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Disertace Brož - Theses

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(ke,kragen le,gwn, 1,15) la sua testimonianza su Gesù. Negli altri tre casi il<br />

soggetto del verbo è sempre Gesù e il verbo è sempre in aoristo. La prima<br />

presenza è prorpio in 7,28. Gesù reagisce all’obiezione contro la sua<br />

messianicità gridando e rivelando il mistero della sua vera origine. Altra<br />

ricorrenza di kra,zw, la troviamo poco dopo, in 7,37: Gesù nell’ultimo giorno<br />

della festa di nuovo alza la voce, anche qui nel contesto delle discussioni<br />

circa la sua persona, questa volta non riguardo alla sua provenienza, bensì<br />

alla sua partenza (7,31-36), e invita a sé chi è assetato, per dargli l’acqua<br />

viva (7,38). L’ultimo luogo dove Gesù grida è 12,44, dove reagisce alla fede<br />

di «molti capi» che a causa della paura dei farisei non la confessano<br />

(12,42s.). A questa pusillanimità Gesù risponde con una parola forte<br />

(gridata) di rivelazione (dell’unità tra Gesù e Colui che lo ha mandato),<br />

d’invito implicito alla fede in Gesù-luce e di ammonimento (parla del<br />

giudizio) (cf. 12,44ss.). Possiamo concludere che in tutti i casi in cui Gesù in<br />

Gv grida, si tratta «di proclamazioni di ben precisi misteri relativi alla sua<br />

persona e alla sua opera, che egli annuncia solennemente, gridando» 32 . Il<br />

verbo, riferito a Gesù, è da leggere nel senso giudaico-rabbinico come un<br />

grido d’annuncio profetico e di rivelazione, e non in quello<br />

veterotestamentario (dell’orante).<br />

4) dida,skw: Il grido di Gesù in 7,28 viene caratterizzato mediante il<br />

participio attivo dida,skwn, con una determinzione spaziale: evn tw/| ièrw/|.<br />

Giovanni usa questo verbo 10 volte, 7 volte riferito proprio a Gesù, una<br />

volta al Padre (8,28), una volta al Paraclito (14,26) e una volta al cieco nato,<br />

accusato dai Giudei di pretendere di poter insegnar loro (9,34). In Gv non si<br />

dice mai dei Giudei, dei sacerdoti, dei farisei e dei dottori della Legge di<br />

insegnare. Gesù dunque è l’unico insegnate autorizzato e competente<br />

secondo Giovanni che descrive con predilezione la sua attività con il verbo<br />

dida,skw 33 .<br />

32 W. GRUNDMANN, «kra,zw», 902: «Jeweils handelt es sich um Proklamationen von<br />

ganz bestimmten Geheimnissen seiner Person und seines Werkes, die er feierlich kündet<br />

und ausruft (kra,zein)».<br />

33 Delle 7 ricorrenze di dida,skw riferito a Gesù, 5 sono usate dal narratore per<br />

descrivere l’attività di Gesù, una volta si trova nella bocca dei Giudei, sospettosi che<br />

Gesù intenda di andare a insegare ai Greci (7,35), e l’ultima volta Gesù stesso, davanti al<br />

sommo sacerdote Anna, confessa di aver insegnato in pubblico: nelle sinagoghe e nel<br />

tempio (18,20). Il narratore conferma questa confessione pubblica: secondo lui Gesù<br />

insegna una volta nella sinagoga a Cafarnao (6,59) e 4 volte nel tempio (7,14.28; 8,2.20).<br />

Il tempio di Gerusalemme è dunque il luogo privilegiato per l’insegnamento di Gesù.<br />

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