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Disertace Brož - Theses

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anche un criterio «oggettivo», esteriore: «Chi parla da se stesso, cerca la<br />

propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato, è<br />

veritiero...». Gesù non cerca la propria gloria (diversamente da quanto<br />

aspettavano da lui i suoi fratelli!). Dunque l’errore è dalla parte degli<br />

increduli – e Gesù ora lo dice esplicitamente: nessuno di loro compie la<br />

Legge, l’indicazione della volontà di Dio. Ora l’oggetto del dibattito è<br />

proprio la Legge, concretamente il precetto della circoncisione. Gesù<br />

mediante questo precetto difende la sua opera di guarigione del paralitico<br />

che ha compiuto nel c. 5 e che gli è stata rimproverata dai Giudei come una<br />

violazione del precetto del riposo sabatico. Gesù ha salvato un uomo intero,<br />

il che non può essere contro la Legge, mentre loro vogliono uccidere Gesù,<br />

il che è contro la Legge che dice: «Non uccidere».<br />

Proprio in questo punto del dibattito entrano sulla scena i gerosolimitani.<br />

Siamo all’inizio del nostro brano. «Con questo nuovo intervento degli<br />

abitanti di Gerusalemme l’autore riporta al centro del dibattito la questione<br />

della messianicità di Gesù» 99 . Non si tratta più dell’origine della sua<br />

dottrina, ma della sua persona. Si va più a fondo. La questione dell’origine<br />

della sua dottrina infatti dipende dall’origine della sua persona. Dopo<br />

l’affermazione audace di Gesù di provenire da Dio e dopo la reazione<br />

violenta degli uditori che cercano di catturarlo, per la prima volta in Gv<br />

(7,28-30), Gesù comincia a parlare della sua partenza, ugualmente<br />

misteriosa come la sua provenienza, cosicché nessuno lo troverà e nessuno<br />

potrà venire laddove lui se ne va (7,33-36).<br />

Nell’ultimo giorno della festa Gesù invita tutti gli assetati a sé, di nuovo<br />

gridando, e promette l’acqua viva (7,37-39). Qui Gesù non parla più della<br />

sua persona in sé, né della sua provenienza, né della partenza, ma della sua<br />

importanza salvifica per quanti credono in lui. Segue un nuovo dibattito<br />

sull’identità messianica di Gesù; questa volta si tratta non del dogma del<br />

messia sconosciuto, bensì di quello del messia davidico e betlemmita (7,40-<br />

44). Il dibattito poi continua nel capitolo 8, dove l’accento non è più posto<br />

sulla messianicità di Gesù, ma sulla sua figliolanza divina: Gesù si rivela<br />

come la luce del mondo (8,12-20), il rivelatore del Padre (8,31-38), l’Inviato<br />

di Dio, superiore ad Abramo, poiché si può chiamare “IO SONO” (8,39-59).<br />

In questa catena di autorivelazioni Gesù viene contrastato dai Giudei con<br />

crescente ostilità fino al tentativo di lapidarlo (8,59).<br />

Stando all’interno del capitolo 7 di Gv possiamo qualificare il nostro<br />

brano, specialmente i vv. 28-29, come uno dei culmini di tutto il capitolo,<br />

anzi di tutto il libro. Il grido nel tempio a metà della festa, insieme a quello<br />

99 R. FABRIS, Giovanni, 356.<br />

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