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Disertace Brož - Theses

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u`mi/n avpV evmautou/ ouv lalw/( o` de. path.r evn evmoi. me,nwn poiei/ ta. e;rga auvtou/<br />

(14,10).<br />

La missione di Gesù dunque dipende dal suo essere. Se, da una parte, la<br />

cristologia (e in conseguenza la teologia stessa) in Gv si costituisce in<br />

funzione della soteriologia, allora è anche vero, dall’altra parte, che la<br />

soteriologia è dipendente dalla cristologia la quale a sua volta è fondata<br />

sulla teologia (trinitaria). «La cristologia funzionale affonda<br />

necessariamente le sue radici in quella ontologica, cioè nella realtà divina di<br />

Gesù» 417 . La missione di Gesù nel mondo scaturisce ed è determinata dal<br />

suo essere che è l’essere dal Padre. Non solo il fatto della missione, anche<br />

l’essenza di essa, lo scopo per cui il Figlio è mandato ma anche il modo in<br />

cui la compie, tutto quanto è marcato dall’origine della missione nel Padre.<br />

In tutta la missione del Figlio si può riconoscere la sua provenienza dal suo<br />

essere dal Padre. In altre parole, se viene detto che il fine della missione del<br />

Figlio è la conoscenza di Dio da parte degli uomini (1,18; 17,3), non si<br />

tratta di un fine estrinseco o accidentale rispetto al fatto della missione, alla<br />

persona del Mandato e all’Origine della missione. La missione del Figlio<br />

(con lo scopo di far conoscere Dio agli uomini) deriva dalla sua persona, dal<br />

suo essere dal Padre che conosce. Il fine della missione è che il mondo<br />

conosca ciò che conosce Gesù, il Padre. Tra queste due conoscenze, quella<br />

eterna del Figlio e quella sperata del mondo, si inserisce la missione del<br />

Figlio con tutto il dramma del suo non/riconoscimento da parte del mondo.<br />

Nella sua missione Gesù rivela la sua verità che è insieme la verità di Dio,<br />

della comunione e dell’immanenza intradivina. Gli uomini, accogliendo<br />

questa rivelazione con fede, non solo diventano consci di questo mistero<br />

della vita divina, ma ne diventano anche partecipi. Osserva Dodd sulla<br />

conoscenza giovannea: 418<br />

417 A. POPPI, Sinossi dei Quattro vangeli, 505.<br />

418 C.H. DODD, The interpretation of the Fourth Gospel, 169: «Finaly, the content of<br />

knowledge is enlarged to include the unity of men in and with Christ, in God: evn evkei,nh|<br />

th/| h`me,ra| gnw,sesqe u`mei/j o[ti evgw. evn tw/| patri, mou kai. u`mei/j evn evmoi. kavgw. evn u`mi/n<br />

(14,20). That is to say, gnw,sij is awareness of a relation of mutual indwelling of God<br />

and man. It is most illuminating to trace the development of this conception out of its<br />

Old Testament antecedents. For the prophets the height of the religious knowledge is to<br />

apprehend in experience the unique majesty of God as Lord. For John this experience is<br />

made possible through the recognition of Christ as the revelation of God, of Christ as<br />

inseparably one with God; and it finds its completion in an experience of our own unity<br />

with Christ in God. At this point we are bound to recognize that the distinction between<br />

being in Christ and knowing that we are in Christ is hardly more than formal, that<br />

knowledge has in fact passed into union» (trad. it. L’Interpretazione del Quarto<br />

Vangelo, 217).<br />

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