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Disertace Brož - Theses

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trama, che poi continua ancora nel capitolo 8. Caratteristico di questo<br />

sviluppo drammatico è il duplice dinamismo: da una parte si ha una<br />

progressiva rivelazione del mistero di Gesù, alla quale corrisponde,<br />

dall’altra parte, una crescente ostilità dei Giudei che si induriscono sempre<br />

più nella loro incredulità. Ma la reazione decisamente negativa<br />

all’autorivelazione di Gesù non è l’unica possibile. Gesù con la sua parola<br />

rivelatrice svolge un discernimento degli spiriti, cosicché si profilano di<br />

fronte a lui le forze opposte della fede e dell’incredulità.<br />

Seguiamo questo doppio dinamismo nel c. 7. All’inizio, in 7,1-9, Gesù è<br />

sollecitato ad andare a Gerusalemme per farsi vedere al mondo. Ma egli<br />

rifiuta il messianismo terreno. Il suo tempo non è ancora venuto. Egli non<br />

può andare alla festa dei Giudei insieme con i suoi fratelli che non credono.<br />

Se alla fine va pure lui alla festa, ci va diversamente, w`j evn kruptw|/ (v. 10).<br />

Nel frattempo nella Città Santa si discute riguardo alla sua persona, ma non<br />

pubblicamente, per paura dei Giudei (7,11-13). Le opinioni del popolo nei<br />

suoi riguardi sollevano un po’ il velo del mistero di Gesù, ma in modo molto<br />

implicito o addirittura sbagliato. Quando Gesù finalmente appare nel tempio<br />

(v. 14), allora non è come lo volevano i fratelli – come un taumaturgo –<br />

bensì come l’insegnante. «A partire dal v. 14, la specificazione del tempo e<br />

dello spazio ci colloca in un momento e in un luogo particolarmente<br />

strategici: in mezzo della festa e il tempio. Queste due dimensioni si<br />

concentrano nella persona di Gesù. Il suo nome compare al centro della<br />

frase: egli è il “mezzo”, il centro di questa festa» 98 .<br />

Da qui si sviluppa il primo dibattito tra i Giudei e Gesù (7,14-24).<br />

L’impulso per il dibattito è lo stupore dei Giudei sul fatto che Gesù, senza<br />

un’erudizione rabbinica, osi insegnare. Gesù rispondendo parla dell’origine<br />

della sua dottrina. La sua competenza di insegnare non deriva, è vero, dalla<br />

frequentazione di una scuola rabbinica, ma ciò non significa che Gesù<br />

insegna per conto suo. La sua dottrina non è sua, ma di colui che l’ha<br />

mandato. Ai Giudei non è dato un criterio esteriore che possa aiutarli a<br />

riconoscere se Gesù è l’autentico messaggero di Dio o no. Esiste solo un<br />

criterio «soggettivo», interiore, esistenziale, etico: chi vuole compiere la<br />

volontà di Dio, riconosce se Gesù parla da sé o da Dio. Così Gesù dice ai<br />

Giudei implicitamente che loro non vogliono compiere la volontà di Dio, se<br />

non possono riconoscere nella sua dottrina la voce di Dio. Gesù però offre<br />

98 Y. SIMOENS, Selon Jean, II, Bruxelles 1997, 333: «Dès le v. 14, la notation de temps<br />

et d’espace nous place en un moment et en un lieu particulièrement stratégiques : le<br />

milieu de la fête et le temple. Ces deux dimensions se concentrent dans la personne de<br />

Jésus. Son nom survient au centre de la phrase : il est lui-même le “milieu”, le centre de<br />

cette fête» (trad. it. Secondo Giovanni, Bologna 2000, 371).<br />

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