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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

sostiene l’autrice, si manifesta immancab<strong>il</strong>mente dinanzi<br />

all’incombere della fine del mondo, ne è cioè sintomo<br />

perspicuo.<br />

Vedremo nelle prossime pagine molti tipi di paura,<br />

ovviamente non tutte attinenti a quella su cui stiamo<br />

indagando. Ma non solo i meccanismi di quelle possono<br />

aiutarci a comprendere la “nostra”; si deve riconoscere che<br />

spesso la loro insorgenza e la loro somma ha spinto a quella<br />

di cui ci stiamo occupando.<br />

La prima paura che Rosellina Balbi prende in<br />

considerazione è quella del soldato in guerra, perché risulta<br />

essere una delle più antiche, o meglio, una di quelle di cui<br />

abbiamo più antiche testimonianze. Di essa v’è traccia<br />

nell’Iliade di Omero, dove «la paura è la cosa più<br />

condivisa», dove nessuno dei protagonisti «è a prova di<br />

paura»: non Paride, non Ettore, e neanche Diomede, né<br />

Aiace, né Idomeneo, né Enea, e neppure Ach<strong>il</strong>le, <strong>il</strong> quale,<br />

sia pure per una frazione di secondo, ebbe «un improvviso<br />

moto di sgomento». Anche nel linguaggio omerico la paura<br />

viene indicata con termini diversi: deos per quella ragionata<br />

che nasce da una lucida consapevolezza del pericolo<br />

incombente, fobos per quella cieca e istintiva.<br />

Fobos era figlio di Ares, re della guerra, e a Sparta gli<br />

avevano dedicato un tempio. Dei timori che percorrevano<br />

gli spartani dà conto Tucidide e Senofonte ricostruisce in<br />

parte <strong>il</strong> meccanismo psicologico che, in quel popolo, dalla<br />

paura portava al coraggio, raccontando delle ignominiose<br />

punizioni a cui erano sottoposti i codardi in battaglia. Sulla<br />

scorta delle loro indicazioni, secondo Rosellina Balbi, si<br />

potrebbe spiegare sia l’atteggiamento aggressivo che gli<br />

spartani avevano verso gli Iloti, perseguitati perché diversi<br />

agli occhi di un popolo insicuro, sia <strong>il</strong> loro fanatico<br />

conservatorismo attribuib<strong>il</strong>e proprio alla paura, «dato che<br />

[...] <strong>il</strong> “nuovo”, l’“estraneo”, l’“ignoto”, l’“incerto” sono<br />

per l’uomo tra le maggiori fonti d’angoscia».<br />

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