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proprio parlare, sempre però in dipendenza dal Padre 20 . Se il lalei/n di Gesù<br />
lo mette, da una parte, in relazione col Padre, quella di dipendenza, lo<br />
relaziona pure, dall’altra parte, agli uomini. Sono loro i destinatari di questa<br />
sua attività 21 . Possiamo dire che già questo solo verbo svela tutta la natura<br />
della missione di Gesù e del suo drammatico compimento 22 . Gesù stesso<br />
identifica la sua pubblica con il suo lalei/n. Nell’interrogatorio davanti ad<br />
Anna Gesù sintetizza tutta la sua attività dicendo: VEgw. parrhsi,a| lela,lhka<br />
tw/| ko,smw| (18,20); siccome il verbo è qui senza oggetto, riceve un valore<br />
assoluto: non si tratta di una o due prediche, bensì include tutta l’attività di<br />
Gesù. Da notare è che anche in 7,26 il verbo lalei/n, riferito a Gesù, è senza<br />
oggetto, e similmente come in 18,20 (e anche in 16,29) viene determinato da<br />
parrhsi,a. Si tratta di una situazione tipica, simbolica. Gesù viene presentato<br />
dai gerosolimitani, a loro insaputa, nei termini che esprimono perfettamente<br />
l’essenza della sua missione.<br />
2) parrhsi,a: Il sostativo parrhsi,a è una parola composta, pa/n + r`h/sij,<br />
che significa letteralmente «dire tutto» e indica la libertà di parlare, la<br />
franchezza, il coraggio e la sincerità 23 .<br />
20 Gesù dice solo ciò che ha udito dal Padre (8,26.40), ciò che Egli gli ha insegnato<br />
(8,28), ciò che ha visto presso di lui (8,38), ciò che gli ha dato come comandamento<br />
(12,49). Gesù non parla mai da se stesso (12,49). Così si distanzia radicalmente dal modo<br />
di parlare del diavolo, il quale o[tan lalh/| to. yeu/doj( evk tw/n ivdi,wn lalei/ (8,44).<br />
21 Gesù parla «a te» (4,26), «con una donna» (4,27), «con te» (9,37), «a voi» (6,63<br />
ecc.), «loro» (8,12 ecc.), «al mondo» (8,26; 18,20).<br />
22 Il suo lalei/n infatti suscita un’incomprensione sia da parte della folla (10,6), che da<br />
parte dei discepoli (16,18). Così crea una situazione di discriminazione. Per alcuni il suo<br />
lalei/n crea degli effetti negativi: la verità che ha parlato provoca in loro la voglia di<br />
ucciderlo (8,40), ma la stessa parola li giudicherà nell’ultimo giorno (12,48), perché fa sì<br />
che hanno il peccato che non avrebbero se Gesù non avesse parlato loro (15,22). Ma lo<br />
stesso lalei/n di Gesù ha anche degli effetti positivi: «molti credettero in lui» (8,30). Nei<br />
discorsi d’addio Gesù svela la finalità del suo lalei/n per i discepoli: li purifica (15,3), gli<br />
dà una protezione preventiva dagli scandali (16,1), gli dà possibilità di ricordare più tardi<br />
(16,4), e anche se nel momento presente desta la tristezza (16,6), gli conferisce la pace in<br />
lui (16,33) e la sua gioia (17,13).<br />
23 Nell’ambito linguistico greco la parola viene usata soprattutto dagli autori politici,<br />
per i quali significa la libertà di parola, di cui gode un libero cittadino nella democrazia<br />
attica. Tale libertà è ammessa solo tra uguali, cosicché se usurpata dagli schiavi viene<br />
considerata come arroganza. Con gli autori cinici l’ideale della parrhsi,a, originalmente<br />
aristocratico, diventa un ideale morale: franchezza di fronte ai concittadini. Se chi vuole<br />
dire la verità sinceramente trova opposizione e ostacoli, deve avere coraggio di parlare<br />
con franchezza. Nei LXX il concetto parrhsi,a (12 volte) assume un nuovo significato.<br />
Viene attribuito sia a Dio, che all’uomo. Dio guida con «libertà» il suo popolo dalla<br />
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