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come anche in 7,28.29. In 20,21 i discepoli sono mandati da Gesù kaqw,j<br />
(«come», cioè nello stesso senso) il Padre ha mandato Gesù, eppure il Padre<br />
ha mandato Gesù con avposte,llw, mentre Gesù manda i discepoli con pe,mpw:<br />
kaqw.j avpe,stalke,n me o` path,r( kavgw. pe,mpw u`ma/j 79 . Per Rengstorf invece<br />
questo cambio del verbo in 20,21 conferma la sua tesi: Dio ha mandato<br />
Gesù, investendolo con autorità, mentre i discepoli sono mandati da Gesù in<br />
modo che lui stesso partecipa alla loro opera: «l’opera che essi devono<br />
compiere è in fondo la sua opera, perché appunto egli li “invia”» 80 . Questo<br />
può essere vero, ma si può anche obiettare:<br />
a) Gesù nella scena dell’invio dà ai discepoli indiscutibilmente<br />
un’autorità, quella di rimettere i peccati (20,23), che, secondo i sinottici<br />
appartiene solo a Dio (Mc 2,7 par.);<br />
b) in 4,38 e 17,18 i dicepoli sono mandati da Gesù proprio con il verbo<br />
avposte,llw; in più nel secondo passo (17,18) l’invio dei discepoli da parte di<br />
Gesù è espresso, diversamente da 20,21, con lo stesso verbo avposte,llein che<br />
figura nell’invio di Gesù da parte del Padre: kaqw.j evme. avpe,steilaj eivj to.n<br />
ko,smon( kavgw. avpe,steila auvtou.j eivj to.n ko,smon.<br />
c) In 12,44-45 Gesù si presenta come qualcuno che gode della piena<br />
potenza del Padre, non solo della sua presenza nel momento dell’invio.<br />
Eppure il Padre è definito come o` pe,myaj me path,r.<br />
Bisogna dunque essere cauti a non esagerare la differenza di significato<br />
tra i due verbi. Senza dubbio, la differenza nell’uso dei due verbi da parte di<br />
Giovanni è evidente, ma non bisogna interpretarla come Rengstorf. Forse si<br />
può dire che il verbo pe,mpw, soprattutto il suo uso in participio aoristo attivo<br />
riferito al Padre, funziona quasi come un titolo con cui si identifica il Padre,<br />
proprio in quanto manda il Figlio e sta dietro di lui e dietro tutto ciò che è di<br />
Gesù e che Gesù fa: la sua volontà, dottrina, parola ecc. Qui si accentua più<br />
il fatto dell’invio e l’origine di Gesù e della sua opera nel Padre. Il verbo<br />
avposte,llw con Gesù come oggetto evidenzia il suo rapporto col Padre, lo<br />
identifica proprio mediante questo rapporto e gli attribuisce tale importanza<br />
che lui, proprio in quanto inviato da Dio, è degno di fede. Anzi, il fatto che<br />
Gesù è mandato dal Padre (la formula o[ti su, me avpe,steilaj) è il contenuto<br />
fondamentale e centrale della fede. Occore ancora aggiugnere che in 3,17, e<br />
qui solo, si esplicita la finalità della missione del Figlio nel mondo, e ciò<br />
prima negativamente: ouv ga.r avpe,steilen o` qeo.j to.n ui`o.n eivj to.n ko,smon<br />
i[na kri,nh| to.n ko,smon, poi positivamente: avllV i[na swqh/| o` ko,smoj diV<br />
79 Cf. C. MERCER, «VAPOSTELLEIN AND PEMPEIN IN JOHN», 623.<br />
80 K.H. RENGSTORF, «avposte,llw (pe,mpw)», 436: «Das Werk, das sie zu tun haben, ist<br />
letztlich sein Werk; denn er „schickt“ sie ja».<br />
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