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Giovanni, illuminato dalla luce della risurrezione, vede nell’Ora buia della<br />
sofferenza l’Ora della rivelazione definitiva dell’amore di Dio e il<br />
compimento della storia della salvezza. Se è vero, da una parte, che la croce<br />
riceve dalla glorificazione pasquale una nuova luce, apparendo essa stessa<br />
nella gloria, allora è pure vero che tale gloria riceve dalla croce la sua forma<br />
paradossale. Sulla croce Dio si rivela non solo in un’intensità finora mai<br />
raggiunta, ma anche in un modo inaspettato e sconvolgente. Dio si rivela<br />
non solo più di prima, ma anche diversamente. Gesù rivela questo nuovo<br />
volto di Dio già preannunciando la sua umiliazione della croce nella<br />
lavanda dei piedi. Giuseppe Segalla commenta questo gesto di Gesù nella<br />
seguente maniera: 399<br />
Nel Figlio Gesù gli apostoli vedono il Padre, che ama gli uomini donandosi e<br />
servendoli fino alla morte, fino ad abbandonarsi nelle loro mani per essere<br />
crocifisso. Il Padre, che dona il Figlio, si fa lui stesso Dono di amore. Il<br />
discepolo di Gesù scopre e «vede», in Gesù che serve, il Padre che lo ama, che<br />
lo serve, che si fa uomo nel Figlio per poter servire e morire per loro; amico<br />
per gli amici, buon pastore per le sue pecore, Gesù è l’incarnazione del Dio a<br />
servizio dell’uomo, perché l’uomo possa essere a sua volta a servizio umile dei<br />
fratelli... sino alla morte (13,33-34; 15,15).<br />
Sulla croce si compie la missione di Gesù, in quanto viene rivelato<br />
l’amore di Dio per il mondo che va fino a dare il suo Figlio unigenito. Dio<br />
non rivela questo suo amore in un modo astratto, ma mostrandolo<br />
concretamente nel dono realizzato del suo Figlio. Insieme con il rapporto di<br />
Dio verso il mondo si rivela anche la vera natura di Dio stesso che è<br />
l’amore (cf. 1Gv 4,8.16), un amore interpersonale. Sulla croce, infatti, si<br />
rivela sia l’unità tra il Padre e il Figlio, che la differenza personale. L’unità<br />
traspare dal fatto che il Padre e il Figlio danno al mondo lo stesso amore e<br />
lo stesso dono di vita: il Padre ama tanto il mondo da dare il suo unigenito<br />
(3,16), mentre Gesù stesso ama coloro che sono nel mondo fino alla fine<br />
(13,1), dando la propria vita per le pecore (10,15), per gli amici (15,13) e<br />
dando la propria carne per la vita del mondo (6,51). Ma nello stesso dono di<br />
vita si rivela anche la differenza tra il Padre e il Figlio, in quanto il Padre dà<br />
il Figlio, non se stesso, e in quanto il comune gesto d’amore supremo per il<br />
mondo è nello stesso momento l’atto di glorificazione reciproca tra il Padre<br />
e il Figlio.<br />
b) Il ruolo dello Spirito santo: L’Ora della morte di Gesù significa la<br />
svolta nella possibilità di conoscere il mistero di Gesù e in conseguenza del<br />
399 G. SEGALLA, «Dio Padre di Gesù Cristo nel Quarto Vangelo», 221.<br />
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