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Disertace Brož - Theses

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1) La venuta del Cristo: La parola cristo,j è un aggettivo verbale<br />

(participio passivo) derivato dal verbo cri,w, spalmare, ungere, e significa<br />

dunque spalmabile o spalmato, unto. All’infuori della Bibbia (LXX e NT) e<br />

degli scritti giudaici e cristiani cristo,j non viene mai usato per persone. Nel<br />

NT invece si riferisce esclusivamente a persone, sia al Messia atteso dai<br />

Giudei in futuro, sia a Gesù di Nazaret, confessato dai cristiani come il<br />

Messia ormai venuto 37 . Per quanto riguarda le radici veterotestamentarie<br />

dell’attesa messianica al tempo neotestamentario, è interessante che nell’AT<br />

la figura dello strumento prescelto di Dio per attuare la salvezza non viene<br />

denominata x;yvim' 38 . È il giudaismo primitivo che con la parola «Messia»<br />

denomina la figura attesa per il tempo della salvezza.<br />

Nel NT Cristo,j ricorre 531 volte (in tutti gli scritti tranne 3Gv), di cui 19<br />

volte in Gv. Qui il titolo viene riferito tre volte a Giovanni che nega di essere<br />

il Cristo (1,20; 3,28) ed è interrogato da parte dei farisei perché allora<br />

battezzi se non lo è (1,25). Sei volte Cristo,j si riferisce al Messia atteso con<br />

delle aspettattive formulate in un «dogma messianico» (4,25;<br />

7,27.31.41b.42; 12,34); in questi casi ci si domanda se Gesù possa essere il<br />

Messia, ma tale possibilità viene per lo più scartata. Sei volte il nome<br />

Cristo,j è usato come predicato, di cui soggetto è Gesù 39 . Due volte<br />

incontriamo il titolo «Gesù Cristo»: nel prologo (1,17) e nella preghiera<br />

sacerdotale (17,3). Due volte Giovanni adopera la parola Messi,aj (1,41;<br />

4,25; nel NT si trova solo qui!), una traslitterazione dell’aramaico ax'yvim.,<br />

fornita dalla traduzione greca. Mettendo nella bocca di vari personaggi (la<br />

37 Così il NT prosegue nella linea dell’AT. Nei LXX infatti con la parola cristo,j<br />

viene tradotto l’ebraico x;yvim' che è participio sostantivizzato del verbo xvm, ungere. Tale<br />

parola ebraica si trova nell’AT per lo più nello stato costrutto nell’espressione hwhy-x;yvim.<br />

o con suffisso possessivo («mio unto»). Con questa espressione non si designano mai<br />

cose, per esempio oggetti cultuali, ma sempre persone. Unto è il re, poi il sacerdote, solo<br />

raramente anche il profeta (1Re 19,16; Is 61,1).<br />

38 Si parla invece del «germoglio dal tronco di Iesse» (Is 11,1), del «dominatore in<br />

Israele» (Mi 5,1), di «un ramoscello dalla cima del cedro» (Ez 17,22), del «pastore», di<br />

«Davide mio servo» (Ez 34,23) ecc. Il salvatore atteso ha certamente tratti reali: «Ecco, a<br />

te viene il tuo re...» (Zc 9,9).<br />

39 Si tratta della domanda se lui non sia per caso il Cristo (4,29), o se i capi non<br />

abbiano creduto che lo fosse (7,26), o dell’opinione seria al riguardo (7,41), o di una<br />

domanda fatta direttamente a Gesù da parte dei Giudei (10,24), o di una meravigliosa<br />

confessione di fede da parte di Marta (11,27), o, alla fine, della prima conclusione del<br />

vangelo la quale esprime il fine per cui il libro è stato scritto: i[na pisteu,ÎsÐhte o[ti VIhsou/j<br />

evstin o` Cristo.j... (20,31).<br />

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