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Apocalisse, il giorno dopo - Baskerville

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D ANELE P UGLIESE, APOCALISSE, IL GIORNO DOPO<br />

«Tutto è <strong>il</strong>lusione. Presto crollerò», dice l’industriale<br />

Friedrich Hofreiter – personaggio centrale della novella<br />

L’ampio paese pubblicata nel 1910.<br />

L’erotica “dance macabre” nella quale sono coinvolti i<br />

dieci personaggi “spersonalizzati” in dieci tipi – la<br />

prostituta, <strong>il</strong> soldato, la cameriera, <strong>il</strong> giovane signore, la<br />

giovane signora, <strong>il</strong> marito, la dolce fanciulla, <strong>il</strong> poeta,<br />

l’attrice, <strong>il</strong> conte – di Girotondo, scritto fra <strong>il</strong> 1896 e <strong>il</strong> 1897,<br />

ci riporta a quella «gaia apocalisse» di cui si è accennato, a<br />

una ripetitiva autodistruzione che taglia trasversalmente le<br />

classi sociali.<br />

Fra <strong>il</strong> 1910 e <strong>il</strong> 1920 – sono gli anni che decretano la Finis Austriae e <strong>il</strong><br />

crollo delle <strong>il</strong>lusioni e delle speranze – matura nell’autore un processo di<br />

autoriflessione e di analitica introspezione che determina una svolta nella<br />

sua tematica. L’attenzione di Schnitzler, ormai tutto teso a meditare<br />

sulla precarietà dell’esistenza, si rivolge sempre più all’analisi dell’Io; egli<br />

abbandona infatti quella sua tipica maniera di smontare, per così dire, i<br />

meccanismi della psiche per scoprirne le reazioni e le debolezze e si<br />

orienta verso un tipo d’indagine certamente anche psicologica, ma più<br />

attenta a riprodurre la condizione di alienante solitudine dell’individuo<br />

nella vita moderna. 105<br />

Molto probab<strong>il</strong>mente Schnitzler non avrebbe accettato<br />

di farsi iscrivere al club dei catastrofisti. «Che ottusità! È<br />

possib<strong>il</strong>e che io sia un relativista, anzi lo sono; sono uno che<br />

ha cognizione di molti, troppi valori – e li pone forse<br />

troppo volutamente, troppo dialetticamente a confronto.<br />

Senza dubbio sono uno scrittore per gente che non soffre di<br />

vertigini» 106 registra nel suo diario <strong>il</strong> 23 dicembre 1917,<br />

reagendo a quanti lo accusano, più o meno apertamente, di<br />

una concezione esistenziale pessimista e nich<strong>il</strong>ista presente<br />

nelle sue opere successive al 1910.<br />

E tuttavia la sensazione rimane leggendo <strong>il</strong> disincantato<br />

105 Ivi.<br />

106 cit. in GIUSEPPE FARESE, Introduzione, cit.<br />

105

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