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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

Accanto alla riflessione sulla caduta dell’idea di<br />

progresso si sv<strong>il</strong>uppano considerazioni che ruotano intorno<br />

a temi ben definiti: «la crisi dell’Europa; <strong>il</strong> timore per <strong>il</strong><br />

declino demografico e per la scomparsa dell’uomo bianco;<br />

la trasformazione della fiducia nella bontà naturale della<br />

scienza nella considerazione di essa come strumento di<br />

distruzione e dominio, la denuncia del mondo<br />

materialistico; la sfiducia nelle istituzioni parlamentari,<br />

inadeguate a incanalare la “ribellione delle masse” oppure<br />

(in altre analisi) imbevute di un democraticismo livellatore;<br />

lo squ<strong>il</strong>ibrio del rapporto fra uomo e natura; <strong>il</strong> divario fra <strong>il</strong><br />

grande sv<strong>il</strong>uppo nella produzione di beni materiali e la<br />

crescita inadeguata della moralità umana, della conoscenza<br />

e consapevolezza di sé; <strong>il</strong> pericolo rappresentato dalla<br />

possib<strong>il</strong>ità di usare potentissimi mezzi di distruzione da<br />

parte di un uomo che non era, con i “progressi” della<br />

civ<strong>il</strong>tà, divenuto più saggio e più buono; infine, la<br />

sensazione complessiva che <strong>il</strong> mondo nel quale l’uomo<br />

avrebbe dovuto vivere felice, all’altezza delle sue conquiste<br />

materiali, diventa piuttosto un impedimento alla libera<br />

espansione umana, un terreno malsano dove le massime<br />

realizzazioni dell’umanità si volgevano in ostacoli, dove la<br />

società veniva a rappresentare l’oppressione dell’anonimato<br />

sulla personalità, dove i più begli auguri formulati dai padri<br />

si tramutavano in incubi orrib<strong>il</strong>i, in effetti nocivi».<br />

Se si vanno a leggere i titoli delle opere prodotte in<br />

questo periodo da alcuni intellettuali o, se si prendono in<br />

considerazione i concetti di fondo contenuti nelle loro<br />

riflessioni, ci si rende immediatamente conto dello<br />

sconforto e dello smarrimento dell’epoca: Osvald Spengler<br />

durante <strong>il</strong> primo conflitto mondiale stende una voluminosa<br />

opera, Il tramonto dell’Occidente, che pubblica nel 1918<br />

ottenendo un successo clamoroso; nel 1919 esce a Londra<br />

La crisi dello spirito di Paul Valéry; nel 1923 Albert<br />

Schweitzer pubblica Agonia della civ<strong>il</strong>tà; nel 1927 escono in<br />

contemporanea a Parigi la traduzione francese di Un nuovo<br />

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