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agione dell’uomo, capacità di pensare (sinonimo di nou/j), spirito e<br />
pensiero umano. Così il lo,goj diventa un concetto filosofico per<br />
eccellenza 160 .<br />
Nell’AT greco con il termine lo,goj viene tradotta la parola ebraica rb'D'<br />
(parola, comando, affare, cosa), per cui i LXX usano pure il termine r`h,ma.<br />
Nella teologia dell’AT rb'D' è uno dei concetti più importanti che, nel corso<br />
della storia, ha conosciuto la sua evoluzione 161 .<br />
In Gv il vocabolo ricorre 40 volte. Le prime quattro ricorrenze si trovano<br />
nel prologo dove si tratta del Lo,goj in un senso molto specifico: è il titolo<br />
dato a Gesù Cristo, Unigenito Figlio, preesistente presso il Padre e incarnato<br />
nel tempo (1,1.14). Nel resto del Quarto Vangelo si tratta sempre di una<br />
parola (o più) che appartiene a qualcuno, per lo più a Gesù (22 volte). Il<br />
lo,goj di Gesù ha una grande importanza teologica: viene posto in parallelo<br />
con la Scrittura (2,22), si deve compiere (i[na plhrwqh/|: 18,9.32) allo stesso<br />
modo come il lo,goj di Isaia (12,38) o della Legge (15,25), identificandosi in<br />
tal modo con la parola di Dio. E infatti, il lo,goj di Gesù non è suo ma del<br />
Padre (14,24), il Padre gliel’ha dato (17,6.14). Come tale il lo,goj di Gesù<br />
diventa l’oggetto della fede e la via alla fede: bisogna infatti credere tw/|<br />
lo,gw| o dia. to.n lo,gon 162 . In coloro che sono disposti a credere, il lo,goj di<br />
Gesù opera un effetto salvifico: chi ascolta il suo lo,goj e crede a colui che<br />
l’ha mandato, ha la vita eterna e non va più incontro al giudizio (5,24), è già<br />
puro dia. to.n lo,gon di Gesù (15,3). Un effetto simile al credere nel lo,goj di<br />
Gesù, lo ha pure il rimanere (me,nw) in esso (8,31: porta alla liberazione) e<br />
soprattutto l’osservarlo (thre,w). Secondo 8,51-52 il lo,goj di Gesù preserva<br />
dalla morte chi lo osserva. Dunque il lo,goj di Gesù è una potenza divina che<br />
160 La storia del lo,goj come concetto filosofico: H. KLEINKNECHT, «le,gw, B. Der<br />
Logos in Griechentum und Hellenismus», in ThWNT, IV, 76-89.<br />
161 Il punto di partenza è il profetismo. Il profeta è un uomo di rb'D'. Egli l’accoglie e<br />
l’annuncia. La parola profetica è viva e efficace, attuale, destinata per un momento<br />
storico determinato e per un destinatario concreto. Ma l’AT conosce anche un altro tipo<br />
di rb'D', quello di legge, con un valore per tutto il tempo e per tutti. Il Decalogo<br />
rappresenta l’esempio più chiaro, essendo presentato come ~yrIb'D>h; (Es 20,1). Dopo<br />
l’esilio la parola di Dio è da trovare anche in un terzo ambito, oltre al messaggio<br />
profetico e alla Legge, quello della creazione e della natura. Già in Gen 1 la creazione è<br />
dovuta alla parola di Dio (senza uso del termine rb'D'). Alcuni salmi esprimono<br />
esplicitamente la creazione per mezzo del rb'D'. Cf. O. PROCKSCH, «le,gw, C. ‘Wort Gottes’<br />
im AT», in ThWNT, IV, 89-100.<br />
162 Non importa poi tanto se viene pronunicato da Gesù stesso (2,22; 4,50) o dalla<br />
Samaritana (4,39) o dai discepoli (17,20), è sempre lo stesso lo,goj di Gesù.<br />
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