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l’ignoranza umana mediante ironia: qualcuno è convinto di sapere, pur non<br />
sapendo niente (9,24).<br />
3) Rapporto tra i verbi oi=da e ginw,skw in Gv: Si discute molto sulla<br />
differenza o meno nel sinificato tra i verbi oi=da e ginw,skw nell’uso<br />
giovanneo. Ignace de la Potterie 54 , schierandosi dalla parte degli autori a<br />
cavallo dei secoli XIX-XX, prevalentemente inglesi, come B. F. Westcott, J.<br />
B. Lightfoot, E. A. Abbott, condivide la loro convinzione che Giovanni<br />
mantenga la differenza di senso dei due verbi quale si trova nel greco<br />
classico. Secondo de la Potterie, dunque, Giovanni usa ginw,skw ogni volta<br />
quando si tratta di acquisizione della conoscenza. Al contrario oi=da indica la<br />
conoscenza in quanto orami acquistata, posseduta, come un assoluto:<br />
considerata in se stessa. In negativo designa un’ignoranza totale (mentre la<br />
negazione di ginw,skw significa solo un’ignoranza relativa, provvisoria: non<br />
ho notato, di questo non so niente). Se ginw,skw viene applicato a Gesù, si<br />
tratta di una conoscenza naturale, acquisita in modo umano ordinario. Se<br />
invece Gesù è il soggetto di oi=da, si tratta di una conoscenza assoluta, non<br />
acquisita per vie umane; così Gesù conosce le cose divine: non solo il Padre,<br />
ma anche l’opera che il Padre gli ha affidato. In tal modo de la Potterie trova<br />
nella variazione dei due verbi un’espressione della cristologia giovannea,<br />
vale a dire della distinzione, in Gesù, di una capacità conoscitiva puramente<br />
umana accanto a quella divina 55 . Quando ginw,skw riguarda i discepoli,<br />
allora sottolinea il carattere progressivo della loro conoscenza nei riguardi di<br />
Cristo: per mezzo del suo insegnamento. La condizione dalla loro parte è la<br />
fede. Designata con oi=da, la conoscenza dei discepoli è ormai posseduta, una<br />
certezza assoluta, o anche un coglimento immediato, intuitivo, un sapere<br />
tutto di una cosa; oppure, se formulato in negativo, un’ignoranza totale.<br />
Questa distinzione tra i due verbi nell’uso giovanneo è condivisa fino ad<br />
oggi da diversi autori 56 , nello stesso tempo però contestata da altri. Secondo<br />
54 I. DE LA POTTERIE, «oi=da e ginw,skw...», 303-315.<br />
55 I. DE LA POTTERIE, «oi=da e ginw,skw...», 309: «Da una parte Cristo possiede la<br />
conoscenza divina del Verbo, che parla del Padre come testimone oculare, e al cui<br />
sguardo nulla è nascosto dell’opera della salvezza; dall’altra parte il Quarto Vangelo ci<br />
mostra anche la conoscenza ordinaria dell’uomo Gesù, di colui che penetra, per simpatia<br />
e intuizione, fin nei recessi del cuore umano, o che, semplicemente, è messo al corrente<br />
degli avvenimenti come tutti gli altri uomini. La sua conoscenza non è quella del<br />
‘perfetto gnostico’ (cf. Bultmann), ma quella del Figlio dell’Uomo, del Verbo fatto carne:<br />
la sua conoscenza divina è messa in piena luce; ma anche la sua conoscenza umana,<br />
sperimentale, è chiaramente affermata».<br />
56 Cf. per esempio A. HORSTMANN, «oi=da…», in EWNT, II, 1207.<br />
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