L’isola<br />

del dottor Moreau, La guerra dei mondi, e Il paese dei ciechi di<br />

Herbert Georges Wells, R.U.R. di Karel Capek, le<br />

riflessioni su Dedalo del 1924 di John B.S. Haldane, <strong>il</strong> Peer<br />

Gynt di Ibsen. E giunge a scrivere:<br />

Un tempo l’uomo doveva proteggersi soprattutto da ciò che era fuori di<br />

lui: oggi deve proteggersi soprattutto da se stesso, dalle proprie<br />

invenzioni, dalle forze che ha messo in moto e che sembrano ormai<br />

procedere autonomamente verso un traguardo che potrebbe essere la<br />

fine del mondo. Non è fac<strong>il</strong>e fronteggiare questo pericolo. È più fac<strong>il</strong>e<br />

fingere che esso non esista [...] preferiamo vivere in una passività non<br />

solo di comportamenti, ma di pensieri e di emozioni, facendone una<br />

corazza, un involucro protettivo. Ogni tanto qualche cosa ci riporta alla<br />

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