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Disertace Brož - Theses

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esprimono il nucleo della loro missione, del loro messaggio profetico (Isaia).<br />

Il loro nome, che designa la persona, esprime pure la loro missione,<br />

identificandole l’una con l’altra. Anche il Battista viene caratterizzato come<br />

a;nqrwpoj( avpestalme,noj para. qeou/( o;noma auvtw/| VIwa,nnhj (1,6): in tal modo<br />

la sua identità personale, la sua umanità viene determinata dal fatto di essere<br />

mandato da Dio; proprio questo gli dà nome. Anche nel caso di Gesù la<br />

missione svolge un ruolo importante per determinare la sua identità<br />

personale. Bisogna però sottolineare che si tratta di una missione fondata<br />

sull’essere da Dio nel senso più profondo che nei profeti. La sua missione<br />

deriva dal suo essere da Dio. È per così dire un prolungamento del suo<br />

«essere dal» Padre. «La sua missione non ha significato separazione.<br />

Mandare e essere si corrispondono» 128 . Gesù si identifica con la propria<br />

missione in quanto la missione fa parte del suo «essere da» Dio, essendo un<br />

prolungamento del suo eterno uscire dal Padre. Solo così può valere che la<br />

missione di Gesù e la sua conoscenza di Dio coincidono. Tale conoscenza e<br />

missione sono ancorate tutte e due nel suo «essere da» Dio e ne sono<br />

l’espressione.<br />

C’è un altro nesso tra il tema di conoscenza e la missione di Gesù.<br />

Abbiamo già visto che la conoscenza di Dio da parte di Gesù determina sia<br />

la sua identità personale sia la sua missione: lui si identifica con la<br />

conoscenza del Padre, come anche con la sua missione. È Dio che gli ha<br />

dato la missione e che gli ha affidato l’opera della salvezza, il che<br />

presuppone a sua volta una conoscenza più profonda della volontà e del<br />

piano di salvezza di Dio. Gesù per svolgere la sua missione deve aver<br />

conoscenza di Dio. Ma questo non solo in quanto Dio sta all’origine della<br />

sua missione, ma anche in vista della missione stessa. La conoscenza di Dio<br />

infatti diventa il fine della missione per il mondo ignorante. In 7,28-29<br />

questo punto non è ancora esplicito, come lo è invece altrove nel Quarto<br />

Vangelo, ma anche qui si può già intuire la finalità della missione di Gesù.<br />

Attraverso la contrapposizione «conoscere/ignorare» che percorre questo brano,<br />

Gesù lascia anche intravedere quale sia la sua missione. Secondo la<br />

formulazione del v. 28c, Colui che è veritiero e che la gente di Gerusalemme<br />

non conosce, è «Colui che mi ha inviato», cioè Dio secondo il suo progetto di<br />

grazia. Questo Dio vero, solo l’Inviato lo conosce bene, essendo venuto da lui e<br />

secondo la sua volontà. Parlando così, Gesù lascia capire che la sua missione è<br />

quella di rivelarlo (cf. 1,18) 129 .<br />

128 H. VAN DEN BUSSCHE, Giovanni, 334.<br />

129 X. LÉON-DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni, Milano 2 2007, 538.<br />

Cito questa opera nella traduzione italiana di Antonio Girlanda e Francesca Moscatelli,<br />

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